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Campionesse, mamme, amiche: il ritorno di Dallapè e Cagnotto

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«Pronta?», con quella erre moscia un po’ sudtirolese, ma tenera e decisa al tempo stesso. «Sì», un sì concentrato, determinato, volitivo. E allora, «Uno, due... tre!». A quel punto la spinta delle gambe, il salto sul trampolino, le acrobazie in aria, e poi l’ingresso in acqua, alzando meno schizzi possibili. Il tutto all’unisono, due che diventano una, una simbiosi di corpi, con grazia ma anche con potenz. Un secondo, un secondo e mezzo in cui si decide tutto, ore e ore di prove, di sudore, di parolacce, di successi e insuccessi, in un battito di ciglia. Un secondo e mezzo di ricerca di quella perfezione che fa la differenza tra una medaglia e una sconfitta, tra un trionfo e una delusione. Affidandosi al giudizio di qualcun’altro, quel giudizio che è insindacabile ma a volte cattivo. E a quel punto ci sono dieci, venti, trenta secondi di attesa, con lo sguardo fisso sul tabellone, mentre a casa milioni di italiani incrociano le dita e si affidano a quel «Sììììì» di Stefano Bizzotto che poi spiega tecnicamente il piccolo errore o la perfezione del gesto.

Loro sanno come è andata, ma finché non vedono il punteggio non possono lasciarsi andare. Le telecamere sono fisse sui loro sguardi, non più concentrati ma preoccupati, tesi, ansiosi. Loro sono Francesca Dallapè e Tania Cagnotto. Campionesse, prima di tutto. Ma anche amiche e mamme. Negli anni ci hanno abituato bene e di solito lo sguardo teso di cui parlavamo esplode in un sorriso, perché spesso, spessissimo, i voti dei giudici diventavano una medaglia. Francesca, la trentina, ne ha portata a casa una olimpica, d’argento, due mondiali, d’argento, e otto europee, tutte d’oro. Tania, l’altoatesina, avendo gareggiato anche nel singolo, ne ha due olimpiche, dieci mondiali e ventinove europee. Una volta, in particolare, il loro sguardo non è diventato un sorriso: la «maledetta» olimpiade di Londra 2012, con il quarto posto nel sincro per le due, e il quarto nel trampolino 3 metri singolo per Tania. 

Una delusione enorme, cancellata quattro anni dopo a Rio de Janeiro: 7 agosto 2016, fu la loro ultima gara insieme, con l’annuncio del ritiro. Ma fu anche quell’argento olimpico tanto sognato e infine ottenuto. Poi, con il costume appeso al chiodo, per le due atlete non sono comunque stati anni di riposo: Tania si è sposata pochi mesi dopo Rio (Francesca lo era già dal 2013), poi nel 2017 è arrivata Ludovica, la figlia di Francesca, e a inizio 2018 ecco Maya, la bimba di Tania.  

Nel mezzo interviste, apparizioni tv, qualche blandissimo allenamento (perché atlete, in fondo, lo si resta per sempre) e un po’ di meritato relax, per quanto sia possibile con i bambini piccoli. Giovani, belle, affermate: potrebbero semplicemente godersela, e invece no, qualcosa inizia a ronzare nella testa delle campionesse. Siamo nell’estate del 2018: Francesca insiste, Tania è dubbiosa. Alla fine decidono di rimettersi in discussione: dal garage rispunta il borsone, si preparano costumi e accappatoi, anche se in una delle tasche bisognerà trovare spazio per i pannolini. Dopo due anni le due campionesse hanno deciso di tornare a tuffarsi: il sogno, più che l’obiettivo, si chiama Tokyo 2020. Ci sono due anni di tempo per prepararsi, ma le due amiche mamme hanno la testa e la mentalità giusta per provarci. Il fisico va allenato, il talento ritrovato, l’intesa affinata, ma a dare una spinta in più ci saranno due mini tifose. Il dado è tratto: «Pronti?».

La «colpa» del ritorno in piscina (ma anche in palestra e sul campo di atletica) è soprattutto di Francesca: è lei a insistere con l’amica, con telefonate e lunghe chiacchierate, valutando insieme pro e contro. Alla fine Tania cede: l’accordo è per un inizio soft, senza troppo stress e senza troppi obiettivi. Ma la macchina si rimette in moto: gli allenatori storici sono presto convocati, con Giuliana Aor e Giorgio Cagnotto pronti a riprendere da dove avevano lasciato, insieme al preparatore atletico Sergio Bonvecchio

Come è nata questa pazza idea?
Francesca Dallapè: quando abbiamo smesso ero un po’ stanca e c’erano anni di stress accumulati. Ma poi, dopo la gravidanza, avevo voglia di riprendere ad allenarmi e mi è balenata questa idea: essere la prima coppia di sincro mamme. Così ho iniziato a chiamare la mia amica, ma inizialmente mi ha smontato: «No», piuttosto secco.
Tania Cagnotto: non avrei mai e poi mai pensato di rimettere la tuta e poi il costume. Ormai la decisione era presa, le gare erano un ricordo. All’inizio il mio è stato un no senza possibilità di ripensamenti. Poi, invece, chiacchierata dopo chiacchierata, mi ha convinta.

Due anni fa l’ultima gara e poi la vostra vita è cambiata: ora in piscina ci sono due persone diverse?
Dallapè: tutto diverso da prima, non solo perché adesso ci sono le bambine e la nostra vita è cambiata. Ora siamo meno stressate, viviamo gli allenamenti più alla leggera.
Cagnotto: siamo due persone diverse, è vero. I tuffi non sono più la priorità della nostra vita, sono arrivate le bimbe e sono loro a dettare tempi della giornata e impegni. E poi non c’è lo stress di allenamento, mondiale, preparazione, allenamento, europei, con viaggi e sacrifici di mezzo. Io la vivo decisamente meglio anche perché se ho deciso di farlo è stato perché l’avrei fatto con leggerezza.

Leggerezza però non vuol dire meno impegno, anche perché state preparandovi a qualcosa di un po’ più grande della garetta di paese con amici e dopolavoristi?
Dallapè: la testa da atlete è rimasta: in quelle ore in palestra o in piscina siamo totalmente concentrate su quello che facciamo, l’impegno non manca mai. Poi caratterialmente siamo entrambe delle lavoratrici, delle professioniste che non si tirano indietro.
Cagnotto: è lo stress costante che, fortunatamente, non c’è. Sarà che siamo maturate, sarà che siamo invecchiate, sarà che siamo mamme, ma ora riusciamo a viverla meglio, comunque sudando parecchio.

Quanto conta in questo la vostra amicizia?
Dallapè: tantissimo: è stata, è e sarà fondamentale. Ci basta uno sguardo per intenderci e visto che il nostro sport si chiama «sincronizzato» questo è importantissimo. È bello lavorare insieme ed è altrettanto bello essere amiche fuori dalla piscina.
Cagnotto: è la nostra fortuna essere così amiche. L’amicizia è vera e va ben oltre le gare e lo sport: ci capiamo al volo e ci aiutiamo, non ci sono mai state incomprensioni. Se siamo la coppia più duratura in questo sport il motivo fa ricercato nel nostro rapporto personale. 

