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Borgo, spacciatore in fuga i carabinieri trovano l'hashish

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I carabinieri hanno sequestrato 90 grammi di hashish durante un controllo al Parco della Pace, a Borgo Valsugana, in Trentino.

Da tempo i militari svolgono servizi finalizzati alla prevenzione e repressione dello spaccio di droga, che ha, come mercato, un pubblico prevalentemente molto giovane.

Sabato 23 settembre, durante un servizio di controllo, i carabinieri hanno notato un giovane ritenuto sospetto e si sono avvicinati per identificarlo. Il giovane però si è dato velocemente alla fuga, facendo perdere le sue tracce.

Mentre scappava ha però perso dalle tasche tre involucri che, recuperati dai carabinieri, risultavano contenere complessivamente 90 grammi di hashish, secondo i carabinieri già pronta per essere smerciata in dosi.

La sostanza sequestrata, verrà analizzata dal laboratorio analisi dell’Arma di Bolzano.


Professori sotto inchiesta C’è anche l’ex ministro

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Sette docenti universitari sono stati arrestati per reati corruttivi dalla Guardia di Finanza di Firenze, nell’ambito di un’inchiesta su concorsi truccati. Le misure sono scattate a seguito di un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari, disposta dal gip su richiesta dei pm fiorentini Luca Turco e Paolo Barlucchi. Altri 22 sono stati colpiti dalla misura dell’interdizione dalle funzioni di professore universitario e da quelle connesse ad ogni altro incarico accademico per la durata di 12 mesi.

Tra i docenti accusati anche l’ex ministro Augusto Fantozzi che rischia l’interdizione dalla professione di docente, in merito alla quale il gip di è riservato di decidere dopo l’interrogatorio.

Ai domiciliari sono finiti Fabrizio Amatucci, docente alla Federico II di Napoli, Giuseppe Maria Cipolla (Università di Cassino), Adriano di Pietro (Università di Bologna), Alessandro Giovannini (Università di Siena), Valerio Ficari (Università di Roma 2), Giuseppe Zizzo (Università Carlo Cattaneo di Castellanza, Varese), Guglielmo Fransoni (Università di Foggia).

Nell’inchiesta, che riguarda tutto il territorio nazionale, risultano indagate complessivamente 59 persone. Secondo quanto spiegato, le indagini sono partite dal presunto tentativo da parte di alcuni professori universitari di indurre un ricercatore, candidato al concorso per l’abilitazione scientifica nazionale all’insegnamento nel settore del diritto tributario, a ritirare la propria domanda, allo scopo di favorire un altro ricercatore, in possesso di un curriculum notevolmente inferiore, promettendogli in cambio l’abilitazione nella tornata successiva.

Le indagini, spiega la Guardia di finanza in una nota, hanno consentito di accertare «sistematici accordi corruttivi tra numerosi professori di diritto tributario», - alcuni dei quali pubblici ufficiali poiché componenti di diverse commissioni nazionali nominate dal Miur -, finalizzati a rilasciare abilitazioni «secondo logiche di spartizione territoriale e di reciproci scambi di favori», per soddisfare «interessi personali, professionali o associativi».

Questa mattina i finanzieri hanno eseguito oltre 150 perquisizioni domiciliari in uffici pubblici, abitazioni private e studi professionali. Per 7 docenti che figurano tra gli indagati il gip Antonio Pezzuti si è riservato la valutazione circa la misura interdittiva dalla professione all’esito dell’interrogatorio.

Secondo quanto risulta da una delle intercettazioni, venivano scelti con una “chiamata alle armi” tra i componenti della commissione giudicante, e non in base a criteri di merito, i vincitori del concorso nazionale per l’abilitazione scientifica all’insegnamento nel settore del diritto tributario.  

In una intercettazione uno dei docenti, componente della commissione giudicante, affermerebbe di voler favorire il suo candidato, contrapposto a quello di un collega, esercitando la sua influenza con una vera e propria «chiamata alle armi» rivolta agli altri commissari a lui più vicini.

Grave alpinista precitato per 30 metri sull'Angione

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Ha riportato la frattura del bacino, del perone e contusioni varie ma non è in pericolo di vita uno dei due alpinisti tedeschi protagonisti dell’incidente in parete avvenuto poco prima di mezzogiorno sulle coste dell’Anglone, a Dro, sopra il lago di Bagattoli, mentre i due percorrevano la via «La bellezza della Venere».

Il capocordata era arrivato alla sosta del secondo tiro della via e si era assicurato quando il compagno, 49 anni, ha lasciato la sosta precedente e nell’affrontare la parete per raggiungere l’amico ha perso l’appiglio ed è volato per una trentina di metri. Un volo terminato sopra alcune piante che in parte hanno attutito la caduta.

Sul posto sono intervenuti l’elisoccorso con personale medico e tecnico da Trento e il Soccorso alpino di Riva del Garda coordinato dal responsabile Danilo Morandi.

Il ferito è stato recuperato con il verricello e trasferito all'ospedale Santa Chiara di Trento.

Paziente migliora dopo 15 anni di stato vegetativo

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Giaceva in uno stato vegetativo persistente ormai da 15 anni (un tempo tale per cui la condizione viene considerata irreversibile), ma - grazie a un mese di «stimolazioni al nervo vago» un uomo di 35 anni che in seguito a un incidente stradale aveva riportato gravi danni cerebrali, ha mostrato segni di miglioramenti.

È passato a quello che tecnicamente viene detto «stato minimo di coscienza», un miglioramento significativo del suo livello di coscienza, caratterizzato da possibilità di movimenti oculari, di reazione agli stimoli esterni e cambiamento dell’attività cerebrale, addirittura con formazione di nuove connessioni neurali a vari livelli.

Reso noto sulla rivista Current Biology, è il risultato messo a segno da Angela Sirigu dell’istituto di scienze cognitive «Marc Jeannerod» di Lione, che potrebbe stravolgere molto di quanto si credeva finora rispetto a stati vegetativi persistenti da oltre 10 anni. Lo studio mostra che una possibilità di recupero parziale della coscienza è sempre possibile anche dopo la persistenza di uno stato vegetativo per oltre 10 anni.

