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Mamma e ricercatrice a Londra «Qui la meritocrazia esiste»

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Da Trento a Londra: partita nel 2011 e ancora nella terra di Sua Maestà. In mezzo: il matrimonio, la nascita di Matilde, le pubblicazioni su Science (e non solo) e una serie di step professionali in avanti, visto che «qui meritocrazia e intraprendenza contano veramente e c'è grande competizione». Lei è Ilaria Dorigatti. Classe 1983, professione ricercatrice (e mamma, ovviamente), nella City si è costruita una carriera lavorativa e una vita privata. Laureata in matematica, lavora (banalizziamo) per rispondere a domande in campo medico, soprattutto legate all'epidemiologia e alla salute pubblica: «All'Imperial College (la prestigiosa università britannica, tra le migliori al mondo, spesso superando anche Oxford e Cambridge ndr), presso il Dipartimento di Epidemiologia delle Malattie Infettive, applico modelli matematici a dati clinici ed epidemiologici per caratterizzare come si diffondono i virus e determinare le migliori strategie di intervento per controllare le epidemie». 

Partiamo dall'inizio, ovvero da Trento.
«Ho studiato al Galilei, poi mi sono laureata in Matematica a Trento, con una parentesi di sei mesi alla UCLA, la University of California Los Angeles, dove ho seguito una serie di corsi e iniziato a scrivere la tesi di laurea specialistica».
Da qui in poi Londra diventa centrale nella vita della ricercatrice.
«Siamo nel 2010, ultimo anno di dottorato, e trascorro 5 mesi all'Imperial College, nel gruppo di ricerca del prof Neil Ferguson. Poi vinco un concorso e mi trasferisco definitivamente a Londra, città della quale, nel frattempo, mi ero letteralmente innamorata. Sono arrivata qui perché attratta dal tipo di ricerca svolto all'Imperial College, applicato a problemi che nascono dalla vita reale e con un impatto per la salute pubblica. Pensavo mi sarei fermata per un breve periodo, e invece sono ancora qui».
E non da sola.
«Esattamente: ci sono anche Christian e Matilde, viviamo nella zona sud ovest, vicino al Tamigi, che ha molti parchi e spazi verdi, ideali per una famiglia. Con Christian ci siamo sposati nel 2013 e lui mi ha seguito a Londra dopo aver finito il dottorato in ingegneria delle telecomunicazioni all'Universitá di Trento. Ora lavora come ingegnere in uno stock exchange, ovvero una Borsa, nella City. E nel 2015 è arrivata Matilde, che è nata qui ed è una vera londinese con sangue trentino».
Lui che segue lei, quindi. 
«Nel nostro caso sì. Ma lui è molto bravo nel suo lavoro e qui ci sono più possibilità, quindi non è stato traumatico».
Con la bimba parlate in italiano? E i nonni, non vi vorrebbero di nuovo a Trento?
«A casa parliamo in italiano, ma all'asilo le parlano in inglese. Credo crescerà perfettamente bilingue. I nonni ogni tanto vengono a trovarci, poi c'è l'appuntamento Skype quasi tutte le sere: ormai salutano solo Matilde? Poi a Natale, Pasqua e d'estate torniamo in Trentino, a rivedere un po' di montagne e cielo azzurro».
Ma rientrare non è nei programmi? Magari c'è un po' di «paura» per la Brexit?
«Attualmente sono molto felice della vita qui, sia a livello professionale sia personale. Ma in futuro la speranza di tornare c'è, se si presentassero delle valide opportunità. Tengo molti contatti, per vari progetti comuni, con l'Università di Trento, Fbk e Fondazione Mach. Sulla Brexit al momento c'é molta incertezza, non si sa se e come cambieranno le regole per l'immigrazione. Da un punto di vista puramente personale, avendo recentemente ottenuto il permesso di residenza permanente, non sono preoccupata. Però molti amici e colleghi che non hanno i requisiti per ottenere la residenza permanente soffrono l'incertezza del momento».
Torniamo al lavoro: influenza, Zika, dengue, virus e vaccini sono, a grandi linee, i temi di cui si occupa o di cui si è occupata.
«Abbiamo analizzato, in questi anni, il virus influenzale H1N1, il vaccino per la malattia del dengue, i dati epidemiologici di Zika, e alcune di queste pubblicazioni hanno avuto un'eco mondiale, con interviste anche a Bbc e Cnn».
Su un tema sempre molto attuale come i vaccini cosa pensa una scienziata?
«La vaccinazione é uno strumento utile per proteggere noi stessi e gli altri e ha permesso in passato di eradicare malattie gravi come il vaiolo e di ridurre in modo significativo il numero di casi di poliomelite e morbillo, per esempio. Mantenere la copertura ai livelli raccomandati è necessario per evitare che tornino a diffondersi malattie che ormai consideriamo scomparse».
Ora il suo lavoro è di supervisione di un gruppo di ricercatori.
«Sì, ho scalato qualche gradino in questi anni. Adesso ho una certa indipendenza, supervisiono e lavoro con ricercatori e studenti da tutto il mondo. Il nostro ambiente è molto competitivo, bisogna pubblicare, cercare fondi, collaborare, insegnare: ci vuole dedizione ma il merito conta parecchio e lo spirito d'iniziativa viene premiato».
Stabilità e ricerca, in Italia, sono parole che non vanno d'accordo. In Inghilterra? 
«Conosco poco la situazione italiana, avendo sempre lavorato qui. Anche qui i contratti a tempo indeterminato sono rari, ma quelli a tempo determinato sono più lunghi e quindi permettono di potersi organizzare meglio la vita».


