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E' morto Emanuele Severino il filosofo dell'Essere

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 "Avvicinarsi alla morte è avvicinarsi alla gioia, ma alludo al superamento di ogni contraddizione che attraversa la nostra vita perché siamo costantemente nello squilibrio e nell'instabilità: non ci attende la reincarnazione o la resurrezione, ma qualcosa di infinitamente di più". Così scriveva e ripeteva spesso, nelle sue lectio e nei suoi incontri, Emanuele Severino, morto il 17 gennaio a Brescia, ma si è saputo solo oggi, che aveva compiuto 90 anni il 26 febbraio 2019.

Un pensiero radicale, il suo, che per la negazione del "divenire" lo ha portato ad un conflitto con la chiesa cattolica al punto che nel 1968, 4 anni dopo aver pubblicato "Ritornare a Parmenide", su sua richiesta venne istruito un processo dall'ex Sant'Uffizio, che dichiarò la sua filosofia incompatibile con il cristianesimo. Un pensiero che Severino, considerato uno dei più grandi filosofi, scrittori e intellettuali del Novecento, ha coltivato facendo riferimento, oltre che a Parmenide, ad Aristotele, Eraclito, Hegel, Nietzsche, Leopardi.

Per il filosofo bresciano l'Occidente vive nel nichilismo, ovvero nella convinzione che le cose, tutte le cose escono dal nulla e vi fanno ritorno. Nei numerosi libri pubblicati sin dagli anni '50, Severino ha mostrato invece che tutto, anche le cose più insignificanti sono eterne per necessità e la convinzione che tutte le cose escono dal nulla e vi fanno ritorno è la ''follia estrema''.

L'uomo ha sempre cercato il rimedio al terrore davanti al dolore e alla morte. Lo ha cercato con il mito, la poesia e la religione e proprio in questo contesto ha approfondito il pensiero di Eschilo ma anche di Giacomo Leopardi. 


Ma Craxi non è un patrimonio italiano

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Devo rassegnarmi; sono rigido, forse intollerante. La ragione mi imporrebbe di constatare che gli uomini non sono tutto bene o tutto male.
Ognuno di noi è un misto dell’uno e dell’altro. È tutto vero, ma poi, mi dico, c’è la scelta, anzi le scelte.

Presa una decisione, la responsabilità, quella verso sé e verso gli altri, prima ancora che quella giuridica, vorrebbe che si accetti di essere giudicato per l’azione intrapresa, soprattutto quando quella scelta è libera, consapevole, non condizionata da fattori ambientali costrittivi, come una nascita sfortunata da famiglie povere, emarginate, culturalmente limitata.

Ai giovani racconto spesso le vite di avvocati, magistrati, poliziotti, carabinieri che hanno sacrificato sé stessi per la legalità costituzionale, uccisi da mafia e terrorismo. Dico loro che persone come Giorgio Ambrosoli, Fulvio Croce, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Ninni Cassarà, Emanuele Basile e tanti altri devono farci sentire fieri di essere italiani, sono un patrimonio nazionale. Inizialmente quei ragazzi mi guardano con gli occhi di chi pensa che ho voluto spararla grossa per attirare la loro attenzione. Dopo, al termine del racconto, non lo pensano più, capiscono che quelle vite sono testimonianza vera, in carne, ossa e, purtroppo, sangue, di coerenza e sacrificio per il bene comune.

Torno alla mia rigidità.

Sì, sono rigido perché m’indigna considerare, come qualcuno ha detto, un patrimonio un politico, Bettino Craxi, che aveva incassato 40 miliardi di lire in conti svizzeri, 40 miliardi che le sentenze e, ancor più, le prove processuali indicano come frutto di tangenti, di corruzione, di illecito finanziamento ai partiti.

Sì, sono rigido a non considerare un patrimonio chi ha utilizzato quel denaro per comprare case in località prestigiose, sovvenzionare televisioni di amiche, assicurarsi una vita da latitante, ricercato per accuse e condanne.

Sono rigido finanche a ricordare che quel decennio degli anni 80 ha prodotto un disavanzo primario di bilancio (differenza tra entrate pubbliche e spesa pubblica al netto degli interessi), che stiamo pagando noi oggi ed ancor più pagheranno le generazioni future. E sì, sono rigido come la matematica; è stato solo in quel decennio che l’Italia ha speso di più di quello che incassava: tra il 1980 ed il 1992 il disavanzo primario complessivo è stato di 140 miliardi di euro; successivamente, tra il 1992 ed il 2012 abbiamo invece accumulato avanzi primari di oltre 600 miliardi. Peccato che gli interessi pagati per i 140 miliardi di quel decennio hanno aperto una voragine 5 volte superiore, A causa degli interessi sul debito, che in quegli anni andavano dal 14 al 20% e che hanno fatto sì che il nostro debito pubblico sia oggi costituito nella gran parte da interessi accumulati per quel disavanzo degli anni 80.

Un disavanzo originato da opere pubbliche che, grazie alla corruzione dilagante, pagavamo il doppio degli altri paesi e realizzavamo con ritardi imbarazzanti: un chilometro della metropolitana di Milano costava il doppio di quello di Amburgo, come un chilometro del nostro passante ferroviario rispetto a quello svizzero e tutto eseguito nel doppio del tempo.

Sono rigido ad ammettere che un uomo, un qualsiasi uomo, che arricchisce sé stesso e il suo partito con soldi frutto di delitti che tradiscono la democrazia, può essere perdonato, ma non osannato.
Sono rigido a non considerare un esempio corrotti e corruttori, percettori di illeciti finanziamenti o, in generale, autori di delitti che dissipano le risorse dei cittadini.

Dovrò ammetterlo agli studenti nei prossimi incontri; dovrò confessare di aver scelto le persone della cui vita racconterò perché sono rigido. In verità, non sono io rigido, sono i criteri di selezione di questi uomini ad esserlo: quei criteri si chiamano onestà, coraggio e sacrificio per il bene comune.

Dominik Paris, stagione finita caduto in allenamento si rompe il crociato come Mölgg

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Brutta tegola per l’Italia dello sci. Uno sfortunato incidente in allenamento al suo atleta più rappresentativo e in forma, Dominik Paris, capita nel bel mezzo di una stagione che sta regalando grandissime soddisfazioni in campo maschile e femminile allo sci tricolore.

Il discesista altoatesino si è rotto il legamento crociato anteriore del ginocchio destro e ha riportato una microfrattura della testa del perone per una caduta in allenamento di superG a Kirchberg, una località a poca distanza da Kitzbuehel. «La mia stagione finisce qui - ha detto Paris -. Purtroppo mentre scivolavo lo sci interno ha preso troppo la neve e il legamento si è rotto. Poco da aggiungere. Nei prossimi giorni con lo staff medico, valuteremo il da farsi».

L’infortunio di Paris è arrivato davvero nel momento peggiore per l’azzurro, vincente a ripetizione ed alla viglia delle gare sulla mitica Streif di Kitzuebehel, la pista più famosa e più difficile al mondo che ha già domato per ben tre volte in discesa ed una in superG.

