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Orso, protesta-bis a Cadine Insultati residenti e Metlicovec

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Dopo la marcia della mattinata per le vie del capoluogo, gli animalisti ieri pomeriggio sono saliti a Cadine per un secondo momento di protesta per l'uccisione dell'orsa KJ2.

Una manifestazione che, tuttavia, si è purtroppo trasformata in una sequela di insulti, verso i residenti in generale e Angelo Metlicovec in particolare. «Trogloditi», «bastardi», «assassini», «estinguetevi», l’assortimento per i primi; «bugiardo», la definizione più tenera per il secondo.

Una quarantina in tutto i presenti che dopo essersi radunati all'ingresso dell'abitato, hanno percorso via della Posta per riunirsi poi in piazza, sotto l'occhio attento di numerosi rappresentanti delle forze dell'ordine.

La compostezza dei residenti ha evitato che a cause delle offese dei manifestanti la protesta sfociasse in scontri: solo in un paio di occasioni - con una secchiata d'acqua piovuta sugli animalisti - alcune schermaglie hanno rischiato di far salire la tensione.

Alcuni tra i rappresentanti delle realtà animaliste presenti hanno poi cercato di trovare anche l'abitazione di Metlicovec - a più riprese pesantemente insultato e minacciato - senza però riuscirvi. Si sono evitati così episodi di nervosismo come quelli già vissuti tre anni fa a Pinzolo quando parte dei componenti del corteo animalista ebbero un acceso scontro con i conoscenti di un altro ferito in seguito di un incontro con l'orso.


Il Napoli copia la Juve: tre reti al Verona

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Il Napoli non stecca la prima e, nella giornata inaugurale della Serie A, espugna il Bentegodi battendo il Verona per 3-1.

Azzurri in vantaggio al 32’ con un’autorete di Souprayen, raddoppio di Milik al 39’; nella ripresa Ghoulam, al 17’, firma il 3-0. Per gli scaligeri, Pazzini sigla il 3-1 su rigore a 7 minuti dalla fine.

Disboscamento a Povo polemiche e molti dubbi

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L'impatto visivo, soprattutto per chi transita da Cognola verso la strada dei Forti, è forte. Stiamo parlando dell'imponente opera di disboscamento iniziata da qualche mese alle pendici del Monte Celva.

Il taglio di piante di alto fusto e l'incessante lavoro degli escavatori hanno portato alla luce la tipica terra rossa di Oltrecastello rendendo se possibile il paesaggio ancora più inquietante. Si tratta, presumibilmente, di un ampliamento agricolo privato in in via della Selva in una zona prima boschiva, con una pendenza importante ed a monte di alcune abitazioni che sta preoccupando i residenti soprattutto per la mancanza di notizie ed assicurazioni che possano far capire l'entità dei lavori e gli eventuali rischi idrogeologici ed ambientali.

Preoccupazione ed interrogativi su cui si è fatto interprete il consigliere comunale del Pd Michele Brugnara attraverso una dettagliata interrogazione a risposta scritta al Sindaco presentata nei giorni scorsi. «I lavori - inizia Brugnara - con un impatto paesaggistico significativo, sono effettuati da privati su terreni in pendenza che nella parte sommitale erano coperti da bosco con piante ad alto fusto.

Per i lavori vengono utilizzati pesanti mezzi che transitano lungo una stradina che porta al bosco oggetto del taglio: la stradina è sulla particella fondiaria n. 2344 e confina, tra gli altri, con alcuni fondi sui quali vi sono delle abitazioni (particella fondiaria 325 e particella fondiaria 334/1). Si segnala tra l'altro - continua il consigliere - che nel primo tratto della stradina è stato riversato del materiale coprendo la canaletta che corre lungo il muro a secco. Con la presente interrogazione si chiedono garanzie e informazioni circa l'impatto dell'intervento: l'esito delle valutazioni di tipo idrogeologico e paesaggistico, il sistema dei controlli sull'effettuazione dei lavori a regola d'arte, la salvaguardia e il ripristino dei beni comuni (muretti a secco, stradine di campagna, sentieri, ecc.), l'impatto di eventuali trivellazioni sul sistema complessivo dell'acqua potabile in zona».