Milano, biciclettata delle donne musulmane per i diritti e contro la violenza

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Tutte in sella per dire no alla violenza e alla discriminazione delle donna: è la bicicletta al femminile, ma non solo, organizzata dall'Associazione Aisha-Caim (Coordinamento delle Associazioni Islamiche di Milano e Monza e Brianza) e patrocinata anche dal Comune di Milano - che ha messo a disposizione le biciclette del servizio di sharing BikeMI - e dal Municipio 3. Circa un centinaio di donne sono partite dalla Moschea Mariam di via Padova e per arrivare in centro, fino a via Palestro. E' la seconda edizione dell'iniziativa. Secondo la consigliera comunale Sumaya Abdel Qader "l'impegno vuole essere trasversale, a prescindere dal credo religioso. Quella contro la violenza contro le donne vuole essere una lotta trasversale e deve essere fatta insieme

Svolta biologica e ritardi trentini

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L'ambizioso Piano Bio di Melinda, lanciato nei giorni scorsi ai 4000 soci produttori di mele, per arrivare in cinque anni dagli 80 ettari coltivati oggi a biologico a 300 (e quindi a 14.000 tonnellate prodotte rispetto alle 2.500 odierne), va nella direzione giusta. Il biologico nella grande distribuzione cresce a doppia cifra, con dei margini che i prodotti tradizionali non garantiscono. Secondo le ricerche dell'Università di Trento (professor Michele Andreaus), c'è una disponibilità del consumatore a pagare fino al 20% in più per i prodotti bio. Le stime Ismea calcolano in oltre 2,1 miliardi di euro il giro d'affari al consumo del bio in Italia nel solo canale domestico, senza considerare la ristorazione, i bar, le mense, in generale il «food service». Il biologico consente una tipizzazione del prodotto, legato alla qualità, alla salubrità e al territorio, che il coltivato tradizionale non garantisce più, specie di fronte alle nuove colture intensive dei paesi dell'Est, per esempio la Polonia nel campo delle mele. La virata verso il biologico è quindi obbligata, anche se il Trentino ci arriva con un certo ritardo. 

Il vicino Alto Adige vanta oltre 1.700 ettari coltivati a frutta biologica, in Trentino (dati 2015) sono 470. Meno di un terzo del Sudtirolo comunque, che oggi rappresenta il distretto più grande di frutta biologica a livello europeo. Da noi va un po' meglio nel comparto della viticultura, dove i vigneti biologici superano i 700 ettari, mentre in Alto Adige si fermano a 258 (dati 2015). Questo grazie soprattutto al biodistretto della valle dei Laghi, che da solo copre oltre 500 ettari, sostenuto da produttori come la Cantina Toblino e Ferrari Spumante. Pur senza mitizzare il biologico e demonizzare le colture tradizionali, la strada è quella.

La sfida lanciata in valle di Non è particolarmente interessante, perché andrà a far leva direttamente sui coltivatori che dovranno convincersi culturalmente del passaggio, come scelta strategica per il loro futuro (oltre che per la loro salute). È più facile portare avanti aziende seguendo i metodi tradizionali con gli irroratori in azione a manetta nei periodi stabiliti, ma va compreso che è un mercato destinato a ridursi, al contrario di quello del biologico, e soprattutto non è più sostenibile con la vita degli abitanti, specie in un distretto a coltivazione intensiva della mela come la val di Non. Senza dimenticare l'immagine positiva che il biologico porta con sé, anche a livello di marketing. E comunque è indice di maggiore salubrità di un territorio, particolarmente rilevante per una regione turistica quale è il Trentino.
Tutto ciò, però, richiede una precisa e convinta visione politica, supportata da azioni innovative, che incidano sulle resistenze degli stessi coltivatori e allevatori. 

Nel vicino Alto Adige, per esempio, gli incentivi economici bio della Provincia sono stati spostati dalla frutticoltura alla zootecnia per spingere pure in quel settore verso maggiori allevamenti bio. Oggi il 23% delle aziende zootecniche del Sudtirolo hanno iniziato la conversione al biologico, nella convinzione che ad esso si lega il prezzo del latte e dei prodotti rendendo sostenibile l'agricoltura e la zootecnia di montagna, con maggiore remunerabilità. Sul latte non si può competere con la Baviera, la Francia o i Paesi dell'Est. Questo in Alto Adige l'hanno capito. Da noi la resistenza al bio, invece, è ancora fortissima e le aziende di prodotti lattiero-caseari che hanno scelto tale strada si fermano a numeri risibili. Ecco perché la Provincia di Trento è chiamata a fare una scelta forte e decisa in questa direzione, sostenendo con tutti i mezzi a disposizione le aziende e i consorzi che imboccano la strada della conversione al bio, a cominciare dal sistema delle piccole stalle, con consumo di foraggio esclusivamente del territorio, spingendo al recupero dei terreni oggi abbandonati o invasi dal bosco, e quindi la ripresa dello sfalcio. 

