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Giovane ubriaco e drogato bloccato dai carabinieri

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Movimentato intervento dei carabinieri di Cavalese lo scorso fine settimana concluso con la segnalazione di un giovane per ubriachezza ed assunzione di sostanze stupefacenti.

A seguito dell’attivazione di allarme installato in un esercizio pubblico di Cavalese, una pattuglia del Nucleo radiomobile è intervenuto sul posto trovando un giovane, già seguito dai servizi sociali e ben conosciuto dai militari, che si è loro avvicinato dando in escandescenze.

I militari hanno evitato che la situazione degenerasse e hanno accompagnato poi il giovane all’ospedale di Cavalese  per le cure e gli accertamenti tossicologici. Gli esami davano esito positivo determinando così la segnalazione amministrativa per uso di sostanze stupefacenti ed ubriachezza.


Gino e Giuseppina: che coppia Sono sposati da 69 anni

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Sessantanove anni insieme: non capita tutti i giorni, di scrivere di una coppia longeva come Gino Cetto e Giuseppina Pompermaier, che hanno festeggiato l'invidiabile traguardo il 30 settembre. Una festa in ambito familiare alla quale hanno partecipato i figli con le rispettive famiglie ed alcuni amici. Gino in particolare è una persona molto nota non solo a Levico Terme ma anche in tutta la Valsugana, per il suo lavoro inizialmente di fabbro e maniscalco a Selva di Levico e successivamente, come lavoratore del ferro, a Levico in via Gianettini dove abita con la famiglia.

Al piano terra dell'abitazione, fanno bella mostra diverse opere di grandi dimensioni realizzate da Gino e raffiguranti personaggi storici del presente e del passato, nonché di fantasia. Una esposizione, permanentemente aperta, che è di grande attrazione non solo per i locali ma anche e soprattutto per i tanti turisti che frequentano la città termale. Alcuni decenni fa, Gino e Giuseppina costruirono nei pressi, e per alcuni decenni anche gestirono, un'attività alberghiera che ora è passata ai figli. Gli sposi, ormai ultranovantenni, trascorrono i loro pomeriggi all'aria aperta passeggiano nel vicino parco asburgico.

Li abbiamo incontrati proprio nel giorno dell'anniversario seduti su una panchina ai margini del grande giardino, dove, dopo le felicitazioni, abbiamo augurato loro di continuare sempre in buona salute anche per raggiungere nuovi traguardi ad iniziare dal prossimo quando, nel 2020, si festeggerà il 70° anniversario di vita assieme. Un traguardo questo che forse costituisce un record per la città di Levico. «La mia più grande fortuna - ci ha ripetuto ancora Gino - è stata quella di incontrare e sposare nell'ormai lontano 30 settembre del 1950 la mia Giuseppina».

«Cucchi pestato violentemente» Il pm chiede una pena di 18 anni per due carabinieri

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Stefano Cucchi la notte del suo arresto per droga nell’ottobre 2009 fu pestato tanto violentemente da portarlo una settimana dopo alla morte e subito dopo fu realizzata un’opera di falsificazione di atti per fare ricadere la responsabilità di tutto su alcuni agenti della Polizia penitenziaria che sarebbero stati poi assolti in maniera definitiva.

Sono queste le conclusioni della procura capitolina nel processo che per quella morte vede sul banco degli imputati cinque carabinieri, tre dei quali per la terribile accusa di omicidio preterintenzionale. Sono queste le conclusioni che hanno portato a richieste di condanna a 18 anni di reclusione per due militari in servizio alla Stazione carabinieri Roma Appia; la stessa dove quella notte tra il 15 e il 16 ottobre 2009 Stefano Cucchi fu portato dopo il suo arresto per droga.

Oggi, il processo è giunto a una delle fasi più importanti: il pm Giovani Musarò ha tirato le fila del suo lungo intervento, (durato due udienze), e ha sollecitato ai giudici della prima Corte d’assise richieste di condanna ‘significative'. Con ordine: per l’accusa di omicidio preterintenzionale e abuso d’autorità ha chiesto la condanna dei carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro a 18 anni di reclusione ciascuno, ritenuti autori del pestaccio in caserma. Cosa diversa per il carabiniere Francesco Tedesco, l’imputato-testimone che con le sue dichiarazioni ha fatto piena luce su quel violento pestaggio: per lui, chiesta l’assoluzione ‘per non aver commesso il fattò dall’omicidio preterintenzionale, e tre anni e mezzo di reclusione per l’accusa di falso. E poi, 8 anni di reclusione per falso sono stati richiesti per il maresciallo Roberto Mandolini, all’epoca dei fatti comandante interinare della Stazione dei carabinieri Roma Appia. Alla fine, restava anche un’ulteriore imputazione, quella di calunnia - contestata al carabiniere Vincenzo Nicolardi e ai colleghi Tedesco e Mandolini - per la quale il pm ha sollecitato una sentenza di non procedibilità per prescrizione.

L’apertura della parte della requisitoria di oggi è stata focalizzata su una precisazione importante. «Questo non è un processo all’Arma dei Carabinieri - ha detto il pm Musarò - ma è un processo contro cinque esponenti dell’Arma dei Carabinieri che nel 2009 violarono il giuramento di fedeltà alle leggi e alla Costituzione, tradendo innanzitutto l’Istituzione di cui facevano e fanno parte». E poi l’occhio è stato mirato sulle condizioni fisiche di Cucchi. Quando fu arrestato «era un ragazzo che stava bene, lo dicono tutti; però era magro. Era complessivamente in buone condizioni di salute, però era sottopeso. Non mangiava perchè non stava bene; e il prof. Vigevano dice che era dovuto anche a un disturbo post traumatico da stress. Aggredire con quelle modalità una persona fragile e sottopeso, significa aggredire una persona che può riportare anche danni più gravi, com’è accaduto a Stefano Cucchi. E di questo occorrerà tenerne conto».

Alla fine, la certezza che sia «impossibile dire che non ci sia un nesso di causalità tra il pestaggio e la morte. I periti parlano di multifattorialità a produrre la morte di Cucchi. E tutti i fattori hanno un unico denominatore: sono connessi al pestaggio, sono connessi al trauma subito da Cucchi».

«Questo processo ci riavvicina allo Stato, riavvicina i cittadini e lo Stato. Non avrei mai creduto di trovarmi in un’aula di giustizia e respirare un’aria così diversa. Sembra qualcosa di così tanto scontato, eppure non è così», ha commentato Ilaria, sorella di Stefano. E se per i legali dell’imputato-accusatore, Francesco Tedesco, «la sua scelta coraggiosa è stata certamente un passo importante per la sua difesa ma anche un contributo generoso per la credibilità dell’Arma», l’avvocato storico della famiglia Cucchi, Fabio Anselmo ha detto: «Non vogliamo contentini, non vogliamo pene esemplari, vogliamo solo verità e giustizia. Siamo esausti, provati; siamo di fronte a una famiglia che sta male. L’unica speranza che possiamo dare è restituire quella verità, quella giustizia, quella dignità che meritano». Cambia intanto il giorno previsto per la sentenza: il 14 novembre, repliche e decisione.