Interrogativi non di poco conto che vengono poi esplicitati in maniera più dettagliata nel seguito dell'interrogazione: «Che porzione di bosco - chiede Brugnara- verrà abbattuta per fini agricoli e se tale porzione abbia un qualche vincolo o meno (boschivo), di che tipo di coltivazioni e secondo quale tecnica verranno coltivati tali nuovi arativi (biologico, etc.), se siano stati valutati gli impatti dell'intervento sulla biodiversità di quella località, se siano state date e da chi le necessarie autorizzazioni, nonché le prescrizioni atte a salvaguardare ed eventualmente a ripristinare i beni comuni: muri a secco che hanno più di 100 anni, le cornici storiche interrate dai contadini nel passato che garantivano e garantiscono il rifornimento di acqua ai fondi sottostanti, i muri a sostegno della strada comunale su cui transitano e transiteranno pesanti mezzi, i sentieri austroungarici risalenti alla prima guerra mondiale, se sia vero che verrà effettuata una trivellazione fino alla falda per fornire il nuovo fondo di acqua e cosa ciò comporterà sul sistema di acqua potabile complessivo, se sia stato verificato che il disboscamento possa causare o meno, in caso di forti piogge, smottamenti che potrebbero causare problematiche alle case e proprietà sottostanti, se siano previsti controlli ex post e da chi sull'esecuzione a regola d'arte dei lavori, se sia stato valutato il carico massimo che la strada comunale (o poderale) sulla particella fondiaria n. 2344 possa sopportare e chi effettua i controlli durante i lavori.

Troppo caldo, allo Stelvio non si ricomincia a sciare

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Gli effetti del caldo elevato si fanno sentire anche oltre i 3500 metri d’altezza sulle montagne della Lombardia.

Dopo uno stop di un paio di settimane la ski-area del ghiacciaio dello Stelvio, in alta Valtellina al confine con la provincia di Bolzano, avrebbe dovuto riaprire oggi, 20 agosto, invece non sarà così.

«Le attese perturbazioni nevose non ci sono state - spiega Umberto Capitani, direttore della Sifas, la società che gestisce gli impianti di risalita sulle piste del ghiacciaio - e le temperature sono segnalate in rialzo per la prossima settimana.
Siamo, pertanto, costretti ad allungare i tempi di sospensione della pratica dello sci, a tempo indeterminato, finché le condizioni meteo non muteranno. Ma lo Stelvio, con le funivie che portano in quota, rimane comunque aperto con tutte le altre attività».

«In passato - aggiunge Capitani - non era mai stato adottato un simile provvedimento di sospensione dello sci estivo».

«Il personale in servizio - assicura - non perde il lavoro, in quanto viene impiegato per interventi di manutenzione agli impianti al momento fermi».

Canone Rai in Trentino Trovati 51 mila evasori

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Il canone Rai in bolletta ha portato all'emersione di un «esercito» di oltre 51 mila famiglie trentine che evadevano la tassa tivù. Stando ai dati diffusi dall'Agenzia delle Entrate, nel 2016 gli abbonati sono passati da 157mila a 208.839: circa un quarto delle famiglie residenti sul territorio provinciale, dunque, in passato avrebbe evaso il canone che a partire dallo scorso anno è stato riscosso in modo coatto attraverso la bolletta elettrica.

Al momento della sua introduzione, l'operazione del Governo, allora guidato da Matteo Renzi (il motto er «pagare tutti per pagare meno»), aveva attirato critiche da più parti.

Questa novità ha consentito di ridurre l'importo della tassa dai 113,50 euro del 2015 a 100 euro, fino ai 90 euro del 2017. E nel 2018 potrebbe esserci una nuova sforbiciata, dato che gli incassi aggiuntivi sono finalizzati anche alla riduzione delle imposte, canone compreso.

Sul territorio della nostra provincia in un anno è cresciuto del 32,88% il numero dei nuclei familiari abbonati, per un importo complessivo di quasi 21 milioni di euro finiti nel 2016 nelle casse dell'Erario. Per effetto dello sconto praticato anche quest'anno, l'importo complessivo è destinato però a diminuire, a meno che non ci siano delle novità sul fronte delle regolarizzazioni.

A livello nazionale sono emersi 5,6 milioni di evasori, per un maggior gettito rispetto al 2015 di 500 milioni di euro, dato che gli italiani che hanno pagato il canone sono passati da 16,5 a 22,2 milioni, con un incremento del 34%. Nel 2016 la Rai ha incassato in tutta Italia un vero e proprio extra-gettito, per un ammontare totale di 1,7 miliardi di euro (poco più di quelli messi in preventivo dall'azienda guidata da Monica Maggioni).

Come chiedere l'esenzione dal pagamento del canone Rai: per saperne di più clicca QUI.

Chi evadeva il canone - ed erano tantissimi anche in Trentino - secondo la norma non rischierebbe di incorrere in sanzioni, anche se il nuovo meccanismo non va considerato una sanatoria. Nella legge di stabilità è stato infatti previsto che i controlli per il pagamento degli anni precedenti non potrà essere effettuato, anche se alcuni media nazionali hanno parlato di controlli nei dieci anni precedenti. Rimangono invece valide le indagini in corso o precedentemente iniziate, ma non dovrebbero esserne intraprese di nuove.

La maggior quota di evasione si registra nelle isole, dove il numero dei contribuenti che hanno versato il canone è salito del 49,8% passando da 1,5 a 2,2 milioni. Anche se il record negativo assoluto ce l'ha la Campania - dove il canone era sconosciuto quasi ad un contribuente su due - va detto che l'evasione della tassa non è esclusiva del Meridione.