Meglio di lui a Kitzbuehuel, dove era attesissimo e dato come certo vincente almeno in una delle due gare veloci - il superG di venerdì o la discesa di sabato - avevano fatto solo il leggendario Franz Klammer con quattro vittorie in discesa e l’elvetico Didier Cuche con cinque. E già Klammer - per gli 80 anni delle gare dell’Hahnekamm sulla Streif - aveva pronosticato per Paris una nuova vittoria. Invece l’azzurro a Kitzbuehel non ci sarà. Per lui questo è il primo vero infortunio da quando fa agonismo ad altissimo livello, ammirato ovunque per il suo coraggio e la sua forza nel condurre gli sci anche sui fondi più ghiacciati e sui pendii più vertiginosi.

Quest’anno, dopo due secondi posti in Nord America, Paris aveva portato a termine una magica doppietta con due successi in due giorni sulla Stelvio di Bormio, altra difficilissima pista e per questo amata dall’ azzurro quasi quanto la Streif, che non a caso considera la sua pista di casa. E sabato scorso Paris era riuscito persino a salire sul podio nella discesa di Wengen sulla Lauberhorn, pista famosa ma mai particolarmente amata per i tanti tratti di semplice scorrimento. Per questo il secondo posto di Wengen era stato la conferma di uno stato di forma eccezionale dell’azzurro che l’anno scorso ad Aare si era laureato campione del mondo in superG, consacrandosi miglior jet azzurro di tutti i tempi.

Paris rientrerà a casa per un pò di riposo e nei prossimi giorni sarà nuovamente a consulto con la Commissione medica federale. «Sono cose che non si vorrebbe mai che succedessero - ha commentato il presidente Fisi, Flavio Roda -. La Federazione darà il massimo supporto a Paris perché si ristabilisca nei tempi più corretti. E aspetteremo il suo ritorno alle gare».

Un analogo infortunio con rottura del crociato era avvenuto la settimana scorsa a un altro sciatore altoatesino, Manfred Mölgg ad Adelboden, il quale a 37 anni rischia non solo di aver chiuso così la stagione ma anche la sua carriera.

Causa a Mosaner da 20 milioni Citazione di Hager e Signoretti

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Che piaccia o non piaccia il dato c’è, a prescindere dalla ragione degli uni o degli altri: mai in Trentino negli ultimi venti, trenta o forse addirittura quarant’anni, il dibattito pubblico di una comunità è stato influenzato in misura così forte come nel caso della Variante 13 e al suo interno del passaggio cruciale riguardante l’area ex Cattoi. Il colpo di scena, nell’aria da alcuni giorni, si è materializzato poco dopo le 18.30 ieri, davanti a 17 consiglieri comunali e una platea di semplici cittadini e rappresentanti di associazioni come non la si vedeva dai tempi dei dibattiti sul destino della Cartiera, roba di una vita fa.

Il sindaco Adalberto Mosaner prende la parola e arriva la bomba, che conferma quanto anticipato proprio da «L’Adige»: «Dopo essermi consultato a lungo con il mio legale di fiducia e con il segretario generale - afferma il primo cittadino - sotto il profilo dell’opportunità, sia personale che del Comune che rappresento, devo dichiarare la mia incompatibilità e mio malgrado devo abbandonare l’aula e non partecipare a questa discussione».

Ma il carico non è ancora completo perché arriva pochi secondi dopo: «A parte gli esposti che non conosco perché non mi sono stati notificati ma di cui sono venuto a conoscenza attraverso la stampa - afferma Mosaner - nei miei confronti, “in proprio e quale sindaco di Riva del Garda”, è stata intentata una causa con una richiesta di risarcimenti danni che supera i 20 milioni di euro».

Il primo cittadino misura bene le parole, non cita mai né il commercialista altoatesino Heinz Peter Hager né l’imprenditore arcense Paolo Signoretti, né la società «VR101214 srl», proprietaria dell’area ex Cattoi nord. Ma l’atto di citazione (che gli è stato notificato il 17 novembre scorso, lo stesso giorno di una tumultuosa riunione della commissione urbanistica che doveva chiudere il punto ma che non approdò a nulla a causa della diatriba Santorum-Campisi) parla chiaro e porta la firma dell’avvocato Natale Callipari del foro di Verona, uno dei legali di fiducia della società trentino-altoatesina. La data della prima udienza in tribunale a Rovereto è già stata fissata: giovedì 14 maggio prossimo.

«Quest’atto - prosegue Mosaner - mi toglio la possibilità di esercitare il mandato politico di sindaco regolarmente eletto dai cittadini. Ed è per questo che con enorme dispiacere devo dichiarare la mia incompatibilità nel trattare il punto all’ordine del giorno. Se poi c’è stata da parte di qualcuno un’interfenza nei pubblici uffici lo vedremo eventualmente in un secondo momento...». Il sindaco e i suoi più fidati collaboratori erano al corrente della cosa da qualche settimana, tanto è vero che l’11 gennaio scorso (giorno di deposito degli atti per la consultazione da parte dei consiglieri), lo stesso Mosaner ha conferito la competenza urbanistica all’assessore Alessio Zanoni. Anche perché nella conta degli «incompatibili» fatta subito dopo le parole del primo cittadino, oltre a quelle conclamate da tempo di Silvano Zanoni (Patt), Stefano Santorum, Silvia Betta (Patt) e Massimo Accorsi (Upt), sono state formalizzate dai diretti interessati quelle del vicesindaco Mario Caproni (anche lui Patt) e Luca Grazioli (Lega). E da 18 consiglieri al via si è scesi a 11, ma la conta decisiva ci sarà stasera, al momento del voto, con lo spettro del commissario che rischia di materializzarsi sempre di più.

Ma ieri sera ovviamente tutti i riflettori erano puntati sulle dichiarazioni del primo cittadino che dopo il suo intervento, nell’atrio e sul ponte della Rocca, ha ammesso di «aver perso in questi mesi ore e ore di sonno»: «Questa vicenda sta segnando me personalmente e la mia famiglia». Viene fuori così che il 7 marzo dell’anno scorso, proprio il giorno seguente la sentenza del Tar di Trento che rispetto al diniego sul piano di comparto presentato dalla proprietà dell’area Cattoi diede ragione al Comune, allo stesso Mosaner venne recapitato un “preavviso” di citazione che in buona sostanza lo sollecitava a cambiare registro se non voleva ritrovarsi sul groppone una causa milionaria come poi è accaduto. Il sindaco e il Pd hanno tirato diritto, perdendo strada facendo pezzi di maggioranza. Adesso lo scontro si è alzato terribilmente di livello. E non è finita qui.

Scuola di medicina, partono gli atenei di Trento e Verona Padova in un secondo tempo

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Il Comitato provinciale di coordinamento (Mirko Bisesti, Paolo Collini ed Edoardo Meneghini), riunitosi oggi in Rettorato a Trento, ha dato il via libera al progetto di un corso di studi in Medicina e Chirurgia a Trento. Il progetto prevede una «effettiva e rilevante cooperazione accademica» fra gli atenei di Trento, Verona e Padova.