Qui ci si scontra con due ordini di problemi, che richiedono un intervento, forse anche legislativo, della Provincia: la frammentazione particellare e la riconversione a coltivato di terreni abbandonati. Questo vale non solo per la zootecnia, ma pure per la frutticoltura, gli ortaggi, le piante officinali, i terreni a noci e castagno. In valle di Gresta, l'orto biologico del Trentino, vi sono trenta ettari di terreni abbandonati e in preda al bosco (vedi inchiesta dell'Adige di ieri), con zone incolte sopra Pannone e Varano, nel comune di Mori e altre verso Bordala. Tutto questo mentre la produzione ortofrutticola della valle (all'85% certificata bio da Icea) non riesce a soddisfare le richieste del mercato. Oggi gli ortaggi della val di Gresta, venti tonnellate di prodotti bio ogni anno, hanno un marchio riconosciuto di qualità, ma non sono sufficienti. 
Nel contempo il frazionamento della proprietà, l'abbandono da parte degli anziani, la mancanza di investimenti di potenziamento degli impianti irrigui (l'acqua è poca) frenano ogni ulteriore sviluppo delle coltivazioni, fonte di lavoro e di guadagno specie per i giovani che stanno tornando all'agricoltura. 

La parcellizzazione fondiaria è un problema che ha tutto il Trentino, a differenza dell'Alto Adige. Va pertanto individuato e messo in campo un intervento strutturale, favorendo la ricomposizione fondiaria, se non in proprietà almeno in affitto, puntando così alla creazione di distretti bio. Le coltivazioni con metodo biologico richiedono infatti macro aree, non possono essere alternate da impianti tradizionali, pena il vanificare qualunque tipo di conversione. Occorre, pertanto, incrementare i bio-distretti. Questo vale per le mele, aggregando ed estendendo per esempio le aree già dedicate a bio di Denno e Vervò. Ma anche negli altri settori, arrivando a creare (e a codificare, per esempio, con marchi appositi) i bio-distretti del Trentino. Ormai si comincia già ad avere quello del vino in Valle dei Laghi, quello degli ortaggi in val di Gresta, quello delle mele in certe aree della val di Non, se andrà in porto il piano di Melinda (se cioè i soci ci crederanno fino in fondo). 

Infine, un terzo ambito di intervento: la riconversione di terreni incolti e abbandonati. Negli ultimi 45 anni il Trentino ha perso sotto i colpi dell'urbanizzazione e della cementificazione massificata una buona fetta del suo territorio di fondovalle. A questo si è aggiunto con la fine dell'era contadina a partire dai primi anni Settanta l'abbandono dei campi. Su tale versante servono ora sostenute e incisive politiche provinciali, riportando al coltivato, specie biologico, appezzamenti che il bosco ceduo e a fustaia si era ripreso nel tempo, prati di montagna che non vengono più sfalciati o coltivati e giacciono in rovina, spezzoni di divisioni ereditarie inservibili da sole alla coltivazione. Solo così, con un piano provinciale ben preciso e strutturato in più interventi mirati e collegati, si può pensare di recuperare il terreno perduto sul fronte del biologico (anche nei confronti dell'Alto Adige), e diventare anticipatori di scelte che saranno sempre più indispensabili e strategiche.

Un anno fa la valanga in valle Aurina che provocò sei vittime

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Ricorre oggi il primo anniversario della valanga di Monte Nevoso, in valle Aurina, che costò la vita a sei scialpinisti, tra loro un ragazzo di 16 anni. Sotto la maxi-slavina con un fronte di 150 metri perse la vita anche Chirstian Kopfsguter, 21 anni di Villabassa, pochi mesi dopo suo fratello Andreas, 25 anni, sarebbe morto precipitando durante la scalata di Cima Santner.    

Nei giorni scorsi il pericolo valanghe è stato forte, toccando lungo la cresta di confine grado 4 di 5. Ora la situazione sta lentamente migliorando. In quasi tutto l'Alto Adige il pericolo attualmente è moderato (grado 3 di 5). Ci sono comunque ancora molti pendii dove il manto nevoso è debolmente consolidato, con una situazione di lastroni sovrapposti poco legati tra loro e alla neve vecchia. Il sole e le miti temperature durante la giornata aumentano leggermente la facilità al distacco, sia spontaneo che provocato.