Gay, c'è una Trento intollerante «Insulti a chi si tiene per mano»

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«Il fenomeno dell’omofobia è purtroppo molto diffuso e radicato anche nella cultura locale». Lorenzo De Preto, presidente di Arcigay del Trentino, evidenzia come a Trento la discriminazione esista. Problema che era stato evidenziato anche al congresso provinciale di Arcigay dell’ottobre 2018, sull’onda del successo del Dolomiti Pride: nonostante l’evento avesse coinvolto oltre  diecimila persone arrivate da tutta Italia, emerse che sul tema dell’inclusione sociale c’era ancora tanto da fare. A distanza di un anno, con l’aggressione verbale a una coppia gay a Mezzolombardo, torna l’urgenza di affrontare il fenomeno dell’omofobia, attraverso la conoscenza e l’educazione.

Lorenzo De Preto, domenica sera a Mezzolombardo un gruppo di ragazzi ha inseguito e insultato una coppia gay: l’episodio dimostra che il problema dell’omofobia è non solo percepito, ma reale?

Il fenomeno è così radicato che non è tanto il problema di una banda di omofobi che insulta le persone. Quanto è accaduto a Mezzolombardo ha avuto una dinamica da manuale: quella del gruppo che aggredisce la coppia. Noi, come Arcigay, raccogliamo quotidianamente testimonianze di chi, camminando mano nella mano per le vie di Trento, in venti minuti di passeggiata riceve almeno dieci insulti. È proprio per evitare di subire aggressioni verbali che tante coppie della comunità Lgbt non girano mano nella mano quando escono di casa.

Le persone che rivolgono insulti alle coppie Lgbt hanno una certa età e quindi faticano ad accettare tutto ciò che è diverso da quanto loro appreso in gioventù o si tratta di gruppi di ragazzi che si rendono protagonisti di spacconate?

In realtà non è una questione anagrafica, perché ciò che sta dietro all’omofobia non riguarda l’età. I giovani sono aperti e tolleranti quando la tolleranza e il rispetto della diversità vengono loro insegnati. Se manca questo tipo di educazione, è nell’età dell’adolescenza soprattutto che viene fuori la necessità di essere spacconi, di porre un divario tra sé e chi socialmente e culturalmente viene discriminato.

La Giunta Fugatti ha cancellato i corsi gender, introdotti sei anni fa dal centrosinistra: secondo lei sarebbe bene riprendere questi percorsi di conoscenza all’interno della scuola o ci sarebbe altro da fare contro l’omofobia?

Sarebbe un bene ripristinare questi corsi per trattare il tema della diversità tra generi, anche in modo blando, ma fornendo il punto di vista scientifico sull’argomento. Parlare delle dinamiche dell’educazione sessuale ed emotiva sarebbe fondamentale. E questo non solo a salvaguardia delle persone Lgbt: l’educazione alle diversità affettive permette ai giovani e ai giovanissimi di sentirsi non solo inclusi, ma anche riconosciuti, e sarebbe utile a tutti per essere preparati quando si riceve un coming out. Mi riferisco in particolare ai genitori, che di fronte al coming out dei figli reagiscono con un allontanamento: dopo un confronto, ammettono loro stessi di aver reagito così perché non sapevano cosa fare. Essere preparati predispone a una maggiore inclusione e a un benessere diffuso per tutti e per tutte.

Questi corsi nelle scuole sono stati davvero così importanti?

Sì, da ciò che abbiamo percepito, dal clima che si respirava. Come Arcigay noi non siamo mai stati direttamenti coinvolti, ma è da anni che andiamo nelle scuole. Abbiamo il nostro gruppo scuola con i nostri formatori che ricevono a loro volta una formazione specifica e che sono preparati a parlare ai ragazzi delle scuole superiori sui temi di bullismo omofobico, del coming out, dell’albabetizzazione delle tematiche Lgbt.

Ha parlato di continue aggressione verbali contro coppie gay che camminano mano nella mano. Trento è una città omofoba?

No, credo che Trento sia effettivamente una città tollerante. Sono altre in Italia le città non tolleranti. Il problema è quando l’affettività e la propria identità di genere diventano qualcosa di manifesto. Non parlo del Dolomiti Pride, ma di episodi quotidiani. Abbiamo dovuto abituarci agli sguardi quando usciamo di casa. Quando una coppia gira mano nella mano, quando due ragazze si danno un bacio in piazza Duomo, quando un transessuale fa una passeggiata in centro, insomma nel momento in cui c’è qualcosa di manifesto, a Trento emerge la vecchia tendenza di pensare che questo cose vanno fatte a casa propria. Dunque, una vera inclusione non c’è, non possiamo testimoniarla.

C’è una richiesta che voi fate alla politica e alla società in generale, oltre alla reintroduzione dei corsi gender?

Chiediamo alla Provincia e ai singoli Comuni di non lasciare il peso della gestione di queste tematiche al solo associazionismo locale e all’Arcigay. In merito all’intervento dell’assessora Stefania Segnana sull’episodio di Mezzolombardo, sono contento della volontà sua di contrastare ogni tipo di discriminazione, ma mi piacerebbe che partisse con un vero e proprio confronto con chi questo tipo di lavoro lo fa attivamente sul territorio, nel nostro caso da 25 anni. Noi, ad esempio, non siamo ancora riusciti ad avere un incontro con l’assessora stessa.

Prigioniera nel cassone di mele Condannato a 2 anni e 9 mesi

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Ha tenuto segregata una bracciante agricola per due settimane dentro una cassa di mele in mezzo ad un campo sotto il sole, ad agosto dell’anno scorso, e per questo un imprenditore altoatesino Reinhold Thurner, 53 anni, ha patteggiato in Tribunale a Verona una condanna a 2 anni e 9 mesi di reclusione.

Il suo aiutante, invece, un polacco di 32 anni, ha patteggiato 2 anni e 4 mesi. I due imputati erano accusati di sequestro di persona. La vittima, una 44enne polacca con la quale l’ imprenditore aveva avuto anche una breve relazione, era stata rinchiusa dentro un cassone per la raccolta delle mele in un campo a Sommacampagna (Verona) di proprietà dell’uomo e liberata dopo due settimane da un intervento congiunto dei carabinieri e della polizia. I due imputati hanno anche risarcito i danni alla parte lesa con 26mila euro.