Per quest’anno però a partire saranno Trento con Verona poi Padova potrebbe entrare in gioco in un secondo tempo.

Tenuto conto delle modalità e dei tempi di accreditamento del nuovo corso di Medicina - che per l’anno accademico 2020/21 può essere ottenuta dal corso interateneo UniTrento/UniVerona approvato dai rispettivi organi di ateneo - le tre università e la Provincia di Trento hanno concordato di attivare sin d’ora un tavolo di lavoro per definire ruoli, modalità e tempi per il coinvolgimento di UniPadova nel rispetto delle reciproche competenze, a partire dall’anno accademico successivo (2021-2022).

Grazie al coinvolgimento degli atenei di Padova e di Verona che si sono resi disponibili, è stato peraltro confermato il comune obiettivo di anticipare la presenza - su base volontaria - degli studenti e delle studentesse trentini/e frequentanti tali università nella fase finale dei corsi di studi presso le strutture della Azienda sanitaria di Trento già a partire dal prossimo anno accademico, ampliando quanto già previsto dalla convenzione dell’Università di Verona per la medicina generale.

Ozzy Osbourne: «Ho il morbo di Parkinson»

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Il cantante Ozzy Osbourne, già leader dei Black Sabbath e star dei reality tv in Usa e Gran Bretagna, ha il morbo di Parkinson. Lo ha rivelato lo stesso rocker, 71 anni, durante la trasmissione Good Morning America della Abc.

"Ho fatto il mio ultimo concerto a Capodanno del 2019 al Forum di Los Angeles. Poi ho fatto una brutta caduta e ho dovuto sottopormi ad un intervento chirurgico al collo, che ha danneggiato i miei nervi. Così ho scoperto di avere una forma lieve di Parkinson", ha raccontato Ozzy.

"Prendo un sacco di medicine, soprattutto per le conseguenze dell'intervento - ha proseguito -. Questo braccio si addormenta, a causa dell'operazione, e le mie gambe si gelano. Non so se dipende dal Parkinson, ma questo è il problema". Osbourne, che era accompagnato in tv dalla moglie e manager Sharon, andrà in Svizzera il prossimo aprile per tentare altre cure, con la speranza di tornare ad esibirsi: "Non vedo l'ora di star meglio e tornare in tour. Mi uccide non farlo. Ne ho bisogno, quella è la mia droga oggi".

Aquila in campo con la Virtus in cerca di riscatto

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«Abbiamo grande voglia di riscatto e proveremo a trasformarla in energia fisica e mentale». Se sia una frase intrisa di forte convinzione o un’uscita di prassi lo scopriremo tra poche ore. Certo che stasera l’autore della dichiarazione, coach Nicola Brienza, e tutta la Dolomiti Energia si giocano la faccia: un’altra partita senza nerbo, volontà e determinazione come quella di sabato sera alla Blm Group Arena contro la Grissin Bon dell’ex allenatore Maurizio Buscaglia toglierebbe credibilità e simpatia a tutto l’ambiente bianconero.

I numeri della Virtus

Per carità, tutti sappiamo che l’impegno casalingo di stasera nel terzo turno delle Top16 di Eurocup contro la Virtus Bologna è dei più proibitivi e che la vittoria non è un obiettivo semplice, tutt’altro. Gli ospiti - che puntano alla finale di coppa per garanatirsi come da regolamento un posto nell’Eurolega del prossimo anno - sono la squadra che prende più rimbalzi dell’intera competizione (38,4 a partita) e una di quelle che segna di più (84,2 di media). Trento, di suo, si ferma a 77 punti segnati e a 33,3 rimbalzi

È lecito, però, aspettare una sana reazione dopo la debacle di campionato e vedere in campo giocatori che corrono, lottano e difendono. Almeno quanto gli avversari. E per tutti i 40 minuti.
Se poi la Virtus sarà più forte (come ha già dimostrato in campo lo scorso 5 gennaio imponendosi 83-77 nell’ultima partita del girone d’andata) meriterà di vincere. Ma dovrà farlo giocando e sudando fino all’ultima sirena.

Proprio dalla bella prestazione aquilotta di 15 giorni fa parte l’analisi pre-gara di Justin Knox (nella foto). «Allora ce la siamo giocata fino in fondo, in quella di domani (oggi pr chi legge, ndr) proveremo a ripartire da lì e dal secondo tempo di qualità che abbiamo messo in campo allora: abbiamo bisogno di sistemare alcune situazioni difensive che ci sono costate care nel finale punto a punto, avremo sicuramente qualche adattamento da apportare per farci trovare pronti a questa sfida importante».

In cerca di una reazione

Il centro aquilotto torna poi sulla pesantissima sconfitta contro Reggio Emilia e anche lui sottolinea la necessità di reagire. «Per farlo - dice - non ci sono grandi segreti riguardo quello di cui abbiamo bisogno, dobbiamo avere maggiore concentrazione e desiderio di giocare e di vincere». Tutto bene, per carità, ma è imbarazzante sentire certe parole da un giocatore professionista con quasi una decina d’anni di esperienza: immaginiamo che essere pienamente rivolti con il pensiero a quello che si fa e cercare di dare il meglio dovrebbe essere naturale. Non certo una cosa da dover sottolineare.

«L’EuroCup - chiude il lungo dell’Alabama - è una competizione dura ma davvero stimolante ed arricchente per un giocatore, è come me l’aspettavo: ogni partita è una sfida, per me e per la squadra, e vogliamo sfruttare questa per rilanciarci nella classifica delle Top 16 e nella nostra stagione».

Più che per coltivare ambizioni di qualificazione ai quarti, la gare di stasera dovrà servire - come detto - per ridare morale e dignità ad una squadra che sabato, in un solo colpo, ha cancellato tutto quanto di buono aveva fatto nelle ultime due-tre settimane.

Bimba morta nell'incendio: arrestata la madre che diede fuoco alla casa

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È stata fermata per incendio doloso e morte come conseguenza per altro delitto la madre della bimba di 6 anni, deceduta nell’incendio divampato in un’abitazione a Servigliano, nel Fermano. Ha preso una piega sorprendente l’indagine sul rogo scoppiato nella notte tra il 7 e l’8 gennaio scorsi. La svolta è arrivata in particolare dopo gli accertamenti condotti dai vigili del fuoco che hanno escluso la natura accidentale del rogo: le fiamme furono innescate da qualcuno anche se, a quanto pare, senza utilizzo di acceleranti.

Quella sera, nell’appartamento, c’erano la madre, 38enne bulgara, e le due figlie di 6 e 4 anni mentre il padre, operaio edile 38enne e originario del Kosovo, era fuori casa: la donna, quando sono arrivati i carabinieri, è stata trovata in stato quasi catatonico seduta su una panchina davanti all’abitazione: aveva raccontato loro di essere stata svegliata dall’odore acre del fumo poco dopo le 2, di aver portato fuori la bimba più piccola e di non essere poi riuscita a salvare l’altra. A nulla era servito anche il tentativo in extremis dei carabinieri, arrivati subito sul posto, e dei vigili del fuoco, con le stanze già invase del fumo. La madre aveva riportato ustioni al volto e alle braccia, oltre a una leggera intossicazione, e solo ieri era stata dimessa dall’ospedale.