«Abbiamo scelto un paziente in stato vegetativo da 15 anni - spiega Sirigu - che non aveva dato alcun segno di cambiamento dopo l’incidente d’auto. Insomma abbiamo scelto una situazione veramente difficile in modo da essere certi che qualunque cambiamento nel paziente dopo la stimolazione nervosa non potesse essere effetto del caso». Gli scienziati hanno «riscritto» quindi l’evoluzione dello stato vegetativo permanente usando una tecnica di stimolazione (con una sorta di pacemaker impiantato da neurochirurghi nel torace del paziente) del nervo vago, che presiede a parecchie funzioni essenziali, tra cui lo stato di veglia e di allerta. Si tratta di una tecnica già in uso clinico con diverse indicazioni (da depressione a epilessia).

Dopo un ciclo di stimolazioni l’uomo è uscito dallo stato vegetativo per passare a uno stato minimo di coscienza, con capacità di muovere la testa a comando, seguire un oggetto con gli occhi, rispondere a stimoli esterni improvvisi, ad esempio reagire per la sorpresa, spalancando gli occhi, al movimento di un operatore che si avvicina di scatto al suo volto.

L’elettroencefalogramma, inoltre, ha cominciato a registrare segni di attività neurale rimasta spenta dall’incidente; con la tomografia (PET), gli esperti hanno ‘fotografatò la comparsa di nuove connessioni nervose, segno che il cervello resta plastico anche dopo anni e anni di stato vegetativo.

«I cambiamenti osservati dopo la stimolazione - racconta la scienziata - corrispondono perfettamente a quelli visti in pazienti che spontaneamente passano da uno stato vegetativo a uno di minima coscienza. Segno che la stimolazione del nervo vago attiva un qualche meccanismo fisiologico, naturale».

Assistere persone con demenza Corso di perfezionamento a Trento

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Il Polo universitario delle professioni sanitarie dell’Azienda sanitaria di Trento organizza, per l’anno accademico 2017/2018, la prima edizione di un corso di perfezionamento in Management assistenziale e riabilitativo della persona con demenza.

Il corso, realizzato in convenzione con l’Università degli studi di Verona e la Provincia autonoma di Trento, si propone di sviluppare nei partecipanti capacità avanzate di valutazione e decisione per assistere con un approccio multi disciplinare la persona con demenza.

Le competenze acquisite durante la formazione sono spendibili nei contesti ospedalieri, in quelli residenziali, semiresidenziali e domiciliari. Il corso, che si terrà al Polo Universitario delle professioni sanitarie dell’Apss in via Briamasco a Trento, è rivolto a 40 professionisti infermieri, fisioterapisti, tecnici della riabilitazione psichiatrica e terapisti occupazionali.

Altri 15 posti sono riservati al personale dipendente di strutture pubbliche o private convenzionate della provincia di Trento.

Fassa 2019, a Canazei si tolgono i veli ai Mondiali di sci alpino juniores

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Oltre alle Coppe del Mondo di sci alpino a Campiglio e di fondo in Val di Fiemme un altro prestigioso evento internazionale farà tappa in Trentino nel 2019, i campionati mondiali junior assegnati alla Val di Fassa dalla Fis e dalla Fisi. Evento riservato ai migliori under 20 del mondo e che vede fra l’altro pure una trentina campionessa in carica, visto che Laura Pirovano lo scorso inverno ad Aare si aggiudicò il titolo iridato di slalom gigante e che nelle ultime edizioni ha visto trionfare atleti già rodati in Coppa del Mondo come Mikaela Shiffrin ed Henrik Kristoffersen.

La macchina organizzativa della Val di Fassa ha già iniziato a muovere i primi passi e vede come apertura ufficiale un evento dal titolo «Kick-off», che andrà in scena domani, martedì 26 settembre, al Cinema Marmolada, in via Roma a Canazei, dove verranno presentati logo ufficiale, mascotte, staff tecnico e organizzativo, nonché il programma. Il tutto condito da un talk show sviluppato su due momenti dove verranno analizzati i rapporti fra sport, grandi manifestazioni e turismo e presentato anche il rinnovo del progetto «Piste Azzurre» che vedrà la Val di Fassa anche per i prossimi anni come centro federale Fisi delle nazionali dello sci alpino.

La serata avrà inizio alle ore 17.

Brenta, un video spettacolare L'orso ripreso dal drone

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Ecco l'orso «catturato» dal drone, immagini spettacolari riprese dall'alto da MB DRONE:

Addio Renzo, l’uomo che amava i cavalli

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Renzo Anderle amava i cavalli, una passione nata da bambino - raccontava - quando a tre quattro anni si era avvicinato al primo cavallo, da tiro, che il padre si faceva prestare per portare sul carro i frutti del lavoro in campagna.
Era un animale enorme, per un bambino, ma Renzo non aveva paura. Ne era invece attratto, incuriosito, affascinato.

Il tutto in un insieme di emozioni bellissime, che chi ama i cavalli conosce, che non l’avrebbero più lasciato, sebbene allora non vi furono per lui le condizioni per esplorare oltre la relazione con questi animali
Dovette attendere molto tempo per ritrovarli. Prima gli studi, l’università lontano da casa, la famiglia, il lavoro.

Ma Renzo non aveva mai dimenticato quel grande cavallo che tirava il carro. E verso i quarant’anni decise che era arrivato il momento e prese le prime lezioni vere di equitazione.

Da lì gli si aprì un mondo, che non avrebbe più lasciato. Comprò il primo docile cavallo, che ancora ricordava con affetto e rimpianto per averlo venduto troppo presto per un altro più nevrile. E poi altri cavalli ancora, fino ad oggi. Ha sempre avuto un compagno accanto, anzi due cavalli, avendo la fortuna di poter condividere la stessa passione con la moglie Roberta. Erano inseparabili nella vita e nelle passeggiate a cavallo. Renzo non amava infatti i trekking affollati con tanti cavalieri, preferiva le passeggiate tranquille, lui e Roberta, con i due cavalli, Crio e Rubio, anche loro ormai inseparabili, imbrancati come si dice in gergo.

Aveva deciso di occuparsi personalmente dei suoi cavalli, pur con l’impegno gravoso che questo comporta; e aveva costruito una piccola scuderia vicino a casa, con paddock e giostra. Uno spazio riservato ai due cavalli che curava benissimo, pulito e in ordine. Sempre. Con il fieno profumato e tutti i giorni le mele come premio. Perché Renzo Anderle i cavalli non solo li amava, ma li rispettava.

Tanto da lasciare senza parole persino il commerciante che qualche mese fa gli portò a casa il suo ultimo cavallo, il criollo Crio, stupendo, che all’anagrafe si chiamava Fuego, ma lui gli cambiò subito il nome.