Cosa vi hanno detto i vostri genitori quando avete deciso di ripartire con gli allenamenti?
Dallapé: ne ho parlato con papà Giancarlo e mamma Marina e loro erano contenti perché mi vedevano convinta. Poi credo sia un bel messaggio per tutte le donne: anche se si diventa mamme si può continuare a seguire i propri sogni. Anche se si fa più fatica e il corpo per alcuni mesi è cambiato si può riprendere a lavorare e fare ciò che appassiona. I miei genitori e mio fratello sono i miei primi tifosi e mi sostengono anche questa volta, e questo mi dà una marcia in più.
Cagnotto: mia mamma Carmen non l’ha presa bene: lei ha sofferto negli ultimi anni il mio stress per l’attività sportiva e non voleva che ripartisse tutto un’altra volta. Ma poi le ho spiegato bene, le ho assicurato che non ci saranno decine e decine di gare, con viaggi e trasferte, ma che starò comunque a casa. Infatti l’inizio è stato soft, non andavo proprio tutti i giorni ad allenarmi, e lei ha capito. 

Papà Giorgio, invece? Lui è coinvolto direttamente.
Cagnotto: esatto, con lui è stato un po’ diverso. All’inizio era per il no anche lui, ma poi, alla fine, è contento. Gli brillano gli occhi quando ci vede tornare in piscina, quello è il suo mondo, ci ha passato una vita.

Quest’anno festeggerete i 10 anni insieme.
Dallapè:eh già, tutto è iniziato nel 2009. Prima io gareggiavo con Noemi Batki, ma lei era di Trieste ed era difficile programmare insieme. Poi è arrivata Tania...
Cagnotto: ci conoscevamo già, ovviamente, il nostro è un piccolo mondo. Ma lavorare insieme tutti i giorni e per così tanti anni è stato ed è speciale. Siamo un piccolo gruppo, a volte «tiro» di più io, a volte mi aiuta di più lei, dipende dai momenti. 

Quando Ludovica e Maya vi diranno: «Mamma, cosa sono tutte quelle medaglie e quei ritagli di giornale?»
Dallapè:le racconterò della mamma che ha iniziato da piccolissima, che poi si è impegnata ed è migliorata, ma che ha sempre fatto tutto divertendosi, riuscendo a trasformare la passione in un lavoro.
Cagnotto: oddio, non ci ho ancora pensato, la mia Maya è ancora così piccola. Beh, le dovrò spiegare tutti questi miei anni in piscina, ma ci penserò più avanti.
Anche perché la storia non è ancora finita, state scrivendo un nuovo capitolo
Dallapè: sì, ma senza sapere il finale. Intanto andiamo avanti giorno dopo giorno, prima o poi dovremo fare qualche gara, potrebbero essere gli assoluti a Torino a fine marzo, oppure altre successive. E poi le qualificazioni olimpiche.
Cagnotto: diciamo che questo capitolo a sorpresa c’è, abbiamo delle pagine bianche davanti a noi anche dopo aver scritto «The end». Passo dopo passo le scriveremo, col sorriso e in tranquillità. 

Ma le vostre piccole, che rapporto hanno con l’acqua?
Dallapè: ha iniziato a quattro mesi con i corsi di acquaticità. Direi che le piace ed è a suo agio, ma è ancora troppo presto per pronosticare un futuro sportivo in acqua. Poi le faccio vedere i miei video dei tuffi e lei indica e dice mamma...
Cagnotto: anche Maya ha fatto il primo corso, si divertiva a sguazzare come tutti i bambini.  

Proverete a far seguire loro le vostre orme sportive? Vedere tra vent’anni la coppia Dallapè-Cagnotto sul trampolino sarebbe incredibile.
Dallapè: io voglio solo che faccia sport, poi la disciplina la deciderà lei in totale libertà. Certo, probabilmente un po’ di attrazione per l’acqua la avrà, crescendo in questo ambiente. Però l’importante è che faccia qualche attività, per il fisico, per la salute e per imparare: credo che la competizione, a qualsiasi livello, sia un insegnamento, per un confronto con gli altri ma anche personale. Ma ora è presto, lasciamola crescere tranquilla, poi deciderà la sua strada anche nello sport.
Cagnotto: sarà assolutamente libera di decidere. Certo, parlando con il nonno, la nonna e con la mamma sentirà poche storie su calcio e pallavolo e molte su tuffi e trampolini...

Voi fate parte dell’Esercito (Francesca) e delle Fiamme Gialle (Tania): ultimamente le felpe dei corpi militari vanno molto di moda per via di Salvini. Cosa ne pensate? 

Dallapè: a dire il vero di questi argomenti, ovvero di politica, non possiamo parlare facendo parte di un corpo.

Cagnotto: esatto, meglio evitare commenti.

Però seguite le notizie di attualità?
Dallapè: sì, leggo e cerco di informarmi su quello che accade in Trentino, in Italia e nel mondo.
Cagnotto: devo ammettere la mia ignoranza. So che è sbagliato, ma sono piuttosto disinteressata alle questioni politiche. Ci ho provato, ma proprio non riesco: sono conscia del fatto che sia il mio Paese ed è importante, ma lascio ad altri la responsabilità di migliore le cose.

Il vostro rapporto con i social network?
Dallapé: ovviamente sono presente. Ho Instagram (112 mila follower) e Facebook (quasi 60 mila Mi Piace), mentre Twitter (oltre 40 mila persone la seguono) lo uso un po’ meno. Poi ho il mio sito francescadallape.it e in generale credo che i social aiutino molto gli sportivi, soprattutto negli sport minori come il nostro.
Cagnotto: all’inizio non mi piaceva l’idea di postare, di mettere foto della mia vita, ma poi ho capito che era necessario, il mondo ormai va in quella direzione. Così ho Instagram (343mila follower), Twitter (238 mila follower), Facebook (135 mila Mi Piace) e il sito taniacagnottoweb.net.

Siete anche un po’ influencer, soprattutto su Instagram.
Dallapè: sì, anche perché aiuta ad avere degli sponsor che investono su di noi per avere più visibilità. D’altra parte nel nostro, come in altri sport, si lavora tutti i giorni per mesi per poi essere «sotto i riflettori» giusto un’ora ogni quattro anni durante le Olimpiadi.
Cagnotto: esatto: ci sono degli sponsor che ci seguono e quindi è giusto ricambiarli sfruttando, anche, le «armi» che la popolarità sui social permette di avere.

I numeri sui social dimostrano il grande affetto dei tifosi, che negli anni si sono innamorati di voi e vi seguono sempre.
Dallapè: questo è molto bello, si creano dei bei rapporti, anche di amicizia. In tanti vedono la nostra vita quotidiana, che è molto normale e faticosa, fatta di giochi con i bimbi, casa, palestra, e apprezzano tutto il lavoro che c’è dietro a quel secondo e mezzo di tuffo.
Cagnotto: effettivamente postando in un certo modo si può far capire a persone che non abbiamo mai visto di persone che persone siamo. Anche se virtuale è tutto molto reale, le foto che mettiamo sono tutte vere.

Voi avete dei tatuaggi?
Dallapè: sulla caviglia: la parola «sogno» stilizzata, poi un quadrifoglio porta fortuna e le iniziali di mamma, papà e fratello.
Cagnotto: sulla schiena, a 17 anni, ho fatto i cerchi olimpici. Poi un quadrifoglio sul polso e sul costato una piuma di pavone: è un simbolo di leggerezza ed eleganza, ma anche un portafortuna.


Ha raccontato le loro gesta, si è esaltato insieme a tutta Italia per i successi e ha spiegato il perché degli insuccessi. La sua voce ha accompagnato ogni singolo tuffo, con una piccola pausa solo in quel secondo e mezzo di volo prima dell’ingresso in acqua. E poi, anche per chi tecnicamente capisce poco, era lui con un «Sììì» o con un «Mmmm» a far capire come fosse andata. Lui è ovviamente Stefano Bizzotto, giornalista Rai, conosciuto e apprezzato conduttore e telecronista sportivo.