Alto Adige come la Scozia: in val Venosta si distilla whisky

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Non ditelo agli scozzesi: anche l'Italia è terra di produzione di whisky. Nel cuore del parco nazionale dello Stelvio, in alta Val Venosta a Glorenza (Bolzano), la famiglia Ebensperger, dei veri cultori dell'acquavite scozzese, ha costruito la distilleria Puni, un edificio moderno che richiama al contempo un fienile per produrre spirits anche tra le Alpi e le vette dell'Ortler. «Proprio lì, nelle "Highlands dell'Italia" si sono create le migliori condizioni per la produzione di un whisky di classe superiore» ha sottolineato Julia Pedross, voce narrante e brand ambassador della Puni agli appassionati degustatori, mastri distillatori e barman che hanno affollato la sesta edizione di «Spirit of Scotland - Rome Whisky Festival».  

 

Il primo whisky italiano si caratterizza per l'uso di grano e segale locali, solo cereali freschi. Già nel Medioevo la Val Venosta, dove scorre il Puni, era conosciuta come il «granaio del Tirolo» e il nome della distilleria fa un riferimento alla regione di produzione, proprio come i nomi gaelici delle distillerie scozzesi. La bottiglia col collo in lacca, già premiata per il design, richiama l'alambicco di una casa col tetto in erba, ma il nero vuole evocare il Pinot Nero, e quindi una produzione 100% Alto Adige.    

La produzione italiana ha arricchito la geografia del Rome Whisky Festival che ai mitici torbati delle distillerie scozzesi di Islay e delle Islands ha affiancato i whisky giapponesi, oggi i più ambiti tra gli appassionati, i bourbon made in Usa, una distilleria del Galles e persino una nella lontana Taiwan. Tra le chicche scozzesi, Macallan ha presentato un single malt affinato in botti di sherry e nato in collaborazione con i tre fratelli Roca. Ogni legno utilizzato per questo whisky riflette la personalità di ciascuno dei grandi chef spagnoli, al top della classifica mondiale insieme all'italiano Bottura. Si chiama "Edition 2" e finirà nelle grandi collezioni di whisky che hanno avuto al Salone romano un corner dedicato, uno scrigno delle meraviglie dove Enrico Gaddoni ha fatto degustare bottiglie uniche e di altissimo livello. In Italia è anche boom di appassionati che partecipano a corsi e degustazioni guidate.

«Il mondo del whisky - ha sottolineato Claudio Riva, fondatore di whiskyclub.it e "militante" Slow Food - è molto inclusivo, donne, giovani, professionisti nei nostri incontri non si limitano ad aprire una bottiglia ma vogliono condividere filosofie produttive e il gusto. Il whisky di qualità in Italia è stato fatto conoscere dai ristoranti ma ora il consumo si è spostato tra le mura domestiche. Noi abbiamo esperti degustatori del calibro di Davide Terziotti e Andrea di Castri, e 4.400 soci da Venezia a Marsala, da Cantù a Roma, e col nostro calendario di incontri a tutto malto vogliamo riportare questo distillato ai vecchi fasti. Non c'è un abbinamento ideale, accompagna bene sia il cioccolato che le ostriche, ma scoprire un single malt è scoprire una storia produttiva ma soprattutto il piacere della convivialità». Proprio come dopo una partita di rugby, non a caso di grande tradizione in Scozia e in Irlanda, i due big per produzione di whisky.

I itifosi dell'Inter rispondono a Buffon: «Dacci le quote...»

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"Buffon dacci le quote... pagliaccio". È la risposta del pubblico di San Siro alle dichiarazioni del portiere della Juventus che pochi giorni fa aveva criticato le proteste di alcuni club verso gli arbitri e la 'panoladà organizzata dai tifosi nerazzurri. Oggi durante i primi minuti della partita contro l'Atalanta, i tifosi della Curva Nord dell'Inter hanno risposto a Buffon esponendo uno striscione all'altezza del primo anello verde.

Autobus sulla folla ad Haiti, 34 morti e 15 feriti

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Secondo quanto riferito da soccorritori e autorità del comune di Gonaives ai media locali, l'autobus era stracolmo di passeggeri e il conducente non è riuscito a mantenerne il controllo, forse a causa della strada dissestata. Ha quindi investito due pedoni uccidendone uno ma, invece di fermarsi, ha proseguito la sua corsa travolgendo altre persone, tra cui alcuni musicisti, e finendo poi per ribaltarsi.    

Il bilancio finale è di 34 morti e 15 feriti, alcuni dei quali in gravi condizioni. Tra l'altro la folla inferocita ha cercato di dare fuoco all'automezzo con il conducente e molti passeggeri intrappolati all'interno. L'intervento delle forze dell'ordine ha evitato il peggio e ora, riferiscono le autorità, la situazione è tornata tranquilla.    

Ad Haiti, a cause delle pessime condizioni delle strade, centinaia di persone muoiono ogni anno in incidenti stradali. Quello di Gonaives, località a circa 150 chilometri dalla capitale Port-au-Prince, è il più grave per numero di vittime dall'inizio del 2017.

Undici bici rubate e ritrovate la polizia cerca i proprietari

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Alla questura di Trento sono custodite 11 biciclette ed una mini moto da cross, rinvenute nel corso di operazioni di polizia, i cui proprietari non sono stati identificati.

