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Europa League, per le tre italiane un sorteggio benevolo

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Non sono andati male i sorteggi di Europa League per Napoli, Fiorentina e Lazio, le tre squadre italiane ancora in lizza (la Sampdoriaè stata eliminata nei preliminari). Questi i 12 gironi del torneo 2015-16 dopo il sorteggio effettuato oggi a Montecarlo. Prima giornata in programma il 17 settembre, l'ultima il 10 dicembre. Si qualificano per i sedicesimi le prime due di ogni raggruppamento. La finale si giocherà il 18 maggio a Basilea.

GIRONE A: Ajax (Ned), Celtic (Sco), Fenerbahce (Tur), Molde (Nor)
GIRONE B: Rubin Kazan (Rus), Liverpool (Eng), Bordeaux (Fra), Sion (Sui)
GIRONE C: Borussia Dtm (Ger), Paok (Gre), Krasnodar (Rus), Qabala (Aze)
GIRONE D: NAPOLI (ITA), Bruges (Bel), Legia Varsavia (Pol), Midtjylland (Den)
GIRONE E: Villarreal (Esp), Viktoria Plzen (Cze), Rapid Vienna (Aut), Dinamo Minsk (Blr)
GIRONE F: Marsiglia (Fra), Braga (Por), Slovan Liberec (Cze), Groningen (Ned)
GIRONE G: Dnipro (Ukr), LAZIO (ITA), Saint Etienne (Fra), Rosenborg (Nor)
GIRONE H: Sporting Lisbona (Por), Besiktas (Tur), Lokomotiv Mosca (Rus), Skenderbeu (Alb)
GIRONE I: Basilea (Sui), FIORENTINA (ITA), Lech Poznan (Pol), Belenenses (Por)
GIRONE J: Tottenham (Eng), Anderlecht (Bel), Monaco (Fra), Qarabar (Aze)
GIRONE K: Schalke (Ger), Apoel Nicosia (Cyp), Sparta Praga (Cze), Asteras Tripolis (Gre)
GIRONE L: Athletic Bilbao (Esp), AZ Alkmaar (Ned), Augsburg (Ger), Partizan (Srb)


Scoppia la guerra dei supermercati In arrivo a Trento due nuovi discount

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Nuovo capitolo nella guerra dei supermercati a Trento. Nel capoluogo sbarca il gruppo Lillo, colosso del discount che fa capo alla famiglia Podini di Bolzano. E parte con due insediamenti per i quali i lavori sono in corso: al piano terra del complesso immobiliare realizzato da Costruzioni Pompermaier a Trento nord, alla rotatoria del Bren Center, e nell’area di proprietà del gruppo Carlini a Trento sud, dietro lo storico bar Groff. I due nuovi supermercati avranno l’insegna Ld Market, la rete di negozi acquisita da Lillo-Podini nel 2013 dal gruppo Lombardini. Un’operazione da 150 milioni di euro che ha portato la catena bolzanina del discount oltre i 2 miliardi di fatturato consolidato.

«Abbiamo due progetti a Trento, dobbiamo completare l’iter prima di spiegare i dettagli» conferma prudente Patrizio Podini, amministratore unico di Lillo e responsabile del ramo grande distribuzione del gruppo, mentre i figli Marco e Maria Luisa Podini si sono dedicati all’informatica attraverso Sequenza e Dedagroup. Ramo che da poco è sbarcato in Borsa con la controllata Piteco. E che da solo vale oltre 200 milioni di giro d’affari.
La grande distribuzione dei Podini fattura invece 2 miliardi, con una crescita del 10% nel 2014: al miliardo 100 milioni di Lillo, presente in centro e sud Italia con i negozi Md Discount, si sono aggiunti l’anno scorso i ricavi dei 320 discount Ld Market acquisiti dalla famiglia Lombardini. La rete Lillo arriva ora a 720 punti vendita. E proprio di recente Podini ha annunciato un piano di investimenti da 500 milioni per aprire 60 nuovi supermercati di medie dimensioni, in media attorno ai 1.200 metri quadri, con 1.250 nuove assunzioni previste.

In Trentino il gruppo è già presente con quattro negozi della rete Ld. Il più grande, da 800 metri quadri, è a Levico. Poi c’è il discount da 750 metri quadri a Terzolas, quello da 680 metri quadri a Mezzolombardo e il punto vendita da 560 metri quadri a Taio. A Trento i nuovi supermercati saranno un po’ più grandi. «Almeno 800 metri quadri» dice Podini. Probabilmente verso i mille metri a Trento sud. Lillo conta complessivamente quasi 4.200 dipendenti, di cui attualmente 42 in Trentino. I nuovi punti vendita dovrebbero occupare una ventina di addetti ciascuno.

L’area dietro il bar Groff fa capo alla Garma srl di Mauro Carlini e Roberta Chistè (giro d’affari 2014 pari a 3,8 milioni), che sta realizzando in zona Stella di Man la residenza Stella Bianca. A giugno sono partiti i lavori per l’edificio a destinazione terziaria-commerciale.

Alla rotatoria del Bren Center, invece, si sta sviluppando il progetto da 27 milioni della Costruzioni Pompermaier di Volano, che ha visto la realizzazione di un nuovo edificio ad altezze differenziate che si affaccia sulla rotatoria, oltre alla ristrutturazione del vicino immobile ex Piffer. Nel nuovo edificio sono già stati apposti i cartelli «cantiere Lillo spa» dove sorgerà il supermercato. Nel 2010 Patrimonio del Trentino, il braccio immobiliare della Provincia, ha stipulato con Pompermaier un contratto d’acquisto di bene futuro per una parte del complesso, che potrebbe quindi ospitare anche uffici pubblici.


IL NO DELLA CONFESERCENTI

È preoccupato e pronto a battersi affinché il piano per l’individuazione delle grandi superfici di vendita non vada in porto, almeno così come prospettato dal Politecnico di Torino, consulente del Comune di Trento in materia commerciale. Renato Villotti, presidente di Confesercenti, ha letto le proposte dei tecnici e non le condivide affatto. Non condivide l’impostazione dello studio, che suggerisce all’amministrazione comunale otto aree dove poter insediare attività commerciali di ampiezza superiore ai 1.500 metri quadrati, perché è convinto che il capoluogo non abbia bisogno di nuova offerta. «È una valangata di attività che rischia di sopprimere i piccoli» afferma Villotti, che ha intenzione di discutere la proposta nella giunta di Confesercenti per poi andare al confronto con Palazzo Thun.

