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Ombrelli e fiori in vendita Cancellate le maxi multe

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Chi proponeva ombrelli per strada, preziosi nelle giornate di pioggia improvvisa.

Chi nel giorno della Festa della donna probabilmente sperava di guadagnare qualche soldo offrendo mimose. Ma a Trento la vita per i venditori di strada, o presunti tali, è dura: in entrambi i casi sono partite  multe salatissime. Il pakistano con i suoi 40 mazzetti di mimose si è visto notificare una multa da 3.001 euro, mentre il “collega” degli ombrelli, che la licenza di venditore ambulante ce l’aveva ma è stato pizzicato dai vigili urbani troppo vicino alle bancarelle del mercato, se l’è cavata con qualche centinaio di euro. In entrambi i casi, però, le sanzioni sono state, annullate dal giudice Antonio Paolo Arman.

L’ultimo procedimento di opposizione a sanzione amministrativa è la multa al venditore di ombrelli, o presunto tale visto che non è stata raggiunta prova certa sul fatto che la merce fosse in vendita. Il 24 luglio del 2014 l’uomo era stato sanzionato perché avrebbe venduto ombrelli. O almeno a questa conclusione erano arrivati gli agenti della polizia municipale poiché gli ombrelli erano “in mostra” appoggiati sulla parete del Torrione. L’uomo aveva una regolare autorizzazione per il commercio su area pubblica in forma itinerante, ma secondo l’accusa non rispettava il Regolamento di polizia urbana del Comune di Trento perché proponeva i suoi ombrelli a meno di 300 metri dalle bancarelle del mercato cittadino del giovedì, violazione che prevede una multa da 200 a 1.200 euro.

L’uomo degli ombrelli ha fatto ricorso al giudice di pace che ha annullato la sanzione. Determinante è stata la deposizione, raccolta nel corso del giudizio, resa da  uno degli agenti della polizia locale. Questi ha riferito di non aver visto «consegnare merce contro denaro». E proprio questa circostanza è stata decisiva per annullare la multa: «Ora la mera esposizione di merce - si legge in sentenza - non qualifica un’attività di vendita, integrata solo con sua dazione contro corrispettivo, tanto da ritenere insussistente la violazione di “vendita di ombrelli” consentendo così al giudice di accogliere il ricorso quantomeno per insufficienza della prova».

La mancata prova sulla dazione di denaro era stata decisiva anche per un presunto venditore di mimose di nazionalità pakistana. A suo carico la multa era stata ancor più salata: 3.001 euro. Questo perché era stata contestata la violazione dell’articolo 53 della legge provinciale 17 che sanziona in modo molto pesante il commercio da parte di soggetti che non hanno l’ autorizzazione amministrativa alla vendita (la multa va da 1.500 e 9.000 euro). In quel caso il difensore, l’avvocato Gennaro Romano, sfoderò una difesa in diritto sostenendo che non era stata raggiunta la prova che le mimose fossero in vendita visto che nessuno aveva visto il passaggio di denaro. Tesi che evidentemente ha convinto il giudice che in due diverse occasioni ha accolto i ricorsi rilevando che per provare un’attività di vendita non basta l’esposizione della merce, ma serve prova del pagamento.


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