Secondo i dati dell'Agenzia delle Entrate, nelle regioni del Nord nel 2016 sono emersi 2,5 milioni di contribuenti che fino ad allora non avevano pagato il canone, con una crescita del 30,5%, mentre quella che si è registrata nel Centro Italia è del 26,8%. Non fanno eccezione all'evasione le regioni storicamente più virtuose, con il Veneto a più 38,12% e il Piemonte a più 33,83%.

Il Trentino si piazza in terza posizione tra le regioni e le province autonome dell'Italia settentrionale. In Alto Adige, infine, il canone Rai era già pagato da quasi la totalità della popolazione. Prima della tassa inserita in bolletta, infatti, a Bolzano pagavano il Canone Rai 157 mila cittadini, nel 2016 invece sono saliti di sole 2mila unità, a 159 mila, l'1% in più.

 

Foto da Rai Play

Camionista preso a pugni nel parcheggio dell'A22

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Difficile capire come sia iniziata la lite che ieri pomeriggio ha spinto due camionisti dell'Est in viaggio lungo l'autostrada del Brennero a mettersi le mani addosso nel parcheggio attiguo al casello autostradale di Rovereto sud.
Erano da poco passate le 15 di ieri quando è stato chiesto l'intervento di un'ambulanza per uno dei due autisti che lamentava dolore alla testa dopo aver litigato con il collega.

Sul posto è stata inviata un'ambulanza della Stella d'oro, che ha prestato le prime cure all'infortunato. L'uomo, un sessantenne, ha però rifiutato il trasporto al pronto soccorso per ulteriori accertamenti.

Nel frattempo al casello di Rovereto sud è arrivata anche una volante della polizia stradale, a cui spettava il difficoltoso compito di ricostruire l'accaduto. Non è stato facile, innanzitutto per la barriera linguistica. Gli agenti hanno comunque cercato di ascoltare le versioni dei due camionisti coinvolti per capire come e quando è nato il diverbio che li ha portati, nel parcheggio del casello, ad alzare le mani. Forse tra questi c'era anche l'abuso di alcol in una giornata in cui i Tir non possono percorrere l'A22.

Questo è il fatto più rilevante di una giornata, quella di ieri, che era considerata da bollino nero per l'autostrada del Brennero. Ieri infatti si sono concentrati gran parte dei rientri dei vacanzieri e, fortunatamente, nonostante il traffico molto intenso ed i continui rallentamenti in entrambe le direzioni non ha avuto pesanti conseguenze.

Gli agenti della polizia stradale in servizio tutto si aspettavano tranne che dover intervenire per cercare di far ragionare due litiganti nel parcheggio del casello roveretano.

Il Dro elimina il Trento nel derby di Coppa Italia

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Va al Dro Alto Garda il derby di Coppa Italia contro il Trento, apparso superiore nelle individualità, ma ancora alla ricerca dei giusti equilibri e schemi di gioco. La squadra droata di mister Michele Ischia, pur giocando per oltre mezz'ora in inferiorità numerica (espulso Tobanelli) si è mossa in campo con molta accortezza e concentrazione, e con il gol dell'ivoriano Karamoko, realizza un'impresa sportiva che resterà tra le pagine più belle della società del presidente Loris Angeli.

Il Dro Alto Garda conferma la sua difesa a quattro, ma con Karamoko spostato al centro del pacchetto arretrato in coppia con Tobanelli, mentre Allegretti e Grossi agiscono sulle fasce.
Formazione confermata invece per il Trento con mister Vecchiato che si affida al tridente offensivo con Lelli al centro affiancato da Duravia e Lillo. Al 2' minuto è proprio Lillo (ex Seregno) a finire in fuorigioco, mentre sul versante opposto è il giovane palermitano Mauceri ad essere fermato al limite.

Il Trento prova a spingere sulle fasce, ma al 12' il tiro di Lillo è allontanato da Karamoko. Il Trento si procura al 14' una punizione dai 24 metri con Lillo che appoggia per Lella (in arrivo dal Lumezzane), ma il suo tiro è respinto in scivolata Ettahiri. Dopo un primo quarto d'ora di attesa il Dro prova a spingere collezionando un primo angolo, ma sulla battuta nessun attaccante è pronto allo stacco. Al 21'è invece Ettahiri a rubare palla al limite dall'area, ma il suo tiro è smorzato dalla difesa aquilotta. Con il Trento che fatica ad innescare le sue punte il Dro si rende ancora pericoloso al 27' con Casolla anticipato all'ultimo. Al 33'è la squadra droata a collezionare l'azione più pericolosa con lo scambio in velocità tra Casolla e Melchiori, ma sul traversone del bolzanino nessun compagno è pronto alla deviazione vincente.