La ricostruzione della 38enne, però, non aveva convinto i militari. Alcune sue dichiarazioni sono state ritenute lacunose e contraddittorie sui tempi e sui suoi movimenti dentro la casa.

Sospetti seguiti da sopralluoghi e verifiche dei carabinieri che hanno raccolto una serie di indizi a suo carico. Poi l’esito "categorico" degli accertamenti dei pompieri: l’incendio non fu accidentale ma doloso. E intanto si attende il responso definitivo dell’autopsia sulla piccola. Dopo aver lasciato l’ospedale di Fermo, la donna è stata di nuovo condotta in caserma per essere riascoltata e infine fermata per le pesanti accuse che, al momento, non comprendono quella di omicidio volontario. L’udienza di convalida si terrà domani davanti al gip Cesare Marziali.

Nei giorni scorsi c’era stato un primo segnale della svolta: gli assistenti sociali del Fermano avevano trasferito l’altra figlia in una struttura protetta mentre il Tribunale dei minori ha sospeso alla donna la potestà genitoriale. Il compagno, che quella notte era arrivato a casa quando la tragedia si era già consumata, è parte offesa nel procedimento: da settembre si era trasferito con la famiglia nel paesino del Fermano; facevano poca vita sociale e non avevano mai richiesto aiuto all’amministrazione comunale.
Ieri il difensore della 38enne, l’avvocato Gianmarco Sabbioni, ha incontrato la sua assistita per qualche minuto. Aveva ancora addosso i segni delle ustioni sul volto e le braccia bendate, e gli è apparsa molto provata, senza forze per aggiungere qualcosa a quello che aveva già raccontato. Dopo il faccia a faccia con gli investigatori, su disposizione del pm Francesca Perlini, è scattato il fermo di indiziata di delitto ed è stata trasferita in carcere a Pesaro in attesa dell’udienza di convalida. Non è ancora chiaro se la donna risponderà alle domande del gip.


Allarme per il virus cinese Primo caso anche negli Usa

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Si aggrava in Cina il bilancio dei morti a causa del virus, simile alla Sars, comparso dal dicembre scorso. Le autorità sanitarie hanno annunciato che le vittime sono salite a sei.   

E dall’Australia arriva la notizia di un primo caso sospetto su un uomo appena rientrato proprio dalla Cina. Ieri sono stati gli stessi esperti della commissione della salute cinese a confermare che il virus è trasmissibile da uomo a uomo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha convocato per domani un Comitato di emergenza.

Le autorità sanitarie degli Stati Uniti si apprestano ad annunciare il primo caso in America del nuovo coronavirus, riferisce la Cnn. Sarebbe stato registrato nello Stato di Washington, stando ad una fonte federale citata dalla Cnn. Il Cdc (US Centers for Disease Control and Prevention) annuncerà il caso nelle prossime ore, stando alla Cnn, che cita una fonte esterna al Cdc. Anche il New York Times scrive di una persona nello Stato di Washington contagiata dal virus, il primo caso confermato negli Usa. Il paziente, che era stato ricoverato per polmonite la scorsa settimana, era stato di recente a Wuhan, la città cinese considerata l’epicentro della diffusione del virus.



Aumentano anche i casi delle persone contagiate: ce ne sono 77 nuovi, portando a 291 il totale.

Il direttore scientifico Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Spallanzani di Roma, Giuseppe Ippolito fa sapere che “secondo le ultime informazioni, 14 operatori sanitari sarebbero stati colpiti dal nuovo coronavirus”. E’ un fatto che preoccupa molto, poichè c’è il rischio che si possano determinare delle epidemie negli ospedali, come già si verificò nel 2002-2003 per la Sars in alcuni ospedali di Canada e Corea”

Intanto la Farnesina invita alla cautela i viaggiatori italiani con un messaggio sul sito ‘Viaggiare Sicuri’gestito dall’Unità di Crisi. Nell’aggiornamento sulla ‘Patologia polmonare nell’Hubei’ che porta la data di oggi, si richiamano le raccomandazioni delle autorità sanitarie locali e internazionali (l’Oms) sulla necessità di “evitare qualsiasi contatto con animali e con persone affette da patologie respiratorie nell’area interessata.

RESTRIZIONI AI VIAGGI

“Se i dati confermassero un’estensione del focolaio del nuovo coronavirus non si escludono misure più importanti a livello internazionale, che potrebbero esser prese domani dall’Organizzazione Mondiale della Sanità: dai controlli più serrati negli aeroporti allo sconsigliare spostamenti, fino alle restrizioni dei viaggi, chiaramente non da tutta la Cina ma solo dalla città di Wuhan”. A spiegarlo all’ANSA è Gianni Rezza, direttore del Dipartimento Malattie infettive dell’Istituto superiore di Sanità. I dati che arrivano sono frammentari, si parla di 300 casi ufficialmente confermati del nuovo virus, ma quelli reali sarebbero verosimilmente circa 1700. Un numero “tutto sommato ancora ristretto” ma “seppure sia basso, il rischio che il virus arrivi in Europa esiste”, afferma Rezza. A quanto sembra dagli elementi a disposizione, prosegue, “il nuovo virus sembra essere meno aggressivo e virulento di quello della Sars e questo potrebbe renderlo un po’ più difficile da tenere sotto sorveglianza, perché i casi meno gravi tendono di più a sfuggire dal controllo”. D’altronde, prosegue, “con la Sars furono prese misure molto drastiche, grazie alle quali si è riusciti ad arginare una minaccia globale importante: ovvero restrizioni a viaggi internazionali, che per ora non sono state disposte, controlli dei viaggi in partenza e in arrivo, che sono già stati adottati, e la messa in quarantena dei contatti”.

Not, l'appalto alla Guerrato di Rovigo Ma deve superare i nodi su banche e ricorsi

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Nuovo passo avanti nella costruzione del Not. La Guerrato spa è stata nominata come promotore della gara per la costruzione e la gestione del Nuovo ospedale del Trentino. Ora occorre che si arrivi a firmare il contratto, non prima che l’azienda vincitrice abbia presentato le garanzie di bancabilità. Se queste ultime non ci saranno, probabilmente a costruire il Not potrebbe essere Pizzarotti, ossia la seconda classificata.

L’atto che ha nominato l’azienda di Rovigo è stato firmato nei giorni scorsi da Raffaele De Col, dirigente dell’Unità Grandi opere e ricostruzione. La scelta arriva dopo che nella seduta finale di gara la Commissione aveva assegnato in via ufficiosa la vittoria del bando proprio alla Guerrato, arrivata prima dell’altra concorrente in gara, l’emiliana Pizzarotti. La nomina ufficiale del vincitore è l’avvio delle procedure di verifica e approvazione del progetto con firma infine del contratto.