«Sono molto critico - spiega - per un dato oggettivo: il bacino della città è talmente piccolo che gli insediamenti commerciali attuali sono già sufficienti e non abbiamo certo bisogno dell’arrivo di strutture di dimensioni internazionali, che finirebbero per distruggere i piccoli e medi negozi». Il presidente è convinto che anche dal punto di vista del lavoro non sarebbe un grande affare per la città, perché a fronte di qualche decina di assunzioni fatta da un grande gruppo si rischia di vedere sparire altre attività più piccole e dunque altri posti di lavoro. Non è insomma detto che il saldo sia positivo. «Non è questione di protezionismo - aggiunge - ma un dato oggettivo e una questione di orografia». Ma Villotti ne fa soprattutto una questione di strategia economica e invita a pensare agli effetti che lo sbarco di grosse strutture potrebbe avere sulle piccole e medie imprese.

Il presidente dei commercianti al dettaglio e vicepresidente generale di Confcommercio Trentino, Massimo Piffer, non è così drastico e si dice anzi per certi versi affascinato dall’analisi del Politecnico, nella quale trova nondimeno elementi poco convincenti. Ad affascinarlo e convincerlo è l’idea di base, cioè la considerazione che oggi non si deve più ragionare proponendo i modelli dei grandi centri commerciali ma il nuovo commercio va proposto all’interno del tessuto urbano, in quartieri che devono essere vissuti e frequentati non solo per gli acquisti. Okay perciò all’ampliamento e valorizzazione dell’offerta interna, ma senza allargarsi verso ovest e uscire dai confini urbani. «La realtà - sottolinea - è che il centro storico è lì con la sua offerta commerciale e lo sarà sempre. Quello che va fatto, e sono d’accordo su questo con quanto dice l’architetto Toffolon, è integrare bene questa offerta con quella che si trova a Trento Nord, collegare le due zone commerciali». Piffer dice no all’ipotesi, peraltro non affrontata dal Politecnico perché di competenza provinciale, di grandi insediamenti, sopra i 10.000 metri quadri, in zona Interporto ma è scettico anche sull’ipotesi di offerta specializzata, modello Eataly, sull’area ex Italcementi: «Sono ipotesi poco realistiche, da città metropolitana. Rischierebbe di essere un’isoletta senza capo né coda».

Delta Informatica in montagna per preparare il campionato di A2

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Al primo appuntamento ufficiale della Delta Informatica Trentino Rosa, fissato al Sanbàpolis contro la neopromossa Pesaro nella prima giornata di campionato di A2 femminile, manca ancora un mese e mezzo circa. Tuttavia, la formazione gialloblù è già al lavoro da qualche giorno: dopo la presentazione, la squadra ha iniziato la preparazione tra Pergine Valsugana e Trento, sotto l'attenta guida dell'allenatore Marco Gazzotti, della vice Serena Avi e del preparatore atletico Paolo Santorum.

Preparazione iniziata con un po' di anticipo rispetto allo scorso anno, per arrivare più forma possibile alle prime uscite della stagione 2015/2016 e con il gruppo già coeso, visto che dieci delle dodici atlete in rosa sono appena arrivate in maglia Delta Informatica. L'ultimo volto nuovo che vestirà la casacca gialloblù è la trentina Francesca Michieletto, giovanissima e talentuosa schiacciatrice (classe 1997) nelle ultime due stagioni in forza all'Argentario Volley tra B2 e Under 18.

Il tecnico Marco Gazzotti commenta così questi primi intensi giorni di allenamento. «Siamo ancora in fase embrionale ma questi giorni sono stati senza dubbio positivi. Le ragazze si stanno impegnando al 100% e sono disponibili a lavorare sodo, dato che per ora stiamo lavorando soprattutto sulla quantità a livello fisico piuttosto che sulla qualità tecnica. Rispetto allo scorso anno il gruppo è stato rinnovato in toto, per cui sarà necessario lavorare molto su aspetti come la coesione delle ragazze, l'affiatamento nei vari fondamentali e l'intesa della palleggiatrice con le attaccanti. Tuttavia le giocatrici che ho a disposizioni sono forti e intelligenti, per cui mi auguro di poter risolvere questo dettaglio nel minor tempo possibile».

Una lieta notizia riguarda il capitano della Delta Informatica, Giada Marchioron, alle prese con il recupero dall'infortunio al ginocchio la scorsa stagione contro il Club Italia ma che sta compiendo importanti progressi: «Giada per ora non può sostenere al 100% la preparazione con le compagne - spiega Gazzotti -  ma sta bruciando le tappe stabilite dopo l'operazione: ha già iniziato a venire in palestra a svolgere un po' di lavoro fisico a carico ridotto, evitando ovviamente gli esercizi che prevedono salti. È ancora presto per dire quando sarà a pieno regime, di certo si sta impegnando duramente per recuperare e tornare in forma il prima possibile. L'importante è che il suo recupero proceda senza intoppi, noi la aspettiamo a braccia aperte perché, pur avendo diverse soluzioni alternative in rosa, non nascondiamo che lei sia il nostro punto di riferimento offensivo principale».

Oltre al duro lavoro in palestra, per le gialloblù sono previsti anche momenti di svago e divertimento, anche per cementare il gruppo composto da tantissime nuove atlete. Per questo, sabato 29 agosto, la società del presidente Roberto Postal ha organizzato una gita in montagna: Demichelis e compagne saliranno sul gruppo delle Odle, in Alto Adige, per un’escursione a stretto contatto con la natura.

Si rinfrescano e giocano nella fontana ma il popolo del web si «surriscalda»

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La «bravata» in pieno giorno di un gruppo di ragazzini tedeschi in uno dei monumenti più caratteristici di Riva

Una giornata calda, una fontana invitante, e quel tanto che basta di permissivismo per azzardarsi a fare ciò che buon senso, educazione e rispetto delle regole normalmente non consentono.