La decisione di tornare ti ha sorpreso?
Inizialmente sì, molto. Soprattutto nel caso di Tania Cagnotto: lei aveva chiuso al massimo, era al top nel mondo sia nell’individuale sia in coppia dietro alle inarrivabili cinesi, autentiche cannibali di medaglie. Quando un’atleta è così in alto e si ritira è normale, è giusto, ed è difficile tornare indietro.
Ma poi...
Poi si inserisce la testardaggine di Francesca Dallapé, che avevo sottovalutato: il lavoro ai fianchi è stato evidentemente molto efficace e alla fine sono tornate. Ed è una bellissima storia.
Vero, una bellissima storia di atlete, mamme e amiche: ma tecnicamente possono farcela?
Va sottolineato che prima curavano anche le gare individuali, soprattutto Tania. Oggi no e questo è un bel vantaggio. Poi ci sono solo tre tuffi liberi, quindi il volume di lavoro da fare è inferiore. Come dice papà Giorgio Cagnotto si tratta di mettere cavalli nel motore: la pausa di quasi due anni, con la maternità in mezzo, ha inciso nella parte fisico-atletica. Lo scoglio da superare è lì.
Il loro feeling potrebbe però aiutarle.
Ho visto un allenamento qualche giorno fa: il sincronismo è straordinario, quello non lo hanno perso, pareva avessero smesso due giorni prima, non due anni. E questo conta tantissimo in quella disciplina.
Poi loro sono vere amiche, si aiuteranno.
Nei momenti più difficili è sempre stata Francesca a trascinare Tania, a toglierle dubbi, anche perché Tania era impegnata anche sull’individuale in ogni evento. Ma poi l’aiuto è stato reciproco. Come atlete hanno caratteristiche diverse, ma la loro amicizia può aiutarle anche nelle difficoltà di questo ritorno.


 


Paganella: travolge la sciatrice, beccato dalla videocamera

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Ha travolto una sciatrice su una pista del comprensorio di Andalo-Fai della Paganella ma non si è fermato a verificare se la donna stesse bene o avesse bisogno di aiuto. Pochi minuti dopo, però, l'uomo, un turista straniero, è stato identificato dai carabinieri del soccorso piste, che lo avevano riconosciuto in un video girato proprio dal marito della sciatrice travolta.   

 

La registrazione, effettuata con una telecamera che era stata montata sul casco dell'uomo per riprendere le evoluzioni sullo snowboard del figlioletto di 4 anni, è quindi diventata la prova di uno scontro sulla neve. Le immagini raccolte dai carabinieri testimoniano in maniera più che evidente che lo scontro avrebbe potuto avere conseguenze ben più drammatiche: la donna viene violentemente travolta da un uomo robusto che, a monte, ha perso il controllo del suo snowboard spinto giù per la pista a forte velocità. Dopo la caduta la donna resta seduta, chiaramente confusa. L'investitore, invece, si ferma solo per qualche secondo, il tempo di gesticolare qualcosa al marito della malcapitata e di ignorare la sua richiesta di fermarsi. Una volta riconosciuto dai carabinieri, l'uomo ha ammesso le sue responsabilità ed è stato multato.

Trump e Kim ad Hanoi, la stretta di mano tra i due leader

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Il secondo summit tra il presidente Usa Donald Trump e il leader Kim Jong-un "sarà un successo": è la previsione del tycoon, espressa nei primi commenti subito dopo il loro incontro al Metropole hotel di Hanoi. Trump ha ripetuto che la Corea del Nord "ha un potenziale economico senza limiti" e di "essere impaziente di vederlo" e rilevando di considerare un "onore essere con Kim".

Donald Trump e  Kim Jong-un sono si vedranno almeno cinque volte nell'ambito del summit che sarà aperto da un breve faccia a faccia e dalla "social dinner" in serata.

Trento, rottura con Andreatta In quattro via dalla maggioranza

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Una frattura netta e insanabile con il sindaco di Trento, che da ieri pomeriggio si ritrova con una maggioranza risicata (21 voti, compreso il suo, su 40). I quindici mesi che mancano alla fine del suo mandato rischiano adesso di diventare un percorso ad ostacoli.

Andrea Robol, Paolo Castelli, Massimo Ducati e Paolo Biasioli hanno comunicato di aver definitivamente rotto con Alessandro Andreatta e deciso di dare vita ad un nuovo gruppo consiliare, #inMovimento. Con loro c’è anche Eugenio Oliva, esponente della minoranza, grisentiano e proveniente da Progetto Trentino. A breve ai cinque, che hanno già lasciato i rispettivi partiti, potrebbero aggiungersene altri ancora.
La decisione di lanciare una forza che punta a conquistare i moderati e gli elettori che non si ritrovano più nell’attuale centrosinistra autonomista e nel centrodestra a trazione leghista affonda le sue radici nel rimpasto di giunta avvenuto a fine ottobre.

L’entrata nell’esecutivo di Alberto Salizzoni e Corrado Bungaro, entrambi vicini a Futura2018, al posto di Paolo Biasoli (Cantiere Civico) e Andrea Robol (Pd) e la nomina a vicesindaco di Mariachiara Franzoia hanno fatto saltare tutti gli equilibri dell’alleanza che nel 2015 aveva appoggiato la rielezione alla guida della città di Alessandro Andreatta.

«Da quel momento - ha dichiarato l’ex vice primo cittadino Paolo Biasioli, durante la conferenza stampa di presentazione di #inMovimento - si è capito che una fase politica era definitivamente finita. Noi, a differenza del sindaco, abbiamo sempre rispettato gli accordi. Non c’è nessuna voglia di vendetta e non abbiamo l’intenzione di farlo cadere, perché se no l’avremmo già potuto fare. Ora, che non siamo più organici alla maggioranza, forzeremo la mano su una serie di questioni di vitale importanza per il nostro futuro, come la funivia del Bondone». E ha aggiunto: «Non saranno poi accettati ritardi sull’interramento della ferrovia. Lo fanno ovunque, anche a Verona, non si capisce perché qui ci siano così tante difficoltà».

Durissimo è stato l’intervento di Massimo Ducati: «Alessandro Andreatta non deve stupirsi proprio di nulla, è stato lui a mandarci via dalla maggioranza. Ci è stato sbattuto in faccia che non contiamo più nulla, è stata una cosa triste. A dicembre si è concretizzata per fortuna la possibilità di pensare a qualcosa di nuovo, a una proposta cioè che finalmente potesse  valorizzare il centro vero».

E ha aggiunto: «In realtà erano almeno due anni che con alcuni dei consiglieri che hanno accettato di aderire a questo gruppo si concordava sulla necessità di superare un periodo in cui il Comune di Trento, era sotto gli occhi di chiunque, si è fermato e non è mai ripartito. Sul finire del 2018 c’è stata la svolta».
Non meno tenero il giudizio di Paolo Castelli sull’operato di Alessandro Andreatta e della sua squadra: «Paghiamo la fragilità di un esecutivo che è in ritardo su parecchi versanti. Non riesco, ad esempio, a capire come si fa a non rendersi conto che non c’è più tempo da perdere sul Prg. Senza questo piano non c’è sviluppo. Sono convinto che ci saranno tante persone che guarderanno con interesse a noi».