Al 39'è Casolla a provare il colpo di testa, ma sventa senza difficoltà l'estremo trentino Cuoco.
L'ultima azione pericolosa del primo tempo è di Lillo, ma il suo diagonale è respinto dalla difesa droata. Nella ripresa il Trento si rende subito pericoloso con una punizione di Duravia respinta dalla difesa, mentre il successivo tiro di Cascone è deviato in angolo. Il Dro non ci sta e colleziona un paio di calci d'angolo, sui quali la difesa trentina libera senza affanni. Per mister Vecchiato è già tempo di cambi con Rippa (vivaio della Vipo) che prende il posto di Toscano. Subito dopo è il droato Casolla, tutto solo davanti alla porta, ad essere fermato per un dubbio fuorigioco, mentre sul fronte opposto Lillo non trova lo spiraglio giusto con un forte diagonale dal limite. Al 11' mister Ischia si affida al classe 2000 Corradini (vivaio del Dro) e Ajdarovski per Allegretti e Mauceri.

Al 13'è il trentino Lella a sfiorare di testa il secondo palo, mentre sulla ripartenza Ettahiri (uno dei migliori in campo) è atterrato in area in modo dubbio, e le proteste costano l'espulsione diretta a Tobanelli. Il Trento inserisce Ferraglia e Bacher cercando si fruttare la superiorità numerica, mentre il Dro arretrata in difesa Bertoldi ed inserisce Ruaben in mezzo al campo. Se al 21' il gol di Lella è annullato per fuorigioco, il Dro trova invece il gol partita alla mezz'ora grazie al tocco sottomisura di Karamoko su angolo del neo entrato Giacco.

La risposta del Trento è rabbiosa quanto poco incisiva (sotto un cielo sempre più minaccioso), con Lillo e Furlan che ci provano dalla distanza, mentre il palo si oppone alla conclusione di Lella. Nonostante sei minuti di recupero il risultato non cambia più, con Bacher che al 48' spedisce a lato l'ultima occasione utile. Il ritorno del Trento nel calcio interregionale è da dimenticare, mentre il Dro Alto Garda (pur ancora incompleto) passa il turno di Coppa Italia ed affronterà domenica a Verona la Virtus Vecomp.

Rogo doloso distrugge un container di carta

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C'è sicuramente la mano dell'uomo dietro all'incendio che l'altra sera, poco dopo le 20, ha quasi completamente distrutto un cassone della carta nel grande piazzale alle spalle della Videogarda, tra Riva e Arco, quasi a ridosso della carrozzeria Apolloni.

Ad evitare il peggio ci hanno pensato i Vigili del Fuoco volontari di Arco che sono intervenuti tempestivamente utlizzando schiume apposite per domare le fiamme e impedire che il rogo potesse estendersi minacciosamente ad altre strutture e ad alcune bombole di gas poco distanti. Dai primi accertamenti non si è stati in grado di capire con esattezza come sia partito l'incendio ma la spiegazione più plausibile (considerato tra l'altro il contenuto del cassone) è quella di un gesto doloso, magari di una bravata commessa da qualche buontempone che ha gettato all'interno una sigaretta o comunque qualcosa che potesse innescare le fiamme.


Gli occhiali con videocamera per gli operai 4.0

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Si chiamano LinUp glasses e sono degli occhiali dotati di una videocamera Hd che ha la possibilità di immagazzinare immagini e filmati e di trasmetterli a distanza. Gli occhiali 4.0 sono prodotti dalla società LinUp, una startup fondata nel 2015 con una compagine sociale composta da tre soci: Antonio Maria Zinno, Marco Lo Sardo e Marco Sforza.

La società, grazie alle sue soluzioni innovative, nel giro di un anno ha raddoppiato il portafoglio ordini. I linUp glasses sono degli occhiali che, attraverso una telecamera, riprendono tutte le operazioni di lavoro che poi vengono inviate e condivise tramite uno smartphone che fa da ponte. In questo modo, chi si trova alle prese con un intervento di manutenzione può ricevere assistenza a distanza, guidato da uno specialista, il quale può verificare in tempo reale se l'operazione sta procedendo correttamente e intervenire con istruzioni vocali o manuali e schemi di progettazione. Si tratta di una tecnologia (Linup Maint) creata con lo scopo di migliorare e semplificare gli interventi di manutenzione che azzera i costi di intervento, riduce i tempi di un guasto e fornisce un supporto in tempo reale a distanza.

