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Incidenti montagna: valanga uccide tre sciatori in Austria

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Tre sciatori tedeschi sono morti ieri, e un quarto risulta disperso, a causa di una valanga vicino a Lech, una località a ovest dell'Austria: lo ha reso noto la polizia. 

I corpi delle tre vittime (di 57, 36 e 32 anni) sono stati recuperati ieri sera, qualche ora dopo l'allarme lanciato dalla moglie di uno di loro. La polizia di Vorarlberg ha reso noto oggi che le ricerche del quarto sciatore tedesco, un uomo di 28 anni, sono state interrotte a causa del maltempo e del rischio di ulteriori valanghe. 

Con la sciagura di ieri sale a 24 il bilancio dei morti in montagna registrato dall'inizio del mese in Europa.


Addio a Masinga, giocò nel Bari

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Addio a Phil Masinga. La federcalcio sudafricana ha annunciato la morte prematura del giocatore che aveva giocato anche nel Bari di Fascetti e nella Salernitana: a soli 49 anni l'ex attaccante, considerato una stella della nazionale del paese africano, si è arreso dopo una lunga malattia.

"È un giorno triste per il calcio sudafricano - l'annuncio della federazione - un uomo leale dentro e fuori dal campo ci ha lasciato". Masinga è morto in un ospedale a Johannesburg dove era stato trasferito il mese scorso per l'aggravarsi della malattia. "Abbiamo perso un gigante del nostro calcio" le parole del presidente federale Danny Jordaan. Masinga avrebbe compiuto 50 anni il prossimo giugno.


Verrà osservato un minuto di silenzio e raccoglimento oggi prima del fischio d'inizio della gara Sancataldese-Bari per ricordare il calciatore dei pugliesi Phil Masinga, indimenticato bomber sudafricano, scomparso a 49 per una grave malattia nel suo paese.   

Philemon Masinga, classe 1969, arrivò al Bari dalla Salernitana (aveva giocato anche in Inghilterra nel Leeds United e in Svizzera nel San Gallo oltre che nella nazionale del suo paese), e disputò in biancorosso quattro campionati in serie A dal 1997 al 2001 con in panchina Eugenio Fascetti, siglando ben 24 reti in 75 gare, e fu protagonista di memorabili prestazioni a San Siro contro Inter e Milan al punto da diventare beniamino della curva nord.

Mezzocorona Scoperta una distilleria casalinga Sigilli a 138 litri di grappa clandestina

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Una consuetudine dura a morire, ma pericolosa per la salute e illegale

La produzione clandestina di grappa, pericolosa per la salute e illegale, è una consuetudine dura a morire. Lo dimostra un doppio sequestro eseguito dalla Guardia di finanza.
Il caso più recente risale ai giorni scorsi quando gli uomini delle Fiamme Gialle del Gruppo di Trento sono intervenuti a Mezzocorona su richiesta dei carabinieri che avevano scoperto una sorta di distilleria familiare clandestina. I militari hanno posto sotto sequestro 138 litri di grappa e 4 litri di metanolo oltre ad un alambicco costruito artigianalmente. Il proprietario è stato segnalato all'autorità giudiziaria per violazione degli articoli 41 e 43 del decreto legislativo 504 del 1995. 

Il sequestro eseguito in Rotaliana non è un caso isolato. A novembre a Trento la guardia di finanza, in collaborazione con il corpo forestale della Provincia, aveva intercettato e sequestrato circa 6 quintali di vinacce e grappe. Eppure la legislazione è chiara: la normativa tributaria sulle accise consente di produrre fino ad un massimo di 50 litri per esclusivo consumo personale. 

In particolare il decreto legislativo 504 prevede che «la preparazione, da parte di un privato, di prodotti alcolici, destinati all'uso esclusivo dello stesso privato, dei suoi familiari e dei suoi ospiti, con impiego di alcole ad imposta assolta, non è soggetta ad autorizzazione a condizione che i prodotti ottenuti non formino oggetto di alcuna attività di vendita». Il reato di fabbricazione clandestina di bevande alcoliche si ha quando l'autore fabbrica alcol o bevande alcoliche clandestinamente, vale a dire in locali o con apparecchi non previamente denunciati o verificati, o costruiti o alterati in modo che il prodotto possa essere sottratto all'accertamento. La pena prevista è della reclusione da sei mesi a tre anni e della multa dal doppio al decuplo dell'imposta evasa, non inferiore in ogni caso a 7.746 euro. 

Lo scopo perseguito dal legislatore è duplice: da una parte tutelare la salute dei cittadini da una fabbricazione non controllata e perciò potenzialmente causa di bevande alcoliche caratterizzate da dannose impurità - come la presenza di glicolene etilenico, acetone, metanol - e da odori anomali; dall'altro, tutelare le aziende regolari che corrispondono allo Stato l'accisa sul prodotto messo in commercio. 

I rischi per la salute sono spesso sottostimati da chi crede di dominare i vapori che escono dall'alambicco nascosto in cantina. Per fare un esempio pratico, si può ricordare come nel processo di distillazione di vinacce e di acqua (per ottenere la grappa) i vapori delle sostanze in ebollizione sino alla temperatura di 78,4 gradi sono formati da alcool metilico, aldeide acetica e acetato di etile (sostanzialmente metanolo), che se ingeriti diventano estremamente tossici e pericolosi per la salute. Al di sopra di tale temperatura e sino ai 100 gradi, si ha il cosiddetto «cuore» della grappa, composto da alcol etilico e sostanze volatili che conferiscono gusto e aroma del distillato. Ma c'è chi per puntare al «cuore» finisce in un mare di guai. Con i 7.746 euro di multa il distillatore clandestino di Mezzocorona avrebbe potuto acquistare per tutta la famiglia allargata grappa trentina di ottima qualità per il resto della vita.


Disastro Trento: ko in casa 3-0 Beto7-Aquaro, il Levico vola (4-1)

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Sarebbe dovuta essere la partita del riscatto, quella dell'inizio della rinascita, quella della svolta. Dopo 90 minuti al Briamasco il tabellino, invece, diceva: Trento-Sandonà 0-3. Niente da fare, quindi, per De Paola e i suoi ragazzi, che per l'ennesima volta hanno deluso le aspettative del presidente Giacca. Per gli ospiti in gol l'ex Aperi e poi, nel finale, Paladin e Ferrarese, Il Trento resta così mestamente all'ultimo posto in classifica e per allenatore, giocatori e dirigenti si annuncia una domenica sera e un'intera settimana quantomeno burrascosa e ricca di tensione. 