Principeschi o a sirena, ecco i 10 abiti da sposa più belli visti nei film e nelle serie tv

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Impossibile dimenticare i tanti abiti bianchi indossati, e subito abbandonati, da Julia Roberts in "Se scappi ti sposo". O le creazioni della stilista Vera Wang indossate da Leighton Meester in "Gossip Girl", e dalle amiche-nemiche Kate Hudson e Anne Hathaway in "Bride Wars".La storia del cinema e della televisione è ricca di abiti da sposa, pensati proprio per far sognare. Principeschi o a sirena, gioiello o semplicissimi, ecco i dieci abiti più belli visti nei film e nelle serie tv(a cura di Marisa Labanca)

Via libera in Commissione alla «cittadella Poli»

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Via libera da parte Commissione urbanistica del Consiglio comunale di Trento all’adozione definitiva del piano per la cittadella Poli, prevista sull’area ex-Opel di via Brennero.

Il parere positivo è arrivato ieri sera, dopo la discussione in merito ad alcune osservazioni presentate da privati in merito al documento iniziale, licenziato in aula lo scorso luglio. L’unica segnalazione alla prima adozione accolta riguarda una rettifica per un errore contenuto nella prima delibera, che verrà corretto in seconda adozione.

Non sono invece state accolte le altre osservazioni presentate dal Gruppo Dalle Nogare, proprietario di alcuni terreni limitrofi, e quella depositata da un privato cittadino, ritenuta non pertinente. L’approvazione definitiva del piano urbanistico potrebbe avvenire in Consiglio comunale entro una ventina di giorni.

I tassi dei mutui sono ottimi Ma si vendono meno case

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Una brusca frenata, che deve suonare come un preoccupante campanello d’allarme.

Il secondo quadrimestre del mercato immobiliare trentino è all’insegna del segno meno, con una preoccupante inversione di tendenza. Dopo un’annata 2018 definita strepitosa e un avvio di 2019 in tenuta, tutto pare essersi bloccato.

Nonostante i tassi dei mutui vicinissimi allo zero. Nonostante i prezzi degli immobili sostanzialmente fermi («E più bassi di così è impossibile: più giù non si va», sottolinea Severino Rigotti, presidente Fimaa, che ha presentato i dati insieme a Orazio Marco Poma, presidente del Consiglio notarile, e Paolo Borzaga, funzionario dell’Agenzia delle Entrate). E nonostante un ritorno al nuovo e i conti correnti degli italiani e dei trentini piuttosto “pieni”, considerato che a livello europeo gli italiani restano al primo posto tra le persone con più risparmi in banca. Insomma, il momento per comprare sarebbe favorevole, molto favorevole.

Eppure? «Eppure la gente è tornata ad avere paura, memore forse della crisi. E poi c’è confusione a livello politico e sociale e quando le persone non capiscono e non riescono a orientarsi stanno ferme». A preoccupare è soprattutto quell’11,5% in meno nei finanziamenti. «Le banche sono piene di soldi e se non ne danno è perché nessuno li chiede. Nonostante questo il dato sulle compravendite ha ancora il segno più davanti grazie a un discreto inizio di 2019, ma a fine anno probabilmente anche quel settore avrà il meno davanti. I numeri del secondo quadrimestre dicono che la benzina nel settore sta iniziando a finire». Le compravendite di immobili residenziali sono passate, secondo l’Agenzia delle Entrate, da 4.387 del periodo gennaio-agosto 2018 a 3.941 del periodo gennaio-agosto 2019. Un calo circa del 9%, concentrato soprattutto sugli ultimi quattro mesi dell’intervallo.

Oltre al momento di sfiducia, si potrebbe pensare che i prezzi abbiano un ruolo importante in questa frenata. Secondo Rigotti non è così. «Sul nuovo c’è stato un aumento del 3%, sull’usato del 10%, ma si tratta di crescite fisiologiche. A Trento, tra centro e periferia per così dire “buona”, la media è di circa tremila euro al metro quadro. Possiamo dire che per il mercato il momento sarebbe favorevolissimo, invece registriamo una brusca frenata».

Insomma, nonostante i mutui bassi, i prezzi fermi, il ritorno del nuovo, tutto è fermo. E la preoccupazione, naturalmente, è anche per gli agenti immobiliari.

«Quelli ufficiali sono circa 320, e 240 quelli di Fimaa, e copriamo circa il 50% del mercato immobiliare. Negli ultimi quattro mesi le compravendite su tutto il territorio trentino sono state circa 1.400: considerando che noi ne copriamo circa la metà, la media è di appena 2 vendite ad agente in quattro mesi. Decisamente troppo poco. E oltre a questo calo a preoccupare è la mancanza di interesse dei potenziali compratori: tradotto le telefonate che arrivano sono in netto calo e sono un termometro significativo della brusca frenata. Eppure gli immobili a disposizione ci sarebbero».


I telefoni Google chiameranno i soccorsi

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I prossimi telefoni di Google sapranno se c'e' stato un incidente e chiameranno i soccorsi, usando sensori come accelerometri e microfoni. Sarà inoltre possibile avvisare dell'emergenza i propri contatti rapidamente, inviando loro la posizione e anche un messaggio personalizzato. A rivelarlo è il sito XDA-Developers che - tramite un aggiornamento ricevuto - ha scoperto che è stata caricata sul Play Store un'app per le emergenze rinominata 'Personal Safety'.

La descrizione dell'applicazione conferma che il rilevamento degli incidenti automobilistici sarà reso disponibile per i dispositivi Pixel negli Stati Uniti, non è chiaro se per tutti i modelli o solo per la serie 4 che dovrebbe essere presentata a New York il prossimo 15 ottobre. Utilizzando la posizione, l'accelerometro e il microfono, lo smartphone sarà in grado di rilevare se l'utente è stato coinvolto in un incidente stradale. In tal caso, vibrerà ed emetterà un suono al massimo volume chiedendo all'utente se ha bisogno di aiuto.

Se non riceverà risposta, lo smartphone chiamerà automaticamente i servizi di emergenza inviando la posizione. L'utente potrà, inoltre, inserire le informazioni mediche e i contatti di emergenza preventivamente tramite le impostazioni.

Con il Club Armonia tra Fersina e Brenta

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Domani alle ore 20.30, nella sala di rappresentanza del Consiglio regionale in Piazza Dante, la 115ª stagione culturale del Club Armonia debutta con Non v’è valico fra Fersina e Brenta…., uno spettacolo che unisce le voci del Coro Valsella e gli attori della compagnia trentina per raccontare la storia di una terra di confine, la Valsugana (ingresso libero).