Uno dei fondatori di LinUp, Marco Losardo, ha evidenziato che nell'era dell'industria 4.0 le Piccole e medie imprese hanno "l'obbligo di ottimizzare il sistema produttivo attraverso la riduzione di tempi e costi. LinUp ha creato un sistema integrato hardware e software che consente di introdurre nelle piccole e medie imprese concetti, metodologie e strumenti di analisi del processo produttivo utilizzati fino ad ora esclusivamente dalle grandi aziende". In particolare, l'azienda napoletana ha automatizzato le analisi acquisendo i dati da strumenti che vengono indossati dagli operatori stessi senza interferire sulle attività in corso; creato un software che memorizza ed analizza tutte le attività in corso degli operatori negli ambienti produttivi; sviluppato algoritmi per creare una mappa degli sprechi e per visualizzarli in modo semplice ed intuitivo; sviluppato sensori in grado di monitorare e garantire l'ergonomia del posto di lavoro; ridotto al minimo l'intervento del consulente esterno; creato moduli formativi delle risorse dell'azienda per renderle autonome.

Barcellona: giovani che uccidono giovani

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Dopo l’ennesima strage dell’Isis a Barcellona, una cosa fra le tante sgomenta più di tutte: la giovane età degli attentatori. Ragazzi di 17, 18, 22, 24 anni, imbevuti di odio e di vuoto esistenziale, che ricercano la morte per sé e per gli altri come senso del proprio vivere. Giovani che uccidono altri giovani della stessa età, in un impeto disperato di follia e dissoluzione, senza alcun credo alle spalle se non un nichilismo cieco, privo di valori e di prospettive, con l’unica volontà di distruggere la gioia e la spensieratezza degli altri, di seminare dolore e terrore.

Non c’è nessun sentimento religioso a muovere tali stragi, nessun desiderio di costruire un mondo nuovo: solo risentimento, marginalizzazione, frustrazione che trovano nel fondamentalismo islamico una ragione per andare avanti. Per vivere, o meglio per morire.

È una generazione cancellata dall’odio, affascinata dalla violenza, irretita dai cattivi maestri che riempiono il loro sradicamento di radicalismo salafita, in una sorta di islamizzazione della loro deriva antagonista e disfattista.

Per questo fa ancora più male la morte innocente di quanti celebravano la vita in uno spensierato pomeriggio d’estate per le ramblas della Catalogna. Bambini, ragazzi, fidanzati, famigliole in vacanza che esprimevano la libertà e la gioia dello stare insieme, nella speranza del domani.

Non basterà la sconfitta militare del califfato per fermare questi giovani musulmani di seconda o terza generazione, che sono nelle nostre città, hanno frequentato le nostre scuole, fianco a fianco con i nostri ragazzi. Va contrastata l’ideologia che li sorregge e che negli anni delle guerre e delle invasioni in Medio Oriente si è diffusa paurosamente dall’Afghanistan al NordAfrica, dall’Asia centrale al Sahel.

Se da un lato va preso atto che quella in corso non è una guerra fra Occidente e Islam, fra musulmani e cristiani, e il risentimento non è della stragrande maggioranza degli islamici europei che invece puntano a inserirsi e a convivere pacificamente, dall’altro va intensificato ogni sforzo di integrazione, di coinvolgimento culturale, di inserimento della comunità musulmana dentro la vita delle nostre città e dei nostri paesi.

All’assenza di ideali e di principi solidi che spesso loro vedono nel nostro vivere e imputano alla nostra civiltà, vanno contrapposti invece valori profondi di libertà, comunità, democrazia, solidarietà, partecipazione. Non va fatto l’errore tragico di rispondere all’odio con l’odio, all’estremismo con estremismo, al risentimento con altro risentimento in una catena senza fine che può portare soltanto alla distruzione della casa comune europea. Non si deve nemmeno arretrare nel professare con convinzione le ragioni forti che stanno alla base dell’Europa, della nostra cultura dell’accoglienza e della libertà, della sicurezza e del rispetto della vita e dell’altro, della distinzione fra politica e religione, fra reato e peccato.

La lotta al jihadismo, prima ancora che militare e di intelligence, è culturale. E di questo dobbiamo essere noi europei i primi a farcene convinti, vivendo e testimoniando nella quotidianità le radici di «libertè, fraternitè, egualitè» riaffermate dalla stagione dell’illuminismo e della ragione, che affondano nella millenaria cultura giudaico-cristiana, nella filosofia greca, nel diritto romano, e che sono alla base del nostro vivere civile e comunitario.

Un secondo aspetto che i fatti di Barcellona evidenziano è la volontà persistente del terrorismo islamico, dei suoi cattivi maestri ispiratori, di contrastare qualunque forma di integrazione musulmana in Europa, qualunque collaborazione fra paesi europei e Maghreb, fra Spagna e Marocco, Algeria, Mauritania. Occorre impedire ogni contaminazione fra la «purezza» islamica e l’occidente. Il turismo è l’emblema di tale incontro pacifico fra culture, che aiuta a far crescere anche economicamente l’altra sponda del Mediterraneo, che migliora le condizioni di vita di popolazioni che vogliono emanciparsi.