Per la restituzione, i proprietari potranno contattare l’ufficio prevenzione generale (tel. 0461899722).

Condizione necessaria - sottolinea la questura - è che sia stata sporta la denuncia di furto a un qualsiasi comando di polizia.

Le fotografie dei mezzi sequestrati sono consultabili su sito web della polizia alla pagina della questura di Trento.


Torna la giacca nel guardaroba femminile

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Riportata a nuova vita negli anni Settanta da Giorgio Armani, la giacca torna ad avere un ruolo determinante nel guardaroba femminile. Ma la nuova giacca non ha le stesse implicazioni sociologiche che le sono state attribuite negli anni Ottanta, ben raccontate nei film di quel decennio, come Donne in carriera, dove le prime manager sfrecciavano per le vie di New York discutendo di finanza con i loro enormi, primitivi cellulari con l’antenna, vestite in tailleur-divisa con blazer dalle spalle squadrate e imbottite. Stilisticamente la nuova giacca è diversa. Più morbida, priva di imbottiture nelle spalle, come ha voluto Armani, quasi un cardigan ma più costruito. E a «Re Giorgio» si deve anche il cambiamento dell’estetica della giacca, che dopo essere stata rielaborata da lui con linee più dolci, volumi destrutturati ed assenza di spalle imbottite, fodere rigide e revers, viene elevata a capo simbolo del nuovo potere femminile, quello della donna che lavora. Esattamente come lo è per l’uomo.

La giacca femminile dell’era moderna si vede per prima nei film degli anni Trenta, con Marlene Dietrich che indossava tailleur gessati con pantaloni morbidi che trasformarono il suo stile androgino nel suo look distintivo. Per quanto riguarda i pantaloni fu l’anticonformista Coco Chanel a indossarli per prima e a metterli alle donne già nei primi decenni del secolo scorso. Nel 1947 Dior introdusse la «giacca Bar», chiamata così perchè adatta al cocktail, costruita sulle forme del corpo femminile per mettere in evidenza punto di vita stretto e fianchi rotondi. Negli anni Settanta e Ottanta, l’era Armani della giacca ha la sua donna simbolo nella bionda Lauren Hutton in American Gigolò. Diane Keaton nei film di Woody Allen porta invece di nuovo in auge, il look raffinatissimo da maschietta, in giacca e pantaloni da uomo.

Gli anni Ottanta sono stati il periodo del massimo splendore per la giacca che ancora oggi varia la sua lunghezza e il suo peso secondo le stagioni e le occasioni quotidiane. Infine negli anni Novanta il blazer viene rinnovato anche da Jean Paul Gaultier, che si diverte a giocare con vite sempre più strette e spalle sempre più ampie, rendendo un capo classico più glamour e audace. Oggi il blazer è tornato più in forma che mai. Gli stilisti si divertono a rivisitarlo con tessuti e dettagli nuovi, anche se non mancano le forme classiche che ne fanno un pezzo irrinunciabile in ogni guardaroba. 

Sindaco vieta di fumare in parchi pubblici: 200 euro di multa

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Il sindaco di Pomigliano d’Arco (Napoli), Lello Russo, allarga il divieto di fumare, già in vigore nei locali di uso pubblico, nei parchi e nei giardini pubblici all’aperto della città, per garantire la «salute e la sicurezza dei cittadini», ed annuncia sanzioni amministrative di 200 euro contro i trasgressori. Con un’ordinanza, Russo ha vietato le «bionde», ma anche i sigari e le pipe, nei luoghi pubblici frequentati solitamente dalle famiglie, come il Parco Giovanni Paolo II, il Parco delle Acque, ed i giardini dell’Infanzia, dopo numerose segnalazioni da parte dei cittadini infastiditi dal fumo passivo sebbene in luogo aperto.

«Fumare in presenza dei bambini costituisce cattivo esempio - ha detto il sindaco - e non vi è dubbio che l’interesse pubblico primario consista nel garantire sicurezza e salute dei cittadini, ma c’è anche l’aspetto della tutela ambientale giacché eventuali mozziconi di sigaretta rischiano di causare incendi o comunque danni alle piante e alla vegetazione dei nostri parchi». In caso di eventi o manifestazioni nei parchi urbani, saranno gli organizzatori ad avere l’obbligo di esercitare il controllo sull’osservanza del divieto, individuando gli addetti alla sorveglianza tra il proprio personale.

Musei, mostri e unicorni per la campagna social di marzo

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Draghi e centauri, unicorni e grifoni, sfingi, gorgoni, arpie, leviatani. È dedicata al meraviglioso universo delle creature fantastiche la campagna social di marzo dei musei statali italiani. E come ogni mese riparte la sfida ai visitatori degli oltre 400 istituti e luoghi della cultura gestiti dal Mibact perché si mettano in caccia di dipinti, vasi, sculture, arazzi da fotografare e condividere con gli hastag #marzoalmuseo e #creaturefantastiche. 