Se Atene piange Sparta se la ride di gusto: il Levico, infatti, vince in maniera convincente in casa contro la Clodiense. 4-1 il risultato finale, con i due bomber Fabio Bertoldi e Aquaro a segno (poi autogoal di Ballarin e Salvaterra in pieno recupero i marcatori. Di Farinazzo la rete ospite). 


Assemblea del Pd Trentino «Facce nuove e meno arroganza»

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La critica più sferzante, nei contenuti e nei toni, l'ha fatta l'ex segretario Italo Gilmozzi : «Dobbiamo chiedere scusa alla gente perché abbiamo governato bene ma siamo riusciti a far perdere le elezioni al centrosinistra». Gilmozzi è intervenuto nel corso del dibattito che ha concluso la mattinata di ieri organizzata dal gruppo consiliare provinciale del Pd in una sala del Centro S.Chiara. L'appuntamento era stato fissato alla conclusione di tre serate sul territorio in cui erano stati affrontati i grandi temi amministrativi sul tappeto e pensato come un momento di rielaborazione utile per mettere a punto un'opposizione efficace in consiglio, visto che il mestiere di oppositore è per i dem una novità assoluta da imparare a maneggiare. Ma i congressi alle porte, quello nazionale e quello provinciale, e il lungo «letargo» di un partito senza testa, privo in questo momento di segretario e presidente, hanno fatto uscire anche le critiche e il malcontento di una base che si sente trascurata e poco coinvolta. 

Ricordando le divisioni devastanti che alla vigilia delle provinciali hanno contribuito a mandare in frantumi il centrosinistra autonomista Gilmozzi ha parlato di «arroganza» e di incapacità di parlare alla gente. E dunque in futuro la linea dovrà essere chiara e le eventuali minoranze interne dovranno fare un passo indietro. «Per il congresso - auspica l'ex segretario, che è assessore comunale a Trento - ci vogliono due facce nuove che abbiano visioni diverse. Poi il partito dovrà adattarsi a quella maggioritaria e chi non si adatta se ne deve andare». 

Molti nel corso del dibattito hanno condiviso il richiamo all'umiltà. Tra gli altri anche Alessandro Andreatta , che si è detto convinto che sarebbe ora di dare spazio nel partito a qualcuno dei tanti giovani impegnati. Rivolgendosi al gruppo consiliare provinciale il sindaco ha poi invitato a fare proposte di governo anche dalla minoranza, come si conviene a un partito a vocazione maggioritaria. 
Altra richiesta emersa con forza è quella di maggiore democrazia interna e spazi di partecipazione. «Avete il diritto ma soprattutto il dovere di stare in contatto coi territori» ha esortato Michele Sartori , giovane consigliere comunale a Mori, rivolto ai cinque consiglieri provinciali seduti al tavolo. Concetto ripreso anche da Vittorino Rodaro , che ha richiamato anche alla necessità di una disciplina di partito che sembra non esistere più, con un riferimento esplicito all'ex presidente del consiglio provinciale Dorigatti e alle sue esternazioni contrarie al referendum costituzionale. Ernesto Rosati , dell'Oltrefersina, ha invitato i circoli a supplire al «letargo» del partito dando così sfogo a coloro che hanno voglia di continuare a dare un contributo alla politica del Pd. 

Giorgio Tonini , ex senatore e ora capogruppo in consiglio provinciale, ha ammesso lo stato catatonico di un partito reduce da un'indimenticabile scoppola elettorale ma ha anche assicurato la volontà del gruppo di stare unito accantonando i personalismi. Il suo auspicio è che la fase congressuale possa ora servire per rimettersi in carreggiata e partire dopo il 3 marzo con determinazione, trovando all'interno il giusto punto di equilibrio tra l'unità e un pluralismo che deve comunque essere garantito. Una delle pecche del Pd - secondo Tonini - è il fattore organizzativo a cui va data maggiore professionalità, anche per riuscire a costruire una presenza dem nelle valli, terreno finora silenziosamente delegato agli alleati.

Finanziamenti alla viticoltura trentina: in arrivo quasi 800 mila euro

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Investimenti per l’adeguamento delle strutture aziendali, per sostenere le produzioni ed in generale per il conseguimento di una maggiore competitività del settore sui mercati. E’ quanto prevede una delibera, approvata oggi dalla Giunta provinciale su proposta dell’assessore Giulia Zanotelli, con cui si stabiliscono i criteri di finanziamento della “Misura Investimenti” prevista dal Piano Nazionale di Sostegno per il settore vitivinicolo, per la campagna 2018/2019, a favore dei produttori di vino. Le risorse a disposizione, di origine comunitaria, ammontano a 791.865 euro.

Nel dettaglio questi gli interventi che saranno finanziati: 

1) acquisto macchine, attrezzature, contenitori, per la vinificazione delle uve e la lavorazione, stoccaggio, affinamento dei prodotti vitivinicoli, con esclusione delle linee di imbottigliamento e confezionamento. Compresi i lavori di posa in opera;

2) acquisto attrezzature di laboratorio per l’analisi chimico-fisica delle uve, mosti, vini finalizzate al campionamento, controllo di qualità di prodotto e/o processo. Compresi i necessari allacciamenti tecnologici e lavori di posa in opera;

3) acquisto di attrezzature ed arredi per l’allestimento di punti vendita al dettaglio, esposizione e degustazione dei prodotti vitivinicoli (nei locali aziendali sul territorio provinciale). Compresi i necessari allacciamenti tecnologici e lavori per la posa in opera.

Le domande vanno presentate entro il 15 febbraio 2019 sul portale AGEA, tramite i centri di assistenza agricola (CAA). Ulteriori informazioni sul sito di Trentino Agricoltura

Chiesa manda a casa il Torino: doppietta e qualificazione viola

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La Fiorentina ha battuto 2-0 il Torino negli ottavi di finale di Coppa Italia, qualificandosi per i quarti. Allo stadio Grande Torino, ha deciso una doppietta di Federico Chiesa nel finale. I viola nel prossimo turno incontreranno la vincente di Roma-Entella, in campo domani sera.

Si ferma a soccorrere i feriti, taxista investito e ucciso

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Una morte assurda, causata da una condotta altrettanto assurda da parte di un automobilista che ha causato un incidente e poi ha pensato bene di andarsene. I feriti se la caveranno, ma a perdere la vita purtroppo è stato un taxista che si era fermato per soccorrerli, travolto e ucciso da un'altra auto che, nonostante la breve coda che si era formata e il giubbotto giallo indossato dall'uomo, non l'ha visto.   

È accaduto la scorsa notte tra Milano e Como, sulla superstrada Milano-Meda, all'altezza del comune di Cesano Maderno (Monza e Brianza) intorno alle 3 e mezza. Il pirata della strada è stato poi rintracciato e denunciato dalla Polizia stradale.   