Per questo va distrutto ed estirpato, uccidendo e versando sangue innocente. Proprio la collaborazione fra paesi, fra la Spagna e il Nord Africa, fra le forze di polizia impegnate congiuntamente in operazioni di antiterrorismo, è vista come fumo negli occhi per i miliziani del califfato e le centrali terroristiche. La vera risposta da dare a tali attacchi criminali è pertanto proprio quella di intensificare la collaborazione fra stati, all’interno dell’Unione europea innanzitutto, fra paesi membri, fra intelligence e forze di polizia. Ma anche fra Europa e Maghreb, fra Italia, Spagna, Francia e la Libia, il Marocco, la Tunisia, l’Algeria. Il fronte europeo deve essere unito e sempre più integrato, in un sistema di difesa comune, ma anche di polizia e di investigazioni, mettendo in rete le conoscenze e i data base di cui ciascun stato dispone, abbandonando una volta per tutte gelosie, primogeniture e presunzioni di autosufficienza.

La battaglia contro lo jihadismo, che non si concluderà purtroppo con la fine del califfato (comunque indispensabile), durerà a lungo e richiederà uno sforzo congiunto e continuo di tutti gli stati sul fronte della prevenzione, che poi è l’unica strada per poter scongiurare nuovi attentati, o attenuarne il numero e gli effetti. Non basta piangere i morti il giorno dopo la strage, ma occorre accelerare nell’integrazione dei mezzi di contrasto. E su questo l’Europa è ancora troppo latitante, troppo divisa, troppo autoreferenziale e incapace di fare il salto di qualità.

Infine, un terzo elemento di riflessione dopo la strage della Rambla investe il nostro Paese, finora rimasto immune da attacchi terroristici. Anche da noi, come in tutta Europa, come in tutto l’Occidente, l’allerta è alta, e il rischio di attentati non si può escludere. Va riconosciuto, però, anche se noi italiani siamo abituati a vedere sempre e solo il negativo di noi stessi, che forse il sistema di sicurezza nazionale si sta rivelando migliore di altri. Non perché siamo i più bravi, ma perché siamo abituati ormai da decenni ad essere radicati sul territorio nel combattere il terrorismo, la mafia, la criminalità organizzata. Le capacità dell’intelligence di mettere immediatamente in condivisione le segnalazioni raccolte e le informative su elementi pericolosi, finora si sono dimostrate efficaci.

Così pure le espulsioni per motivi di sicurezza, quasi raddoppiate rispetto allo scorso anno, e dal 2015 ormai arrivate ad un totale di 200. Come ha ricordato il ministro degli Interni Minniti sono triplicati i controlli sui veicoli e sospetti, e sono aumentati i foreign fighters, i combattenti stranieri, finiti sotto osservazione (110 nel 2016) e arrestati. A questo si aggiunge la presenza dell’esercito a presidio di aree sensibili e le più stringenti direttive di ordine pubblico introdotte in caso di eventi di massa.

Una volta tanto possiamo essere orgogliosi del nostro Paese, e sostenere con convinzione tale lavoro fondamentale delle forze dell’ordine.

Il terrorismo si potrà vincere solo insieme, uniti nel combatterlo e convinti delle profonde ragioni di libertà e di pacifica convivenza che stanno alla base della nostra civiltà, e che hanno bisogno di essere continuamente alimentate e vivificate.

Mondiali di deltaplano: bronzo al trentino Christian Ciech

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La nazionale italiana di deltaplano ha vinto in Brasile il suo nono titolo mondiale (e quinto consecutivo), e un trentino ha conquistato il bronzo nell’individuale. Si tratta di Christian Ciech, classificatosi alle spalle dell’altro azzurro, Alessandro Ploner di San Cassiano (Bolzano), e del nuovo campione del mondo, il ceko Petr Benes.

Per quanto riguarda la prova a squadre la supremazia degli azzurri non è mai stata in discussione. Ha iniziato e chiuso in testa davanti alle nazionali della Repubblica Ceca, Germania, Usa, Australia, Brasile, e Giappone. 26 i paesi presenti per un totale di 131 piloti.

Le classifiche sono stilate in base ai risultati di ogni volo con assegnazione di un punteggio a ciascun pilota secondo l¹ordine di arrivo al traguardo. La somma dei punteggi di tutti i voli determina la graduatoria individuale e quella di tutti i voli dei piloti di ogni nazionale quella a squadre.

Teatro dell’impresa, avvenuta nel corso de 21° Campionato del Mondo volato sotto l’egida della FAI (Fédération Aéronautique Internationale), la Valle di Paraná in Brasile.

Scivola alle Cascate del Nardis, soccorso dall’elicottero

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Soccorso dell’elicottero verso mezzogiorno alle Cascate del Nardis, in val di Genova. Un escursionista è scivolato procurandosi un trauma agli arti inferiori.