È bastato poco per far infuriare il popolo del web quando, nel primo pomeriggio di giovedì, un manipolo di ragazzini di nazionalità tedesca ha ben pensato di scambiare la fontana di piazza Garibaldi a Riva in una piscina, in cui immergersi, bagnarsi e divertirsi. Non una semplice rinfrescata bensì una vera e propria presa d’assalto di uno dei monumenti più caratteristici della città.

Giusto il tempo di un clic e le foto che immortalano la «bravata» - come successo un mese fa nella fontana di Arco, dove gli invitati ad un matrimonio erano andati a rinfrescare piedi e gambe - è finita su Facebook, alla mercé del «tribunale dei social net».

Radio 24, con Cruciani e Parenzo la Zanzara torna a pungere

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Torna a «pungere» lunedì 31 agosto su Radio24, l’emittente di Confindustria, la Zanzara di Giuseppe Cruciani e Davide Parenzo, programma radiofonico cult, spesso al centro di polemiche e querele. Smentite dunque le voci di un passaggio di Cruciani a Radio Deejay. «Due trasmissioni radio insieme non si possono fare - dice Cruciani all’Ansa - e comunque di Radio Deejay non parlo. Siamo molto carichi, ricominciamo con convinzione, e con qualche novità, poi naturalmente, nessun matrimonio dura per sempre, la stagione è lunga, e in 11 mesi possono succedere tante cose...».

Dai loro ascoltatori Cruciani e Parenzo si erano congedati dicendo che la puntata della Zanzara avrebbe potuto essere «l’ultima a Radio 24», e invece lunedì si ricomincia. Con lo spirito di sempre: «il nostro obiettivo è fare casino, gettare scompiglio. Non facciamo la radio di Minoli o Porta a Porta».

«La nostra è una radio diversa, con ascoltatori forti, da cui è anche difficile staccarsi. Avremo varie sorprese, meno ospiti in trasmissione e più pubblico. Meno politici soprattutto, li inviteremo solo quando sarà strettamente necessario». E gli scherzi, le telefonate «trappola» che hanno fatto infuriare tanti, come la chiamata di un finto Nichi Vendola al vero Fabrizio Barca? «Gli scherzi - replica Cruciani - fanno parte della nostra trasmissione e dei programmi radio da quando la radio esiste. Combatterò fino all’ultimo in tutti i tribunali d’Italia per questo. E poi non è vero che ci hanno condannato per la telefonata a Barca», quella in cui l’esponente Pd, convinto di parlare con il leader di Sel, rivelava che dietro la candidatura, da lui rifiutata, a ministro dell’Economia del Governo Renzi c’erano le pressioni di Carlo De Benedetti: «ci siamo opposti ad un provvedimento del Garante della privacy ma la nostra opposizione è stata respinta». «In tanti altri casi abbiamo vinto».

L’editore, sottolinea Cruciani, «continua ad avere fiducia in noi, e i risultati ci sono, in un mercato non facile. Poi prima o dopo finirà, non so quando, ma finirà. Magari perché noi facciamo una grande cazzata...o magari perché un giorno mi sveglio e voglio provare un’altra esperienza, o un’altra radio». Di sicuro, Cruciani, che ha trascorso le ferie fra Formentera e Pescara, con una puntata a San Benedetto del Tronto, non considera alternative alla vita di radio: «quando sentirò che un ciclo è finito sparirò: magari vado a Formentera. Spero di avere abbastanza soldi».

Addio al vecchio signor Rossi Il nuovo imprenditore è Hu

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Altro che Brambilla o Rossi, il nuovo imprenditore è Hu: è questo il cognome più diffuso tra i titolari di nuove imprese registrate tra gennaio e agosto in ben quattro regioni italiane, ovvero in Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto. In Toscana si chiama invece Chen, in Lazio Hossain. È quanto emerge da un’elaborazione della Camera di Commercio di Monza e Brianza sui dati del registro delle imprese.
L’associazione di categoria si sofferma maggiormente, per competenza territoriale, sui dati lombardi, dove arriva ad affermare che il nuovo imprenditore per definizione si chiama Andrea Hu, visto che il nome Andrea è il più frequente tra i nuovi imprenditori.

Tornando ai cognomi, in Lombardia dopo Hu (157 nuove imprese) arrivano i Chen (115) e gli indiani Singh (96), mentre il primo cognome italiano arriva solo al quarto e quinto posto - con i Ferrari (77) e i Colombo (73). Il caro vecchio signor Rossi appare solo al tredicesimo posto, con appena 53 nuove imprese.

Manca un’elaborazione nazionale, ma si tratta comunque di dati indicativi di un’Italia che cambia. Solo in Puglia, tra le sette graduatorie fornite sulle nuove imprese create tra gennaio e agosto 2015, resiste in testa un cognome italiano italiano: Greco.
Alle spalle di Hu in Piemonte figurano i Ferrero e i Chen, in Emilia i Rossi e i Ferrari, in Veneto i Chen e gli Zhang. Singh e Islam seguono Hossain nella graduatoria del Lazio; Hu e Lin seguono i Chen in Toscana. Ed è ancora una volta solo la Puglia ad avere una nuova imprenditoria dai cognomi più tradizionali anche più sotto nella graduatoria: ai Greco seguono i Rizzo, i Russo, i Leone, i Romano e i Fiore, mentre sono solo settimi i Singh.

Facendo invece in Lombardia la graduatoria tra i titolari di imprese individuali iscritte nei primi otto mesi solo tra i nati in Italia scompaiono tutti gli Hu, i Chen e i Singh: la classifica è saldamente guidata da Ferrari, seguito da Colombo, Rossi, Bianchi, Russo e via dicendo. La seconda generazione di imprenditori stranieri non si è insomma ancora affacciata.

Nelle province della produttiva Lombardia, comunque, a Bergamo ‘vinconò ancora i Locatelli, a Como e Lecco i Colombo, a Monza e Brianza i Villa, a Pavia i Ferrari. A Milano invece gli Hu sorpassano tutti, come i Singh sono i più ricorrenti a Brescia, Cremona, Lodi e Mantova.

Don Ciotti a Terzolas: con i migranti in mare naufragano anche le nostre coscienze

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«Questi ripetuti naufragi di migranti - ultimi degli ultimi, morti della speranza negata - sono l’effetto di un più generale naufragio delle coscienze, di un generale voltarsi dall’altra parte». Lo ha detto don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e di Libera, a margine del suo intervento su pace e giustizia alla Scuola della Rosa Bianca, in corso di svolgimento a Terzolas.