Un'Audi ha impattato contro una Fiat 600 con all'interno due fidanzati, che sono rimasti incastrati tra le lamiere, feriti ma non gravemente. Il taxista, che sopraggiungeva, ha posteggiato l'auto, indossato il giubbetto catarifrangente di sicurezza ed è uscito per soccorrerli. Poco dopo è stato però travolto da alcune auto che stavano sopraggiungendo ed è morto sul colpo.   

L'uomo, di 47 anni, residente a Carugo (Como) ha pagato con la vita il suo gesto di solidarietà. I conducenti delle due auto che in particolare lo hanno travolto si sono comunque fermati e hanno cercato di soccorrere sia lui sia i feriti. Ma quando è arrivato il 118 non è stato possibile far altro che constatare il decesso del tassista.    Per fortuna le immediate indagini della Polizia stradale hanno poi permesso di rintracciare il guidatore della vettura che aveva travolto l'uomo per prima, che pare abbia perso la targa nell'impatto. Alla guida un 21enne, che sarebbe tornato a casa facendo finta di niente, e che è stato sottoposto all'alcoltest una volta rintracciato dalla Polstrada.   

I feriti sono un ragazzo di 21 anni e una ragazza di 26, trasportati a Desio (Monza e Brianza) dopo l'intervento dei Vigili del fuoco di Milano che li hanno estratti dalle lamiere. Poi risultano feriti una ragazza di 16 anni, trasportata al San Gerardo a Monza, e un 47enne che è stato medicato sul posto.   

Alcune ore dopo è giunto anche il cordoglio dei colleghi dell'autista pubblico. "Il nostro Radiotaxi - hanno detto Emilio Boccalini e Stefano Salzani di Taxiblu 02.4040 - è profondamente scosso e umanamente vicino alla famiglia e ai colleghi del tassista (Zulu38) dello 02.6969 che nella notte ha perso la vita sulla Milano-Meda. Ai suoi cari le nostre più sentite condoglianze e alle altre incolpevoli persone coinvolte un augurio di pronta guarigione. Auspichiamo che eventuali colpevoli siano consegnati alla giustizia".


L'ex Moraschini condanna l'Aquila: Brindisi vince, addio Coppa

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Una tripla dell'ex Moraschini sulla sirena condanna l'Aquila: Brindisi passa 76-79 e i ragazzi di Buscaglia dicono addio ai sogni di Coppa Italia, restando fuori dalle otto migliori. A Trento non sono bastati i 18 punti di Marble, i 16 di Craft e i 13 di Pascolo, mentre Hogue ha disputato 12 minuti ma evidentemente a mezzo servizio. Tra gli sopiti spiccano i 22 di Banks e i 17 di Chappell Jeremy. Resta comunque un pizzico di amaro in bocca: l'Aquila ha avuto alcune buone occasioni per chiudere la gara (+5 a metà gara), ma poi nel terzo e quarto quarto gli ospiti hanno saputo essere più incisivi. 

L'Itas è un rullo compressore: vittoria 3-0 anche contro Vibo

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L'Itas è un rullo compressore: i ragazzi di Lorenzetti confermano il primo posto in classifica andando a vincere in scioltezza in Calabria con un netto 3-0. Vibo Valentia resta in partita solo nel primo set, poi viene fuori la forza della capolista, che chiude i conti senza troppi patemi. 

ILTABELLINO

Tonno Callipo Calabria Vibo Valentia-Itas Trentino 0-3

(23-25, 16-25, 18-25)
TONNO CALLIPO CALABRIA: Barreto 1, Vitelli 5, Zhukouski 1, Skrimov 8, Mengozzi 4, Al Hachdadi 12, Marra (L); Marsili, Strohbach 5, Lopez 2. N.e. Cappio, Domagala, Presta. All. Antonio Valentini.
ITAS TRENTINO: Candellaro 4, Giannelli 4, Kovacevic 11, Lisinac 9, Vettori 8, Russell 12, Grebennikov (L); Van Garderen, Cavuto, Codarin. N.e. Nelli, Daldello, De Angelis. All. Angelo Lorenzetti.
ARBITRI: Piana di Modena e Brancati di Città di Castello (Perugia).
DURATA SET: 28’, 24’, 23’; tot 1h e 15’.
NOTE: 1.225 spettatori, per un incasso di 6.000 euro. Tonno Callipo Calabria: 4 muri, 2 ace, 18 errori in battuta, 7 errori azione, 58% in attacco, 44% (21%) in ricezione. Itas Trentino: 4 muri, 10 ace, 13 errori in battuta, 6 errori azione, 61% in attacco, 62% (42%) in ricezione. Mvp Lisinac.

LE FORMAZIONI

L’Itas Trentino si presenta in Calabria senza particolari problemi di formazione: Lorenzetti per il suo starting six sceglie quindi Giannelli in regia, Vettori opposto, Kovacevic e Russell schiacciatori, Lisinac e Candellaro al centro, Grebennikov libero. La Tonno Callipo Calabria Vibo Valentia schierata da Valentini prevede Zhukouski al palleggio, Al Hachdadi opposto, Barreto e Skrimov in banda, Vitelli e Mengozzi al centro, Marra libero.

LA CRONACA

L’inizio di match è nel segno di Skrimov che prima in attacco e poi in battuta (2 ace) firma il 3-6 casalingo. Con Lisinac in battuta e poi con Kovacevic in attacco, Trento ricuce in fretta lo strappo pareggiando i conti già a quota 10; un errore a rete di Al Hachdadi in seguito consente ai gialloblù di effettuare il sorpasso (12-13). Anche l’Itas Trentino è però piuttosto fallosa e con due attacchi out (di Vettori e Kovacevic) offre il nuovo +2 agli avversari (13-15). Lo stesso opposto emiliano realizza l’ace che vale l’immediata parità. Il rush finale è combattuto punto a punto (17-17, 21-21); a risolvere il primo parziale ci pensano i servizi di Russell, che costruiscono due palle set (24-22, con anche un ace diretto). Alla seconda occasione gli ospiti chiudono i conti, sul 25-23, con un primo tempo di Candellaro.
L’epilogo al fotofinish del primo parziale influisce anche sull’inizio del secondo; con muro e servizio l’Itas Trentino parte a spron battuto (5-1). Valentini spende subito un time out ma la situazione per i gialloblù migliora ancora quando in zona di battuta va Kovacevic (11-3). In campo i gialloblù continuano a dominare in fase di break point (15-7, 20-21) e volano verso il 2-0 velocemente, mettendo in mostra una pallavolo pratica ma anche bella, con Giannelli chiama in causa tutti i suoi attaccanti ed ottiene in fretta il 25-16. L’ottimo momento dei Campioni del Mondo prosegue anche nel terzo set, subito indirizzato verso il versante trentino grazie ad un ottimo avvio (3-1, 6-2) in cui si registrano i muri di Kovacevic e gli attacchi di Russell. Vibo prova a rifarsi sotto (12-10) con Al Hachdadi e Mengozzi; Trento fiuta il pericolo e riparte coi servizi velenosi di Giannelli (16-11) e chiude sul 3-0 (25-18) senza soffrire più. Nelle battute finali spazio in campo anche a Codarin e Cavuto.