Scritto e diretto da Renzo Fracalossi, è il tentativo «di compenetrare la narrazione orale della memoria di un territorio e la sua rappresentazione canora, per dire di luoghi, di identità, di ricordi e di radici, attraverso un viaggio che significa incontro e quindi comprensione e tolleranza». Attraverso i ricordi di personaggi e di avvenimenti che hanno segnato il corso del Fersina e della Brenta, si viaggia alla scoperta delle origini e delle vicende di una Valsugana ricca di anfratti sconosciuti e di figure che hanno contribuito a scrivere la storia di questa “piccola patria”. Davanti agli occhi scorrono i paradigmi della complessità di narrazioni sospese fra latinità e germanicità, in una sorta di “infinito viaggiare” che aiuta a scoprire quel passato dentro il quale si è formato il presente.

Accanto alle voci del Coro Valsella, Claudia Furlani e Sara Ghirardi danno vita alle muse della musica – Euterpe - e della storia – Clio – per accompagnarci a far la conoscenza con due monaci amanuensi – Zenone/Renzo Fracalossi e Adalberto/Lino Tommasini – che a loro volta introducono Frederic de Mercey/Fiorenzo Pojer, viaggiatore francese del Settecento, capace di lasciarci un ritratto fantastico della valle e della vita che vi scorreva nell’epoca. Sulle note di un repertorio corale originale, l’incontro con la baronessa Margherita Cresseri de Trautenstein e suo genero il nobile capitano Ottavio de’ Bianchi; con il “sogno di Carzano”; con Maria Romana Degasperi e con il dramma dell’alluvione del 1966.Assistenza tecnica di Gianni Dorigatti.

Vigo Meano, la scuola è felicità grazie alla "Settimana semplice"

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Le matite colorate sono in mezzo all’isola. Quattro banchi appiccicati l’uno all’altro fanno un’isola. «Ogni bambino ha la propria penna ma tutto il resto è in comune», spiega Matteo Zanella, collaboratore del Dirigente per l’organizzazione delle scuole primarie dell’Istituto comprensivo Trento 7.

La scuola elementare «Italo Calvino» è in cima a Vigo Meano. Sono le dieci del mattino. «È il momento della ricreazione, tra mezz’ora i bimbi torneranno in classe». Tra mezz’ora? «Sì, li trattiamo bene».
Sono novanta bambini e vengono da Vigo Meano, Cortesano e Gazzadina. C’è una sezione per classe, tranne la 3ª classe che ne ha due.  

La “settimana semplice” è un altro modo di trattarli bene. «Da quattro anni è la nostra modalità organizzativa», prosegue Zanella. «In Trentino qualcun altro fa qualcosa di simile. La nostra “settimana semplice” è strutturata su cicli di tre settimane: la prima settimana è dedicata alle materie dell’ambito linguistico, la seconda alla matematica e alla logica, la terza ai “saperi”, cioè storia geografia e scienze. Poi ricomincia il giro». Non è così nelle altre scuole elementari dove nello stesso giorno i bambini devono seguire materie di ambiti diversi.
«Secondo noi l’alunno impara di più se si concentra per una settimana sullo stesso obiettivo», dice Zanella. Il rischio di dimenticare quello che si è imparato la settimana precedente viene scongiurato grazie alle “finestre”. Nella “settimana semplice” dell’italiano, ad esempio, c’è la “finestra” dell’ora di matematica.

«Di solito in ogni classe lavorano tre insegnanti specialisti - di tedesco, inglese e religione - e i due che si alternano per le altre materie». Tra questi due, in particolare, dev’esserci una grande collaborazione. «Feeling, oserei dire», sorride l’insegnante Marta Battistel, «dal momento che intervengono sulla stessa materia»: nella settimana dell’italiano insegneranno entrambi italiano, e matematica nella successiva, e “saperi” nell’ultima. «Il lavoro dell’uno si completa in quello dell’altro: un unico programma, un confronto continuo, una convergenza totale, altrimenti l’architettura del sistema crolla».

Nelle settimane dei “saperi” «cerchiamo di sviluppare argomenti trasversali alle discipline che trattano la conoscenza del mondo e della natura, facendovi confluire anche le più significative esperienze sul territorio come le visite a parchi e musei».

In ogni aula ci sono quattro isole rettangolari. In qualcuna cinque. Al centro dell’isola, il materiale. Se i bimbi sono quattro ci saranno tre temperamatite, tre gomme, tre righelli. Tre di tutto. «Ogni bambino ha la propria penna, il resto è condiviso: c’è, ma in misura minore», ricomincia Matteo Zanella. «In questo modo insegniamo loro a collaborare e a non sprecare. Se qualcuno sprecasse ne risentirebbe tutta l’isola, così si stimolano a vicenda nelle buone pratiche».
Anche i genitori ne beneficiano. «Risparmiano, infatti. I bimbi non comprano nulla singolarmente: tutto il materiale viene acquistato dai rappresentanti dei genitori dopo la creazione di un “fondo cassa”. E comprandolo tutto assieme costa meno, ovviamente».

Le isole sono padrone dell’aula; non la cattedra. Lei scompare, quasi, perché nessun banco la guarda. Nessuno le presta attenzione. «Non ci sono, qui, lezioni frontali. Sono rarissimi i momenti in cui i banchi “guardano” la cattedra: forse solo in occasione di qualche provetta».
Disporre i banchi a isole «significa creare spazio per i bambini che sono così liberi di muoversi e cambiare isola quando l’attività lo richiede. Liberi di arrivare facilmente ai muri, agli angoli, dove magari sono nati altri spazi di lavoro. Significa soprattutto impossessarsi del pavimento, anch’esso uno spazio di lavoro fondamentale a questa età». E il pavimento è pulitissimo perché i bimbi indossano le ciabatte, e le scarpe rimangono fuori dall’aula.

Nelle isole gli alunni si aiutano (e le spiegazioni tra pari sono più efficaci). In gruppo si lavora con meno ansia. «La scuola non deve creare disagio psicologico: noi inseguiamo il benessere generale dei bambini».    

L’obiettivo, ammicca infine Matteo Zanella, «è dare un’identità accattivante a tutte le scuole dell’Istituto comprensivo Trento 7. Abbiamo cominciato ad applicare il metodo della “settimana semplice” anche alle elementari Sant’Anna di Gardolo, ma non c’è solo la “settimana semplice”: si può innovare in molti modi, trovando quello più adatto a ciascun ambiente».

La Scozia vieta per legge gli schiaffi ai bambini

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La Scozia mette al bando, per legge, gli scapaccioni dei genitori ai figli e qualunque forme di castigo fisico. Una normativa ad hoc è stata infatti presentata al Parlamento locale di Edimburgo dal governo guidato dalla first minister Nicola Sturgeon, il cui partito controlla agevolmente l'assemblea. Si tratta del primo territorio del Regno Unito deciso a vietare le punizioni corporali, tradizione mai del tutto estirpata del sistema scolastico britannico come del retaggio familiare.