«Mai come oggi il male si allea con le nostre omissioni, con il nostro vedere e lasciare fare, con la nostra consapevole complicità. Le tragedie dell’immigrazione - ha aggiunto - nascono da un naufragio delle coscienze ma anche da un’esplosione delle parole. Si sente parlare di spazzatura, di scabbia: c’è chi costruisce muri materiali e mentali e chi risponde con parole arroganti di non avere nulla di cui farsi perdonare». «Nessuno può essere condannato a vita dal suo luogo di nascita», ha poi sottolineato don Ciotti. «Un mondo dove viene negata la possibilità dell’oltre e dell’altrove è un mondo che nega speranza e coscienza, cioè la dignità stessa della persona».

«Oggi - ha quindi sottolineato - viviamo in un’epoca, come ha detto papa Francesco, dove c’è già la terza guerra mondiale, diversa dalle precedenti, combattuta non solo con le armi da fuoco ma con quelle nuove di un’economia piegata alla legge del profitto. Armi che non uccidono direttamente ma tolgono dignità e umanità, armi che rendono i vivi morti vivi».

«Le mafie non sono oggi più che mai un mondo parte, sono una parte del nostro mondo, vivono fra di noi e cambiano assieme a noi e hanno un livello di commistione mai raggiunto prima». Lo ha detto don Luigi Ciotti, a margine del suo intervento.

«Le mafie - ha aggiunto - non hanno bisogno di una definizione ma di una nuova comprensione: cambiano sempre restando sempre se stesse. Hanno continuità nel cambiamento, adattandosi molto velocemente alle trasformazioni della società e nascondendosi fra di noi. Ma sono sempre le stesse, sempre protette da questo o quel potere che le permette di sopravvivere». «A seconda delle circostanze e dei luoghi godono sempre di protezione. Ma il vero problema non sono solo i poteri illegali, ma anche i poteri legali che si muovono illegalmente», ha concluso don Ciotti.

Rapina in villa? Era una finta La moglie uccide il marito

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Hanno litigato la sera e lui l’ha picchiata con un ciocco di legno, colpendola alle gambe. Come accadeva da anni, sostiene adesso lei. L’uomo era andato a «sfogarsi» parlando ad alta voce con i loro cani. Poi hanno fatto pace, come sempre era successo fino a due sere fa, e hanno cenato insieme e visto un film in televisione, «Cuore selvaggio», che raccontava di una donna che perde il marito durante una rivolta di tessitori finita nel sangue in Germania nel 1844. Sono andati a letto, ma hanno avuto difficoltà a prendere sonno. Lui avrebbe preso dei sedativi e lei è rimasta sveglia, a pensare ai tanti soprusi subiti: si è alzata, ha preso lo stesso ciocco di legno con cui era stata picchiata poche ore prima e l’ha assassinato mentre dormiva, colpendolo ripetutamente alla testa. Poi ha simulato la rapina. E per diverse ore la sua messinscena è stata convincente.

Poi le contraddizioni e la confessione: a uccidere Alfio Longo, di 67 anni, elettricista in pensione, è stata la moglie, Vincenzina Ingrassia, di 64, che ha ammesso tutto ai carabinieri del comando provinciale di Catania, dando la sua versione dei fatti: era vittima di violenza da 40 anni. La donna è stata fermata per omicidio volontario su disposizione del procuratore Michelangelo Patanè e del sostituto Raffaella Vinciguerra.

Una versione che militari dell’Arma stanno continuando a verificare, ma che è ritenuta verosimile nel movente e certa nella dinamica. Ci sono, tuttavia, particolari che restano ancora in sospeso: la presenza di una piccola piantagione di marijuana tra i filari ordinati di una piccola vigna e alberi da frutta della villetta della famiglia Longo alle pendici dell’Etna, a Biancavilla. La mansarda dove c’era una stanza per l’essiccamento e la conservazione della droga. La pistola calibro 9 e il fucile calibro 12 trovati nella legnaia.

La donna ha mantenuto lucidità per ore. Ma all’alba è crollata e ha raccontato la sua verità, fatta di 40 anni di violenze, ma senza mai presentare denunce per maltrattamenti, ha sostenuto, «per non farlo sapere in paese», ed «evitare la vergogna che la gente sapesse». Una situazione che ha portato Vincenzina Ingrassia a dirsi «preoccupata» per «non potere organizzare i funerali di suo marito», che ha ucciso, e di «come la notizia sarà presa» a Biancavilla. Sembra non essersi resa conto della portata del suo gesto, tanto che a carabinieri e magistrati di Catania dopo la confessione ha detto: «adesso posso andare a casa? Tanto sapete tutto e sapete anche dove abito...».

Un mondo chiuso, fatto di apparenze, da conservare malgrado tutto e a dispetto di tutti: «ci sono contraddizioni tra vite vissute e dichiarate», spiega il comandante provinciale dei carabinieri di Catania, colonnello Alessandro Casarsa. Che rivela: «Dopo la confessione la signora ha provato più vergogna che rimorso», benché si sia «liberata di un fardello fatto di violenza di ogni genere».

Un delitto maturato nel chiuso di una villetta che per Vincenzina Ingrassia era una prigione, con un marito che andava rispettato e ossequiato nonostante, secondo quello che lei ha raccontato, le ‘vocì di tradimenti che giravano in paese e le violenze, psicologiche e fisiche, che avrebbe subito. La goccia che ha fatto traboccare il vaso sarebbe stata l’ultima aggressione: i colpi di legno di un ciocco con cui il marito l’ha percossa. Se il delitto è stato d’impeto o premeditato sarà l’inchiesta a chiarirlo. Intanto il procuratore di Catania, Michelangelo Patanè, ha invitato chi subisce violenze a «denunciare subito, per evitare turbamenti omicidi».