 

Bloccati beni per 20 milioni a Renzo Rangoni: maxi operazione della Guardia di Finanza

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Sequestro preventivo del palazzo di piazza Vittoria

Venerdì mattina il nucleo di polizia economico-finanziaria di Trento della Guardia di Finanza ha notificato il sequestro preventivo del palazzo di piazza Vittoria di proprietà dell'imprenditore Renzo Rangoni. Sull'edificio c'è anche il vincolo di tutela storico artistica. Sequestro cautelare inoltre per alcuni posti macchina di proprietà nel parcheggio interrato di via Pilati. Il valore dei beni sequestrati si aggira intorno ai 20 milioni di euro. La misura cautelare è stata chiesta dalla procura della Repubblica e autorizzata dal Giudice delle indagini preliminari. Al centro del provvedimento, questioni fiscali di dimensioni analoghe a quelle del sequestro. Contro il provvedimento ora la difesa dell'imprenditore può valutare se ricorrere al Tribunale del riesame. 

Rangoni, in passato consigliere delegato di Italscandia, ceduta vent'anni fa al gruppo Scania, è oggi titolare soprattutto di società immobiliari con sede prevalentemente a Milano. All'operatore trentino, classe 1951, ha fatto capo a lungo una rete di società con sede in Lussemburgo legate soprattutto ad attività immobiliari e finanziarie che hanno coinvolto anche Trento. Di recente molte di queste società sono state fuse e poi rimpatriate.
Al centro dell'impero immobiliare di Rangoni c'è la Argo srl, con sede a Milano. Argo, 1 milione di capitale sociale, 9 milioni e mezzo di patrimonio, ha oggi in pancia immobili in Trentino e in Lombardia per un costo storico di 32 milioni. Tra essi c'è il palazzo di via Gilli in cui ha sede in affitto Informatica Trentina, oggi Trentino Digitale. 

Argo è controllata al 100% dalla Erre Nove srl, sempre di Milano ma proveniente da Lussemburgo. Nel 2014 Erre Nove sa, società con sede nel Granducato, ha operato una fusione a cascata raggruppando società come Estatinvest ag, Infinium sa, Osinvest ag, Agata sa in un'unica compagine. L'anno scorso la Erre Nove lussemburghese è stata trasferita a Milano diventando una srl italiana con capitale sociale di 7,8 milioni. 

Nel 2007, attraverso la Argo e società lussemburghesi come 3A Invest, Rangoni cede la sede di Informatica Trentina al fondo immobiliare Antigone di Vegagest sgr, società di gestione fondi che faceva capo alla Cassa di Risparmio di Ferrara, una delle banche messe in risoluzione a fine 2015. Le società dell'imprenditore diventano quotiste del fondo. Cinque anni dopo, nel 2012, il fondo immobiliare viene messo in liquidazione e l'immobile di via Gilli viene acquistato dalla Saint Martin Inc sa, società lussemburghese facente capo sempre a Rangoni e anch'essa poi trasferita in Italia. 

Vegagest sgr, in cui ha avuto quote sociali anche Veneto Banca, è finita da alcuni mesi nel mirino del nucleo milanese di polizia tributaria delle Fiamme Gialle e della procura di Milano per un giro di società estere, non solo in Lussemburgo, che, secondo l'ipotesi accusatoria, sarebbero servite a operazioni di elusione fiscale attraverso la cosiddetta esterovestizione, la fittizia localizzazione all'estero per risparmiare sulle imposte. 

A livello nazionale le indagini di Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza sui patrimoni detenuti illegalmente all'estero nonostante la voluntary disclosure hanno fatto emergere nel 2018 una maggiore base imponibile di 520 milioni. Secondo l'Unità di Informazione Finanziaria della Banca d'Italia, dal Trentino uscirebbero verso i paradisi fiscali capitali pari al 7% circa dei bonifici totali annui verso l'estero. Nel 2017 dalla regione sono andati in quella direzione 440 milioni di euro.

La sauna è un salvacuore, lo allena come l'esercizio fisico

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Fare la sauna 'allena' come l'esercizio fisico ed ha un effetto 'salvacuore': dedicarsi a questa attività 4 volte alla settimana per circa 30 minuti diminuisce, infatti, in entrambi i sessi, il rischio di eventi e mortalità cardiovascolari. Lo rivela uno studio dell'Università della Finlandia pubblicato sulla rivista Biomed Central, condotto per 15 anni su quasi 1.700 persone con età media di 63 anni. Lo studio evidenzia inoltre che maggiore è la frequenza delle saune, minore è il rischio di mortalità cardiovascolare L'effetto della sauna è di allargare i vasi e far diminuire la pressione arteriosa, costringendo il cuore a un 'esercizio' che lo allena e lo rafforza. Rappresenta, insomma, un efficace allenamento di 'cardio-fitness' che non costa fatica ma in grado di irrobustire il cuore e diminuire il rischio di mortalità.

"A fare la differenza nella prevenzione cardiovascolare è il numero delle saune settimanali: almeno 4, sensibilmente più efficaci rispetto a una o due - spiega Ciro Indolfi, presidente della Società Italiana di Cardiologia (SIC) -. Lo studio evidenzia che gli habitué della sauna in 15 anni hanno sviluppato solo 181 eventi cardiovascolari, risultati poi fatali, corrispondenti a circa 2,7 decessi per 1000 individui contro i 10,1 decessi tra coloro che non la facevano o la facevano in modo saltuario. Valori che attestano una diminuzione significativa del rischio di mortalità. Inoltre, incide anche la durata in cui si resta in cabina: almeno 30 minuti è l'ideale".

Gli effetti della sauna, precisa l'esperto, "hanno dunque un impatto positivo sulla funzione circolatoria: il calore può migliorarla agendo sulle cellule dell'endotelio che rivestono le arterie, riducendone la rigidità, stimolando nella fase acuta il sistema simpatico, infine abbassando la pressione arteriosa.  Inoltre, la sauna determina un aumento della frequenza cardiaca fino a 120-150 battiti al minuto, paragonabile a quello ottenuto con un esercizio fisico di intensità bassa o moderata".