Sul posto anche l’auto sanitaria ed i vigili del fuoco volontari. Il paziente è stato accompagnato al pronto soccorso dell’ospedale di Tione.

La stampa: il Manchester City vuole pagare la clausola per Messi

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Un altro sceicco vuole «depredare» il Barcellona. Secondo C + Francia il presidente del Manchester City, Khaldoon Al Mubarak, sarebbe pronto a versare nelle casse del club catalano i 300 milioni euro previsti come clausola rescissoria nel contratto che lega Lionel Messi agli azulgrana.

Sarebbe di certo l’acquisto più costoso della storia del calcio e supererebbe di gran lunga i 222 milioni di euro pagati dal Paris Saint Germain per «strappare» Neymar sempre al Barça.

Il tutto, secondo i media francesi, dovrebbe avvenire entro la fine di questa finestra di mercato, ovvero entro il 31 agosto. Messi, a oggi, non avrebbe ancora firmato il nuovo contratto con il club catalano, con scadenza al 2021, che era stato annunciato il 5 luglio.

Bersntol Ring: l'invasione della valle dei Mocheni

La val dei Mocheni «invasa» per il Bersntol Ring

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Erano ben 1470 le persone che parteciperanno oggi all’edizione 2017 del «Bersntol Ring», apprezzata passeggiata gastronomica nel cuore della Valle dei Mòcheni.

Ben tredici le tappe previste su percorso di 14 chilometri, per scoprire sapori, colori, cultura e tradizioni della «Valle Incantata».

Un’edizione è partita da Sant’Orsola, dove dei bus navetta hanno portato i partecipanti al Passo del Redebus, vero punto di partenza per l’itinerario a piedi che ha toccato Malga Pec, e le località dei Masi Alti di Sant’Orsola tra cui Carbonare, Lener, Pizoi, Battistoni, Mass del Doss, Michei, Maoro, Frattelle, Pedraroneri e Pintarei prima del ritorno in paese.

Una passeggiata adatta a tutte le famiglie anche con passeggini, carrozzine, e cani che ha permesso di ammirare i paesaggi ed i baiti della vallata, assaporando specificità culturali e gastronomiche del territorio.

Tutti da gustare le delizie tipiche mòchene, con tanti prodotti locali a «chilometri zero» tra formaggi di malga, piccoli frutti, canederli, kropfen, e piatti dal gusto rustico e autentico.

Tappa dopo tappa è stato possibile immergersi nelle tradizioni mòchene, scoprendo i vecchi mestieri, la musica e le realtà ricettive locali.

GUARDA LE IMMAGINI


Malore dopo la ferrata Muore in Marmolada

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Un turista bulgaro di 43 anni è morto per un malore sulla Marmolada.

Il Suem 118 ha inviato l’elicottero di Pieve di Cadore con i sanitari che sono sbarcati a 3.200 metri di quota che hanno subito praticato le manovre di rianimazione all’uomo senza poter purtroppo fare nulla per lui.

L’escursionista aveva salito con una comitiva la ferrata di Punta Penia. Dal racconto dei compagni, una volta all’uscita, aveva lamentato dolori alle gambe. Lui era rimasto lì e loro avevano raggiunto la cima poco distante.

Quando erano tornati indietro però lo avevano trovato a terra privo di sensi e avevano tentato di farlo riprendere, dando l’allarme.

Constatato il decesso, l’eliambulanza ha trasportato uno degli amici, provato dall’accaduto, fino a Passo Fedaia, per affidarlo a una squadra del Soccorso alpino di Fassa, ed è quindi tornata a recuperare la salma per portarla a Canazei.

Presentazione UCI Mountain Bike World Cup Finals

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UCI MOUNTAIN BIKE WORLD CUP FINALS

XCO | DHI | 4X

25-27 agosto 2017

Val di Sole - Trentino

 

martedì 22 agosto, ore 11.00

Sala Rombo – Trentino Marketing

via G.D. Romagnosi, 11 – Trento

 

interverranno:

 

Ugo Rossi – Presidente Provincia Autonoma di Trento

 

Michele Dallapiccola – Assessoreall'agricoltura, foreste, turismo e promozione, caccia e pesca

 

Maurizio Rossini – Amministratore Unico Trentino Marketing

 

Luciano Rizzi – Presidente APT Val di Sole

 

 

RSVP |Per una migliore accoglienza chiediamo gentile conferma di partecipazione all’indirizzo: nicola.cristofori@omniarelations.com

Precipitano sul Dent de Mesdì Alpinista muore, l'altro è grave

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Incidente mortale in parete nel gruppo del Sella nel primo pomeriggio di oggi: due alpinisti altoatesini erano impegnati in una ascesa sul Dent de Mesdí. Giunti a poche decine di metri dalla vetta, il primo di cordata avrebbe perso l’appiglio, precipitando e trascinando anche il compagno.