Andrea Robol, fuoriuscito dal Partito democratico, sarà il capogruppo di #inMovimento: «Non abbiamo nessuna intenzione di far finire in anticipo la legislatura in corso. Pur non facendo più parte della maggioranza, su determinati punti, se condivisi, non avremo problemi a votare con lei mentre su altre ci opporremo con decisione. Lavoreremo, poi, alla luce del sole per plasmare una città alpina e moderna che sappia progredire ascoltando sempre la gente e non facendo finta di farlo».

Eugenio Oliva arriva invece da Progetto Trentino: «Io provengo dal centrodestra e la mia presenza qui dimostra che non chiuderemo le porte a nessuno. Vogliamo superare gli estremismi, di quelli ce ne sono già abbastanza pure nella nostra provincia. La parola d’ordine è aggregare».

Ha poi lanciato la sfida ad Alessandro Andreatta: «Su una serie di problematiche non faremo sconti alla maggioranza e andremo fino in fondo. Quali? Sulla sicurezza, tanto per incominciare. I cittadini vogliono risposte rapide, non sono più disposti ad attendere. Dal punto di vista politico la prima cosa che faremo è quella di andare in mezzo alla gente ad  illustrare bene i nostri progetti».

Sci nordico, tempesta doping 9 arresti ai mondiali di Seefeld

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Tempesta doping sui mondiali di sci nordico, in corso a Seefeld. La polizia austriaca ha effettuato 9 arresti, di cui 5 atleti di vertice, in un’operazione contro quella che le autorità definiscono «un network che opera in tutto il mondo».

Gli atleti sarebbero due austriaci, un kazako e due estoni: gli austriaci in particolare sarebbero cadetti della polizia.

Tra gli arrestati anche due medici.

Arco, sequestrata dai Nas la lacca per colorare i capelli

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Il Nas, i carabinieri per la tutela della salute, tengono alta la guardia anche in periodo di feste di carnevale.

Nei giorni scorsi i militari hanno eseguito controlli a Trento ma anche ad Arco e a Riva in negozi che vendono articoli per il carnevale: maschere, abiti, trucchi e prodotti chimici come le stelle filanti spry.

Tutti gli esercizi commerciali controllati sono stati «promossi» tranne uno, un negozio di articoli «made in China» della zona di Arco. Sugli scaffali gli investigatori del Nas hanno trovato una partita di lacca per colorare i capelli (marca «Laca Color») senza la richiesta etichetta con i dettagli sul contenuto e utilizzo. Il prodotto,  potenzialmente dannoso, è stato posto sotto sequestro amministrativo.

La merce, proveniente da un grossista milanese, ha un valore alla vendita di circa  mille euro. Ricordiamo che non è consentita la vendita di articoli senza etichetta.

Bosco in fiamme in valle dei Laghi Pompieri al lavoro sul Doss del Ghirlo

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AGGIORNAMENTO: Il Comune di Lavis ha invitato i cittadini a tenere porte e finestre chiuse. La bassa pressione, infatti, sta convogliando il fumo dell’incendio verso l’abitato.


 

I vigili del fuoco del Corpo permanente di Trento, con i colleghi volontari di Cadine, Terlago, Vezzano e Baselga del Bondone sono impegnati nelle operazioni di spegnimento di un incendio scoppiato questo pomeriggio poco prima delle 15 nella zona tra Cadine e Terlago, sul Doss del Ghirlo (foto di Danilo Mattedi).

L’alta colonna di fumo è visibile anche dalla valle dell’Adige.

Sulla zona sta volando anche un elicottero per aiutare i vigili del fuoco a domare le fiamme, scoppiate per cause ancora da chiarire. L’incendio è osservato speciale perchè nelle vicinanze passano alcuni tralicci con le linee dell’alta tensione.

Proseguiranno probabilmente per tutta la notte le operazioni di spegnimento dell’incendio scoppiato questo pomeriggio nella zona tra Cadine e Terlago, in località dos del Ghirlo.
Sul posto ci sono dodici squadre di vigili del fuoco volontari arrivate dai paesi circostanti, oltre che gli uomini del corpo permanente di Trento, coadiuvati da un elicottero anti incendio. Le fasi di contenimento delle fiamme sono rese difficoltose dal vento, che si è alzato in serata rendendo più complicato l’intervento dei vigili del fuoco. L’incendio sarà monitorato e, secondo le informazioni fornite dai vigili del fuoco, domani mattina entreranno in azione due elicotteri che preleveranno acqua dal vicino lago di Terlago, in modo da rendere le manovre più efficaci.

Dalzocchio: «Casco obbligatorio per sci e mountain bike»

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Estendere a tutti l’obbligo del casco omologato per praticare lo sci, lo snowboard e la mountain bike. Questa la richiesta che la consigliera provinciale della Lega, Mara Dalzocchio, ha fatto all’assessore provinciale allo sport Roberto Failoni in una interrogazione.

Dalzocchio chiede se la Giunta intenda attivarsi perchè sia esteso a tutti l’obbligo di utilizzare il «caschetto da sci» omologato per la pratica di questa attività. Con questa misura a suo avviso si garantirebbe maggiormente la sicurezza di tutti gli sciatori. Per le stesse ragioni di sicurezza, l’esponente leghista suggerisce di imporre il casco protettivo anche alle persone che utilizzano le mountain bike.

In funzione di questi due obiettivi Dalzocchio sollecita l’esecutivo ad interfacciarsi con il Governo nazionale affinché aggiorni in tal senso la normativa vigente.


In tre a processo: cocaina e pestaggi nel salotto della città

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Prima la lite in bagno, il dubbio sull’uso di droga, la scazzottata tra i clienti. Poi il pestaggio. E alla fine le minacce. Quelli tra il 23 e il 25 ottobre 2016 sono stati giorni difficili all’allora bar Das Mor, in piazza Rosmini, che ora ha cambiato gestione. Fatti approdati ieri in tribunale, in un processo tutto tranne che semplice. Perché persino le presunte vittime faticano - dopo tre anni - a ricordare i dettagli di quei giorni. E perché forse quelle giornate sono state persino più confuse di quanto avesse ipotizzato la procura. Il risultato è che l’udienza è stata sospesa. Si ricomincia il 16 luglio. Ma di sicuro questo processo offre uno spaccato interessante delle serate in piazza Rosmini. Un tempo il salotto buono della città, in cui ora un barista rischia di essere preso a pugni.

I fatti, intanto. A processo sono finiti in tre: Xhulio Vela, 24 anni albanese (avvocato Luigi Campone), Sergio Hodo, 24 anni roveretano (avvocato Roberta Toldo) e Andrea Manfrini, 24 anni di Rovereto (avvocato Mauro Bondi), con l’accusa di violenza privata e lesioni personali aggravate. Tutto per una serie di episodi, che si sono concentrati in pochissimi giorni. L’inizio, la sera del 22 ottobre. La titolare del locale ha visto 4 ragazzi che si chiudevano in bagno.

«Non era la prima volta che si comportavano male, venivano nel locale con della droga, io non volevo. Sono andata in bagno, ho detto loro di uscire e andare via - ha raccontato lei ai giudici - uno di loro mi ha mostrato il pene, dicendomi una cosa volgare e, quando mia madre si è messa in mezzo, l’hanno presa a calci».