Finora la legge autorizzava - come continua a fare nel resto del Regno - un uso "ragionevole" della forza in famiglia per educare e castigare i figli. La proposta scozzese di abolizione è stata promossa da un deputato Verde, John Finnie, e ha il sostegno di laburisti e liberaldemocratici, oltre che dello Scottish National Party (Snp) di Sturgeon e di alcune ong per la tutela dell'infanzia. Contrari sono invece i Tory locali, come pure - stando ai sondaggi - una maggioranza popolare di scozzesi.

Diecimila copertoni fuori uso recuperati in mare e a terra

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Sono quasi 10.000 (9.850 per la precisione) i chilogrammi di pneumatici fuori uso (Pfu) gestiti nella sesta edizione di "Pfu Zero" sulle coste italiane, il progetto di Marevivo ed EcoTyre alla ricerca di copertoni in mare e a terra nei luoghi più belli della nostra Penisola.

Nell'ultima tappa a Lampedusa, si legge in una nota, sono stati avviati al recupero circa 270 chilogrammi di Pfu raccolti in mare dai diving e 8.200 a terra grazie alla collaborazione di cittadini e amministrazioni locali. Le altre tappe sono state Sorrento, Gaeta, Milazzo, Santa Caterina di Nardò e Pantelleria.

EcoTyre, spiega la nota, ha condotto agli impianti di trattamento le gomme giunte a fine vita, non semplicemente rifiuti ma piuttosto una preziosa risorsa riciclabile al 100%: la maggior parte degli Pfu viene triturata generando il cosiddetto "granulato di gomma", un materiale di riciclo riutilizzabile per diversi usi come i fondi stradali e le superfici sportive, per l'isolamento o per l'arredo urbano.

Grazie al progetto da Gomma a Gomma, ideato da EcoTyre in Italia e sviluppato con la collaborazione di partner tecnici italiani e internazionali, è stato realizzato il primo pneumatico verde contenente il 20% di gomma riciclata, devulcanizzata e derivante dal trattamento di Pfu raccolti.

Dalle analisi effettuate gli pneumatici test montati su 20 camion EcoTyre hanno mostrato caratteristiche di durata e resistenza analoghe, e in alcuni casi migliori, a quelli convenzionali, conclude la nota.

Fine settimana di gare in città Così cambia la viabilità

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Non sarà un fine settimana facile, quello che ci aspetta, per la viabilità a Trento. A farla da padrone, infatti, saranno le manifestazioni sportiva in programma in città, in vista delle quali è stato predisposto un massiccio piano di modifica della viabilità, con l’istituzione di divieti di transito e di sosta.

Tra sabato e domenica prssimi Trento ospiterà la manifestazione Soapbox Race Rotary Trento 2019 per veicoli autocostruiti ad emissione zero, il Giro al Sas, la Half Marathon, e le Happy Family Run (5km e 10km).

Vediamo cosa cambierà nel dettaglio.

«SOAPBOX» E «GIRO AL SASS»

  • Sabato 5 ottobre dalle 7 alle 22 divieto di sosta e fermata ad ogni sorta di veicolo, compresi autobus urbani e taxi;
  • dalle 10 alle 12,30 (Soap Box) e dalle 13,30 alle 22,00 (Giro al Sass) divieto di transito veicolare

 

 

sul seguente percorso:

piazza Duomo, via Garibaldi, via Dordi, piazza Vittoria, piazza delle Erbe, via Mantova, largo Carducci, via San Pietro, via Manci, via Belenzani con arrivo in piazza Duomo. Il divieto di transito veicolare in piazza Duomo e via Belenzani nel tratto compreso tra il civico 33/1 e piazza Duomo è esteso dalle 10 alle 17 di domenica 6 ottobre.

 

HALF MARATHONHAPPY FAMILY RUN

  • Divieto di sosta e di fermata dalle 20 di sabato 5 ottobre alle 13 di domenica 6 ottobre sulle seguenti vie e piazze: via Rosmini da piazza S. Maria Maggiore fino all’incrocio con via Verdi (ambo i lati), via Muredei, via Torre Verde dal semaforo di via Alfieri al semaforo di piazza Sanzio, via Rovereti, via Mazzini, via Garibaldi, via Dordi, via Mantova, largo Carducci, via San Pietro, via Manci, via Belenzani, piazza Duomo, corso degli Alpini da via Cardinal Morone (lato est),  via Maccani da via Pedrotti a via Aldo Schmidt (lato est), via Lavisotto, via Vannetti, via Dietro le Mura A, via Piave da via San Giovanni Bosco a via a Prato (lato ovest), via XXIV Maggio (ambo i lati), via Travai (da via XXIV maggio a piazza Fiera).
  • Divieto di sosta e fermata  dalle 7 di sabato 5 ottobre alle 9 di domenica 6 ottobre nel piazzale parcheggio ex Sit di via Canestrini.


Domenica 6 ottobre sono istituiti:

  • divieto di transito veicolare  dalle ore 07,00 (i mezzi pubblici dalle 8,15) in via Prepositura e via Rosmini fino all’intersezione con via Verdi per consentire l’allestimento della partenza con montaggio arco partenza e posizionamento transenne;
  • divieto di transito veicolare e pedonale (per il tempo strettamente necessario al passaggio dei concorrenti) dalle  09,45 alle 13, durante il passaggio dei concorrenti, sulle seguenti vie e piazze del percorso della:

 

Half Marathon:

piazza S. Maria Maggiore, via Rosmini, via Giusti, largo Prati, via Muredei, via Jedin, via da Sanseverino, via Monte Baldo, corso del Lavoro e della Scienza, via da Sanseverino, lung’Adige Monte Grappa, rotatoria Ponte S. Lorenzo, ponte S. Lorenzo, lung’Adige Marco Apuleio, ponte San Giorgio, via Lung’Adige Leopardi, via Cristoforo Busetti (contromano), corso Buonarroti, via Antonio da Trento, via Scopoli (contromano), attraversamento di via F.lli Fontana (all’altezza del Bar Cristallo), via Cardinal Morone, corso degli Alpini, via E. Maccani, via Aldo Schmidt, via Luigi Senesi, via Lavisotto, via F.lli Fontana, via di Centa, piazza Centa, via Petrarca, via Romagnosi, via Vannetti (contromano), piazza Dante (contromano), via Torre Verde, piazza R. Sanzio, via Bernardo Clesio, via dei Ventuno, via Marchetti, via S. Maria Maddalena (contromano), via G. Galilei (contromano), largo Porta Nuova, viale S. Francesco d’Assisi, largo L. Pigarelli, giardini Garzetti, piazza Garzetti, via Dietro Le Mura A (contromano), piazza Fiera, via San Giovanni Bosco, via Piave, corso 3 Novembre, via Milano, via Bezzecca, rotatoria Viale Rovereto, viale Rovereto (contromano), ponte Cavalleggeri, viale Verona, via A. Degasperi, via La Clarina, attraversamento via L.Einaudi, via Gramsci, via Gandhi, via A. Degasperi – ciclabile, via Muredei, largo Prati, via Vittorio Veneto, via Bezzi, via Giusti, via Perini (contromano), via F.lli Bronzetti, via Vittorio Veneto, via Lorenzoni, via Cauriol, via Matteotti, via Buccella, attraversamento via Vittorio Veneto, via O. Rovereti, via Perini, via Endrici (contromano), via XXIV maggio (contromano), via del Travai, piazza Fiera – zona bus, via Mazzini, via San Vigilio, via Garibaldi, via Dordi (contromano), via Mantova (contromano), largo Carducci (contromano), via San Pietro, via Manci (ultimo tratto contromano), via Belenzani (contromano), piazza Duomo