Attenzione però a non correre pericoli: "La sauna - conclude Indolfi - è sconsigliata nei pazienti ad alto rischio cardiovascolare, come quelli con scompenso cardiaco, ipertensione, ipotensione, infezioni acute, epilessia, miocarditi, pericarditi. Perciò, per una sauna prolungata è necessario sempre un controllo medico preventivo". 

Da otto anni la Val di Ledro si spopola

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I ledrensi sono sempre meno. Non accenna ad arrestarsi infatti la flessione del dato sulla comunità residente che da otto anni ormai senza tregua contraddistingue il saldo relativo all'andamento demografico del Comune unico. 
Al termine del 31 dicembre 2018 all'anagrafe di Pieve risultavano iscritti 5.270 cittadini, 22 in meno rispetto alla stessa data del 2017 e oltre 250 se confrontati con quelli di fine 2010, quando il primo anno della realtà amministrativa che aveva riunito a sé i sei ex comuni aveva chiuso il conteggio a quota 5.523 abitanti. 

Ad avere la meglio, anche nel 2018, è stata di nuovo la popolazione femminile, di 134 unità superiore a quella maschile: a fine anno le donne erano 2.702 (di cui 175 straniere) e gli uomini 2.568 (138 gli stranieri); oltre 2.300 i nuclei familiari, per una media di due sole persone a famiglia.
Quindi il saldo naturale, calcolato tra nascite e decessi, ancora negativo: negli ultimi dodici mesi la cicogna è atterrata in valle di Ledro solo 43 volte (cinque in meno rispetto all'anno prima), portando con sé 19 fiocchi azzurri e 24 fiocchi rosa; i defunti sono stati 57 (cinque in più del 2017), di cui 22 gli uomini e 35 le donne. 

In linea con la tendenza degli ultimi anni invece, le unioni: nel 2018 le coppie che hanno deciso di convolare a nozze sono state 12 (4 con matrimonio religioso e 8 con rito civile); soltanto una la separazione e uno il divorzio registrati.
Nonostante il continuo calo, dovuto anche allo spostamento all'esterno della valle di alcune realtà produttive e al conseguente trasferimento dei lavoratori (soprattutto di origine straniera), Ledro rimane il terzo Comune più popoloso del territorio altogardesano, alle spalle di Arco e Riva, davanti a Dro, e in ogni caso sempre il più vasto in quanto a superficie. 

Per quanto riguarda la distribuzione dei residenti nelle tredici frazioni ledrensi, a fine anno la comunità di riferimento legata al territorio di Tiarno di Sopra risultava essere ancora una volta la più popolosa (con 1.004 abitanti), seguito a ruota dalla Val Concei (857), Tiarno di Sotto (688), Pieve e Mezzolago (626 abitanti complessivi), Bezzecca (590), e dai paesi di Molina, Legos, Barcesino, Prè e Biacesa (in tutto 1.505). 

Importanti poi i numeri diramati dal Servizio anagrafe sui flussi migratori: nel corso del 2018 sono leggermente diminuite le persone che hanno scelto di andarsene, 118 in tutto (contro le 129 dell'anno prima e le 142 del 2016). Di queste, 94 quelle che si sono portate a vivere in altri Comuni italiani, 4 all'estero, 20 quelle cancellate dagli elenchi per altri motivi. In leggero aumento il dato sull'immigrazione: le nuove residenze sono state 110 (nel 2017 erano state 102), di cui 87 per trasferimento da altre regioni e 17 dall'estero. Infine, solo 6 gli stranieri di Ledro che hanno scelto di acquisire la cittadinanza italiana (nel 2017 erano stati più del doppio). Tra le comunità di origine straniera, è quella albanese la più rappresentata (71 residenti), seguita da Marocco (56), Costa d'Avorio (41), Romania (37), Polonia (35), Pakistan (15), Ucraina (10).
Infine, il dato sulla comunità scolastica, che rispecchia la flessione dovuta agli spostamenti per lavoro delle famiglie: al 31 dicembre gli alunni iscritti all'Istituto comprensivo di Ledro erano in tutto 417 (ben 16 in meno del 2017 e 17 in meno del 2016); ventiquattro le classi, nove di scuola media (per un totale di 171 studenti) e 15 di scuola primaria (per 246 studenti), a loro volta suddivise nei plessi di Tiarno di Sopra (58), Concei (103) e Molina (85).

Don Laghi a messa «Roghi, non cedere alla vendetta»

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Sono ancora scossi gli animi a Palù del Fersina dopo il rogo dell'altra notte. Percorrendo la strada che si inerpica per la valle non è difficile, ora, scorgere auto dei carabinieri che compiono il loro giro di pattugliamento. E parlando con le persone che salgono a piedi dalla piazza centrale fino alla chiesa di Santa Maria Maddalena, un cammino di diverse centinaia di metri in rettilineo che sbocca su uno degli angoli più belli della Valle dei Mocheni, il discorso non fa che cadere sempre sugli stessi argomenti: paura, e tanta, perché tutti hanno ancora negli occhi le fiamme altissime che rischiavano di divorare il paese. 

Anche il tramonto, ieri sera, suo malgrado e nella sua meravigliosa bellezza, ricordava il fuoco: il cielo, proprio mentre stava per iniziare la messa serale, si è «acceso», baciando con colori rossi e arancioni Palù ed i suoi abitanti.
E come annunciato, il parroco don Daniele Laghi ha voluto dare la sua parola di consolazione e coraggio alla comunità, colpita nel profondo dai fatti di cronaca. Don Daniele ormai è un'icona per tutti i valligiani, e alla messa, ieri sera, la chiesa era piena. 

«Tante persone nella nostra comunità -ha detto all'omelia don Daniele- sono segnate dalla paura, dall'incapacità di dormire e stare sereni. La Parola di Dio stasera ci viene in aiuto. Ci dice che dobbiamo essere segno di consolazione, insieme. Non siamo chiamati a farci giustizia perché siamo chiamati ad infiammare il mondo con il fuoco dello Spirito Santo, che è fuoco che non brucia e non crea paura». 

Don Daniele ha quindi dato la sua lettura alla situazione della comunità: «Di fronte a quello che è successo -ha proseguito- ci restano tanti perché, si ha paura dell'altro. La soluzione però non è farsi giustizia da soli, diventando più brutali delle bestie. Non dobbiamo cedere alla vendetta. Abbiamo bisogno di consolazione. Non dobbiamo puntare il dito verso chi ha compiuto questo, facendo del male. È chi ha compiuto questi gesti a doversi fare un esame di coscienza. Noi dobbiamo sentirci comunità ancora di più, lasciando che la giustizia faccia il suo corso e gli operatori si muovano nel miglior modo possibile a livello legale e istituzionale».
Una comunità che si trasformi quindi in un'unica famiglia, fatta di fraternità: la ricetta per alleviare le cicatrici. 