Questo è il primo episodio. Il secondo sarebbe arrivato di lì a poco: il marito della signora, rientrato al locale, si sarebbe preso un pugno in volto: «Mi ha detto che non potendo picchiare mia moglie, avrebbero picchiato me. E mi ha colpito. E un pugno l’ha dato al mio dipendente». Finita lì? No. Perché gli avventori se ne sono andati per poi tornare, quando ormai era notte. E lì se la sarebbero presa con il marito della titolare: «Mi si è avvicinato uno, mi ha sfidato, ha cercato di darmi dei calci - ha raccontato - Quando l’ho fermato, ha chiamato i suoi amici. Erano 4 o 5, io ne ho riconosciuti 3. E mi hanno picchiato. Pugni, e quando mi hanno fatto finire a terra, calci».

Questo il racconto, queste le accuse, a cui si aggiunge la processione dei genitori che, nei giorni successivi, sono passati dal locale chiedendo di ritirare la querela. Qualcuno con l’aria supplichevole, qualcuno minacciando: «Mi hanno detto che mia madre e i miei figli passeggiano da soli in strada», ha detto la titolare.
Al di là della vicenda, inquietante, rimane il clima di tensione sulla piazza, con i carabinieri che spiegano come quella non fosse la prima volta che lì venivano chiamati.

Ma il processo non si è chiuso. Anzi, sarà complicato chiuderlo. Perché queste sono le versioni delle vittime, a grandi linee. Ma nei dettagli non corrispondono. Perché dopo 3 anni non tutto resta in mente. Solo che per le difese questo è materiale per parlare di ragionevole dubbio.
A ciò si aggiunga un dettaglio che rischia di aumentare la confusione. Tra il presunto pugno al marito della titolare e la successiva aggressione, il gruppo è stato mandato via. A spiegare come, è stato chiamato il fratello della titolare, che ha ammesso che ci sarebbe stata una scazzottata. Che significa rissa. Che è reato. Un reato di cui il testimone rischiava di accusarsi. Da qui la sospensione del procedimento: il teste dovrà ripresentarsi, ma accompagnato da un avvocato. E gli atti finiranno in procura. Il rischio, insomma, è che a processo per i fatti di quella sera non ci finiscano solo i tre imputati di ieri.

«Collapse»: danza, circo e musica

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Ultimo appuntamento con la minirassegna destinata alla famiglia con spettacoli di danza verticale e nuovo circo. Venerdì 1 marzo, alle ore 21, al Teatro SanbàPolis va in scena Collapse, lavoro di circo contemporaneo, musica e movimento firmato da Francesco Sgrò per bambini dai 5 anni.

Promossa dal Centro S. Chiara, la minirassegna a cura di Emanuele Masi si chiude con un lavoro di fusione tra arti e oggetti.
Francesco Sgrò è acrobata e regista circense formatosi alla Scuola di Circo contemporaneo Flic di Torino. Il suo «Collapse» è un progetto speciale prodotto dall’Associazione Spellbound di circo contemporaneo, musica e movimento sviluppato a partire dalle suggestioni sonore della musica eseguita dal vivo da Pino Basile, suo storico collaboratore.

«Collapse» è una storia semplice: cinque persone, trentacinque palline, cinque clave e una ruota, e la musica originale di Pino Basile ad unire e accompagnare i «numeri» di abilità. Lo spettacolo è un elogio al movimento; qui tutto si muove: persone, oggetti e luci. Il pubblico a sbirciare dal buco della serratura gli artisti che diventano un organismo unico, che comunica e travasa esperienze. Lo scopo di «Collapse», infatti, non è mostrare la bravura degli acrobati e dei giocolieri (che naturalmente c’è) quanto definire nuove forme di comunicazione tra gli artisti, disponibili a un punto di fusione, a quel «collasso delle difese» a cui il titolo rimanda. Uno spettacolo adatto a chiunque abbia fantasia e voglia di svilupparla attraverso la visione.

«Vorremmo che questo spettacolo potesse non essere catalogato – afferma Francesco Sgrò – affinché faccia del momento scenico e dell’incontro con il pubblico il motivo della sua stessa esistenza. Uno shock per chiunque sia abituato a dire questa non è danza, questo non è circo e questa non è musica. La danza, la musica e la giocoleria sono create contemporaneamente, e ognuna è creatrice dell’altra: Collapse non lavora separatamente le arti ma tratta tutto come se fosse un solo linguaggio, un solo modo di espressione».
«Collapse» andrà in scena in replica anche sul palco del Teatro Monte Baldo di Brentonico, sabato 16 marzo alle ore 21.

Imbocca in auto la ciclabile Recuperato da una autogru

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Una distrazione costata cara all’automobilista, rimasto incastrato con l’auto sulla pista ciclabile del cavalcavia di via Maccani: è dovuta intervenire l’autogru a recuperare la vettura, con tutti i costi del caso. Il conducente dovrà inoltre pagare una pesante sanzione.
Il curioso incidente è avvenuto ieri mattina in via Maccani.

L’automobilista era diretto in via Brennero e, per cause in corso d’accertamento, ha imboccato il cavalcavia dalla ciclabile. È vero che la pista in quel punto è ampia (un’auto ci passa senza problemi), ma è pure ben segnalata. È chiara anche la differenza tra la strada vera e propria e la ciclabile.

L’automobilista forse ha applicato alla lettera la norma del Codice della strada che obbliga i conducenti dei mezzi a «tenere la destra»: peccato che la via imboccata dalla vettura sia quella destinata alle biciclette. La corsa è terminata dopo poche decine di metri, nel punto in cui la pista ciclabile si restringe e in cui l’auto è rimasta bloccata. Altri due casi di macchine che hanno imboccato la ciclabile di via Maccani si erano verificati tra dicembre 2017 e febbraio 2018 (nella foto d’archivio).

Costruzioni, giù gli investimenti 620mila posti di lavoro in fumo

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Per il settore delle costruzioni il 2018 è andato peggio del previsto (-3,2% di investimenti nelle opere pubbliche), nel 2019 non ci sarà la crescita in cui tanto si sperava (ma solo un +1,1%) e il 2020 rischia di diventare il peggiore per la caduta dell’intero comparto. I dati dell’Ance non lasciano scampo e il grido di dolore delle imprese dell’edilizia - piegate da 11 anni di crisi in cui si sono persi 69 miliardi di investimenti, 620mila posti di lavoro e hanno chiuso oltre 120mila aziende - non si arresta e arriva fino alle orecchie del governo che comincia a mandare delle risposte, almeno a parole.

La crisi dell’edilizia e le sue possibili soluzioni, sono state infatti oggetto di un dialogo a distanza tra il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini e il responsabile delle Infrastrutture e Trasporti, Danilo Toninelli.

Dalla Sardegna, il leader leghista ha annunciato di aver consegnato direttamente al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, una proposta di decreto urgente per sbloccare i cantieri delle opere ferme anche da vent’anni, dimezzando i tempi della burocrazia perchè «se non riparte l’edilizia questo Paese resta fermo».

Da Roma, il ministro Toninelli ha risposto ricordando che questo governo ha già sbloccato diverse opere importanti «che erano ferme o stentavano ad andare avanti quando siamo arrivati», citando ad esempio i cantieri Cmc in Sicilia, la Quadrilatero Marche-Umbria e la Sassari-Alghero. L’iniziativa del collega Salvini? «Rappresenta certamente un contribuito che sarà valutato» assicura Toninelli aggiungendo che la sua proposta andrà a integrare «l’importante lavoro già fatto sia a livello del mio ministero che con i parlamentari di M5S e Lega».