Tra il sacro e profano, religione e mitologia, medioevo e romanticismo, l’arte è ricchissima da sempre di rappresentazioni di questo genere: dall’unicorno di Jan Soens, Bois-le-duc, nel particolare della Cacciata dal Paradiso Terrestre alla Galleria Nazionale di Parma, al drago raffigurato nel particolare di Orfeo di Marcello Provenzale alla Galleria Borghese di Roma, dal demonio in San Michele Debella di Marco Cardisco, conservato al Museo Capodimonte di Napoli, alla statua di Atteone trasformato in Cervo alla reggia di Caserta, fino alla Lotta di Centauri di De Chirico, conservato alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma. E ancora, il demone alato raffigurato su una delle lastre tombali di Paestum, la Medusa sul pavimento nella domus delle Gorgoni a Ostia Antica, la Bestia dalle sette teste ne L’Apocalisse, dipinto conservato nell’Abbazia di Pomposa a Codigoro, in provincia di Ferrara.

La campagna è promossa su tutti i social network del Mibact, ma ha il suo cuore nel profilo instagram @museitaliani, nato lo scorso agosto, in occasione delle Olimpiadi di Rio, per rilanciare le opere del patrimonio culturale italiano dedicate allo sport.

Fraccaro e Ottobre: deroga per il punto nascite di Arco

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«Acclarata la retromarcia dell’assessore Zeni, che ha annunciato di ripresentare la richiesta di deroga per il punto nascita di Cavalese, anche l’Alto Garda e Ledro inevitabilmente non deve essere tagliato fuori da questo discorso e non ci può essere una disparità di trattamento. Sarebbe intollerabile, ingiustificabile e umiliante. Che la stessa cosa allora si faccia per il punto nascite di Arco».

Lo scrivono in una nota congiunta i parlamentari Mauro Ottobre e Riccardo Fraccaro e il sindaco di Tenno Gianluca Frizzi.

«Ora anche i sindaci dell’Alto Garda e Ledro si facciano un esame di coscienza e abbiano il coraggio di andare contro i diktat di partito. Dobbiamo finalmente avere la considerazione che meritiamo come territorio dal governo provinciale», si legge nella nota.

«Qui c’è bisogno - proseguono i tre esponenti politici - di una riflessione profonda in merito alla disparità di metodo tra Arco e Cavalese sui punti nascita. Ci sembra che nel programma di governo di coalizione e anche dei partiti singoli che la compongono si parla di salvaguardia dei territori e dei loro servizi alla persona e territori. Non si possono spendere 400 milioni di euro per il nuovo ospedale e poi tagliare sui servizi essenziali ai cittadini».

Addio a Cenni, «mister Mercatone» e storico sponsor di Marco Pantani

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Si è spento questa mattina a Bologna Romano Cenni, imprenditore fondatore del gruppo Mercatone Uno.

Nato nel 1933 nell’Imolese, aveva da tempo lasciato la guida del gruppo a causa proprio dei problemi di salute.

Il suo nome è legato non solo al gruppo che è operativo anche in Trentino con il punto vewndita di San Michele, ma anche alla sponsorizzazione ciclistica che aveva legato in maniera pressoché indissolubile, nell'immaginario collettivo, il nome della sua azienda a quella di Marco Pantani, ricordato anche con una biglia gigante davanti alla sede in Emilia.

Grave scontro in A22: auto contro camion

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Due persone hanno perso la vita poco fa in un incidente lungo la corsia sud dell'autostrada del Brennero, all'altezza di Ala.

Un'automobile con a bordo due persone è finita contro un mezzo pesante, attorno a mezzogiorno.

Le sono un uomo di 58 anni e una donna di 59 anni.

Sul posto, oltre alle ambulanze, è arrivato anche l'elicottero con il medico rianimatore ed il resto dell'equipe, sono stati effettuati vari tentativi di rianimazione ma per le due persone non c'è stato nulla da fare. Altre due persone risultano ferite e sono state portate in ospedale.

La corsia sud è stata chiusa al traffico per permettere i soccorsi.

Bloccati mentre tentato furto su auto grazie alla segnalazione di Merler

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Due giovani, tra cui un minore, sono stati denunciati in stato d libertà dagli agenti delle volanti per tentato furto su autovettura.

I due, F.D. di 24 anni, residente a Trento e l’altro di 17 anni, nato e residente a Trento, insieme ad altri due giovani, sono stati visti armeggiare sulle auto in sosta in via Brescia a Piedicastello. Il loro comportamento non è sfuggito ad uno dei condomini, l'avvocato e consigliere comunale di Forza Italia Andrea Merler che, immediatamente, ha avvisato il 113.

Sul posto le volanti hanno così potuto fermare due dei quattro giovani, accompagnandoli in questura. Sono in atto, da parte della squadra mobile, indagini per risalire agli altri due autori e per capire se i due possano essere responsabili di altri furti su auto negli ultimi giorni in città.