Ma cosa ha demolito la messinscena della rapina? «La scena del crimine parla - ha detto il colonnello Casarsa - e se la ricostruzione non coincide con quello che dicono i testimoni, vuol dire che c’è qualcosa che non va». Tra le incongruenze nella versione data da Vincenzina Ingrassia l’assenza di sangue nella stanza dove ha detto che l’uomo era stato colpito: «Se tu dici che tuo marito sanguinava - ha precisato l’ufficiale - e noi non troviamo tracce ematiche, c’è qualcosa che non va». Tra gli indizi che non hanno convinto i militari dell’Arma, anche il disordine «apparente»: la casa era quasi in ordine e nulla era buttato per terra con i cassetti appena socchiusi. Altro particolare che non combaciava la dichiarazione che in casa non ci fossero soldi o armi, che sono stati invece trovati. La donna aveva affermato che il marito aveva fatto dei prelievi nel pomeriggio, ma un rapido controllo l’ha smentita. Tutto questo è stato possibile grazie, dopo il sopralluogo del Ris, all’impiego di personale altamente specializzato con l’arrivo a Catania di militari del Reparto crimini violenti e del Ros, che ha reso più veloci tutti gli accertamenti.

Restano dei dubbi: la piccola piantagione di marijuana e le armi, su tutti. Chi le aveva in uso e qual era il fine? Procurare soldi o che altro? Domande che vanno oltre il delitto, ma che lo fanno inquadrare in uno scenario diverso da quello di una classica famiglia tranquilla di paese.


Da Piero Maso che nel 1991 a 19 anni uccise a bastonate i genitori e simulò un furto per darsi alla bella vita con l’eredità, a Erika e Omar, che nel 2001 uccisero a Novi Ligure la mamma e il fratellino di lei, fingendo poi che fossero entrati sconosciuti nel villino armati di coltelli, fino ai tanti casi di genitori che tolgono la vita ai figli e simulano tentativi di rapimento o di rapine finite male. Sono numerosi i casi di parenti che uccidono i congiunti e che inscenano aggressioni dovute a criminali, come è avvenuto in Sicilia, a Biancavilla (Catania) dove Vincenzina Ingrassia ha ucciso ieri nella loro villa il marito Alfio Longo e inscenato una rapina.

Questi alcuni precedenti:

Il 17 marzo 1988 nel quartiere Tiburtino a Roma, Elettra Mazza, 34 anni, uccide con una mannaia il proprio figlio di 18 giorni e confessa l’omicidio dopo aver inizialmente raccontato di aver aperto la porta a due uomini che volevano controllare il contatore del gas e che avrebbero ucciso il neonato.

Il 16 aprile 1991 a Montecchia di Crosara (Verona) Pietro Maso, 19 anni, uccide con bastonate alla testa i genitori con l’aiuto di amici. I ragazzi volevano darsi alla bella vita con i soldi dell’eredità dei Maso. Dopo la strage i ragazzi avevano simulato un furto e trascorso la nottata in discoteca.

Il 21 febbraio 2011 a Novi Ligure (Alessandria) Erika De Nardo e Omar Favaro uccidono, con 96 coltellate, la mamma e il fratellino di Erika, Susy Cassini e Gianluca, di 11 anni. A dare l’allarme è la stessa Erika che racconta di essere riuscita a sfuggire a degli sconosciuti armati di coltello, entrati all’improvviso in casa. Tuttavia mentre è nella caserma dei carabinieri viene filmata mentre mima le coltellate e cerca di rassicurare il complice.

Il 7 gennaio 2013 a Montemurlo (Prato) una badante georgiana, Natia Tatarashvili, 24 anni, sgozza la sua datrice di lavoro, Cleofe Nizzi. Dopo l’omicidio, dovuto all’ennesima reprimenda dell’anziana, che scatena la rabbia della badante, la ventiquattrenne cerca di simulare una rapina, raccontando ai carabinieri di essere stata fuori casa due ore e cucendo alcuni preziosi suoi e dell’anziana all’interno del proprio cappotto, per nasconderli e fingere che fossero stati portati via dai malviventi.

Nei giorni scorsi, il 17 agosto, un giovane di Lucca, Andrea Gambino, 20 anni, sotto effetto di alcol e droga, colpisce il padre nel sonno, riducendolo in fin di vita ed ai carabinieri racconta che sono stati vittime di una rapina. La menzogna tuttavia non regge e il giovane presto confessa di aver aggredito il genitore con un casco per motociclista.


Mezzocorona, la bella storia di 2 giovani medici che sono diventati l'orgoglio del paese

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Cervelli in fuga? Inflazione di giovani laureati letterati a scapito delle materie scientifiche? Che guardano al resto del mondo per specializzarsi snobbando le istituzioni nostrane? Niente di tutto questo pare interessare Mezzocorona e le sue giovani promesse.
Fa notizia in paese il fatto che due giovani residenti si siano distinti a livello nazionale per i brillanti risultati ottenuti al termine del loro percorso di studi.

Conosciamoli meglio: Mattia Giovannini, classe 1988, dopo aver conseguito la laurea in medicina e chirurgia all’università di Verona, alcune settimane or sono ha ottenuto il punteggio più alto di tutti i candidati della regione e terzo a livello nazionale nel test di ammissione alla specializzazione, ed ha potuto così scegliere nientemeno che l’ospedale pediatrico Mayer di Firenze.

Un risultato che corona un percorso non solo scolastico ma anche di impegno nel mondo dell’associazionismo: Mattia infatti è stato promotore e fondatore dell’associazione «Studenti trentini di medicina». L’associazione che raduna gli studenti trentini di medicina impegnati in tutte le facoltà di medicina italiane per fornire informazioni su tirocini e frequenza delle strutture sanitarie in provincia di Trento.

Attualmente Mattia è occupato alle terme di Comano, dove si occupa in particolare di malattie legate all’infanzia. Il corso di specializzazione che ha scelto è proprio la pediatria, un ramo della medicina che offre senza dubbio sbocchi professionali ma che richiede una grande capacità umana, fatta di pazienza, empatia e capacità d’ascolto. Qualità umane, disponibilità e preparazione scientifica sono il «bagaglio minimo» richiesto ad un medico e in Mattia queste caratteristiche sembrano abbondare.

Ivan Giovannini invece compirà 25 anni tra poco e, a seconda dell’esito del test di ammissione, diventerà o un reumatologo o un oculista. Con Mattia, oltre al cognome, lo accomuna l’aver studiato alla facoltà di medicina di Verona, l’esser cresciuto nel medesimo paese oltre alla stessa passione per la medicina e tutto quello che riguarda la meravigliosa macchina umana. Ivan si è diplomato al liceo Prati e ha sempre «curato» sia la mente (appassionato lettore) che il corpo (ciclista convinto soprattutto sulle salite) e ora impegnato nell’associazione dei medici trentini.