Le imprese dell’edilizia, intanto, chiedono di passare dagli annunci ai fatti e soprattutto di farlo in fretta. «Dobbiamo avere il coraggio di ammettere che la macchina pubblica non funziona più», ha avvertito il presidente dell’Ance, Gabriele Buia, lanciando l’idea di mettere in piedi una vera e propria «commissione costituente» composta da esperti di alto profilo morale e professionale che «con grande senso di responsabilità si mettano subito al lavoro per ridisegnare l’organizzazione del processo decisionale dello Stato».

L’Ance aspetta, quindi - auspicando una certa rapidità - di incontrare il presidente Conte e si dichiara pronta a mobilitarsi per sbloccare le opere pubbliche. «Abbiamo in programma una sorta di ‘guerriglia urbana civilè perchè è ora di dire basta al blocco degli investimenti sulle opere pubbliche e al peso ormai insostenibile della burocrazia», ha avvertito Buia.

A sostenere la causa degli imprenditori edili arriva anche il Centro studi di Confindustria che calcola in più dell’1% l’effetto crescita che la riapertura dei cantieri potrebbe avere sul Pil nei prossimi tre anni, con un aumento molto limitato del deficit. Un forte impatto espansivo che per il Csc ricadrebbe sulle costruzioni e su diversi altri settori.

Scoperto un traffico di cuccioli e un allevamento abusivo

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La Guardia di Finanza ha scoperto un allevamento abusivo di cani e un traffico illegale degli stessi animali, dall'Est Europa verso l'Italia. I militari hanno compiuto una operazione sequestrando 35 esemplari, cuccioli, tra Fvg e Toscana.

L'operazione è cominciata quando gli uomini della Compagnia della Guardia di Finanza di Monfalcone (Gorizia), nel corso di un controllo nei pressi del casello autostradale del "Lisert" nel comune di Doberdò del Lago (Gorizia), hanno fermato un'auto guidata da un cittadino polacco a bordo della quale viaggiavano tre cuccioli di razza 'barbone'.

Gli animali, di poche settimane di vita, viaggiavano nel bagagliaio di un'utilitaria e in un trasportino occultato tra borse e valige, senza ricambio d'aria, cibo e in evidente stato di maltrattamento e di paura, privi di sistemi per l'identificazione, delle certificazioni sanitarie e del passaporto individuale. I cuccioli, destinati a una cittadina italiana residente a Prato, sono stati sequestrati e l'uomo denunciato per i reati di "maltrattamento di animali" e per "traffico illecito di animali da compagnia".

Con la collaborazione del Comando della Guardia di Finanza di Prato, è stata eseguita una perquisizione domiciliare a Prato, dove è stato scoperto un allevamento abusivo di cani di razza. In particolare, sono stati rinvenuti e sequestrati altri 32 cuccioli di razza "barbone", presumibilmente importati con le medesime modalità, nonché documentazione varia comprovante la sistematica commercializzazione illegale.

Casse rurali: in 5 anni 176 bancari in pensione

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Entro i prossimi cinque anni 176 dipendenti delle Casse rurali trentine e della Federazione della Cooperazione su un totale di 2.208 matureranno il diritto alla pensione. Negli ultimi dieci anni il personale delle Casse è già diminuito del 10%, dai 2.309 bancari del 2008 ai 2.078, di cui 80 a termine, di fine 2018. Se si considera il livello massimo di dipendenti raggiunto nel 2010, pari a 2.324 unità, il calo è di 246 addetti.

Nessuno di loro però è stato licenziato. Anzi, in 187 sono stati prepensionati grazie al Fondo occupazione di Federcoop e sindacato Fabi. Ma i processi di fusione tra banche e il piano industriale del gruppo Cassa Centrale, che risentirà delle stringenti indicazioni della Bce, spingeranno a ulteriori riduzioni di costi e di personale. Così il Fondo si prepara ad accompagnare alla pensione in anticipo, entro tre anni, buona parte se non tutti i 176 che ci sono vicini.
Ieri mattina si è riunita in via Segantini l’assemblea di Ebicre, l’ente bilaterale delle Rurali di cui sono soci il sindacato Fabi e la Federazione. L’assemblea è costituita da 24 componenti: 12 per la parte datoriale e 12 per quella sindacale. All’Ente fa capo la gestione del Fondo per l’occupazione (Focc), che si occupa anche di formazione, riqualificazione professionale e ricollocazione.
Dalla costituzione nell’ottobre 2015 al 31 dicembre 2018 Ebicre ha accompagnato il prepensionamento di 187 lavoratori del settore.

Contemporaneamente ha permesso la conferma a tempo indeterminato di 50 giovani dipendenti che erano precari. L’Ente tutela anche i lavoratori di Federcoop. Tra prepensionamenti agevolati dal Focc e spostamenti di dipendenti nel gruppo Cassa centrale, la Federazione ha perso nell’ultimo anno 40 addetti, scendendo dai 170 di fine 2017 ai 130 di fine 2018.

Federazione, Rurali e sindacato hanno assunto con propri provvedimenti l’impegno a continuare le contribuzioni al Focc per il triennio 2019-2021. Le quote sono state rimodulate, applicando una riduzione del 20%. Per ciascun dipendente a tempo pieno le Rurali verseranno 1.600 euro l’anno. La partecipazione dei lavoratori si concretizzerà invece con la trattenuta sul cedolino paga mensile di una contribuzione di importo variabile in base all’inquadramento e con la rinuncia a giorni di ferie. Anche amministratori e sindaci concorreranno attraverso la rinuncia ad alcuni gettoni di presenza. In tutto, in questo modo, verranno raccolti altri 10 milioni di euro in tre anni.
Come ha spiegato il presidente di Ebricre Italo Stenico, vice della Cassa Rurale di Trento, i contributi deliberati per il prepensionamento e l’assunzione di nuovi giovani sono ammontati alla data del 31 dicembre 2018 a 10,5 milioni.

Il Fondo interviene abbattendo mediamente del 30% il costo dell’esodo. In situazioni di criticità il contributo è superiore. Ulteriori 1,6 milioni sono stati investiti per la valorizzazione delle professionalità esistenti. Con il concorso dell’Agenzia del Lavoro sono stati organizzati 67 corsi di formazione coinvolgendo 1.300 lavoratori. Temi principali: le nuove tecnologie in ambito bancario e le nuove competenze per la consulenza col cliente.
«Auspichiamo - aggiunge Stenico - che in futuro si ricorra al Focc anche per promuovere la mobilità di dipendenti tra Casse rurali attraverso il passaggio diretto o il distacco temporaneo nel caso di situazioni di criticità organizzativa».

A Barcellona volontario si fa impiantare chip sottopelle

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La tecnologia estrema sbarca al Mobile World Congress di Barcellona. Un volontario si è fatto impiantare nel corpo, su un palco, un chip minuscolo contenente tutte le credenziali necessarie per aprire la porta di casa.

Mentre un’altra persona ha raccontato di aver già fatto l’esperimento per poter effettuare pagamenti «mobile». Questo di tipo di esperienze rientrano nella disciplina del ‘Biohacking’ che interviene sulla biologia del corpo per migliorare la performance e a volte il benessere e lo stato di salute. «È molto utile per me perché ho una casa automatizzata. E se volessi rimuovere il chip basterebbe un taglietto per espellerlo», ha spiegato come riporta il sito della testata Reuters, Edgar Pons, la persona che ha deciso di farsi impiantare il chip di identificazione a radio frequenza (RFID).