 

Happy Family Run:

 

  • (percorso 5 km): piazza S. Maria Maggiore, via Rosmini, via Giusti, largo Prati, via Muredei, via Jedin, via R. da Sanseverino, via Monte Baldo, corso del Lavoro e della Scienza, via R. da Sanseverino, lung’Adige Monte Grappa, rotatoria ponte S. Lorenzo, cavalcavia S. Lorenzo, via Pozzo, via delle Orfane, via Cavour, piazza Duomo;
  • (percorso 10 km) piazza S. Maria Maggiore, via Rosmini, via Giusti, largo Prati, via Muredei, via Jedin, via R. da Sanseverino, via Monte Baldo, corso del Lavoro e della Scienza, via R. da Sanseverino, lung’Adige Monte Grappa, rotatoria Ponte S. Lorenzo, ponte S. Lorenzo, lung’Adige Marco Apuleio, ponte San Giorgio, via Lung’Adige Leopardi, via Cristoforo Busetti (contromano), corso Buonarroti, via Antonio da Trento, via Scopoli (contromano), attraversamento di via F.lli Fontana (all’altezza del Bar Cristallo), via Cardinal Morone, corso degli Alpini, via E. Maccani, via Aldo Schmidt, via Luigi Senesi, via Lavisotto, via F.lli Fontana, via di Centa, piazza Centa, via Petrarca, via Romagnosi, via Vannetti (contromano), piazza Dante (contromano) ex via Alfieri, via Torre Vanga, via Pozzo, via delle Orfane, via Cavour, piazza Duomo.



Per quanto riguarda il trasporto pubblico urbano, sono prevedibili disagi su tutta la rete del trasporto pubblico urbano di Trento, quali sospensioni del servizio, ritardi anche ingenti, deviazioni improvvise di percorso, lunghi tratti di collegamento sulla viabilità tangenziale senza fermate, disposti d’autorità dalla polizia locale o dal personale di controllo di Trentino trasporti esercizio.
Trentino trasporti esercizio garantisce l’impegno, con la collaborazione della polizia locale, a limitare i disagi per quanto possibile e a ripristinare rapidamente il servizio al termine delle esigenze di occupazione della competizione.

Botte da orbi al termine di Baone-Isera

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«Violenza inaudita, pugni e calci alle costole»

Una rissa furibonda. Un vero e proprio match di “pugilato”, domenica scorsa, al termine del match di Prima categoria tra la Baone di Romarzollo e l’Isera, finito 2 a 2 sul campo della frazione della Vallagarina.

Davanti agli spogliatoi è scoppiato un parapiglia che ha determinato ieri, secondo il referto di un arbitro di qualità superiore visto che fischia anche in Promozione e in Eccellenza, Alessandro Ramanzini di Trento, una sentenza dalla mano pesante da parte del giudice sportivo della Federcalcio trentina.

Soprattutto la lagarina Isera ne è uscita con le “ossa rotte”. In totale sono stati comminati 10 anni e 2 mesi di inibizione, divisi sul fronte dell’Isera in 5 per l’assistente arbitrale (non ci sono guardalinee ufficiali in questa categoria), 2 per l’allenatore Voltolini, altri 2 per il giocatore Bressan e un anno e 2 mesi per il giocatore romarzollese Pellegrini.

Quest’ultimo è finito sotto i ferri del chirurgo al reparto maxillo-facciale del S. Chiara per la frattura della mandibola. Alle due società un’ammenda di 250 euro per responsabilità oggettiva e pare che nel referto dell’arbitro si parli di una ventina di giocatori coinvolti, anche se la sentenza sottolinea “parecchi tesserati delle due squadre” e che “il direttore di gara non ha potuto individuare tutti i responsabili”. Un’indegna scazzottatura che entrambi i presidenti delle società hanno deplorato.

Il lagarino Alberto Sordo, commerciante, si è sentito con l’arcense Massimo Amistadi, famoso parrucchiere, e presenteranno ricorso per cercare di ristabilire l’ordine degli eventi e magari di inquadrare meglio gli episodi di violenza, che entrambi hanno deprecato. Amistadi non era presente quel giorno per impegni, Sordo ha raggiunto gli spogliatoi ed ha trovato un “inferno”.

«Se erano in venti a menare di santa ragione - spiega Sordo - non capisco perché siano stati i miei ad essere puniti con maggior durezza. Sono il primo, con Amistadi, a condannare quanto è successo. L’arbitro è stato tecnicamente impeccabile in campo, forse doveva essere più ragionevole nel distribuire i cartellini. Poi alla fine spero che in sede di ricorso, dopo aver letto bene il referto della partita, si potrà mettere al posto giusto i vari comportamenti. Il mio allenatore non si merita una sanzione così grave, ha anche stretto la mano all’arbitro e cercava di dividere quella che era diventata una bolgia. Non ho ben capito come si sia innescata la scintilla di questa rissa, però spero che in appello ci siano i presupposti per poter abbassare le pene innanzitutto e poi per capire bene la successione dei fatti. È stato indecente, sia il fatto che i comportamenti».

Max Amistadi si è fatto riferire dai suoi collaboratori diretti la situazione che si è creata dopo la partita, quella domenica dantesca, alla fine del match di Isera. «Sono il primo che detesta la violenza - sottolinea il presidente della squadra della borgata di Chiarano, Vigne e Varignano - e mi auguro si possa mettere a fuoco cosa sia effettivamente avvenuto al rientro negli spogliatoi. La missione delle società sportive non è certo quella di dare il cattivo esempio. Mi spiace che l’Isera sia stata colpita da provvedimenti piuttosto pesanti. Il mio giocatore comunque è rimasto gravemente ferito, ha dovuto farsi operare a Trento per ridurre la frattura alla mandibola. Ci sono altri miei giocatori che hanno vistosi ematomi. È veramente scocciante dover fare la conta delle “vittime” invece che darsi la mano alla fine nel gesto dei fair play.  Con Sordo avevamo parlato anche di una riconciliazione davanti ad una pizza, però attendiamo che il ricorso possa ridurre o cancellare pene di una gravità assoluta».