È referendum sul Tunnel del Peller: in maggio probabile consultazione

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Come una fenice che risorge dalle ceneri, si ripresenta nel dibattito sulla viabilità della Val di Sole il tema dell'opportunità o meno della realizzazione del tunnel del Peller. Una questione, piuttosto complessa, della quale si discute a tutti i livelli - da quello politico a quello turistico ed economico - da lunghi anni e che, anche a seguito delle scelte strategiche effettuate dai passati governi provinciali, sembrava ormai destinata a finire sepolta sotto la polvere degli archivi della memoria. 
Invece, è proprio la Comunità della Valle di Sole, o meglio il suo presidente Guido Redolfi , a riportare in auge l'argomento. E lo fa con l'intenzione di dare la possibilità alla popolazione della valle di potersi esprimere in merito all'opera pubblica. La volontà del presidente è infatti di indire quella consultazione popolare chiesta nel 2011 da oltre duemila cittadini solandri (2.347 per la precisione) con la sottoscrizione della petizione promossa da un apposito comitato capitanato, tra gli altri, dall'ex consigliere provinciale di Forza Italia Flavio Mosconi. Allora il presidente dell'ente era Alessio Migazzi. La petizione aveva portato a un nulla di fatto, con le firme rinchiuse per diverso tempo in un cassetto della Comunità di valle: come conseguenza dell'inerzia mostrata dall'ente nell'approvare il regolamento necessario, il comitato aveva perfino minacciato di ritirarle nel 2012 «in via cautelativa». Tempo prima, all'inizio degli anni ?90, allo scopo di creare il collegamento era nata, su impulso di Funivie Folgarida Marilleva spa, allora saldamente nelle mani del patron Ernesto Bertoli, la società Traforo Cles-Malé spa, oggi ormai scioltasi, alla cui compagine sociale partecipavano anche diversi Comuni.  


«Vogliamo finalmente andare a soddisfare una richiesta venuta dalla popolazione visto anche l'articolo 9 dello Statuto che prevede questo strumento di partecipazione democratica e considerato che nel programma elettorale del centro destra si fa riferimento al tunnel del Peller come opera da riprendere nel medio lungo periodo - spiega Redolfi -. In questo modo, il presidente della Provincia Fugatti, nel momento in cui dovesse affrontare il tema, potrà avere ben presente le aspettative dei solandri». Solandri che però, ricordiamo, non sono gli unici toccati dall'opera dal momento che l'intervento, se fatto, avrà un impatto anche in Val di Non. In attesa di capire come si muoveranno le istituzioni e i cittadini nonesi, il presidente Redolfi ha iniziato a smuovere le acque.  

«Di questa intenzione ne ho già parlato all'interno del Comitato esecutivo e con alcuni sindaci della valle - continua il presidente -. Nelle prossime settimane approfondirò i vari aspetti con il presidente Fugatti e con il comitato che aveva promosso la raccolta delle firme». E, se tutto andrà come auspica Redolfi, la consultazione popolare potrebbe essere indetta dal presidente già in occasione delle elezioni europee di maggio. «Dovremo capire quali sono gli obblighi procedurali che dobbiamo seguire - aggiunge ancora il presidente Redolfi -. Servirà comunque un regolamento per definire, tra le altre cose, chi saranno gli aventi diritto e le modalità di voto. Dovremo stabilire anche quale quesito proporre... La mia idea comunque è quella di sfruttare la tornata elettorale della primavera per poter utilizzare gli spazi adiacenti ai vari seggi che saranno allestiti nei Comuni della valle. 
Ma il presidente della Comunità di valle come si pone all'interno del dibattito? È favorevole all'opera? E quale soluzione, tra le varie proposte, vorrebbe veder adottata? «Personalmente sono favorevole al tunnel - conclude presidente -. Da vicesindaco di Ossana, sono stato tra i pochi amministratori della valle che avevano firmato la mozione di Mosconi presentata in Consiglio provinciale sul tema. La soluzione migliore, per me, rimane quella che prevede l'entrata della galleria tra Malé e Croviana anche se è prematuro parlarne in questo momento».


Dolce e Gabbana, eleganza in broccato e sneakers

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Eleganza: è questo il titolo scelto da Dolce e Gabbana per la loro collezione per il prossimo inverno. E per presentarla i due stilisti hanno ricostruito una sfilata come quelle che si tenevano negli anni '60 nei department store. Sullo sfondo un atelier con tanto di sarti che fanno prove abito, tagliano e cuciono i vari modelli, che scendono poi in passerella accompagnati dalle spiegazioni di uno speaker che racconta ognuna delle 127 uscite. 

Con questa collezione "vorremmo lanciare un messaggio alle nuove generazioni sul valore dell'eleganza - spiega Stefano Gabbana - quando dici questa parola ti viene in mente qualcosa di vecchio, invece è senza tempo. Vogliamo dimostrare alle persone di una certa età come me e alle nuove generazioni cos'è l'eleganza oggi, che non vuol dire che non ci si possono mettere le sneakers o le maglie ricamate". 

Ed ecco perché "la sfilata è ispirata a quelle che si tenevano nei department store negli anni '60 con la pedana rossa al centro della passerella e lo speaker che racconta nei dettagli enfatizzando in modo ironico ciò che si vede in passerella". Lo spirito dell'eleganza è quello degli anni '40, con i pantaloni a vita alta, il cappello Fedora e i cappotti doppiopetto, le proporzioni sono riviste e corrette per piacere anche alla nuova generazione, quella dei rapper Cosmo, Emis Killa, Ketra e Takagi, ospiti della sfilata. 

Si parte con l'abito doppiopetto con spalla insellata e pantalone a vita alta portato con le sneakers e accompagnato da un immancabile ombrello e dalla vestaglia damascata; poi è la volta dei pigiami di seta "da collezionista" - come spiega lo speaker in maniera ironica - con stampe di anelli, bastoni e penne. Spazio poi al broccato - tanto broccato - per abiti con pantaloni stretti e dettagli dorati, ma anche al velluto a coste, con i pantaloni ampi messi insieme al giubbino di pelle o al cappotto rosso con collo in pelliccia. Tra i classici dell'eleganza non poteva mancare il Galles: il pantalone in tessuto inglese è accompagnato al pull a motivi geometrici e alle sneakers, mentre il completo di velluto liscio è profilato di cristalli. Il frac che cita il 'Gattopardo' si alterna alla maglia e al cardigan di paillettes a righe, portati con i pantaloni di broccato. Tra i protagonisti assoluti della stagione, la giacca da camera e il cappotto a vestaglia, proposti anche in versione damier e Galles, tutte ricoperte di cristalli, o a righe multicolor iridescenti. 