Renzo Anderle era infatti un mite e Fuego era un nome che non gli piaceva.

Mite e pacato. È vero, così lo ricorda chi ha conosciuto Renzo Anderle. Ma questo non vuol dire che non fosse deciso e determinato. Anche rigoroso e severo, quando serviva, nel difendere le sue idee. Lo era nei suoi rapporti con gli altri e nella vita pubblica, quando fu impegnato come amministratore e politico.

Ai cavalli non puoi mentire. Loro sentono quello che provi e quello che sei. E Renzo si faceva rispettare dai suoi cavalli, come lui sapeva rispettarli. Questo rapporto straordinario ero lo specchio autentico della sua umanità, perché era una persona che non aveva bisogno di urlare per affermare il suo pensiero e la sua autorevolezza.

Nella sua casa tutto parla di cavalli, la collezione di selle d’epoca e di staffe e morsi acquistati nei mercatini, ritratti, sculture e quel disegno, una testa di cavallo meravigliosa, che aveva realizzato personalmente e di cui era orgoglioso. Aveva ancora tanti progetti, si illuminava quando si parlava di cavalli ed era felice di poter dare consigli.
Se n’è andato troppo in fretta e troppo presto.

Addio Renzo, l’uomo che amava i cavalli.


Quelle parole per ogni occasione

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Ultimamente sono di moda delle parole che puoi usare per ogni occasione. Tipo «H-24», che sembra una pomata contro le emorroidi, ma in realtà vuole dire tutto il giorno. Però se dici «mio marito è a letto H-24» può sembrare che sta a letto tutto il giorno perché ha le emorroidi. Insomma, dipende come la usi.

Un’altra parola interessante è «solidale». Oggi si vendono bibite solidali, tabacco solidale, droga solidale, proiettili solidali, sicuro che se confessi un omicidio solidale, il giudice dirà: «Ah beh se è solidale…». Qualcosa di simile si ha con la parola «genetico».

Oggi se non vuoi assumerti responsabilità, basta dire che è colpa della genetica: «Io non sono brutto, è qualcosa di genetico», «Io ti farei un prestito ma non sono abituato, sai è una cosa genetica».

Anche i termini «Km 0» e «Bio» hanno il loro perché. Basta aggiungerli a qualsiasi alimento e puoi venderlo al doppio del suo prezzo. Come i pomodori o i cetrioli. Sono sempre stati pomodori e cetrioli, ma ora ti dicono che sono biologici, come se fino adesso fossero stati coltivati in acciaieria. Tra l’altro, sulla verdura biologica non c’è niente: niente crittogamici, niente pesticidi, niente verderame, niente antibiotici, niente fertilizzanti, niente vitamine...  Ma allora, se non ci metti su niente non dovrebbe costare di meno?

Al contrario che per la verdura, nella nostra vita privata non sempre riusciamo a trovare le parole giuste. Ad esempio, il caso più complicato di tutti, è quando non sai come dire alla tua compagna che vorresti fare sesso. Perché, chiaramente, non puoi dirle «Ti va di fare sesso?», cioè io non ci trovo niente di male ma pare che non sembri molto romantico alle donne. Dire «Facciamo l’amore?» fa troppo pacchiano.

Quindi alla fine finisci con l’usare un linguaggio di genere, quelle frecciatine che vogliono dire tutto e niente. Ad esempio tu le chiedi «Andiamo a letto presto?» (che significa che vuoi fare sesso), ma lei ti risponde «Sì perché stasera sono stanca» (che significa che lei non vuole). Tu riproponi «Allora potrei farti un massaggio?» (che significa che vuoi fare sesso), ma lei ti risponde «No, la crema mi unge la canottiera» (che significa che lei non vuole).

A questo punto come ultimo tentativo le dici «Posso fare qualcosa per farti stare meglio?» (che significa che vuoi fare sesso), e lei risponde «No» (che sebbene ti sembri una bugia, significa che lei non vuole). In questi casi io ho un metodo infallibile, le dico: «Ti va di fare sesso vegano solidale a km 0?», lei risponde «Ah beh se è solidale…».

Il congresso della Sat sui sentieri della solidarietà

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Il 123° Congresso annuale della Sat, che si svolgerà dal 5 al 15 ottobre, quest’anno pone al centro il tema della solidarietà.

Ad organizzare gli eventi, la sezione di Pergine, seguendo una tradizione per cui viene delegata ad una delle 86 sezioni provinciali l’organizzazione del Congresso annuale.

L’iniziativa si articola in sei tappe di avvicinamento, con sei incontri, oltre alla giornata conclusiva in programma domenica 15 ottobre.

«Solidarietà è un termine che Sat coniuga nel concreto fin dal giorno della propria costituzione interpretando quel tratto decisivo che è dentro la gente di montagna.

Solidarietà come condizione indispensabile per affrontare una natura non sempre benevola, le difficoltà legate alle sopraffazioni, alle guerre, alle violenze, alla marginalizzazione, per intervenire nelle storie piccole e grandi che toccano nel profondo le persone e le comunità», ha dichiarato il presidente della Sat di Trento, Claudio Bassetti.

Si parte giovedì 5 ottobre a Trento, giornata inaugurale alla sala della fondazione Caritro in via Calepina, mentre sabato 7 ottobre ci sarà un’escursione al rifugio Sette Selle, in mattinata, e alle 20.30, al teatro Comunale di Pergine, l’incontro «Sfida alla disabilità», con Melania Corradini (foto), sciatrice paralimpica, Gianfranco Corradini, atleta e alpinista, Flavio Girardi, presidente dell’associazione Periscopio di Pergine.

Martedi 10 ottobre è in programma «La Sat e l’alpinismo solidale. I progetti di sostegno alle popolazioni del Nepal»: ne parleranno Mario Corradini, alpinista, viaggiatore, fotografo e scrittore, e Fausto De Stefani, alpinista che ha raggiunto la cima di tutti i 14 ottomila.

Altro appuntamento venerdì 13 ottobre al teatro Comunale di Pergine alle 20.30, «La solidarietà nell’alpinismo è ancora un valore? Due generazioni di alpinisti a confronto», con Elio Orlandi, alpinista patagonico, e Alessandro Beber, alpinista e guida alpina.

Domenica 15 ottobre il Congresso entra nel vivo: alle 9.30 la sfilata e il corteo dei congressisti con la Banda Sociale di Pergine e a partire dalle 10 il filmato dal titolo «I volti e le voci di un cammino solidale», un focus sulle testimonianze raccolte durante il Congresso a cura dell’Ufficio Stampa Sat.