Con l’occasione il Capo della mobile Salvatore Ascione, oltre a ringraziare i cittadini che con i loro buoni rapporti di vicinato e le loro segnalazioni contribuiscono a rendere tutti più sicuri, invita a porre maggiore attenzione nell’uso delle difese passive, come l’attivazione dei sistemi di allarme che rappresentano i primi strumenti di prevenzione dei reati.


La leggenda jazz Chick Corea ai «Suoni delle Dolomiti»

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Una delle leggende del jazz come Chick Corea, la cantante inglese Sarah Jane Morris, Nada, il cantautore Jack Savoretti, Giuliano Carmignola, uno dei più noti violinisti a livello internazionale e Héctor Ulisses Passarella noto anche per la colonna sonora del film «Il Postino. Sono questi alcuni dei principali artisti che si ascolteranno in alta quota per la ventitreesima edizione del Festival I Suoni delle Dolomiti che si terrà dal 7 luglio al 31 agosto la ventitreesima edizione.

L’obiettivo degli organizzatori di Trentino Marketing al fianco delle diverse Apt delle zone in cui si svolgono gli eventi è quello di superare quei trentacinquemila spettatori stimati nella passata edizione. Fra le novità dei Suoni la presenza di Mario Brunello nel gruppo della direzione artistica al fianco di Chiara Bassetti e Paolo Manfrini.

Ad arricchire l’estate 2017 la presenza della Kremerata Baltica che con Mario Brunello sarà protagonista della Campiglio Special Week; una partnership con il Canale Sky Arte. Proprio Sky Arte nel 2016 ha prodotto tre puntate di 40 minuti ciascuna, un format tra il documentario e la docufiction capace non solo di raccontare il festival, ma anche di valorizzare i suoi protagonisti.  I tre concerti del 2016 al centro delle tre puntate sono quelli del violoncellista Mario Brunello e Yong Min Cho nelle Dolomiti di Brenta, del fisarmonicista Richard Galliano a Camp Centener sopra Campiglio e del Barcelona Gipsy Balkan Orchestra in Val Contrin. Le tre puntate saranno trasmesse in successione, a partire dal 15 aprile su Sky Arte Inghilterra, il 29 aprile sul canale Sky Arte in Germania, il 9 maggio su Sky Arte Italia e saranno replicate in ogni paese nelle settimane successive.

Ecco il programma:

 

Tasse, nel 2016 riscossi 144 milioni Più incassi per l'Agenzia delle Entrate

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È un «tesoro» da 144 milioni di euro quello incassato nel 2016 dall'Agenzia delle entrate di Trento. Un valore in crescita rispetto all'anno precedente, sia grazie all'emersione volontaria delle ricchezze all'estero (con la voluntary disclosure, la collaborazione volontaria) sia perché molti cittadini preferiscono chiudere le vertenze con il fisco prima di arrivare ad un contenzioso.

In sostanza i cittadini sempre più spesso decidono pagare, aderendo ad istituti conciliatori come la mediazione, invece di ingaggiare un braccio di ferro con il fisco, che peraltro nella maggior parte dei casi li vede soccombere. Anche per questo - ma pesano anche crisi economica e aumento del contributo unificato - i ricorsi presentati alla commissione tributaria di I grado nel 2016 (351 contro i 499 dell'anno prima) sono diminuiti. Il valore complessivo delle imposte al centro delle controversie è però in aumento - 45,7 milioni di euro (contro i 41,3 milioni).

Cifra a cui si devono aggiungere i 17,3 milioni di euro di valore relativi agli appelli presentati davanti alla Commissione di II grado. Numeri che da soli danno la misura di quanto sia complessa e delicata la materia di cui si occupa la giustizia tributaria, che ieri mattina ha celebrato l'inaugurazione dell'anno giudiziario. Il bilancio, come ha evidenziato il presidente della Commissione di II grado, Corrado Pascucci, appare tuttavia positivo, nonostante le criticità non manchino, a partire dalla scopertura dell'organico (carenza di cinque elementi). 

Imposte comunali impugnate e rendite.
Per quanto riguarda la materia dei ricorsi Pascucci ha sottolineato che, pure in presenza di un contenzioso che riguarda tutti i tipi di tributi (spiccano Ici, Imu, Irap, Irpef e Iva), c'è stato un incremento sensibile di quelli che riguardano imposte comunali, «la cui quantificazione dipende dalle rendite catastali, che sono state anch'esse oggetto di impugnazione». Da segnalare in questo ambito quelli relativi alle centrali idroelettriche. Sul tavolo dei giudici anche le liti relative alla cosiddetta «estero vestizione», ovvero il presunto omesso pagamento in Italia di imposte da parte di aziende con sede legale all'estero ma effettiva nel nostro Paese). Di certo, quello delle controversie fiscali, è un terreno complesso: «Si sta facendo sempre più strada il pensiero che il giudice debba, nella scelta di più soluzioni, tenere conto dei costi-benefici: assicurare cioè un equilibrio tra democrazia, mercato e diritti». Ma è evidente, ha detto Pascucci, «che le scelte del giudice debbono esulare da equilibrismi econometrici». 