Con la scelta del promotore, che nella procedura di project financing ha un ruolo simile a una stazione appaltante pubblica, una volta firmato il contratto, partirà l’iter per la progettazione esecutiva che durerà sicurcamente molti mesi. Serve, infatti, tutta una serie di autorizzazioni da parte della Provincia prima che il cantiere parti in via definitiva. La questione dei tempi, che secondo una stima dovrebbe vedere le ruspe al via sulla sede di via al Desert non prima di fine anno o dell’inizio del 2021, dipende anche dalle scelte che farà Pizzarotti. Dalla data del provvedimento firmato da De Col, ossia lo scorso 14 gennaio, l’impresa emiliana ha infatti trenta giorni per fare ricorso al Tar e provare a scalzare Guerrato spa dal ruolo di promotore.

L’offerta presentata da Guerrato e dichiarata vincitrice, prevede in dettaglio, 812 giorni per costruire l’ospedale in via al Desert contro i 1.320 fissati nella gara effettuata secondo le regole del project financing (chi vince paga una quota dell’edificio ma ottiene un canone di gestione annuo).

La durata della concessione si riduce a 9.927 giorni (27 anni circa). Sconti sono stati proposti anche sul canone annuo dei servizi da 40,85 milioni ai 35,86 milioni offerti, e su quello di disponibilità annuo da 15,3 a 13,46 milioni. Considerando che l’edificio costerà circa 300 milioni di cui 148 a carico della Provincia, il valore della concessione per Guerrato sarà di 1,488 miliardi di euro contro un valore a gara di 1,802 miliardi di euro (1,65 per la concessione e 148 milioni per l’ospedale). Uno sconto di circa 300 milioni.

 Guerrato spa ha sede in via delle Industrie a Rovigo, dove è stata fondata nel 1935, e un capitale sociale di 8 milioni di euro, spartito tra Xela spa di Pescara (65%) ed Euro Service srl di Padova (35%). La spa presieduta da Antonio Schiro è in concordato con continuità aziendale. È specializzata nel facility management (gestione edifici) cui ha nel tempo affiancato l’attività di progettazione e costruzione immobiliare, soprattutto di strutture ospedaliere, di project financing. La spa ha fatto richiesta di concordato preventivo nel luglio 2017 e nel giugno 2018 ha chiesto al tribunale di Rovigo di modificare il piano concordatorio in continuità diretta, con l’ingresso del nuovo socio di maggioranza, Xela spa.

Xela è posseduta interamente dalla Di Carlo spa di Casoli (Chieti), a sua volta posseduta al 100% dalla Di Carlo Holding srl di Milano, la quale fa capo a Giovanni Di Carlo, direttamente, e per la quota di maggioranza attraverso lo stesso Di Carlo quale trustee (amministratore) del Trust Di Carlo. Il secondo socio (di minoranza) di Guerrato spa, la padovana Euro Service, appartiene a quattro soci: Maurizio Verza, Luigia Artigiani, Sofia Gennaro e Lavinia Ghinatti.
L’ultimo bilancio depositato da Guerrato spa (esercizio 2018) segnala una perdita di 10,49 milioni di euro (era di 68,94 nel 2017), a fronte di ricavi complessivi per 55,10 milioni (84,25 nell’esercizio precedente), di una corposa svalutazione sui crediti (da 23,28 a 1,53 milioni), di un patrimonio netto di 17 milioni e di un indebitamento complessivo in calo a 195,11 milioni.

Rifiuti: dieci trasgressori multati a Tione

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C’è stato un via vai inatteso lo scorso fine settimane ai cassonetti dei rifiuti di Tione.

E non tutte le persone, purtroppo, si sono comportate con civiltà: 10 i trasgressori multati dalla polizia delle Giudicarie per conferimento non corretto.

Il fitness dei vip e delle dive: dallo Zumba di J.LO all'high intensity di Belen

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Jennifer Lopez e la Zumba, Barack Obama e il golf. Che siano sessioni giornaliere della propria routine sportiva o semplici passioni di una vita, le celebrity amano lo sport e lo mettono in mostra sui social. Ecco da David Lloyd Clubs sei star e altrettante ispirazione fitness.

Jennifer Lopez: 50 anni e non sentirli. La cantante sembra non soffrire affatto del tempo che passa. Al contrario. Sempre più in forma, sempre più bella. Palestra e sudore. Ma anche danza e tanta musica latina. Non è strano dunque vederla divertirsi al ritmo di Zumba, una disciplina ideale per chi, come lei, è un tipo energico

Belen Rodriguez: la bella showgirl spesso si immortala in scatti perfetti durante faticose sessioni di H.I.I.T.(High Intensity Interval Training, un allenamento cardiofitness particolarmente intenso), dove sembra che la fatica nemmeno esista. Il trucco per non mollare? Concentratevi sui risultati e dimenticatevi della fatica! Un costante e duro allenamento ad alta intensità darà sicuramente i risultati desiderati.

Adriana Lima: Grandissima sportiva e fan del ring da anni, Adriana Lima dichiara di non rinunciare mai al suo allenamento. Alterna la boxe ad allenamenti mirati che aiutano a scolpire e tonificare il corpo. Chi meglio di lei può incoraggiare ad ascoltare il guerriero che c’è in noi?

Barack Obama: Tra feed Instagram e bacheca Facebook dell’ex Presidente degli Stati Uniti, non è raro imbattersi in qualche indizio sulle sue passioni. Oltre al golf, Obama non ha mai nascosto l’interesse per baseball, basket e calcio. Potrebbe essere un buon mentore per chi, sovrastato magari dalla pigrizia, non sa dire di no alla compagnia della squadra.

Elisabetta Canalis: anche dall’altra parte del mondo l’ex velina, non smette mai di far parlar di sé! Il segreto? Il giusto mix di scatti eleganti e sensuali e di una costante routine sportiva. Che siano ripetizioni in palestra o incontri sul ring, il profilo Instagram di Elisabetta vi darà la giusta motivazione per alzarvi dal divano e dirigervi in palestra!

Gisele Bundchen: da anni lontana dalle passerelle, la super top brasiliana sfoggia un fisico davvero perfetto. Il suo profilo Instagram parla chiaro: alimentazione corretta e una buona dose di yoga sono la chiave del successo per restare in forma. Desideri che il 2020 sia un anno di equilibrio e disciplina? Giselle ti farà seguire la retta via!

Torna “Il Trentino dei bambini” Giochi, laboratori e sport per tutto il weekend

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Torna, il prossimo fine settimana, la fiera “Il Trentino dei bambini”, un’iniziativa annuale interamente dedicata alle famiglie e ai più piccoli, con laboratori, società sportive e associazioni ricreative e idee innovative per l’educazione e lo svago.