Cosa spinge un giovane ad intraprendere un percorso così impegnativo e lungo? Mattia risponde così: «Ho sempre amato studiare e conoscere come funzioniamo ma nonostante questo corso richieda dedizione assoluta e lunghe ore di studio, grazie ad una ferrea organizzazione del mio tempo, sono riuscito a coltivare amicizie e hobby e sono riuscito ad occuparmi anche dell’associazione».

«Sono una persona curiosa di natura e mi piace esser aggiornato e preparato su tanti argomenti - spiega invece Ivan -. La mia vocazione alla medicina è nata nel corso degli anni, ascoltando le esperienze altrui e confrontandomi con gli insegnanti. Oggi sono soddisfatto di quanto raggiunto ma sono consapevole che sono solo agli inizi e che la strada per diventare uno specialista è ancora lunga e impegnativa. Consiglio comunque ai giovani interessati ad intraprendere un simile percorso di non trascurare l’apprendimento delle lingue straniere e di non lasciarsi scoraggiare dalle inevitabili e “fisiologiche” battute d’arresto che incontreranno lungo tutto il percorso».

Nuova tragedia in montagna Precipita nel torrente e muore

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Un alpinista ha perso la vita precipitando in un torrente in Vallelunga, nei pressi di passo Resia, in Alto Adige. L’incidente si è verificato in serata durante la discesa dal rifugio Pio XI (2542 m) sulla Palla Bianca verso malga Melago (1970 m). Sul posto sono intervenuti l’elisoccorso Pelikan, il soccorso alpino, i vigili del fuoco e i carabinieri, ma l’escursionista era ormai morto. Si tratta della 20ª vittima in montagna di questa estate in Alto Adige.

MotoGp: Gb, Marquez in pole

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Marc Marquez (Honda) ha conquistato la pole position del Gp di Gran Bretagna, classe MotoGp, che si correrà domani a Silverstone.

Alle spalle dello spagnolo campione del mondo i connazionali Jorge Lorenzo (Yamaha) e Dani Pedrosa (Honda). Quarto tempo per la Yamaha di Valentino Rossi. Nona la Ducati di Andrea Iannone, dodicesima quella di Andrea Dovizioso.

Draxler alla Juventus, è fatta. All'Inter arriva Perisic

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È ormai praticamente fatta per Draxler alla Juventus. Il trequartista tedesco sarà ceduto dallo Schalke 04 per 26 milioni di euro e 6 di bonus. Definita anche la cessione di Coman al Bayern: i campioni di Germania pagheranno 5 milioni per il prestito il primo anno, 2 il secondo, il prezzo del riscatto è fissato a 21 milioni.

Sul piede di partenza anche Isla: "Per lui - ha spiegato in conferenza-stampa Massimiliano Allegri - ci sono 2-3 alternative, la decisione probabilmente domani".

Ivan Perisic è invece sbarcato oggi a Milano. Manca ancora l'ufficialità, ma il croato dovrebbe essere il secondo rinforzo in attacco per l'Inter dopo Jovetic.

Riva, conto alla rovescia per i fuochi e intanto si allungano le code

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Tutto pronto in città per lo spettacolo pirotecnico, consueti disagi sulla Ss240 in direzione del Garda

Cresce l'attesa per l'evento clou dell'edizione 2015 della «Notte di Fiaba» e cresce inevitabilmente la coda sulla Ss240 verso il lago di Garda.

La terza giornata del fitto programma della manifestazione regina dell'estate rivana sta scivolando via senza intoppi e con grande interesse e partecipazione sia da parte dei molti ospiti in vacanza sul Garda, sia da parte di tante famiglie gardesane e trentine che hanno risposto alla chiamata portando i propri figli a scoprire o riscopire la fiaba di «Cappuccetto Rosso». Cento gli eventi inseriti nel calendario sui quattro giorni della Fiaba e per chi se li fosse fin qui persi è giusto ricordare che il programma prosegue anche domani con una ventina di appuntamenti dalle 10 del mattino alle 21.30.

A Riva sono attese decine di migliaia di persone. La stima degli organizzatori si aggira attorno alle 85 mila presenze, ma il flusso di ospiti cambia di anno in anno in base al meteo, alla concomitanza con altri eventi, al calendario.

Inevitabile che una tale massa di persone in arrivo sul Garda porti con se i consueti disagi legati al traffico e alle code. Se questa mattina le code erano nella norma (quelle cioè tipiche di ogni fine settimana di estate sulla Loppio-Busa) già a metà pomeriggio la situazione ha iniziato a complicarsi ulteriormente con tempi di percorrenza inevitabilmente più lunghi. La polizia locale sta presidiando il trivio di Torbole e il semaforo di Nago per ridurre i disagi sulla Ss240, ma vale la pena ricordare che si può raggiungere Riva anche dalla Ss45bis (da Trento) e dalle Gardesane Orientale e Occidentali (per quanti arrivano dal basso lago).

Ventenne ai domiciliari aggredisce i carabinieri

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Un ventenne, già ai domiciliari a Trento per reati contro il patrimonio tra cui furti e rapine, è stato arrestato dai carabinieri e condannato ad altri quattro mesi di detenzione per aver aggredito i militari entrati nella sua abitazione per un controllo.

Due giovani donne sono state invece denunciate per furto aggravato perché sorprese a rubare un portafoglio ad una famiglia di turisti intenta a fare la spesa in un supermercato del centro di Trento.

Gli interventi dei carabinieri fanno parte dei controlli del territorio intensificati in questi giorni per combattere soprattutto furti e reati contro il patrimonio.

Canta parodia dei funerali di Vittorio Casamonica, il comico Dado minacciato dal clan

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Parafrasando le parole di "Non voglio mica la luna" di Fiordaliso, il comico romano Dado ha deciso di farne una parodia del funerale-show di Vittorio Casamonica, l'ha postata sul proprio profilo Facebook e il clan lo ha minacciato.

La canzone recita "vorrei una bara fiammante/ Fuori la chiesa la mia faccia gigante/. Ed una banda che suona/ Le note del padrino re di Roma". Ed ecco che gli appartenenti alla famiglia Casamonica hanno ingiuriato Dado a suon di minacce e parolacce.