A seguire i contributi di Sandro Carpineta, psichiatra, già componente della commissione medica del Cai., Giovanni Lutteri, psichiatra del Centro di salute mentale di Borgo, Pergine e Cavalese, Ivo Tamburini, sezione Sat di Arco, Sara Foradori e Giliola Galvagni, Cooperativa Sociale Stella Polare.

Quindi il saluto delle autorità e la chiusura dei lavori con la relazione del presidente Claudio Bassetti.

Iraq, i curdi votano l’indipendenza Baghdad minaccia azioni militari

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Giornata storica per i curdi iracheni: oggi hanno votato per chiedere l’indipendenza dal resto dell’Iraq, malgrado la netta opposizione di Baghdad.

Il responsabile del dipartimento della polizia di Kirkuk in Iraq ha annunciato che il governatore della regione ha imposto il coprifuoco notturno subito dopo la chiusura dei seggi per il referendum consultivo sull’indipendenza dei curdi. Sarhad Qader ha aggiunto che tale misura si è resa necessaria per «proteggere i civili e le comunità» presenti in città.

Qader ha aggiunto che il coprifuoco durerà fino alle 6 del mattino di domani.

Domani si avrann i primi risultati ufficiali del referendum. Si prevede una valanga di sì. Il voto non è vincolante e non è previsto che porterà all'indipendenza, almeno non in tempi medio brevi. Ad ogni modo la chiamata alle urne è stata salutata dai leader curdi come un fatto storico.

Oggi il parlamento iracheno ha approvato  una serie di misura in risposta alla decisione della regione autonoma del Kurdistan. Secondo la tv panaraba al Arabiya, l’assemblea legislativa di Baghdad ha, tra l’altro, approvato il dispiegamento delle truppe federali in tutti i territori controllati dalle milizie curde dal 2013-14. Tra queste zone c’è anche l’area contesa di Kirkuk, ricca di petrolio.

Gran parte della comunità internazionale si è detta contraria al referendum sull’indipendenza curda, che si svolge oggi. Ma su posizioni scettiche sono anche parte dei curdi.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha ribadito oggi la ferma opposizione della Turchia, dicendosi pronto, se necessario, a fare intervenire il suo esercito. La Turchia teme un effetto domino, visto che a sua volta deve fare i conti con le aspirazionid ella minoranza curda. Il resto del Kurdistan si estende in Iran e in Siria.

E anche Teheran ha manifestato la sua contrarietà al referendum, come del resto gli Usa.

L’unico Paese che si è dichiarato favorevole è Israele.

Si stima che siano circa 30 milioni i curdi che abitano una regione per lo più montagnosa di circa mezzo milione di chilometri quadrati.

La popolazione del Kurdistan iracheno è di circa 5 milioni. Tra i 12 e i 15 milioni vivono in Turchia, 6 milioni in Iran e oltre 2 milioni in Siria.

Già durante il regime di Saddam Hussein il Kurdistan iracheno godeva a partire dal 1991 di una sostanziale autonomia, grazie a una no fly zone istituita da Usa, Gran Bretagna e Francia.
Ma nel 2005, dopo la caduta di Saddam, l’autonomia è stata riconosciuta ufficialmente nella nuova Costituzione federale.

I due partiti che tradizionalmente si sono spartiti il potere - e il controllo delle milizie Peshmerga - sono il Partito democratico del Kurdistan (Pdk) legato alla famiglia Barzani, che controlla il capoluogo Erbil, e l’Unione patriottica del Kurdistan (Upk) legato al clan dei Talabani, di cui fa parte anche il presidente della Repubblica irachena, Fuad Massum. I due schieramenti si sono combattuti in una guerra civile negli anni ‘90 che ha provocato migliaia di morti.

Il più convinto sostenitore del referendum è stato il presidente della regione autonoma Massud Barzani. Più prudente, ma sostanzialmente favorevole alla consultazione, l’Upk.

Decisamente contraria la terza forza emersa a partire dal 2009, il Movimento del Cambiamento (Gorran), per il quale l’obiettivo primario, al momento, è una autentica democratizzazione della regione, a partire dall’elezione di un nuovo presidente.

Basket, Gutiérrez fuori 15 giorni Salterà le prime due di campionato

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Dolomiti Energia Basket Trentino comunica che Jorge Gutiérrez ha effettuato una risonanza magnetica alla coscia sinistra che ha evidenziato una lesione al muscolo adduttore lungo: i tempi di recupero sono stimati in due settimane circa, l'atleta effettuerà da subito le terapie del caso. 

Il play messicano si era infortunato sabato scorso nella finale di Supercoppa persa dalla Dolomiti Energia a Forlì contro l'EA7 Armani Milano che ieri si è aggiudicato il trofeo battendo in finale la Reyer Venezia. Gutiérrez salterà quindi sicuramente le prime due partite di campionato, quella di sabato prossimo al PalaTrento contro la Virtus Bologna e la rivincita della finale scudetto in programma domenica 8 ottobre a Venezia. 

 

Dai pendolari dei rifiuti a chi riempie cestini in città Vita dura per i furbetti dei rifiuti

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Il diavolo, si dice, fa la pentola ma non il coperchio. E così, chi pensava di farla franca dopo avere gettato i sacchi dei rifiuti a bordo strada o nei cestini cittadini, si è invece visto recapitare una multa salata. Tradito dalle tracce lasciate tra l’immondizia - che hanno condotto gli agenti dritti al responsabile - o immortalato dalle fototrappole piazzate in città e nei sobborghi.  

Dall’inizio dell’anno sono state ben 120 le sanzioni elevate dal Nucleo operativo ambientale della polizia locale di Trento per irregolarità nel conferimento dei rifiuti. Merito di controlli puntuali, ma anche delle segnalazioni dei cittadini. Verifiche che, da alcuni mesi, vengono eseguite anche dagli accertatori ambientali di Dolomiti Ambiente, la società che si occupa della raccolta e dello smaltimento delle immondizie.