Promossa per l’ottavo anno consecutivo da Silvia Conotter e Manuela Zennaro, con il patrocinio del Comune di Trento e dell’Azienda di promozione turistica locale, la manifestazione si terrà tra sabato 25 e domenica 26 gennaio nel polo fieristico del capoluogo, in via Briamasco 2. Per l’occasione, sono attesi oltre ottanta espositori, tra cui enti e realtà specializzate, scuole musicali e istituzioni museali, cooperative impegnate nel settore e associazioni ludiche.
La fiera, organizzata su una superficie di circa cinquemila metri quadrati, si rivolge a bambini in una fascia di età compresa tra gli zero e i dodici anni, e si caratterizza per essere non tanto un appuntamento commerciale, quanto un’opportunità per conoscere l’offerta del Trentino e della regione per le famiglie.

Le sezioni dell’evento, infatti, si distinguono in base all’utilità effettiva della proposta, con ambiti riservati alle attività a contatto con la natura, consigli per il divertimento e l’attività sportiva, i lavoratori e le attività didattico -formative.

«La fiera - spiega Conotter, ideatrice della manifestazione - rappresenta un unicum a livello regionale e in tutto il Nord Italia, perché si basa interamente sull’esperienza. Non solo non vuole essere un appuntamento commerciale, ma si propone quale momento per entrare in contatto con molte delle realtà che, sul territorio del Trentino Alto Adige, si occupano di tutte le fasi dell’infanzia, fino alla preadolescenza».

All’interno dello spazio espositivo, le famiglie potranno scoprire servizi educativi e laboratori creativi e musicali, ma anche approfondire l’offerta di appositi messi in campo dalla pubblica amministrazione o da società private.

Tra le diverse attività in programma, vi sono corsi per conoscere lo stile di vita dell’uomo nella Preistoria, un’area gioco dedicata alle creazioni con i mattoncini colorati, avvicinamento al canto e alla pittura, nonché iniziative per lo sviluppo cognitivo e “truccabimbi”.
Un’intera area, quella al primo piano, sarà incentrata sull’attività sportiva oppure a nella natura, tra cui quelle a stretto contatto con gli animali.

La manifestazione si completa di una parte internamente dedicata alla prima infanzia, con realtà che si occupano esclusivamente di attività per bambini in età compresa tra gli zero e i cinque anni e di consulenza per i neogenitori. L’evento prevede, poi, la partecipazione di associazioni come la sezione locale della Croce Rossa italiana, che metterà in campo le conoscere degli operatori in tema di manovre salvavita in età pediatrica, e dell’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti, che promuoveranno un percorso di sensibilizzazione dedicato.

Alla fiera sono attese circa ottomila persone. Per l’occasione, il parcheggio di Trento fiere sarà gratuito. La manifestazione aprirà i battenti sabato alle opre 10, fino alle 19; l’ingresso costerà 7euro (gratis i bambini sotto i due anni).


LE NOVITÀ

All’ottava edizione del “Trentino dei bambini” non mancheranno alcune attività particolari, inedite e di recente diffusione, in particolare in ambito sportivo.

Sarà possibile, ad esempio, cimentarsi nel parkour, disciplina e filosofia di vita metropolitana che prevede di superare saltando o correndo ostacoli tipici di un ambiente urbano, mettersi alla prova nel kung fu vietnamita o assistere a lezioni di kikboxing e di capoeira. Ancora, sono previsti giochi interamente in lingua inglese e, addirittura, un corso di spada laser con il rilascio di un attestato.

Per i padri al passo con i tempi, poi, è in programma un corso di acconciatura, in modo da poter fare trecce e code alle proprie figlie. Infine, assieme alla possibilità di toccare un frammento lunare, ci sarà anche uno spettacolo di Kamishibai, una forma di narrazione tipica giapponese.

Ludopatia, regole più severe Individuati 125 luoghi sensibili

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Il contrasto e la prevenzione al gioco d’azzardo, ed ai fenomeni di disagio e dipendenza ad essi collegati (ludopatia), saranno al centro domani consiglio comunale di Pergine fissato per le 19.
Tra i temi in discussione figura infatti una delibera, presentata dall’assessore alle attività economiche Sergio Paoli, che in applicazione delle norme provinciali (legge n. 15 del 2015 e 2018), vieta la collocazione degli apparecchi da gioco ad una distanza inferiore a trecento metri dai «luoghi sensibili», individuati dalle amministrazioni comunali.

«Grazie all’analisi dei nostri uffici comunali sono stati individuati ben 125 luoghi sensibili a Pergine e nelle frazioni, ossia tutte le scuole, parchi, chiese, cimiteri, oratori, centri sportivi, ricreativi e strutture pubbliche - spiega l’assessore comunale Sergio Paoli - viene creata un’apposita mappa che copre tutto il nostro territorio, tutelando persone e categorie sociali più a rischio. Nell’arco di 300 metri da tali punti tutte le sale giochi o luoghi pubblici e commerciali (bar, edicole, ricevitorie) avranno tempo massimo due anni per eliminare slot-machine o videolottery. E’ il modo più efficace per evitare fenomeni di abuso o gioco compulsivo e ripetitivo (ludopatia)».

La delibera nelle premesse evidenzia come il gioco d’azzardo abbia assunto proporzioni enormi con gravi conseguenze economiche e sociali, mentre l’offerta di gioco è in forte aumento sia per la diffusione dei locali con tali opportunità, la diversificazione delle tipologie di gioco e per la rapida diffusione on-line. Un fenomeno che vede l’Italia tra i primi al mondo per spesa pro capite in giochi d’azzardo, mentre in Trentino le dimensioni del fenomeno rispecchiano il trend nazionale.

Alcuni dati forniti dalla Croce Rossa Italiana testimoniano come a Pergine nel 2016 le giocate complessive abbiamo superato i 19,30 milioni di euro. Nel comune ci sarebbero 165 apparecchi (tra slot e videolottery), con una media di 7,7 ogni mille abitanti, inoltre fra il 2015 e 2016, le slot sono aumentate del 7,6% e le videolottery del 41,2%, con un aumento delle giocate complessive del 4,5%. «Oggi il gioco d’azzardo patologico (Gap o ludopatia) può essere considerata una vera forma di dipendenza anche senza l’assunzione di alcuna sostanza - si legge nella delibera - ciò porta all’incapacità di resistere all’impulso di giocare, e alla ripetizione del gioco nel tentativo inutile di recuperare le somme perse. Comportamenti che incidono fortemente sulle relazioni interpersonali portando all’isolamento sociale del soggetto, falsificazione e nascondimenti delle perdite economiche, disgregazione delle relazioni affettive e familiari e perdita del lavoro per soggetti non più affidabili».

«Una situazione di degrado sociale verso la quale la nostra amministrazione non può restare indifferente - conclude Sergio Paoli - da qui il recepimento della normativa provinciale, l’individuazione di luoghi sensibili e fasce di rispetto (300 metri) nel tentativo di dissuadersi tali soggetti da una pratica perversa che sta rovinando intere famiglie».