Pronta la risposta dei fan del comico che lo hanno difeso a spada tratta. Lui intanto, che forse non si aspettava nemmeno tanto clamore, pare voglia proporre la canzone anche in alcuni show dal vivo.



Fermato in Austria un tir con 26 profughi, tre bimbi ricoverati

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Un camion con 26 profughi a bordo è stato fermato in Austria, nel distretto di Braunau: tre bimbi sono in gravi condizioni a causa della disidratazione. Lo riferisce Bbc. L'autista, di nazionalità romena, è stato arrestato. I profughi provengono da Siria, Afghanistan e Bangladesh.

Intanto tre persone sono state arrestate a Zuwara in Libia da una milizia locale, con l'accusa di essere responsabili della strage in mare di giovedì notte. Lo riferisce il Guardian, secondo cui sono "fino a 300" le vittime. Sul barcone c'erano circa 500 persone: 198 messe in salvo. I cadaveri recuperati sono 110. Fino a 200 i dispersi. La milizia ha reso noto un comunicato nel quale spiega che gli arresti saranno "un deterrente per questo devastante fenomeno" e che i suoi membri "sono attivamente impegnati nel contrasto di ogni tipo di crimine" nell'area. 

L'iniziativa della milizia è stata chiesta a gran voce da centinaia di residenti che hanno dimostrato nelle strade della città innalzando cartelli con la scritta "Zuwara non deve essere nelle mani dei sanguisughe". La milizia ha diffuso le foto dei tre con in mano le immagini dei cadaveri dei bimbi trovati sulle spiagge. Secondo quanto si apprende, si tratterebbe di Alyasse Krshman, 21 anni, Ayou Askeer, 32, e Nasem Azzbi, 21. I tre sono stati catturati sulla base delle informazioni fornite dai sopravvissuti. Il dato dei 500 migranti a bordo dei due barconi naufragati è stato confermato ieri anche dall'Agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr).

Di fronte alle tragedie dell'immigrazione nel Mediterraneo il Segretario Generale dell'Onu Ban Ki moon sta organizzando un incontro speciale il 30 settembre al Palazzo di Vetro. Lo ha annunciato lo stesso Ban attraverso un portavoce. "Il tema dell'immigrazione sarà alto nell'agenda dei capi di Stato e di governo che verranno a New York per l'Assemblea Generale", ha detto Ban.

Alta densità commerciale, ad Arco il primato trentino

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Secondo i dati del Politecnico di Torino ci sono 2,93 mq di negozi per ogni abitante, più che a Riva e Rovereto

I risultati dell’analisi tecnica, elaborata tramite uno studio dal Politecnico di Torino, hanno portato alla luce dei dati molto significativi e interessanti sulle aree commerciali provinciali. Da quest’indagine risulta, infatti, che la città di Arco abbia la più alta densità commerciale rapportata al numero di residenti: 2,93 metri quadrati di negozi per ogni abitante. Seguono Rovereto con 2,68 e Riva del Garda, con 2,42. Secondo questa rilevazione del 2013, la consistenza commerciale ad Arco è pari a 49.923 mq totali, in calo dello 0,67% rispetto a dieci anni fa. A Riva la consistenza commerciale si ferma a 37.310 mq, ma è in aumento del 3,92% rispetto al 2005 (la tabella completa dei dati è apparsa su l’Adige mercoledì scorso, a pagina 12 e 13).

Numeri molto significativi su cui è doveroso fare le dovute considerazioni e riflessioni. La densità commerciale in queste proporzioni, nell’Alto Garda e ad Arco, in particolare, rappresentano un buon segnale oppure abbiamo raggiunto un limite che sarebbe opportuno non varcare? A tal proposito interviene il presidente dell’Associazione Commercianti al Dettaglio dell’Alto Garda, Bruno Lunelli: «Più che sulla quantità - spiega - occorre puntare sulla qualità del prodotto. Questi numeri ci dicono che far crescere ulteriormente l’offerta commerciale potrebbe causare dei danni, abbiamo raggiunto la capacità massima».

La situazione odierna è figlia di scelte politiche fatte nel passato: «È frutto di una pianificazione partita con i piani regolatori comprensoriali fatti tanti anni fa e portati avanti senza una ricerca socio-economica opportuna. Questi numeri, in particolare, si riferiscono all’urbanizzazione commerciale di via S.Caterina, questo è lampante. Scelte folli della politica di allora, la cui volontà era quella di spostare l’asse del commercio tradizionale fuori dal centro storico, che per fortuna ad Arco si è saputo reinventare con i negozi di outdoor e di arrampicata. Non vi è dubbio - osserva Lunelli - che in inverno il commercio un po’ soffra proprio perché sovradimensionato rispetto al numero di abitanti. Con il Piano territoriale della Comunità per fortuna si mette un po’ a freno l’estensione di nuovi esercizi commerciali su quell’asse già pesantemente urbanizzata, e viene altresì rivalutato il centro storico».

Riflessione condivisa dall’assessore all’urbanistica Stefano Miori, il quale torna a parlare dell’area di via S.Andrea, in previsione della variante 15: «Dal punto di vista urbanistico - chiarisce Miori - le grandi strutture commerciali sono inibite dal Piano territoriale della Comunità. Se dovessero nascere nuove aree fuori dal centro, queste potranno essere caratterizzate sono da piccole e medie strutture di vendita. Per questo anche in via S.Andrea non potrà sorgere alcun centro commerciale, al limite qualche negozio».

Il Trento a testa alta contro il Ciliverghe

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Si chiude con un 3 a 1 in favore degli ospiti l’amichevole del Briamasco tra il Trento e il Ciliverghe, formazione bresciana che milita in serie D. Gara equilibrata soprattutto nella prima frazione dove gli aquilotti hanno fatto vedere buone cose sul piano del gioco.