Certo l’arbitro è stato preciso nel definire la condotta dell’assistente della parte dell’Isera, che ha ricevuto la pena più pesante. Poi ha rilevato il comportamento solo di due giocatori e del mister di casa. Sarà un appello, comunque, “caldo”.


 

LA SENTENZA

PER BAONE E ISERA
250 euro di ammenda “per responsabilità oggettiva, in quanto alla rissa hanno partecipato parecchi suoi tesserati, molti dei quali il direttore di gara non ha potuto individuare”.

THOMAS VOLTOLINI, MISTER ISERA, inibito fino al 3/10/2021
“parte attiva nella rissa verificatasi al termine della gara, durata circa quindici minuti, scambiava calci, pugni, schiaffi e lotta con un giocatore avversario, inserendosi successivamente con violenza in ogni disputa nella quale era presente un avversario”.

MIRSAD KERIC, ASSISTENTE ARBITRALE, TESSERATO ISERA fino al 3/10/2024
“In qualità di assistente arbitrale, per tutta la durata della rissa verificatasi al termine della gara, picchiava con inaudita violenza tanti giocatori avversari, alzandoli di peso, buttandoli a terra e colpendoli con forti pugni e calci alle costole, dando l’impressione di voler massacrare chiunque gli si parasse davanti. In possesso della bandierina, la usava a mo’ di bastone per colpire e a mo’ di spada per trafiggere. Quanto sopra avveniva fino a che, altri dirigenti, lo portavano via di peso”.

SILVIO BRESSAN, GIOCATORE ISERA, inibito fino al 3/10/2021
“durante la rissa verificatasi al termine della gara, colpiva un avversario alla testa con un fortissimo pugno, facendolo cadere e provocandogli forte dolore con bernoccolo e un piccolo foro sulla tempia, partecipando anche allo scontro con altri avversari”.

ANDREA PELLEGRINI, GIOCATORE DELLA BAONE, inibito fino al 3/12/ 2020
“nella rissa, scatenatasi a fine gara, che vedeva coinvolti una ventina fra calciatori e dirigenti, veniva alle mani con calci, pugni, spintoni e lotta a terra con l’allenatore avversario, provocandogli una ferita alla gamba sinistra, con perdita di sangue”.


Dopo l'ecomostro, il sogno di un parco all'ex macello di San Giorgio

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Si avvicina per i residenti di San Giorgio il giorno in cui potranno godere di un nuovo parco nel loro quartiere, una nuova area verde attrezzata con panchine, fontanelle e giochi per bambini che affianchi l'unica esistente oggi nel rione, quella all'interno della rotonda in piazza San Giorgio: non proprio i giardini più belli della città. Il cantiere provinciale ha infatti terminato ieri i lavori di sgombero dell'area dell'ex macello in via Macello.

Dove fino all'altro giorno c'era una vera "foresta" di arbusti ed erbacce, oggi c'è un'ampia area sgombera, delimitata sul lato nord dall'istituto scolastico Don Milani. Una porzione di terreno molto vasta per quelle che sono le misure della città della Quercia. Un'area che finalmente oggi, dopo oltre tre anni dall'abbattimento dell'ecomostro che per decenni ha rappresentato una ferita nel tessuto urbanistico e sociale del quartiere (era uno dei più frequentati rifugi per disperati e senza tetto), può essere al centro di un progetto concreto di riqualificazione.

I residenti per parte loro hanno le idee chiare, e le hanno già indirizzate alla Provincia, proprietaria dell'area: sulla spianata vogliono un nuovo parco pubblico in superficie, che sovrasti un nuovo parcheggio pubblico interrato. Nel marzo del 2018 una petizione popolare forte di 579 sottoscrizioni di residenti, recapitata a Piazza Dante, chiedeva questo. Una richiesta fatta propria qualche mese dopo dal consiglio circoscrizionale, che nel maggio del 2018 votò all'unanimità un documento che rilanciava all'amministrazione Valduga e alla giunta provinciale di Ugo Rossi le richieste dei firmatari della petizione.

Una richiesta che all'epoca l'esecutivo provinciale recepì con favore. Il che non era peraltro scontato, visto che sul piano ufficiale Provincia e Comune avevano siglato, nel febbraio del 2016, il famoso protocollo di intesa in base al quale in quell'area avrebbe dovuto essere costruito il nuovo Liceo artistico Depero. Ma il progetto sembra essere stato archiviato, anche se non è mai stato sancito ufficialmente. Ora per il Depero (che comunque con tutta probabilità resterà lì dov'è e basta) si parla delle ex scuole medie Orsi di via Tommaseo. Quindi, decaduto il progetto di riconversione in polo scolastico, nulla osta a che la Provincia consegni a San Giorgio il parco tanto atteso. Tanto più perché l'attuale esecutivo a trazione leghista è quanto mai sensibile alle istanze che vengono dal basso, soprattutto se veicolate dai loro rappresentanti fidati sul territorio.

E non a caso è stato proprio il capogruppo in Consiglio comunale del Carroccio Viliam Angeli a sollecitare l'amico Fugatti perché mandasse giù qualcuno a liberare l'area dell'ex macello. Detto, fatto. «Ora speriamo di consegnare il prima possibile ai residenti di San Giorgio l'area verde che hanno diritto di avere» commenta Angeli.

Chiusa, camion in fiamme Disagi lungo l'Autobrennero

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Mattinata difficile in Autobrennero a causa di un incendio che ha coinvolto un mezzo pesante.

Poco prima delle 7 il mezzo ha preso fuoco lungo la carreggiata nord, su un viadotto all'altezza di Chiusa.

Tutto è stato reso più complicato dal fatto che nel tratto è attivo un cantiere e la carreggiata era già stata ridotta proprio a causa dei lavori.

L'incendio è stato spento verso le 7.40 e solo da pochi minuti la circolazione è stata riattivata in entramni i sensi di marcia, dopo che la carreggiata nord era rimasta a lungo inagibile ed il traffico verso Vipiteno era stato dirottato in carreggiata sud con l'attivazione di un doppio senso ad un'nica corsia.

Zebra in fuga come in Madagascar Galoppa contromano in autostrada

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Come Marty nel film a cartoni animati Madagascar, una zebra è fuggita verso la libertà: nella realtà da un circo nel nord-est della Germania ma, dopo qualche ora di libertà e un incidente stradale senza feriti, è stata abbattuta.

L’animale, chiamato “Pumba”, era fuggito assieme a un’altra zebra martedì sera da un circo nel Meclemburgo Pomerania-Anteriore e ha galoppato contromano sull’autostrada A20 tra Rostock e Tessin causando un tamponamento e il blocco dell’arteria. La corsa probabilmente terrorizzata di Pumba è finita vicino a Thelkow, dopo vani tentativi di catturarla anche allettandolo con cibo: un pompiere gli ha sparato con proiettili veri e ora il suo domatore, Angelo Madel, ha deprecato la scelta annunciando querela. “E’ stato un’assassinio, mi hanno spezzato il cuore”, ha detto il circense. L’altra zebra è stata invece catturata e riportata al circo, il Barlay.

