La nota è comparsa sull'albo pretorio del Comune nei giorni scorsi. A quasi nove anni dagli espropri definitivi circa 24 ettari di terreni agricoli in località San Vincenzo di Mattarello sono dichiarati retrocedibili, cioè viene offerto dalla Provincia agli ex proprietari di ricomprarseli. Sono i terreni su cui avrebbe dovuto nascere la cosiddetta cittadella militare, la nuova grande caserma che avrebbe dovuto rimpiazzare e unificare le diverse strutture presenti sul territorio cittadino.
Terreni che per un breve periodo erano stati individuati per realizzarvi il Not, il nuovo ospedale trentino, ipotesi poi bocciata dal Comune e rapidamente tramontata.
La realizzazione della cittadella militare, che oltre alla caserma vera e propria prevedeva la realizzazione di alloggi di servizio e di strutture sportive potenzialmente aperte anche agli esterni, era prevista nell'ambito dell'accordo di
Programma quadro Stato-Provincia sottoscritto nel lontano 2002. L'accordo è stato recentemente oggetto di revisione e aggiornamento. In tempi di magra per le casse pubbliche il Ministero della difesa ha rinunciato al costoso intervento e deciso di mantenere la propria presenza all'interno delle caserme Pizzolato e Damiano Chiesa, mentre anche la caserma Battisti è destinata prossimamente all'abbandono e sarà oggetto di nuovi progetti urbanistici.
I contenuti del nuovo accordo Stato-Provincia, in fase di sottoscrizione a Roma, sono già stati approvati dalla giunta Rossi e ciò basta per procedere con l'offerta di restituzione dei terreni espropriati. La procedura di retrocessione è prevista dalla legge e offre la possibilità di ricomprarsi il terreno agli espropriati originali, ai loro eredi o agli aventi causa che abbiano l'attuale proprietà dei beni da cui fu distaccato il fondo espropriato.
L'elenco completo è allegato all'avviso di retrocessione e comprende una settantina di persone fisiche e tre o quattro società ex proprietarie. Mancano, rispetto ai 27 ettari del progetto, circa tre ettari di terreni il cui esproprio non è ancora stato intavolato, principalmente perché a suo tempo i proprietari vi si erano opposti o avevano aperto un contenzioso. Queste procedure ora verranno sospese e i terreni saranno restituiti.
Tutti gli altri, la maggioranza, se vorranno effettivamente riacquistare la proprietà delle aree, perlopiù agricole in passato coltivate a frutteto, dovranno comunicarlo alla Provincia entro il termine di tre mesi dalla fine della pubblicazione dell'avviso all'albo, prevista per metà ottobre. Entro metà gennaio insomma la Provincia avrà il quadro esatto di quanti dei vecchi proprietari chiederanno di tornare in possesso dei terreni.
La partita è grossa. In tutto per accaparrarsi le aree l'ente pubblico aveva sborsato una trentina di milioni di euro.
I proprietari più grossi avevano ricevuto cifre milionarie e molte famiglie erano state costrette o avevano deciso di cambiare vita. Ora è tutto da vedere se qualcuno vorrà tornare sui suoi passi. Il prezzo della retrocessione, come stabilisce la legge, sarà stabilito in base alle valutazioni fatte durante la procedura di esproprio tenuto conto dello stato attuale dei fondi.
Questo significa, ad esempio, che i proprietari di quella parte di area dove è stato steso uno strato di terreno proveniente dagli scavi di una galleria in val di Fassa potranno scalare dal costo l'eventuale perdita di valore dovuta a quell'operazione.
Ma anche che un terreno una volta coltivato e poi abbandonato potrà essere presumibilmente ricomprato a un prezzo inferiore. In ogni caso sarà applicato al richiedente il prezzo più favorevole tra valore attuale e costo dell'esproprio aumentato degli interessi e dovranno essere risarcite agli ex proprietari le cifre sborsate in tassazione dell'indennità ricevuta a suo tempo. Per la Provincia insomma sarà un'operazione in perdita.
Altro problema per l'ente pubblico potrebbe essere il verificarsi di una situazione a macchia di leopardo, con qualche terreno retrocesso all'interno di una vasta area ormai in mano pubblica. «A questo - spiega Raffaele De Col, dirigente del
Dipartimento infrastrutture - si potrà eventualmente ovviare chiedendo ai proprietari di fare delle permute per raggruppare i terreni privati e staccarli da quelli che rimarranno in mano pubblica». Ragionamenti che si faranno, se necessario, solo a metà gennaio quando il quadro sarà completato.