Trova in casa una sconosciuta Ottantenne riesce a cacciarla

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Le persone anziane finiscono ancora una volta nel mirino dei malintenzionati. Uno degli ultimi casi segnalati in città è avvenuto a Sardagna, nel tardo pomeriggio di sabato.

Una donna, ben vestita e che parlava correttamente in italiano, è riuscita a entrare nel giroscale di una casa a tre piani nel centro del sobborgo. Una ottantenne, che vive con il marito in uno degli appartamenti dell’edificio, se l’è trovata davanti, all’improvviso: la pensionata era proprio vicino all’ingresso quando ha visto la porta spalancarsi e la conosciuta entrare nell’appartamento, ma è riuscita a bloccarla impedendole di entrare nel corridoio.

«Sono qui per il lavoro come badante - ha detto la donna all’anziana - Non si ricorda che ci eravamo già viste?». La padrona di casa, 80 anni ottimamente portati, ha risposto prontamente di essere la badante di se stessa e di non avere bisogno di nessun aiuto, aggiungendo di non aver mai visto prima la persona che aveva davanti.

L’episodio viene raccontato dalla figlia della pensionata: «Credo che la sconosciuta si sia resa conto di non poter prendere in giro mia madre, che è assolutamente lucida e autosufficiente. Ma è stato determinante l’arrivo di mio padre, che si trovava in cucina e si è affacciato verso l’ingresso per capire cosa stesse accadendo: a quel punto la donna è fuggita via».

L’estranea sarebbe anche riuscita ad intrufolarsi nell’appartamento della vicina, presentandosi con un altro nome ma con la solita scusa, ossia offrendosi come badante. Sono state avvisate le forze dell’ordine: sono due le coppie - formate da un uomo e da una donna - segnalate negli ultimi giorni nei sobborghi, che tentano di introdursi nelle abitazioni offrendosi come aiutanti. Il consiglio è di non fare entrare mai estranei in casa e, se si notano comportamenti strani o troppo insistenti, di chiamare subito le forze dell’ordine.


Drena, Michelotti lascia dopo 20 anni da sindaco

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Dopo vent’anni alla guida della piccola ma coesa e attiva comunità di Drena il sindaco Tarcisio Michelotti guarda al futuro tra impegni e nuove prospettive. Michelotti, classe 1948, dopo tre mandati da primo cittadino nel più piccolo comune dell’Alto Garda (575 residenti), ha svolto quindi l’incarico di assessore alla cultura ed educazione nella Comunità Alto Garda e Ledro (2010-15), rivestendo ora il ruolo di presidente della Conferenza dei Sindaci alto-gardesani, e sta per concludere il suo quarto quinquennio alla guida dell’amministrazione drenese.

Alla fine di questi 5 anni è possibile tracciare un bilancio?

Grazie all’impegno della giunta e dell’intero consiglio è stato possibile centrare alcuni obiettivi attesi dalla comunità ad iniziare dall’affido della gestione del “Camping Resort Drena” (un investimento di oltre 3 milioni di euro concluso nel 2014). Ciò ha permesso la conclusione e l’arredo della struttura, e l’affido garantirà sino al 2028 importanti risorse in parte ordinaria all’amministrazione, oltre all’avvio di nuove iniziative e proposte turistiche. Il tutto senza dimenticare il rinnovo della rete idrica ed acquedotto comunale (un’opera da quasi due milioni di euro), la messa in sicurezza ed i marciapiedi su Via Roma, con nuovi parcheggi e migliorando l’arredo urbano in centro storico.

Quali le iniziative per migliorare servizi, vivibilità e capacità ricettiva in una comunità che vuole crescere?

È in scadenza al concessione del bar “Chioso” sotto il castello, e si sta pensando alla sua riqualificazione ed ampliamento (prevista nella variante al Prg), Inoltre è iniziato l’iter di progettazione di una nuova passerella sopra la provinciale n. 84 della Val di Cavedine per collegare centro sportivo, parcheggi ed area del castello, valorizzando percorsi ed itinerari storici e naturalistici del territorio (definito l’accordo con provincia e servizio Sova è in arrivo il progetto definitivo). Si sta inoltre concludendo la riqualificazione della caserma dei vigili del fuoco volontari (oltre 90 mila euro), e il consiglio comunale ha recentemente approvato in via definitiva la variante puntuale del Prg, che aprirà nuove possibilità ricettive (case vacanze, agritur e bed&breakfast) evitando il consumo di territorio, e puntando sul recupero degli edifici in centro storico.

Nuovi servizi per famiglie, giovani e associazioni?

In sinergia e convenzione con il comune di Dro sono stati garantiti due posti alle giovani famiglie presso l’asilo nido di Dro, attivando il servizio di Tagesmutter, e potenziando il trasporto pubblico con nuove corse tra Trento, Drena e l’Alto Garda (con nuovo punto di sosta e inversione in via Roma per gli autobus di linea). Sono in definizione degli accordi per attivare la fibra ottica e avviare la metanizzazione dell’intero territorio comunale. In questa direzione va anche la volontà di sostenere il nostro negozio e punto vendita multi-market, il primo attivato 20 anni fa in Trentino e oggi un servizio sociale essenziale per Drena.

Tra i simboli di Drena lo storico castello ed i suoi millenari castagneti, quali gli interventi di valorizzazione?

Dopo il crollo di parte della cinta muraria del castello (2 giugno 2018), e la sua successiva messa in sicurezza, da febbraio 2019 è stato possibile riutilizzare gran parte degli spazi interni ristrutturati giusto 30 anni fa. Stanno proseguendo gli studi e le analisi della Soprintendenza provinciale per i beni storici culturali, posti alla base di un progetto preliminare per il recupero del prato della Lizza e degli spazi esterni, in attesa di adeguati finanziamenti provinciali. Con oltre 60 mila euro si stanno recuperando nuove aree di castagneto (oltre 1.500 le piante produttive nel comune), cercando di censire e rinnovare i dati su proprietà, dimensioni e valore castale, il tutto per una puntuale tutela, coltivazione e valorizzazione dei tipici maroni di Drena.

Dopo la mancata fusione con Dro, quali i rapporti con i comuni vicini dell’Alto Garda?

I dati e le prospettive del bilancio comunale sono in parte cambiate, i nostri conti sono in ordine e l’identità del comune di Drena non appare a rischio. Continuano le gestoni associate obbligatorie con Dro: una formula forse da rivedere garantendo una precisa e continua presenza di personale nel municipio di Drena (sarà potenziato l’ufficio tecnico). All’interno di servizi e opportunità offerte dalla Comunità di Valle (un ente territoriale da mantenere e valorizzare), in futuro si potranno avviare nuove collaborazioni e sinergie tra Comuni coinvolgendo Dro e Arco».

Quali le linee di sviluppo per la comunità di Drena?