L'Itas è già in forma E i belgi si inchinano

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Applausi a scena aperta e una cornice di pubblico già promettente hanno tenuto a battesimo ieri la prima uscita, seppur non ufficiale, dell'Itas Trentino 2019-20 alla BLM Group Arena. Di fronte a circa quattrocento spettatori, la formazione allenata da Angelo Lorenzetti, priva ancora di tutti i nazionali (anche Giannelli ha lavorato a parte), ha offerto momenti di buona pallavolo e vinto per 3-1 il match contro i belgi del Bdo Hassrode Leuven, in tour in Italia durante questa settimana per preparare l'esordio nella Liga nazionale. Ad onor del vero il risultato del match potrebbe essere letto anche come un 3-0, ma al termine della partita canonica le due formazioni hanno dato vita ad un ulteriore parziale, vinto in quel caso dagli ospiti.

In evidenza ancora una volta l'opposto Luca Vettori, best scorer con 23 punti, due ace ed il 51% in attacco, e lo schiacciatore Sosa Sierra (19 col 54%, tre muri e un ace), ma più in generale è stata tutta la squadra a convincente, specialmente nel finale di primo set, vinto ai vantaggi dopo aver inseguito sempre ed essere stata sotto anche 21-24.
La cronaca della partita. Per il debutto davanti al pubblico amico, Lorenzetti deve fare ancora a meno di ben sette effettivi (Giannelli, Grebennikov, Kovacevic, Cebulj, Lisinac, Candellaro e Russell) e quindi sceglie Daldello in regia, Vettori opposto, Parodi e Sosa Sierra schiacciatori, Codarin e Michieletto al centro, De Angelis libero. Il Leuven si propone con Blondeel al palleggio, Van Walle (ex Macerata e Città di Castello) opposto, Baetens e Peters in banda, Pardon e De Paepe al centro, Bossee libero.

Trento combatte nel primo set fino a conquistare il set sul 26 a 24 dopo essere stato sotto 21-24. È Vettori a chiudere con autorità. Michieletto porta l'Itas sul 7-1, Paropdi difende bene, Codarin bravo in battuta e anche il secondo set va in archivio sul 18. Nel terzo set Lorenzetti mette a riposo Parodi, inserisce Acuti al centro e sposta Michieletto in banda; la scelta è positiva, perché l'Itas Trentino prende subito in mano il comando delle operazioni (5-3, 11-6) e non lo molla più sino al termine (16-10, 21-18), nonostante Van Walle le provi tutte per tenere in carreggiata i suoi (25-22). Sul 3-0 c'è tempo per un altro parziale, vinto in questo caso dal Bdo Hassrode per 22-25.

«Siamo partiti con il freno a mano tirato, forse un po' per i carichi di lavoro che stiamo sostenendo in questa settimana, ma nel finale di primo set abbiamo dimostrato di essere motivati al punto giusto per recuperare una situazione non semplice ? ha commentato Lorenzetti - . Con alcuni giocatori avevamo stabilito degli obiettivi personali per questo match che sono stati tutti centrati, al di là del valore dell'avversario. Abbiamo lavorato bene». L'Itas tornerà a lavorare già nel pomeriggio di oggi, per svolgere l'ultima sessione con palla della settima settimana di preparazione, che si concluderà in sala pesi domani mattina.

Il Marzola ritrova la serie B dopo 18 anni

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Un ritorno atteso a lungo, quasi due decenni. Dopo 18 anni il Marzola torna nei campionati nazionali di pallavolo. La società poera ha ormai fatto partire il conto alla rovescia verso il ritorno in serie B2, focalizzando la propria attenzione sull'esordio a Gabbiolo di sabato 19 ottobre contro le veronesi del Peschiera Ponti.

Nella serata di martedì, a Povo, un momento di rottura del ghiaccio, con la presentazione ufficiale della neopromossa squadra poera. Che arriva a questa serie B2 dopo due campionati regionali, la D e la C, vinti in due anni di fila ed in carrozza, fino almeno alla bellissima e tiratissima finale playoff promozione contro il Torrefranca. E per seguire il vecchio adagio che squadra che vince non si cambia, nonostante il salto di categoria gran parte dell'organico del Marzola è stato confermato anche in serie B2.

«Ci aspetta una stagione difficile ma molto affascinante», ha spiegato Carlo Segatta presidente della polisportiva Marzola facendo l'in bocca al lupo alle sue ragazze. Una squadra che dopo il biennio con Guido Guzzo in panchina, traslocato ora alla guida della Bassa Vallagarina Volley, ora avrà l'ex gardesano Davide Di Nardo al timone. «Il campionato di B2 sarà di livello alto ed impegnativo - ha spiegato l'allenatore lombardo ormai trapiantato da anni sul lago di Garda - noi ci arriviamo con una squadra che ha molto entusiasmo e tanta voglia di fare. Sono molto contento di queste prime settimane di lavoro, di come si stanno allenando le ragazze e della voglia di migliorare e crescere che stanno avendo tutte. Sappiamo che ci attende un torneo tosto, ma dobbiamo pensare solamente a lavorare al meglio e ad affrontare al massimo un avversario alla volta». Pochi e mirati cambiamenti in casa Marzola. A partire dalla nuova regista, Lorena Tuller, per diversi anni palleggiatrice in serie B2 fra Lizzana ed Alta Valsugana Volley, l'unica dell'organico poero a conoscere bene il campionato cadetto. Perché poi accanto al filotto di riconferme sono arrivate ragazze giovani ma molto futuribili, come l'ennesimo «prodotto» di casa Michieletto.

Ovvero quella Annalisa Michieletto che, schierata in posto-4 come valida alternativa a Bosio e Ferrari, approda direttamente in serie B2 dopo una più che positiva stagione in maglia Solteri nel campionato di serie D. Con Michieletto in posto-4 nel ruolo di opposto si alterneranno due delle centrali (in primis Sofia Nalmodi) attualmente in rosa, visto che non è stata portata in organico una giocatrice di posto-2. Per allungare l'organico al centro attualmente si stanno allenando e potrebbero essere inserite in organico anche due «veterane» del volley cadetto trentino, ovvero Veronica Penasa (ex Ata e Trentino Rosa) e Jessica Brugnara, reduce dai pochi mesi della stagione scorsa giocati in maglia Argentario dopo la gravidanza. Prima di una cena tutte insieme spazio ai saluti ed all'in bocca al lupo anche del vice presidente, Andrea Detassis, e del dirigente della prima squadra Massimo Cristofaro che svolgerà anche le funzioni di scoutman.

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