Sono caduti entrambi per una ottantina di metri. Uno dei due alpinisti è morto sul colpo, mentre l’altro, gravemente ferito, è stato recuperato dal soccorso alpino e portato in elicottero in ospedale, dove è stato ricoverato in gravi condizioni.

La salma dell’altro alpinista è stata invece portata a Corvara.

Arriverà con l'eclissi solare la nuova versione di Android

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Arriverà quasi insieme all’eclissi solare la nuova versione, l’ottava, del sistema operativo dei dispositivi mobili dell’omino verde. Quello che ufficialmente per ora si chiama ancora «Android O», secondo indizi raccolti in rete dovrebbe portare il nome di «Oreo», il nome del famoso biscotto americano alla cioccolata farcito con crema alla vaniglia, rispettando la tradizione che finora ci aveva regalato sistemi operativi con altri nomi di dolciumi come Cupcake (tortina), Gingerbread (pan di zenzero), Kit Kat (i bastoncini ripieni al cioccolato), Marshmallow e il più recente Nugat (mandorlato).

La conferma del nome si avrà ovviamente solo domani, a partire dalle 14,40 a New York (20,40 in Italia), quando verrà presentato al pubblico, secondo alcuni insieme alla versione 2.0 dello smartphone Pixel.
L’ottavo OS mobile di Google dovrebbe avere tutta una serie di nuove funzioni, alcune delle quali sono state già presentate al Google I/O, il tradizione raduno degli sviluppatori di Google, tenutosi nel maggio scorso, altre invece sono più o meno trapelate o ipotizzate in rete.

Tra tutte, comunque, spiccano la possibilità di Android O di limitare i processi delle applicazioni in background, aumentando la durata della batteria, e ‘Vitals’, il nuovo sistema di sicurezza in background contro virus, hackers e malware. Un’altra funzione sicuramente importante è la ‘Smart Text Selection’, la selezione testuale intelligente, che permetterà al nuovo sistema operativo di distinguere il tipo di testo che viene copiato. Se si tratta di un indirizzo o di un numero di telefono, per esempio, e lo si tocca col dito, il sistema avvia una telefonata o apre Google Maps per dare indicazioni stradali. A questa funzione dovrebbe aggiungersi anche quella dell«Autofill’ intelligente, che permette di compilare automaticamente schede sul web, con dati ‘ricordatì anche da app e siti diversi, password comprese.

Il «Pip», ovvero la funzione «picture in picture», lanciata anni fa sui primi televisori elettronici e che oggi si può vedere anche su alcuni tablet, dovrebbe fare il suo debutto in Android O, permettendo per esempio di continuare a vedere un film in uno schermo formato francobollo mentre si risponde a una e-mail urgente. E, a proposito di notifiche, sul bordo superiore delle app di Android O compariranno i nuovi «Notification Dots», i puntini che segnalano nuovi messaggi o novità, premendo i quali dovrebbero comparire dei menu «contestuali», per effettuare delle operazioni con quelle app.

Vuelta, Trentin secondo al traguardo e anche in classifica, Oss terzo

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Doppietta di Yves Lampaert al termine della seconda tappa della 72esima Vuelta a Espana, la Nimes-Le Grand Narbonne, interamente pianeggiante, di 203.4 chilometri. Nella seconda e ultima frazione della corsa completamente su territorio francese, il belga della Quick Step Floors si è imposto in volata, davanti all’italiano Matteo Trentin (anche lui Quick Step Floors), secondo, e al britannico Adam Blythe (Aqua Blue Sport), terzo.

Con questo successo proprio Lampaert è balzato il testa alla classifica generale, indosando dunque la maglia «roja».

Il belga precede di un solo secondo il compagno di squadra Trentin, anche in questo caso secondo, e di 3’’ un altro trentino, ovvero Daniel Oss (Bmc), terzo. Tutti più o meno appaiati al traguardo i big della corsa. Ha guadagnato qualche cosa il siciliano Vincenzo Nibali (Bahrain Merida), che ha chiuso la top ten odierna, con lo steso tempo di Lampaert.

A 5’’ il colombiano Esteban Chaves (Orica Scott); a 8’’ il sardo Fabio Aru (Astana), il britannico Chris Froome (Sky), il connazionale Adam Yates (Orica Scott) e il polacco Rafal Majka (Bora Hansgrohe).
Ancor più indietro, a 13’’, i francesi Warren Barguil (Sunweb) e Romain Bardet (Ag2r La Mondiale), il russo Ilnur Zakarin (Katusha Alpecin), il colombiano Miguel Angel Lopez (Astana), lo spagnolo Alberto Contador (Trek Segafredo) e il britannico Simon Yates (Orica Scott). Nella generale, quello messo meglio è Froome, a 21’’ dalla maglia rossa. Entro il minuto di distacco gli altri uomini classifica, a eccezione di Bardet, distante 1’03’’ da Lampaert.

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