L’OCCHIO ATTENTO DEI CITTADINI

Nella lotta ai furbetti dei rifiuti gli agenti della polizia locale possono contare anche sul grande senso civico dei cittadini che, a quanto pare, sono prodighi nel segnalare cestini dei rifiuti trasformati in «bidoni» della spazzatura o presenza di immondizia abbandonata. L’attività di verifica degli agenti, dunque, può avvenire in modo mirato, laddove ci siano episodi di inciviltà denunciati. Proprio questa estate, grazie alla preziosa collaborazione di cittadini e con l’ausilio di mezzi di  videosorveglianza, gli agenti avevano sanzionato un residente nel sobborgo di Villazzano. Un passante, mentre era a bordo della propria autovettura, aveva infatti notato un veicolo dal quale, dopo essersi fermato in prossimità del cestino per piccoli rifiuti, era scesa una persona, che poi aveva abbandonato un piccolo trolley.

FOTOTRAPPOLE PER CHI SGARRA

Dall’occhio vigile dei cittadini a quello elettronico. Anche nella lotta agli incivili del rifiuto un aiuto importante arriva dal ricorso alle telecamere di sorveglianza. Non solo a quelle già installate nel capoluogo e dintorni, ma anche dall’utilizzo di «fototrappole», vale a dire la possibilità di utilizzare un servizio di videosorveglianza mobile per incastrare chi sgarra e non conferisce correttamente i rifiuti. Un caso su tutti: a fine gennaio era stata abbandonata una lavatrice nella zona di Trento nord. I responsabili erano stato «immortalati» nei filmati dell’impianto di video sorveglianza della zona. Grazie alle indagini degli agenti del Nucleo operativo ambientale, dopo qualche giorno, gli autori erano stati individuati e sanzionati.

DALLA CARTELLA CLINICA ALL’ESTRATTO CONTO

Quando i vigili o gli accertatori ambientali si imbattono in rifiuti abbandonati o sacchi messi nei cestini stradali scattano i controlli, al fine di trovare elementi che possano consentire di risalire - in modo inequivocabile - al responsabile dell’abbandono dell’immondizia. I furbetti del rifiuto, verrebbe da dire, non sono poi tanto scaltri, visto che in alcuni casi le tracce lasciate sono state decisive. Si va dall’estratto conto bancario, gettato in mezzo ad altra immondizia, alla completa documentazione sanitaria, buttata nel sacchetto della spazzatura con tanto di radiografie, fino al certificato medico.  

LE MULTE DA 54 EURO E 108 EURO

Nella maggior parte dei casi le sanzioni hanno riguardato due violazioni del regolamento di gestione integrata dei rifiuti. L’articolo numero 10, che disciplina il servizio di raccolta «Porta a porta»: i trasgressori (è il caso di chi abbandona i rifiuti per strada), dovranno pagare 108 euro di multa. Sanzione da 54 euro, invece, per chi ha violato l’articolo 5, riguardante i «Divieti ed obblighi generali» (i sacchi gettati nei cestini stradali).

Per quanto riguarda l’attività di controllo, come detto, da qualche mese viene svolta anche dagli «accertatori ambientali» di Dolomiti Ambiente ai quali, con apposito decreto, il sindaco ha attributo lo status di pubblici ufficiali ai fini dell’accertamento delle violazioni amministrative.
Ma le multe possono essere comminate solo dai vigili, ai quali viene consegnato il materiale raccolto per individuare i responsabili.

Auto salta la precedenza e travolge un motorino

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Scontro tra un motociclo e un’autovettura per una mancata precedenza ieri pomeriggio a Dro all’incrocio tra la strada statale 45 e la provinciale 84 per Drena.

Un’autovettura condotta da una persona di Terlago alla nuova rotatoria ha imboccato lo svincolo per Drena e al primo incrocio voleva girare a sinistra per entrare a Dro passando per il cavalcavia.

Il conducente però non si è accorto che stava arrivando un diciottenne di Pietramurata in sella alla sua moto e non si è fermato allo stop. Il violento impatto è stato inevitabile, il ragazzo ha centrato in pieno la vettura.

È stato dato l’allarme e sul posto sono arrivati l’ambulanza del 118 di Arco, la polizia locale e i vigili del fuoco di Dro. Il giovane di Pietramurata è stato subito preso in cura dal personale sanitario e poi trasferito al pronto soccorso dell’ospedale di Arco per accertamenti.

Lo spesometro va in tilt Scadenza prorogata

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«Il servizio web è temporaneamente sospeso per manutenzione», ma da oggi, martedì 26 settembre, verrà ripristinato. Un annuncio di poche parole ha decretato il tilt che ha travolto nel weekend il cosiddetto Spesometro 2017, il sistema telematico dell'Agenzia delle Entrate per l'invio telematico dei dati delle fatture emesse e ricevute. Ma dopo il coro di proteste che, indignate per il disservizio, chiedevano la proroga del termine del 28 settembre per presentare gli adempimenti fiscali, l'Agenzia delle Entrate ha comunicato questa sera che lo Spesometro tornerà a funzionare da domani e che la scadenza è stata spostata al 5 ottobre.

Il servizio era stato interrotto dallo scorso fine settimana perché inserendo soltanto il codice fiscale dei contribuenti era possibile accedere a tutti i loro dati in "palese violazione della privacy". Lo stesso sito spiegava che con la pagina internet, bloccata da venerdì sera, era possibile "generare, trasmettere e conservare le fatture elettroniche verso la Pa e verso i clienti privati, trasmettere i dati delle fatture emesse e ricevute all'Agenzia delle Entrate, Memorizzare e trasmettere i dati dei corrispettivi; censire e attivare i dispositivi, ottenere i certificati da inserire negli stessi, per la memorizzazione e trasmissione telematica sicura dei dati dei corrispettivi".

La "gravissima anomalia" dello Spesometro 2017 - che consentiva inserendo il codice fiscale di visualizzare, stampare e modificare tutti gli invii effettuati dal contribuente, sia quelli personali, sia dei propri clienti - era stata segnalata dai sindacati dei commercialisti fin dallo scorso 19 settembre. Lo si evidenzia nella lettera che i vertici delle sette sigle (Adc, Aidc, Anc, Andoc, Unagraco, Ungdcec e Unico) hanno spedito al viceministro dell'Economia Luigi Casero e al direttore dell'Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini: "Abbiamo prontamente avvertito l'Agenzia durante l'incontro presso il Ministero dell'Economia del 19 settembre", quando era in programma un tavolo tecnico fra commercialisti ed Amministrazione finanziaria sulla semplificazione fiscale, e "ripetutamente interagito per chiedere la correzione e il ripristino della riservatezza". Tuttavia, spiegano, "nonostante le segnalazioni formulate il 19 ed il 21, solo la notte di venerdì 22 si è provveduto alla messa in 'off line' della sezione della piattaforma".