Pur nell'opulenza, la collezione segna una svolta decisa verso uno stile più classico e sartoriale: "è l'opposto delle ultime stagioni , abbiamo - dice Gabbana - girato pagina". È forse questo un modo - viene chiesto allo stilista - di dire basta a qualcosa? "Basta niente, viva tutto, è la moda oggi e - conclude - è così: viva tutto!".

Melinda, in aumento il liquidato Presentato il bilancio di previsione

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Prospettive in chiaro scuro anche se non manca un po' di ottimismo dopo due anni difficili per i soci di Melinda. Ieri nella sala conferenze della C.O.CE.A è stato presentato il bilancio di previsione di Melinda di fronte all'Assemblea dei 300, composta da tutti i consiglieri delle 16 Cooperative che compongono il Consorzio. Il bilancio di previsione verrà successivamente presentato nelle prossime settimane all'Assemblea Generale Ordinaria dei Soci del Consorzio Melinda per l'approvazione.
Nel corso dell'assemblea è stato evidenziato come il momento economico sia complesso. Ad illustrare i dati il presidente Michele Odorizzi , il direttore generale Paolo Gerevini e i responsabili dei reparti Commerciale e Lavorazione prodotto.  

E' bene precisare che si tratta di un bilancio di previsione e dunque con i numeri ancora non ufficiali ma che negli ultimi anni si è sempre rivelato uno strumento con una bassa media di errore. Secondo i vertici del Consorzio infatti, questo scarto marginale fa del bilancio di previsione uno strumento efficace per la valutazione di quelli che saranno gli sviluppi futuri della stagione frutticola in corso. 

Per la compilazione del bilancio sono stati utilizzati gli stessi strumenti e gli stessi indicatori che vengono utilizzati ormai dal 2004, anno di introduzione di questa metodologia di previsione.
Veniamo ad alcuni numeri. Valutate le prime campionature del prodotto e considerata la situazione del mercato, i tecnici di Melinda hanno previsto un valore di 0,401 euro al chilogrammo distribuibile al socio per ogni chilogrammo di mele commerciale conferito. Comprendendo anche industria nel conferimento il valore si attesta a 0,382 eruo/kg. Il dato risulta in crescita rispetto alle ultime 2 annate agrarie paragonabili: 2014/2015 liquidato soci medio: 0.313 euro kg; 2015/2016 liquidato soci medio: 0.362 euro/kg. 

Si preannuncia quindi una stagione non facile dal punto di vista commerciale. L'obiettivo prefissato è sicuramente ambizioso. Ciononostante i vertici del Consorzio hanno espresso un cauto ottimismo per il raggiungimento dell'obiettivo. 
A livello Europeo la produzione di mele è stata la più alta della storia, con circa 13.200.000 di tonnellate e le giacenze europee a dicembre sono le più alte di sempre. In Italia, la produzione è in leggero calo rispetto alla media ultimi 3 anni con circa 2.300.000 tonnnellate di mele mentre la produzione di Melinda è stata da record, 443.600 tonnellate, superiore all'annata del 2014 che si era fermata a 421.740. 
Sempre secondo i tecnici le caratteristiche qualitative delle mele Melinda raccolte in autunno sono generalmente buone. 

I vertici del Consorzio hanno poi tratteggiato la situazione commerciale. In Europa i consumi sono in lieve ma continuo calo a fronte di un trend produttivo in aumento, con produzione record per la stagione in corso. Notizie poco positive per i mercati extraeuropei tutti sotto forti pressioni che fatto registrare un generale calo dei prezzi.
Per quanto riguarda i costi complessivi previsti del «sistema Melinda» per la campagna in corso, è emersa la sostanziale stabilità del sistema di costi, soprattutto per quel che riguarda la lavorazione del prodotto e l'ammortamento degli investimenti. Secondo le stime si tratta di costi euro al chilogrammo pari a 0,133 euro.

La storia di Michela, prima poliziotta gay al vertice del sindacato

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"Mi hanno voluto nella segreteria nazionale non certo perché sono omosessuale. E' ovvio che le tematiche Lgbt faranno parte della mia attività, ma non mi occuperò solo di quello: vorrebbe dire svilire il mio ruolo e quello del sindacato. Siamo vecchi, pochi, con stipendi ridotti, senza ricambio e senza contratto. Queste sono le priorità". 

Michela Pascali ha le idee chiare su come si deve fare sindacato, anche se sa benissimo che la sua elezione nella segreteria nazionale del Silp-Cgil, uno dei sindacati più numerosi della Polizia, rappresenta un simbolo: è la prima poliziotta dichiaratamente omosessuale a raggiungere il vertice di un'organismo di rappresentanza delle forze dell'ordine. 

Da vent'anni in Polizia, Michela ha 45 anni e almeno 2 vite: la prima, con un un marito e 2 figli che oggi hanno 17 e 14 anni; la seconda, iniziata dieci anni fa con la separazione e proseguita con la scoperta della sua omosessualità fino all'arrivo di Benedetta, la sua compagna. "Ma ho un rapporto ottimo con i miei figli e anche con il loro babbo, siamo una famiglia bellissima" dice soddisfatta. Michela è stata prima alla Polfer di Milano e poi è arrivata in questura a Firenze, dove è assistente capo con il ruolo di tecnico informatico. 

Impegnata da tempo sulle tematiche Lgbt (è vicepresidente dell'associazione 'Polis Aperta'), a giugno si è vista negare dalla questura la possibilità di partecipare in divisa alla riunione a Parigi dell'European Glbt Police Association, organismo che riunisce le associazioni che in 16 paesi si battono per il riconoscimento dei diritti delle persone omosessuali tra le forze di polizia e armate. Divieto cancellato dal Dipartimento, purché la partecipazione fosse fuori dal servizio. 

Ma Michela oggi preferisce parlare d'altro. "Spero - dice - che la mia elezione possa aiutare tanti colleghi a fare coming out, a consentire a tutti quelli che vivono un disagio di uscire fuori senza vergognarsi di quello che sono". Anche perché lei in 20 anni ne ha subiti di comportamenti omofobi. Dunque sa di cosa parla. "Ma alla fine in caserma è come nella vita reale, dipende chi hai di fronte. Ci sono colleghi e funzionari che hanno una sensibilità enorme e che hanno sempre rispettato le mie scelte, altri invece che operano in maniera sessista. I problemi principali - racconta - li lo ho avuti con delle colleghe non dichiarate ma omosessuali. Il solo accostamento con me da parte degli altri scatenava in loro reazioni pesanti, un atteggiamento provocato dalla paura. E' un problema culturale, c'è nella polizia, nelle forze armate e nella vita reale". 