Con la recente approvazione della variante n. 7 al Prg (recependo 40 richieste e domande private) sono state poste le condizioni per avviare il recupero dei centri storici, garantendo nuove aree produttive (per agricoltura e zootecnia) e reali opportunità ricettive per la valorizzazione turistica del territorio. Siamo una comunità di montagna, posta alla periferia dei grandi circuiti turistici del Garda trentino, ma vogliamo essere “sentinella del territorio”, un presidio a tutela di ambiente, caratteristiche naturali di pregio, ma assicurando vivibilità, servizi e nuove opportunità economiche a chi vive e torna a risiedere a Drena

Su cosa contare per uno sviluppo reale e sostenibile?

Sicuramente sul nostro tessuto associativo (Pompieri, Alpini, Pro Loco, Comitato Turistico, gruppo gemellaggio “Drena Oltre i Confini” e Associazione tutela marone di Drena), sulla collaborazione con l’intero consiglio comunale (tante le commissioni attivate con il gruppo di minoranza) e l’apporto dell’intera struttura comunale. Il calo dei trasferimenti provinciali si farà sentire, ma stiamo lavorando per creare un territorio accogliente, vivibile con tutti i servizi essenziali. Un comune dove sia piacevole e rilassante risiedere in un contesto naturale di pregio, ma anche investire in un turismo legato agli sport out-door e alle potenzialità di un territorio da valorizzare.

Un progetto che avrà ancora lei alla guida come sindaco?

È un programma che abbiamo elaborato assieme e che può contare su una solida squadra (giunta e consiglio), che ha amministrato bene ottenendo importanti risultati in questo quinquennio. E’ giunto il tempo per passare il testimone ad un candidato sindaco più giovane, ma ugualmente esperto e motivato. Una decisione non facile, ma condivisa con la maggioranza e alla quale stiamo lavorando, aperti al dialogo con la comunità e cercando di interpretare al meglio aspettative e bisogni della comunità.

Lega all'attacco sulla ciclabile Ma sbaglia obiettivo

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Dove è finita l’illuminazione sul tratto ciclopedonale fra Maso Callianer e Zambana? È la provocatoria domanda contenuta nell’interrogazione presentata, nei giorni scorsi, dalla Lega di Lavis.

L’Adige ha approfondito la questione in Comune apprendendo peraltro che in realtà tutto è pronto, finanziato e predisposto per l’installazione dei lampioni, in attesa soltanto del via libera  della Comunità di Valle.
«Tale tratta ciclo-pedonale – scrivono i consiglieri del Carroccio Monica Ceccato, Cristian Giongo e Simone Moser – tanto atteso dai residenti della località Maso Callianer, oltre che avere una funzione di protezione per tutti i ciclisti, ha anche la funzione di permettere un collegamento veloce con Zambana ed una importante utilità per i pendolari lavoratori e gli studenti che debbano recarsi alla stazione ferroviaria. Dopo un sopralluogo accurato, effettuato alla mattina presto ed alla sera, abbiamo constatato che tutto il tratto in oggetto è sprovvisto di impianto di illuminazione pubblica. Rendendo così il tragitto pericoloso ed insicuro».

Con questa interrogazione la Lega lavisana chiede quali fossero le operazioni di riqualificazione prevedeva il progetto di Maso Callianer. Oltre a porre altri interrogativi legati al costo del progetto della strada e le motivazioni per le quali non è stato pensato un impianto di illuminazione. O se questo è stato ipotizzato per un futuro intervento. La risposta a queste domande, come anticipato, al di là del sopralluogo della Lega, è nel progetto stesso dell’opera e nei lavori già svolti, ma non visibili.

Il cavidotto a lato della ciclabile è già stato realizzato, così come i 17 plinti per i lampioni. Per passare alla loro posa in opera si attende solo l’ok della Comunità di valle al progetto illuminotecnico depositato da Air spa.

I Break Free come i Queen A Trento il 7 marzo

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Offrire un’esperienza emozionante ricreando il più fedelmente possibile un concerto di una delle band più leggendarie della storia del rock: i Queen.

È questo l’obiettivo dei Break Free, una delle formazioni più note a livello internazionale per quanto riguarda i tributi al gruppo britannico, che porterà per la prima volta a Trento il suo Queen Tribute Show il 7 marzo, alle ore 21, all’Auditorium S. Chiara.

Nei live dei Break Free sia l’immagine che la resa sonora sono continuamente studiati nei dettagli per rendere al meglio la carica musicale e l’energia che sapeva trasmettere la band guidata da un cantante unico come Freddie Mercury. Giuseppe Malinconico, il frontman dei Break Free, è stato descritto da molti fan come il miglior Freddie Mercury dopo la leggenda stessa: Malinconico infatti ha meticolosamente analizzato e incarnato il linguaggio del corpo di Mercury sul palco, il suo timbro vocale, l’estensione, il suo accento, la pronuncia e tutto il necessario per creare nel pubblico l’illusione di vedere la leggenda ancora sul palco.

Lo stesso vale per il resto dei membri della band veneta che ricreano il suono, i movimenti e lo show con lo stile di Brian May, Roger Taylor e John Deacon meticolosamente riproposto da Paolo Barbieri, Kim Marino e Sebastiano Zanotto.
I Break Free vivono nel mito dei Queen avendo sempre negli occhi l’impatto dei loro mastodontici show che avevano costruito il successo del gruppo inglese  anche grazie a incredibili impianti di illuminazione studiati con l’obiettivo di stupire sempre la platea attraverso canzoni come «We Will Rock You» e «We Are the Champions». Brani che fanno parte della scaletta dello show dei Break Freee accanto ad altre hits come «Bohemian Rhapsody», «Another One Bites The Dust», «Bicycle Race», «Don’t Stop Me Now» e «Somebody To Love».

Milano, il sindaco Sala rompe il tabù: divieto di fumare allo stadio San Siro

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Uno stadio libero dal fumo delle sigarette in tempi "non lunghi". Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, fa un ulteriore passo avanti verso la città smoke free del 2030, parlando del divieto di fumare sigarette allo stadio durante le partite di calcio, che potrebbe arrivare in tempi brevi. "Personalmente penso che si debba arrivare in un periodo non lunghissimo allo stadio smoke free, questa è la mia opinione - ha detto -. Se sono alla fermata del bus o se sono allo stadio non ho la libertà di spostarmi" se il fumo mi dà fastidio "quindi da questo punto di vista" il divieto "è una restituzione di diritti a coloro a cui il fumo come minimo dà fastidio, probabilmente fa anche male, e non hanno possibilità di evitarlo".

Perde il controllo in curva Schianto tra due auto

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Incidente nella mattinata di ieri nelle Giudicarie Esteriori: lungo la strada provinciale 5 che da Ponte Arche sale verso Cares due vetture si sono scontrate.

Tutto è avvenuto nel tratto compreso tra l’incrocio con via Prati, a Ponte Arche ed il primo tornante salendo verso il Bleggio. Proprio nell’affrontare la curva il conducente dell’auto che scendeva ha perso il controllo, centrando la vettura che saliva nel senso contrario di marcia.

Sono intervenuti sul posto i sanitari, che hanno prestato le prime cure ai feriti - un 24enne ed una 47enne - trasportandoli poi all’ospedale di Tione, la polizia locale delle Giudicarie e i vigili del fuoco.

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