"Pur apprezzando l'iniziativa del Direttore Ruffini che, nei limiti dei suo poteri, sta cercando di gestire scelte, problemi ed errori generati da altri, resta il fatto che questa nuova, ennesima proroga è, esattamente come le altre, assolutamente insufficiente". Lo dichiara il Consiglio nazionale dei commercialisti a proposito dello slittamento al 5 ottobre dei termini da parte dell'Agenzia delle Entrate, sottolineando di aver, "nei giorni scorsi, in un rapporto di leale e trasparente collaborazione", provvedere a segnalare i 'nodi'"per tempo all'amministrazione finanziaria, a partire dai problemi legati alla privacy che hanno indotto alla chiusura del sito delle Entrate. Avevamo sperato che potessero essere risolti con maggiore celerità. Così non è stato e molto tempo è stato perso per un adempimento la cui complessità, del resto, avevamo denunciato da tempo. Per queste ragioni chiediamo che sia ora il Governo a provvedere ad una più efficace soluzione di questa situazione, con scelte più radicali, a partire dalla revisione dell'istituto", termina la nota.

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Not, nuovo colpo di scena Va rifatta la prima gara

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Niente da fare per il Not, o meglio Pst, Polo sanitario del Trentino.

Dopo stop e ritardi, false partenze e ripartenze, ricorsi e sentenze, ancora una volta l'iter si ferma e, anzi, fa un balzo all'indietro. Lo dice la sentenza depositata nel tardo pomeriggio di ieri dal Consiglio di Stato, che ha annullato la revoca della gara d'appalto accogliendo un ricorso della Cmb. La Provincia non avrebbe potuto fare ciò che ha fatto, ovvero annullare la gara originaria (quella con Impregilo, Pizzarotti, Mantovani e Cmb), e quindi si dovrà riprendere da quel punto. Insomma, un salto indietro al 2011, ma senza dover sborsare alcun risarcimento.

Per capire meglio è necessario ripercorrere alcune delle tappe di quella che è diventata un'autentica telenovela in salsa sanitario giuridica, senza avere nulla a che vedere con Law & Order o con Dr. House. Ormai sei anni fa, nel 2011, Impregilo si aggiudica il bando. Nel 2014 però il Consiglio di Stato accoglie parte dei ricorsi e prevede che «la Provincia può procedere alla rinnovazione della gara». A questo punto l'amministrazione ha una serie di possibilità: riprire il bando a chiunque, riaprirlo solo ai quattro di cui sopra, modificarlo oppure revocarlo e ripartire?

La scelta cade proprio su quest'ultima ipotesi. Ma, puntualissimi, arrivano altri ricorsi. Nel 2016 sembra fatta: il Tribunale Regionale di Giustizia amministrativa di Trento rigetta e riconosce le ragioni della Provincia. Si riparte con un bando tradizionale e a marzo di quest'anno vengono presentati 12 progetti. Non senza qualche ritardo viene nominata una Commissione giudicatrice e tutto pare procedere: entro fine ottobre sarebbe stata prevista la consegna delle valutazioni e poi, dopo i sei mesi di tempo a disposizione per il progetto esecutivo, entro metà 2018 i 338 milioni di euro stimati.

Tutto per un'interpretazione: secondo il Giudice di appello, la frase nella sentenza del 2014 («la Provincia può procedere alla rinnovazione della gara») doveva essere invece essere interpretata come «la Provincia deve...». Un letterato direbbe che «può» e «deve» sono parole con un significato molto differente. E questo proveranno a sostenere anche i giuristi della Provincia. Provincia che, ieri, ha ricevuto con sbigottimento la sentenza: «Valuteremo quali scelte siano possibili». Sicuramente il giudice sostiene che il testo è cristallino nello stabilire che la gara è conservata nella parte ritenuta legittima, dovendo essere rinnovata dalla fase delle offerte, previo eventuale perfezionamento di taluni aspetti della lex specialis.

Tradotto, mani nei capelli, palla che passa agli avvocati e disorientamento. Il Consiglio di Stato ha previsto che «le connesse richieste risarcitorie dell'appellante non vengono peraltro accolte, e le spese di giudizio vengono integralmente compensate». Frasi che farebbero pensare a una «vittoria» trentina, ma così non è. Di certo bisognerà tornare indietro alla gara originaria perché la Provincia aveva sbagliato a revocarla.
Le considerazioni politiche arriveranno dopo quelle degli avvocati.

Ora restano gli interrogativi: a che punto si riparte della «vecchia» gara? Dai 4 progetti presentati? E alla luce delle condizioni economiche cambiate di molto rispetto al 2011 (basti pensare solo ai tassi) le valutazioni andranno aggiornate? Un rebus.

Studenti trentini a Lampedusa Workshop sui migranti

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Dal 30 settembre al 3 ottobre a Lampedusa si svolgerà un workshop sul fenomeno migratorio al quale parteciperanno le rappresentanze di più di 30 scuole italiane ed alcune straniere tra le tante che hanno partecipato al progetto «L’Europa inizia a Lampedusa», bando promosso e finanziato dal Miur. Tra queste, anche il liceo scientifico «L. da Vinci” di Trento» (con quattro suoi studenti) che ha concorso con il documentario «O’Scià», prodotto da Format-Centro audiovisivi della Provincia autonoma di Trento e che è stato realizzato da alcuni ragazzi del liceo a seguito di un viaggio di istruzione sull’isola siciliana.

Lo scorso aprile gli studenti della IV E del liceo scientifico «da Vinci» e della IV B del liceo musicale e coreutico «Bonporti» di Trento sono partiti alla volta di Lampedusa per un viaggio di formazione più che per una gita scolastica. Sull’isola siciliana, dove in questi anni sono arrivati via mare migliaia e migliaia di migranti provenienti dalle coste africane, incontrarono uomini e donne, rappresentanti delle associazioni e istituzionali che si occupano, a vario titolo, della gestione del fenomeno migratorio e dell’accoglienza. E vennero in contatto anche con alcuni profughi che scendevano in paese dall’hot-spot, pure improvvisando con loro una partita a calcio sulla spiaggia. Le classi erano accompagnate da un poker di professori: Chiara Bonvicini, Ilaria Pasqualini, Sandro Bertoni e Sandro Innocenti. Un’iniziativa, sulle rotte dei migranti, sostenuta dalla Piattaforma delle Resistenze delle Province di Trento e Bolzano. Sempre per lo stesso progetto, un’altra classe dell’istituto di via Madruzzo, guidata dal professor Alberto Conci, prese la via di Roma dove incontrò istituzioni e associazioni che si interessano di questi temi.