Ora però le priorità di Michela sindacalista sono altre. "Innanzitutto il ricambio generazionale. Ma prima ancora bisogna lavorare sul disagio tra i colleghi. Abbiamo fondi risicati e questo governo certo non ha cambiato la situazione, si lavora sempre più in emergenza, siamo a ranghi ridotti e con un'età elevata. E poi le responsabilità, come poliziotti e come uomini e donne, sono enormi". E le promesse di Salvini? "L'impressione è che sia solo propaganda, le azioni messe in campo non vanno verso quello che serve alle forze di polizia. E anzi - sottolinea - con il decreto sicurezza la situazione può degenerare perché ci ritroveremo in strada persone che non hanno più tutele. Questo non farà altro che aumentare la percezione di paure e la situazione potrebbe esplodere". 

Così come potrebbero tornare nei suoi confronti le aggressioni omofobe, ora che è ancora più in vista. "Io non voglio fare come chi mi discrimina - risponde convinta - I miei muri li abbatto da sempre. Spero lo facciano anche gli altri. Altrimenti risponderò come ho sempre fatto". 

Tragedia di Fai: «Anziani, tenere viva la rete di relazioni»

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La tragedia di Fai della Paganella, l'omicidio-suicidio di Sergio Cini e della moglie Luisa Zardo, rispettivamente 85 e 87 anni, ha drammaticamente riportato di attualità il tema della qualità della vita in età avanzata, in presenza di patologie anche invalidanti. I dati scientifici non ci dicono se la vecchiaia stessa sia una malattia (come si sosteneva nella cultura classica), ma ci indicano con precisione quando oggi si è considerati anziani: oltre i 75 anni. Lo ha certificato ufficialmente lo scorso autunno la Società italiana di gerontologia e geriatria. 

Il dottor Sergio Minervini, padovano, 49 anni, è dirigente medico presso l'Unità operativa di geriatria dell'ospedale Santa Maria del Carmine di Rovereto, diretta dal dottor Renzo Girardello. 

Dottor Minervini, come si è «spostata in avanti» l'età in cui si diventa anziani? 
«L'invecchiamento della popolazione e l'allungamento della vita fanno sì che un sessantacinquenne di oggi abbia caratteristiche fisiologiche e biologiche che solo trent'anni fa aveva un quarantacinquenne. Oggi si fa partire l'età geriatrica dai 75 anni in su. Nei decenni scorsi la soglia era a 65 anni, ma già negli ultimi anni, ufficiosamente, era stata elevata verso i 70».
Cosa si complica in età avanzata dal punto di vista della salute? Le malattie sono diverse dalle altre età della vita o si manifestano in modo peculiare?
«Gli anziani hanno patologie croniche che si riacutizzano. E che spesso si sovrappongono tra loro. Il dramma è la perdita di autosufficienza».
Nel caso di Fai della Paganella, cosa può aver influito di più nella scelta drastica di togliersi la vita compiuta da questa coppia garbata e gentile? La solitudine? La mancata autonomia?
«La comunità scientifica sta dibattendo da tempo sulla solitudine dell'anziano. C'è chi vuole stare da solo. E c'è la solitudine indesiderata. In questo caso il marito era diventato il principale "care-giver" della moglie, malata. Un accudimento che crea ancora più affetto. Ma dedicare l'intera propria esistenza al coniuge malato può diventare un peso enorme e porta all'isolamento. Io come medico lavoro proprio nella direzione opposta a una scelta definitiva e forte come il suicidio. Il mio compito è permettere una vita il più serena possibile anche ai grandi anziani, cioè gli over 85».
Ci sono degli antidoti, degli anticorpi? 
«Ci sono le reti di relazioni, da tenere vive. È difficile individuare dei marcatori biologici che possano predire il rischio solitudine o che possono portare a un suicidio. Invecchiando, la nostra esistenza ci porta un inevitabile depauperamento delle relazioni. Gli amici vengono a mancare, gli acciacchi ci isolano. Serve un cambio culturale. In futuro dobbiamo garantire più volontariato sociale».
Si può imparare a invecchiare? Ci sono delle raccomandazioni?
«Certo. Evitare l'isolamento sociale, tenere vive le reti amicali, seguire una dieta mediterranea, svolgere attività fisica aerobica, fare ginnastica mentale. Il geriatra ha un occhio olistico. Avere interessi diversificati permette di mantenerli anche nel caso di patologie importanti. Se cala la vista e mi piaceva leggere, devo poter avere altre passioni».
Come sta cambiando la società, anche dal punto di vista sociologico, dall'osservatorio privilegiato di voi geriatri?
«In ottica futura, ma non troppo lontana, sarà sempre più ampia la "generazione sandwich". Ovvero l'età di mezzo. Rappresentata da persone divise tra la cura dei figli, avuti tardi, e l'accudimento di genitori e parenti anziani, che vivono di più. In Trentino già nel 2020 avremo un over 65 ogni 4,6 abitanti».

Torna la terza stagione di True Detective

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Un macabro omicidio, un'indagine che sembra non portare da nessuna parte, che si snoderà attraverso tre decenni raccontati alternando diversi piani temporali e che trentacinque anni dopo tornerà a tormentare la sempre più labile memoria del detective che la condusse. Tornano a gennaio, in contemporanea assoluta con gli Stati Uniti, i ritmi sbilenchi e le atmosfere rarefatte di True Detective, il crime drama fra le produzioni più ambiziose di Hbo. I nuovi episodi segnano un vero e proprio ritorno alle origini, al tono di quella prima, amatissima stagione che ha fatto della serie antologica di Nic Pizzolatto, showrunner e sceneggiatore nonché regista di alcuni di questi nuovi episodi. La terza stagione debutterà il 14 gennaio in lingua originale con sottotitoli alle 21.15 (ma sarà possibile godersi il primo episodio anche già alle 3 della notte fra domenica e lunedì) e il lunedì successivo, 21 gennaio, in versione in italiano. Gli episodi - in entrambe le versioni, sottotitolati e doppiati in italiano - saranno ovviamente disponibili anche su Sky On Demand e su Now Tv. Protagonista il Premio Oscar per Moonlight Mahershala Ali, qui nei panni del detective Wayne Hays. Capelli ingrigiti, pistola e distintivo consegnati ormai da tempo e segnato per sempre da un macabro crimine che all'epoca dei fatti sconvolse la sua carriera, Hays proverà, da anziano, a ricostruire i fatti lottando contro un nemico apparentemente invincibile, il tempo, che sembra aver avuto la meglio sulla sua capacità di ricordare come andò. Nel cast del nuovo ciclo di episodi anche Stephen Dorff (Somewhere, Immortals) e Carmen Ejogo (Selma - La strada per la libertà, Animali fantastici e dove trovarli).

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