I numeri del contenzioso. 
Nel 2016 sono stati definiti in Commissione tributaria di I grado 493 ricorsi, che hanno riguardato imposte per 45,7 milioni di euro. Le sentenze sono state 298, di cui 73 favorevoli all'ufficio, 63 favorevoli al contribuente 38 con esito intermedio, 43 in cui si è dichiarata cessata la materia del contendere, 32 i casi di estinzione, 9 le conciliazioni e 23 con «altro esito». Numeri che danno conto di un certo equilibrio nel rapporto fra fisco e contribuente rispetto a quelli dell'Agenzia delle entrate. Ma Pascucci ha anche invitato a non parlare di vittorie e sconfitte: «I calcoli statistici non sono in grado di gettare luce sulla decisione, che va apprezzata o criticata in ragione della sua completezza, accuratezza e esaustività». 

Tasse, entrate in crescita.
Alla cerimonia è intervenuta anche la direttrice dell'Agenzia delle entrate di Trento, Hildegarda Ungerer, sottolineando in primis come la riduzione dei ricorsi sia stata influenzata dall'istituto del voluntary disclosure: «Nel 2016 sono state lavorate 517 istanze, con entrate pari a 15 milioni di euro». Ma la riduzione dei ricorsi, costante a partire dal 2012 (sono scesi da 912 a 226), «è frutto anche del corretto utilizzo dell'istituto della mediazione». Il bilancio delle riscossioni è certo positivo. Sono 144 i milioni recuperati all'erario grazie all'attività di controllo, tra cui 16 milioni per adesioni e rinuncia all'impugnazione, 44,4 milioni derivanti da conciliazioni giudiziali, 250 mila per mediazioni tributarie, 15 milioni per la voluntary disclosure e 39 milioni invece per riscossioni da ruolo (le cartelle di Equitalia). A queste vanno poi aggiunte le attività di liquidazione, ovvero le verifiche rispetto a quanto denunciato nel reddito. Se gli incassi «tradizionali» sono di fatto in linea con l'anno passato (erano circa 67 milioni), grazie all'emersione delle attività estere e per l'adesione a istituti definitori (dunque senza contenzioso), l'incasso è senza dubbio in aumento (almeno 80 milioni).  

Il cittadino finisce «ko». 
I numeri forniti dall'Agenzia delle entrate dicono che ad uscire con le ossa rotte sono quasi sempre i cittadini: l'indice di vittoria numerico (sentenze definitive) è dell'81,9% (a fronte di un 82% del 2015), mentre quello per valore è del 90,8% (contro il 93% nel 2015). Ma la direttrice ha voluto anche evidenziare che a fronte di 2.199 atti di accertamento (voluntary esclusa), emessi nel secondo semestre 2015 e il primo semestre 2016, solo 194 sono stati impugnati (8,8%).

Rimborsi per europarlamentari Kessler ai microfoni di Radio 24

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L’ufficio anti-frode europeo, l’Olaf, è un’agenzia indipendente che si occupa di proteggere gli interessi economici dell’Unione Europea.

Negli ultimi cinque anni l’Ufficio antifrode europeo (Olaf) ha fatto più di 1.400 indagini per un importo di 3 miliardi di euro: soldi in parte già rientrati nelle casse dell’Unione europea.

L’ultima inchiesta riguarda l’utilizzo illegittimo di rimborsi da parte di diversi europarlamentari, anche italiani, chiamati ora a restituire il maltolto.

Poi c’è quella relativa all’importazione illegale di prodotti cinesi nei porti inglesi. L’Olaf ha sollecitato la Commissione Europea a chiedere al governo di Londra 1,98 miliardi di euro di risarcimento danni.

Il presidente dell’Olaf è il trentino Gianni Kessler, con un passato da pm presso la Procura di Trento e da componente di primo piano del Pd provinciale, è stato intervistato da Oscar Giannino e Alessandro Milan ai microfoni di Radio24.

Ascolta l'intervista qui sotto:

Rally: fuori pista nel parcheggio, lo slalom tra le auto è da applausi

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Il britannico Kris Meeke ha vinto il rally del Messico nonostante uno spettacolare fuori pista: perso il controllo dell'auto è uscito di strada, finendo in mezzo a decine di auto parcheggiate. Non ha perso la calma e, dopo uno slalom mozzafiato tra un'auto e l'altra, è riuscito a riprendere la corsa e a finire con una decina di secondi di vantaggio sul francese Sebastien Ogier

Striscia la notizia: l'aggressione ai danni di Luca Abete

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Luca Abete, inviato del tg satirico Striscia la notizia, è stato picchiato a Caserta in piazza Pitesti domenica 12 marzo da un gruppo di commercianti abusivi, per lo più extracomunitari, del grande mercato di merce rubata e contraffatta della città. Gli aggressori, dopo aver distrutto una telecamera, hanno preso a calci Abete, in seguito trasportato al pronto soccorso più vicino. Il servizio completo va in onda lunedì 13 marzo alle 20.40 su Canale 5.
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