Infatti, la prima palla gol è di marca gialloblù con la botta di Bentivoglio disinnescata da Battaiola. Al 10’ però, a passare in vantaggio, è il Ciliverghe grazie al lancio lungo di Minelli sul quale Fracalossi legge male il tempo dell’uscita e si fa scavalcare dal pallone che termina in rete. Il Trento risponde dopo pochi minuti e, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, il tiro di Bentivoglio viene deviato in gol dal tocco di Conci ma l’arbitro annulla per la posizione di fuorigioco di quest’ultimo. Dopo una bella azione corale della squadra ospite chiusa da un tiro di Mauri sul fondo, al 26’ tornano a pungere gli aquilotti con il tiro di Conci alto di un soffio. Cinque minuti più tardi ci prova anche Bentivoglio senza però inquadrare la porta. Nel finale di tempo arriva il meritato pareggio del Trento con capitan Casagrande che di testa schiaccia in rete la punizione calciata da Ferrarese. 

Nella ripresa, consueta girandola di cambi, e con il Ciliverghe che ne approfitta andando due volte a segno nel giro di pochi minuti. Al 5’ su un corner Trajkovic si libera in area e segna di testa. Cinque minuti più tardi, Bersi riceve palla in verticale da un compagno e, dopo essersi presentato dinanzi a Scali, lo supera con un pallonetto e chiudendo, di fatto, la partita.


Il tabellino

Reti: 10’ pt Minelli (C), 40’ pt Casagrande (T), 5’ st Trajkovic (C), 20’ st Bersi (C) 
Trento: Fracalossi (1’ st Scali), Rizzon (1’ st Tomasi), Veronese, Serrano (1’ st Fusari), Casagrande, Lucena Gonzales (1’ st Gattamelata), Bentivoglio (1’ st Elia), Boldini (1’ st Appiah), Conci (1’ st Elia), Ferrarese, Gironimi. All. Manfioletti
Ciliverghe: Battaiola (1’ st Ferrari), Boateng (10’ st Tobia), Padermi (10’ st Ervini), Comotti (10’st Campo), Andriani , Minelli, Bertazzoli (1’ st Traikovic), Carobbio, Seck (1’ st Vigani), Bersi (25’ st Amadio), Mauri (10’ st Mozzanica). All. Quaresmini

Sconfigge l'Ebola e diventa mamma in Sierra Leone

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L'ebola non le ha strappato la vita e nemmeno quella che ha messo al mondo, un bambino di due chili e 800 grammi che ha chiamato Barnabas, nome biblico che significa figlio del conforto e della consolazione. A 20 anni la storia di Victoria Yilliaè già un simbolo nella sua Sierra Leone: è l'unica sopravvissuta della sua famiglia e ufficialmente la prima nel paese africano, ricevuta per questo dal presidente a giugno. Ora è anche una delle poche pazienti di ebola che è riuscita a partorire un figlio vivo e sano. ''Il suo caso è molto interessante - osserva Elizabeth Kamara, vice caposala dell'ospedale di Kenema, la città della Sierra Leone che l'anno scorso fu isolata per l'ebola - perché la maggior parte delle donne incinta ha avuto aborti o i bimbi sono nati morti''.

Il suo Barnabas, avvolto e quasi perso dentro una coperta, come si vede in un video diffuso da Ap - sta bene e lei lo guarda quasi incredula. I medici le hanno dato l'ok per allattarlo, visto che le analisi hanno assicurato che non ci sono tracce del virus nel latte materno. Il bambino è la sua seconda chance riuscita, dopo una prima gravidanza fallita nel 2014 proprio per via dell'ebola. La giovane non poteva sapere che un'infermiera che l'aveva curata, era entrata in contatto con qualcuno che aveva partecipato a un funerale in Guinea, passandole così la malattia. E come se non bastasse, quando è tornata nel suo villaggio, Victoria ha scoperto che il virus aveva ucciso i genitori, la nonna e tre sorelle. Poco dopo l'altra scoperta: era di nuovo incinta e senza nessuna certezza di farcela. E invece il parto è riuscito.

Sette giorni dopo, nessuna cerimonia per la nascita di Barnabas come prevede la tradizione. Victoria e il padre del piccolo non se la sono sentiti ma, su insistenza del pastore locale, hanno deciso di farlo benedire in chiesa.

La «Notte di Fiaba» incanta ancora, 33 minuti di fuochi nel cielo di Riva

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La magia si è ripetuta con tutti i suoi ingredienti: oggi un primo bilancio. Sarà svelata anche la favola che sarà celebrata nell'edizione 2016

Trentatre minuti di fuochi, con un programma "basso" (i fuochi lanciati dalle zattere più radenti l'acqua) particolarmente azzeccato, con la Luna piena a illuminare le acque del golfo di Riva e con decine di migliaia di persone accalcate sul lungolago, sulle spiagge e nelle vie più prossime al lago del centro storico rivano.

La magia della «Notte di Fiaba» si è ripetuta anche questa volta, e lo spettacolo - sia pur qualche minuto più breve del solito - non ha certo deluso, anzi. L'arte pirotecnica ha dato prova di vivacità e originalità ieri sera, con creazioni e disegni in cielo che hanno strappato alcuni applausi a scena aperta.

Gli ingredienti della fiaba c'erano tutti: oltre ai fuochi la notte stellata, le luci accese dei rifugi sulle montagne attorno al Garda trentino, la gente assiepata ovunque, le auto parcheggiate all'ultimo minuto dove capita. Poi i segni del tempo: le parlate slave di tanti turisti, i telefonini che non pigliano perché c'è troppa gente ma che restano accesi per i selfie e per i video. Le code. All'andata, al ritorno, a parcheggiare, in pizzeria.

Ma la «Notte di Fiaba» è questo e per quanto non sia sempre facile, per i rivani, convivere con gli eventi e la massa in arrivo per lo spettacolo pirotecnico, la verità è che ogni famiglia della città ha ricordi importanti legati a questo evento se non per questa per le generazioni che ci hanno preceduto.

Gli organizzatori stimavano in arrivo circa 85 mila persone. Molte dal Trentino, dal Veneto, dalla Lombardia o dall'Emilia, ma tante altre erano già in città perché qui in vacanza e la formula lunga quattro giorni ha permesso a tanti alberghi di concludere il mese di agosto con un ottimo tutto esaurito.

Nella giornata conclusia, domenica, sapremo se le stime sulle presenze erano azzeccate e scopriremo anche quale favola - dopo il Cappuccetto Rosso di quest'anno - sarà protagonista dell'edizione 2016.

IL VIDEO DELLA FIABA 2015


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