Il chip ha dimensioni ridotte: è poco più di un granello di sabbia ed è ricoperto di un materiale biocompatibile che lo protegge dal deterioramento a cui andrebbe incontro rimanendo sottopelle. All’evento pubblico, organizzato all’interno della fiera della telefonia dal Banco Sabadell, è salito sul palco anche una persona a cui è già stato impiantato un chip per i pagamenti: ne ha effettuato uno semplicemente posizionando lo smartphone sul punto della pelle dove è stato impiantato il chip.


Reggono a caldo, acqua e urti Ecco gli smartphone indistruttibili

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Resistenza ad acqua e polvere è una caratteristica sempre più comune sugli smartphone, soprattutto i più blasonati. Ma esiste una categoria di telefoni che va oltre e sembra non temere quasi nulla: non il caldo, non il gelo, non un urto o una brutta caduta. Sono dispositivi che si rivolgono a chi fa lavori impegnativi e a chi pratica sport estremi, con batterie che durano a lungo e una serie di funzioni specifiche per le varie esigenze. Al Mobile World Congress di Barcellona in corso in questi giorni ce ne sono diversi, da Caterpillar a Energizer, passando per la francese Crosscall.

Il nome Caterpillar è tutto un programma: il marchio produce trattori e mezzi cingolati, carrelli elevatori e macchine da miniera; non stupisce quindi che si cimenti anche con smartphone dalla scorza dura e pronti a tutto. L’azienda ha modelli pensati per chi lavora in condizioni difficili, dai pompieri agli agricoltori passando per gli operai edili.

Tra le funzioni ci sono ad esempio il sensore per il controllo della qualità dell’aria negli ambienti chiusi, e il misuratore laser della distanza. L’offerta strizza l’occhio anche a chi sta all’aperto, in condizioni meteo estreme: dal sole che rende lo schermo illeggibile al gelo che può danneggiare i componenti interni. A rappresentarlo in modo plastico nella fiera catalana è un telefono inserito in un blocco di ghiaccio, e perfettamente funzionante. Crosscall, invece, manda il telefono in immersione in una vasca d’acqua, così da rassicurare chi fa sport acquatici o chi lavora su un peschereccio. L’azienda d’Oltralpe, attiva ormai da 10 anni, è specializzata in smartphone per attività all’aria aperta e soprattutto per gli sportivi duri e puri. Proprio per loro è nato il primo cellulare che integra una action cam: chi vuole riprendere le sue imprese estreme può lasciare a casa la GoPro.

«Il 45% dei nostri utenti si porta dietro una action camera, oltre allo smartphone, quando pratica attività all’aperto», spiega Crosscall. La scelta di integrarla, dunque, è venuta da sé. Anche Energizer, marchio famoso per le pile, porta a Barcellona smartphone con scocca rinforzata, ma si distingue per un’altra caratteristica fondamentale dei «die hard»: la durata della batteria. Il modello top può fare a meno della presa elettrica per un’intera settimana. La sua batteria è da 18mila milliamperora: tra il quadruplo e il sestuplo rispetto a quella di uno smartphone per comuni mortali.

Caccia: animalisti pronti al referendum contro la soppressione del comitato faunistico

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«Adesso dobbiamo prendere il toro per le corna. In senso buono, in termini animalisti».
Adriano Pellegrini, presidente dell’Ente provinciale protezione animali e ambiente usa questa metafora per annunciare la controffensiva delle associazioni ambientaliste e animaliste, dopo la decisione della giunta provinciale di eliminare il Comitato faunistico provinciale. «A questo punto - dice - facciamo un referendum abrogativo della legge sulla caccia. Prima, anche se perdenti, eravamo almeno parte di una attività deliberativa».

Prima di giocare la carta referandaria, però, le associazioni attendono che in Parlamento sia completato l’iter per il quorum approvativo al 25%. Ma intanto non rimarranno con le mani in mano. Scontato il ricorso al Tar contro le prescrizioni tecniche e il regolamento, che prevede l’abrogazione del comitato faunistico e un passaggio di competenze alla giunta provinciale. «Adesso faremo la nostra opposizione tramite alcuni soggetti politici in sede di approvazione del decreto - spiega - Con le altre associazioni, con cui lavoriamo da 25 anni (Legambiente, Lipu e Wwf) abbiamo stilato una serie di attività, per arrivare alla stretta referendaria, una provocazione democratica.E sicuramente impugneremo le prossime prescrizioni tecniche, ma non è escluso che siano sollevate questioni di legittimità costituzione».

Ma Pellegrini vuole risponde anche al presidente dei cacciatori, Stefano Ravelli, che aveva difeso la soppressione del Comitato faunistico (l’Adige di ieri). Due i passaggi sotto accusa. «Il primo riguarda la convinzione secondo cui la nostra “controparte” farebbe parte a pieno titolo del movimento ambientalista. No, Presidente Ravelli, siamo organizzazioni sociali del tutto diverse, confliggenti e con finalità antitetiche. Noi non impoveriamo l’ambiente sottraendogli vite e valori, non preleviamo un patrimonio pubblico per un esclusivo interesse ludico, noi subiamo la vostra attività. Infine - aggiunge - non accetto l’accusa secondo cui la componente ambientalista avrebbe brillato per la sua assenza in occasione delle riunioni del Comitato faunistico».

E qui Pellegrini cita una lettera del 18 aprile 2016 con cui Eppaa, Legambiente, Lipu e Wwf denunciavano, fra l’altro, «la bocciatura di qualsiasi proposta che provenisse dal movimento ambientalista. Ora - aggiunge - il nuovo governo provinciale ha deciso di zittire le nostre voci, privandoci della funzione deliberativa perseguita per 25 anni».
Anche Osvaldo Negra, del Wwf ritiene che la misura sia ormai colma e che la strada referendaria e quella del ricorso alla magistratura amministrativa sia la sola possibile. «Non mi pare che l’assessore Zanotelli sia intenzionata a tornare sui suoi passi, nonostante le sia stato spiegato cosa fosse stato il Comitato faunistico e quali fossero i motivi giuridici e operativi dietro la sua istituzione, pure con tutte le perplessità che riguardavano questo organismo. La componente protezionistica era composta di 4 persone, la componente venatoria di 5 e il dirigente del servizio faunistico è sempre stato con licenza di caccia. Ma almeno era uno strumento attraverso cui fare arrivare le nostre istanze».

Grave, secondo Negra, che si sia presentata una scelta a cose fatte, ma anche che «l’assessore identifichi, in modo sbagliato, la fauna con la selvaggina». La strada referendaria, certo, non è facile. «Ma la società civile sta cambiando e, forse, è crescente il numero di persone che riflettono sul fatto che la caccia, per quanto regolare, ostacola e limita il contatto che si ha con il mondo naturale, perché dove si caccia la fauna è più spaventata».

Blitz anarchico in Comune In 30 interrompono il consiglio

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Volevano dire la loro. Lo hanno fatto in piazza Loreto, davanti al pezzo di città che ha voluto ascoltare. Una cinquantina di persone. Evidentemente non bastava: sono subito corsi in municipio, dove hanno organizzato un’irruzione verso le 19.30, a consiglio comunale appena iniziato: pochi minuti per urlare la loro rabbia pure lì.
Gli anarchici roveretani, dopo il recente arresto di 7 compagni, ieri si sono fatti sentire, ribadendo che «se sono innocenti che escano subito, se sono colpevoli hanno tutta la nostra solidarietà».