Esperienze formative che sono state presentate anche al recente Festival delle resistenze svoltosi in piazza Battisti a Trento. Ritornati a Trento, Arianna Saggese e Matteo Paoli del “da Vinci”, che avevano il compito di filmare il viaggio, iniziarono a stendere la sceneggiatura e comporre un breve documentario: “O’Scià” (Respiro, nel dialetto dell’isola), prodotto da Format-Centro audiovisivi della Provincia. Il doc è stato quindi inviato a Roma per concorrere al progetto, riservato alle terze e quarte classi degli istituti superiori, “L’Europa inizia a Lampedusa”, bando indetto dal Miur (il ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca scientifica). Il doc è stato selezionato, insieme a racconti, poesie, contributi letterari e fotografici di altre 34 scuole italiane e alcune straniere per partecipare ad un workshop sul fenomeno migratorio che si terrà a Lampedusa dal 30 settembre al 3 ottobre.

Oltre agli autori del documentario parteciperanno alla trasferta siciliana altri due ragazzi del “da Vinci”, Sofia Giorgini ed Elisa Feller, accompagnati dal professor Sandro Bertoni. Nel corso delle giornate sono previsti incontri con i rappresentanti di numerose associazioni e organizzazioni che, a livello nazionale e internazionale, si occupano del fenomeno migratorio (da Amnesty international all’Oim, da Save the children a Medici senza frontiere, dal Centro Astalli all’Unhcr). In programma lezioni sul soccorso in mare, sui rifugiati, la non discriminazione e i diritti dei migranti, il fenomeno della tratta, il viaggio, il soccorso sanitario. Inoltre, il 3 ottobre si svolgeranno le cerimonie di commemorazione, in terra e in mare, in occasione della “Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione” indetta a seguito della tragedia del 3 ottobre 2013 quando, a poche centinaia di metri dalla banchina dell’isola, affogarono 368 migranti. Alcuni dei sopravvissuti (in tutto furono 155) incontreranno i circa 200 ragazzi provenienti da tutta Italia che parteciperanno all’iniziativa. 

L'influenza è alle porte Ecco come difendersi

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Nell’autunno-inverno che ci attende saranno dai 12 ai 15 milioni gli italiani costretti a letto dai virus influenzali: da 4 a 5 milioni i casi di influenza vera e propria, 8-10 milioni le sindromi provocate da altri virus respiratori, i cosiddetti virus parainfluenzali. La previsione è di Fabrizio Pregliasco, virologo e ricercatore del Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università di Milano.

Secondo Pregliasco «molto dipenderà dal meteo: se l’inverno dovesse essere lungo e freddo sicuramente si avranno molti più pazienti influenzati. Se al contrario dovesse essere più mite, saranno invece i virus parainfluenzali a esserne avvantaggiati». Quel che è certo è che «ci sarà un solo virus nuovo in circolazione, il virus ‘H1N1 A/Michigan’, variante che sostituirà l’H1N1 California. Gli altri saranno gli stessi del 2016/17, cioè l’H3N2 A/Hong Kong e i due virus B/Brisbane e B/Phuket».

Quindi saranno 4 virus circolanti: purtroppo la raccomandazione dell’Oms per la realizzazione di un vaccino quadrivalente non è stata molto seguita. Lo scorso anno un’azienda l’ha proposto. Quest’anno se ne aggiunta solo una seconda. Ma anche i vaccini trivalenti, soprattutto se adiuvati sono efficaci, pur non assicurando una copertura totale.

Pregliasco raccomanda il quadrivalente per bambini e adulti, mentre il trivalente - dice - può essere sufficiente per gli anziani, che hanno già incontrato più volte i virus, e hanno quindi in genere sintomi più attenuati. Resta il fatto che gli anziani sono quelli che più di altri dovrebbero vaccinarsi, soprattutto se hanno problemi cardiaci, respiratori (BPCO), se sono immunodepressi o dializzati. «Attenzione però: il vaccino non protegge dalle 262 varianti di virus parainfluenzali».

La vaccinazione antinfluenzale gratuita è stata pensata dalle autorità sanitarie con l’idea di arrivare a coprire almeno il 75% della popolazione over65. Ma in seguito al «flop» della prevista pandemia e negli anni successivi in seguito ad alcuni allarmi poi dimostratisi ingiustificati, c’è stata una caduta verticale delle vaccinazioni: secondo una indagine di Assosalute (Associazione nazionale farmaci di automedicazione) gli anziani che si vaccinano tutti gli anni sono oggi il 45%, mentre il dato medio non va oltre il 14%.

La diffidenza nei confronti dei vaccini non sembra però riguardare quello antinfluenzale: meno del 5% lo ritiene pericoloso, ma più di 2 su 3 dichiarano di non avervi mai fatto ricorso, il 32,8% lo ritiene non necessario. Pregliasco ricorda che la vera influenza si presenta con febbre alta (oltre 38), dolori muscolari/articolari e sintomi respiratori come tosse, naso che cola, congestione nasale o mal di gola. «In generale - dice - sono infezioni che si diffondono con rapidità: un solo starnuto può contenere circa 40000 micro goccioline che possono viaggiare a oltre 300 all’ora».

E quando ci si ammala? «Utilizzare farmaci senza obbligo di ricetta (lo fanno già 57 italiani su 100, per Assosalute) per abbassare i sintomi ma - avverte il virologo - senza cancellarli: azzerare la febbre e andare a lavorare fa il gioco del virus: si contagiano altri e ci si ammala di più».

Antibiotici? «Solo se dopo 4 giorni i sintomi persistono, quando c’è un coinvolgimento batterico. Ma è il medico a doverli prescrivere. No all’utilizzo dei vecchi antibiotici rimasti nell’armadietto delle medicine di casa».

La 'ndrangheta in Lombardia Arrestato sindaco di Seregno

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I carabinieri del Comando provinciale di Milano stanno eseguendo una serie di arresti nelle province di Monza, Milano, Pavia, Como e Reggio Calabria nell'ambito di un'inchiesta su infiltrazioni della 'ndrangheta nel mondo dell'imprenditoria e della politica in Lombardia.

