
Una questione di buonsenso, ma anche di geografia: è il caso del verduraio di piazza Vittoria multato per aver esposto sulla bancarella un cartello con la scritta «fagiolini siciliani» anziché con il nome del Paese di provenienza, ossia Italia. Per questa precisazione, che tra l’altro è un’indicazione aggiuntiva a favore del cliente e non un espediente per truffare, Gianni Endrizzi, da oltre vent’anni dietro al banco di frutta e verdura, dovrà sborsare 700 euro.
La multa è arrivata da Agecontrol spa, l’agenzia pubblica per i controlli e le azioni comunitarie istituita nel 1985, che per conto del Ministero delle Politiche agricole e dell’Agenzia per le erogazioni in agricoltura effettua controlli di qualità su prodotti ortofrutticoli freschi sia nel mercato interno che nell’import/export, oltre che verifiche istruttorie, contabili e tecniche nell’agroalimentare.
Ebbene, per gli incaricati di Agecontrol la precisazione sui fagiolini «siciliani» (e non italiani, genericamente) è contro quanto previsto dalla legge. Insomma, per essere in regola, Endrizzi avrebbe dovuto scrivere «Italia», e basta. La notizia è arrivata fino a Roma, al capogruppo al Senato della Lega nord Gianmarco Centinaio. «Una vicenda pazzesca che non può passare sotto silenzio. Per questo ho presentato un’interrogazione ai ministri dello Sviluppo economico e delle Politiche agricole per sapere sono a conoscenza di quanto avvenuto al commerciante di Trento e come intendano tutelare gli operatori ortofrutticoli».
Il senatore evidenzia che «la stessa normativa comunitaria e nazionale prevede che il consumatore debba essere informato sulla provenienza geografica del prodotto, meglio ancora se con riferimento specifico alla zona di produzione».