Tutto è cominciato in piazza Loreto. È stato Massimo Passamani, il leader storico del movimento, a prendere la parola. Perché «noi non siamo soliti guardarci l’ombelico o parlare dei nostri problemi», ma questa volta volevano chiarire la loro posizione. Ideologica, prima di tutto: «Terrorismo, prima dei neologismi delle leggi speciali, è violenza indiscriminata per prendere il potere. Gli anarchici il potere non lo vogliono prendere e quanto alla violenza indiscriminata, non c’è mai stata, nemmeno nelle azioni a noi attribuite. Si trasformano banali danneggiamenti con petardi, in attentati incendiari dinamitardi. Quando ad Ala, se si fosse usata la dinamite, non solo lì ma anche ad Avio si sarebbero accorti della differenza. La benzina è stata usata altre volte, contro i centri d’accoglienza dei richiedenti asilo. Ma quello non è catalogato terrorismo. Perché non è quello che usi, a fare la differenza, è chi sei e per cosa ti batti».

Poi le accuse alle forze dell’ordine: «Durante le perquisizioni ad un compagni è stata messa la pistola alla tempia per farlo inginocchiare, sono stati perquisiti luoghi che non sono frequentati solo dagli anarchici, come il circolo Cabana». Infine l’esortazione a pensare ai compagni in carcere: «In tutte le battaglie della città loro c’erano, dal vallotomo agli alberi di viale Trento, dalla morte di Stefano Frapporti a quella di Carmine Minichino. Ricordatevelo. I benpensanti non ce li avete al vostro fianco, quando lottate, loro sì».

Comizio chiuso. Pareva finita lì. E invece parte del gruppo - circa 25 persone - si sono spostate in municipio. Sono entrate dalla porta principale, sono salite dalle scale esterne, sono entrate nella sala del pubblico e da lì in consiglio, dove la seduta era iniziata e Campostrini stava spiegando i progetti su Amr. Hanno offeso il sindaco, complice di aver accettato il tavolo per la sicurezza: »Si deve vergognare». Il sindaco ha risposto, ha cercato di parlare con loro: «Non abbiamo nulla di cui vergognarci». E Passamani: «Avete ringraziato le forze dell’ordine per gli arresti». Un botta e risposta destinato a non portare a nulla. Hanno urlato qualche slogan contro la lega, hanno mostrato il loro striscione «Fischia ancora il vento, libertà per i compagni arrestati». E poi se ne sono andati, lasciando il consiglio un po’ frastornato, un po’ arrabbiato.
Poco dopo, l’arrivo delle forze dell’ordine. E il consiglio, da quel momento, è stato presidiato da uomini armati. Non esattamente un bello spettacolo.

Jeff Bezos (Amazon) è il più generoso Nel 2018 ha donato 2 miliardi di dollari

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Jeff Bezos, l’uomo più ricco del mondo, è il stato il filantropo più generoso nel 2018, con 2 miliardi di dollari donati a «buone cause» attraverso la sua Bezos Day One Fund, fondazione creata dalla moglie. È quanto emerge dall’ultima Philanthropy 50 list, una classifica dei 50 maggiori donatori Usa compilata dal Chronicle of Philanthropy.

La fondazione di Bezos sostiene organizzazioni non profit impegnate ad aiutare i senza tetto e i poveri, oltre a finanziare l’educazione prescolare nelle comunità a basso reddito. Dietro al patron di Amazon figurano l’ex sindaco di New York Michael Bloomberg, che ha donato 767 milioni di dollari per cause legate ad arte, educazione, ambiente, salute, e Pierre e Pam Omiday (Ebay), i quali hanno versato 392 milioni di dollari ad ong che promuovono la democrazia e l’impegno civile.

La coppia ha battuto Marck Zuckerberg e la moglie Priscilla Chan, settimi con 213 milioni di dollari per varie cause. Nonostante l’ingresso a sorpresa di Bezos nella classifica, l’ammontare totale delle donazioni è sceso dai 14,7 miliardi di dollari del 2016 ai 7,8 miliardi di dollari dello scorso anno.

La nostra intervista con i Novelle Vague stasera a Trento con la new wave in salsa bossanvova

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La formazione parigina gioved' 28 a Sanbàpolis con le cover dei grandi classici degli ann'80 e brani originali

Hanno trasformato alcuni del grandi classici della new wave e del post punk in vibrazioni legate alla bossa nova e al battito della lounge conquistando il pubblico di tutto il mondo. Stiamo parlando dei Nouvelle Vague la formazione transalpina che sarà in concerto stasera, alle 21, al Teatro di SanbàPolis per la rssegna "Transiti" organizzata dal Centro Servizi Culturali S.Chiara e curata da Alberto Campo. I Nouvelle Vague sono un progetto creato dai due musicisti parigini Marc Collin e Olivier Libaux, che in questo 2019 festeggiano, con un lungo tour, i loro primi quindici anni di successi come ci racconta proprio Libaux in questa intervista.

Olivier Libaux: quali forme avrà il live che presentata in Italia?

"Avrà dei contorni acustici: torniamo a questa dimensione che amiamo particolarmente proprio in occasione di questo nostro nuovo tour per celebrare il nostro 15 ° anniversario. Abbiamo creato alcuni nuovi arrangiamenti e siamo davvero felici di poterli presentare al pubblico italiano in questa occasione".

Quando avete iniziato la vostra avventura musicale con la sigla di Novelle Vogue vi aspettavate questo grande successo internazionale?

"Certamente no. Abbiamo realizzato le nostre prime cover come un tentativo di creare qualcosa di interessante in termini di musica, senza aspettarci alcun successo. Il fatto è che qualcosa di grosso è successo quando il nostro primo album è stato pubblicato nel 2004, è stato suonato ovunque".

Nelle vostre mani i grandi classici della new wave e del post punk hanno assunto suoni più morbidi: in quale modo avvengono queste trasformazioni?

"La nostra prima idea era di rifare alcune canzoni della new wave in stile bossa nova e vedere se questa formula funzionava. Ci è piaciuta l'idea di portare la musica del anni '80 del Nord Europa nella bossa nova brasiliana degli anni '50. Il risultato a quanto pare è piaciuto a tante persone".

Trovo splendida la vostra versione di "Love will Tear Us Apart" dei Joy Division: come è nata?

"Marc Collin ha proposto quella canzone particolare - probabilmente perché è così iconica. È una delle prime cover che abbiamo registrato, oltre a "In A Manner Of Speaking" dei Tuxedomoon e "Just Can not Get Enough" dei Depeche Mode".

In questi anni avete collaborato anche con delle leggende come Martin Gore dei Depeche Mode e Ian McCulloch di Echo & The Bunnymen: c'è un'artista di quel periodo musicale con il quale vi piacerebbe suonare?

"Ci sono molti artisti con i quali ci piacerebbe suonare. Come è successo per Martin Gore e Ian, quando capita una collaborazione con autori e performer originali è un'esperienza davvero fantastica".

 

Nei vari cd si alternano diverse voci femminili: quale sensibilità deve avere una vocalist per cantare nei Novelle Vague?

"L'aspetto principale riguarda la personalità vocale. Non ci interessano le capacità tecniche ma Il carattere, l'anima di una voce sono la cosa che a noi importano di più".

Nel vostro ultimo disco ci sono anche brani originali e non solo covers: da dove questa scelta?

"Alcune persone si chiedevano perché non stessimo pubblicando le nostre canzoni, invece di fare sempre cover. Siamo anche autori / compositori, quindi abbiamo pubblicato alcune canzoni originali per dimostrare che possiamo scrivere buoni pezzi".

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