L'inchiesta è coordinata dalla Procura di Monza e dalla Procura Distrettuale Antimafia di Milano. In tutto, 27 misure cautelari: 21 in carcere, 3 ai domiciliari e 3 interdittive, firmate dai Gip Pierangela Renda e Marco Del Vecchio. 

I soggetti colpiti dalle 27 misure cautelari sono accusati a vario titolo di associazione di tipo mafioso, estorsione, detenzione e porto abusivo di armi, lesioni, danneggiamento (tutti aggravati dal metodo mafioso), associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, abuso d'ufficio, rivelazione e utilizzazione di segreto d'ufficio e favoreggiamento personale.

L'inchiesta dei carabinieri, partita nel 2015, e che porta la firma dei Pm monzesi Salvatore Bellomo, Giulia Rizzo e del Procuratore della Repubblica di Monza Luisa Zanetti e dei Pm della DIA Alessandra Dolci, Sara Ombra e Ilda Boccasini, rappresenta una costola dell'indagine «Infinito», che nel 2010, sempre coordinata dalle procure di Monza e Milano, aveva inferto un duro colpo alle «Locali» 'ndranghetiste in Lombardia.

Nell'ambito della maxi inchiesta sulle infiltrazioni della 'ndrangheta in Brianza e in Lombardia è stato arrestato anche il sindaco di Seregno (Monza) Edoardo Mazza, di Forza Italia.  È accusato di corruzione: avrebbe favorito gli affari di un imprenditore legato alle cosche, il quale si sarebbe a sua volta adoperato per procurargli voti. A legare a "doppio filo" politica e 'ndrangheta, secondo l'inchiesta della Procura di Monza e della Dda di Milano, sarebbe stato un imprenditore edile di Seregno il quale avrebbe intrattenuto rapporti con politici del territorio, e coltivato frequentazioni e rapporti fatti di reciproci scambi di favori con esponenti della criminalità organizzata.

Il suo ruolo sarebbe stato determinante per l'elezione del sindaco arrestato, secondo le ricostruzioni degli inquirenti. Il suo interesse era quello di ottenere dai politici una convenzione per realizzare un supermercato nel monzese. 

I presunti esponenti della 'ndrangheta arrestati stamane erano, secondo le indagini, dediti al traffico di droga ed alle estorsioni . Le indagini hanno portato all'identificazione del sodalizio legato alla Locale della 'ndrangheta di Limbiate (Monza) composto da soggetti prevalentemente originari di San Luca (Reggio Calabria), che secondo l'accusa aveva avviato in provincia di Como un ingente traffico di cocaina, ed è ritenuto responsabile di alcuni episodi di violente estorsioni nella zona di Cantù (Como).

Isabella Turso: un’estate fra le emozioni del Premio Troisi e i live con Dargen D’Amico

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Estate ricca di soddisfazioni per Isabella Turso. La pianista di Trento, impegnata in tour accanto al rapper Daregn D’Amico, ha infatti ottenuto anche un importante riconoscimento come il «Premio Troisi».

L’occasione è stata quella legata alla prima serata della sesta edizione del Mare Festival Salina, svoltasi dal 18 al 23 luglio, durante la quale Isabella Turso si è esibita a Palazzo Marchetti (Salina) con alcuni brani tratti dal concerto «Piano Movies» e accompagnati da alcuni video tratti dal cd «Omaggio a Donaggio», uno dei  quali  è  dedicato  proprio a  Massimo  Troisi  e  ispirato  alla colonna sonora del film «Non ci resta che piangere».

Le motivazione del Premio Troisi recitano così: «Pianista e compositrice, elegante e talentuosa, da vita a lavori d’intensità musicale tra classico e moderno». In sala tra il pubblico c’era Maria Grazia Cucinotta (madrina del festival) accanto ad Alessandro Haber, Ezio Greggio, Ninni Bruschetta, Francesca Reggiani e Barbora Bobulova.Dopo la parte del tour nei club a primavera, negli ultimi mesi Isabella Turso ha continuato ad accompagnare on stage Dargen D’Amico con cui ha firmato l’album «Variazioni».

Il tour sotto la sigla di «Variazioni d’estate» ha portato la strana coppia formata dal rapper e dalla pianista, cui si aggiunge anche il polistrumentista Diego Maggi, in diverse venue della Penisola fra cui vanno citate quelle del Carroponte di Milano, del Flower Festival di Torino e ancora ad Ostuni per PianOstuni e a Roma nello spazio di  Villa Ada, Verucchio Festival e Polignano a Mare dove si è svolta l’ultima data del tour estivo.  

«Per me – racconta Isabella Turso -  è stata un’esperienza ricca di emozioni, non soltanto per aver avuto l’opportunità di lavorare con una squadra davvero eccezionale, ma anche grazie ad pubblico di ogni età e di diversi gusti musicali  che mi accolto calorosamente ad ogni concerto».

«Variazioni» è un con tutti gli elementi che caratterizzano lo stile di Dargen D’Amico, preciso di una sua differenza, dove ancora una volta brilla nel rap più sotterraneo come in quello mainstream. Passaggi poetici, ironia, poetry, nei brani che compongono il suo nuovo lavoro, tra inediti e interpretazioni di brani da precedenti album, le parole e il flow viaggiano altissimi, in un originale e inaspettato dialogo con il piano di Isabella Turso.

Messa in archivio l’estate per Isabella si attendono mesi altrettanto intensi: «Ad inizio ottobre sarò in Puglia insieme all’attore Renato Raimo con lo spettacolo “Spogliati nel tempo”. Insieme a Dargen invece stiamo lavorando ai dettagli del Variazioni d’autunno tour che mi piacerebbe molto toccasse anche il mio Trentino».

Qui vi proponiamo i video dei brani «Ama Noi» e «Il ritornello», entrambi portano la firma del regista Matteo Colombo, tratti dall’album «Variazioni», il primo ripercorre alcune tappe del viaggio intorno al mondo di Dargen, mentre il secondo girato con Isabella a Milano.

«Ama noi – ci ha raccontato Isabella Turso – è un brano intimo, una ballade che racchiude in sé un messaggio positivo che ho voluto armonizzare con un arrangiamento per pianoforte ed archi molto semplice ma non banale. L’altro brano, “Il ritornello”, ha uno spirito totalmente diverso, divertente e con un reef che ti entra subito in testa. Per quanto riguarda il mio contributo musicale ho voluto accentuare l’aspetto ripetitivo a mo’ di passacaglia».

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