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Polenta, luganega e... burocrazia

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È finita l’estate. Voglio ringraziare pubblicamente tutte le Pro Loco che hanno dilettato turisti e compaesani col mio spettacolo. Ma anche quelle che non sono state così «smart» da chiamare me. Solo per il fatto di dedicare il proprio tempo al divertimento degli altri, le Pro Loco dovrebbero nominarle patrimonio dell’Umanità. Come le Dolomiti o Caterina Dominici. Per non parlare del ruolo aggregativo che hanno verso i giovani, insegnando loro a condividere obbiettivi comuni (la realizzazione di un evento).

Purtroppo però, anche le Pro Loco sono vittime del baco del millennio: la burocrazia. Una volta per fare una festa bastava metter giù quattro panche, due tavoli, dar fuori un po’ di polenta e luganeghe e sul palco uno che suona la chitarra. E prima di cantare, il musicista tagliava la polenta con una delle corde della chitarra (per questo non si chiamava mai uno con la tromba). Insomma, era tutto snello. Oggi devi iniziare a chiedere permessi e autorizzazioni sei mesi prima.

Le panche devono essere di legno eco solidale, poste a distanza sufficienza per creare una via di fuga in caso d’incendio, anche se lo spettacolo si svolge dentro una cella frigorifera, i bicchieri devono essere di carta a km 0, le posate di plastica delle Favelas, il cantante deve avere la chitarra con la messa a terra, e le luganeghe devono avere la certificazione che il maiale non ha sofferto quando è diventato luganega.

Una volta il bilancio delle Pro Loco era scritto sulla carta del formaggio: 2 milioni di lire in nero, punto. E con quei soldi s’ingegnavano per animare il paese anche l’anno a seguire. Oggi le Pro Loco devono avere il commercialista, un ragioniere, un tributarista, il revisore dei conti.. e per distribuire due luganeghe c’è da pagare l’Imu, l’Ici, l’Irpef, l’Ilor, l’Iciap, l’Anas, il Cif, il Last, l’abbonamento Rai, la Siae, il patentino sanitario, l’imposta sul trasporto suini, la tassa di soggiorno, la licenza di pesca, l’acconto sulla polenta, l’anticipo sulle braciole, le accise del 20% sul 75% del totale delle luganeghe.. e alla fine restano in cassa 100 euro lordi. Ma le Pro Loco, ottimiste, pensano: beh qualcosa è rimasto. E in quel mentre, arriva la finanza e gli spara duemila euro di multa perché hanno usato la polenta di Storo che non è conforme alle normative europee poiché contiene solo farina di mais invece di trucioli di plastica.

E poi ci vogliono i bagni a norma, la cucina a norma, i tavoli a norma, il palco a norma, la Norma a norma. Ma poi, chi è sta norma? Chi la conosce? Una volta alle feste campestri i bagni erano all’aperto; citando un filosofo greco «te podevi pisar praticamente dappertut, anca nella pentola del ragù». Oggi bisogna fare la differenziata anche in bagno: la pipì da birra nella toilette del luppolo, quella da vino e acqua nelle altre. Per fortuna però, le Pro Loco non si fanno intimorire e continuano a dedicare il loro tempo al prossimo. Lunga vita alle Pro Loco, lunga vita al volontariato.


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