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Don Erminio Vanzetta, il prete prestato al Soccorso alpino

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Si chiama don Erminio Vanzetta ed oltre ad essere un alpinista, scalatore e il parroco della Comunità di Vigo di Fassa, per più di 50 anni ha prestato servizio nel Soccorso Alpino Trentino. Nei ricordi del prete - scalatore, i 52 caduti che ha solo potuto benedire, ma anche le tante vite tratte in salvo. Classe 1933, 82 anni portati splendidamente, in inverno scia di fondo lungo la pista della marcialonga e va in montagna da solo, perché ad ottant'anni, dice lui, non è giusto «farsi sopportare» da giovani scalatori, più agili e veloci. Dopo esser stato ordinato sacerdote a Gardolo nel 1958, nell'ottobre del 1962 diviene cappellano di Vigo di Fassa. «Un anno dopo, nel 1963, Erminio Dezulian di Pian Trevisan a Canazei venne a trovare in canonica il mio parroco, il decano monsignor Fortunato Rossi, chiedendogli se poteva indirizzarmi quale cappellano, per fare il corso di guida alpina ed entrare nel soccorso alpino, perché secondo lui sarebbe stato prezioso un prete in certe occasioni, per assicurare un'indispensabile presenza ed un conforto umano e religioso alle tante vittime della montagna ed ai loro famigliari».

Così, dopo diversi anni di studi e preparazione alpinistica, nel 1972, dopo esser stato spostato parroco a Tonadico, in Primiero, don Erminio entra a far parte della squadra del Soccorso Alpino locale e nel 1975 riceve l'incarico di Capostazione di Primiero dove rimase fino al 1989. «Da uomo e da prete posso dire di aver sempre cercato di onorare la mia qualifica di soccorritore alpino, del quale sono ancora membro» racconta. «Uno dei compiti più difficili per me non era tanto soccorrere, ma è sempre stato l'avvicinare e consolare i parenti delle vittime. Mentre il salvataggio e recupero dei feriti, come oggi, era premiato dalla riconoscenza dei congiunti, non era così per il recupero dei corpi senza più vita degli scalatori in quota. Questo perché i congiunti, colpiti dalla perdita tragica di un loro caro, inconsciamente cercano di rimuovere da sé tutto il mondo della montagna; colpevole, secondo loro, di averli privati della persona che amavano. Ed in questo mondo di montagna c'è il soccorritore, che rischia anche lui la vita per salvare il prossimo, ma che spesso non viene capito. Ancora adesso mi chiamano per dare l'estrema unzione, quando possibile, alle vittime della montagna ed ancora oggi, dopo tutti questi anni, il richiamo dell'elicottero della Provincia che sorvola i cieli di Fassa mi regala emozioni e brividi che mai dimentico».

Nella sua vita Don Erminio Vanzetta ha ricevuto molte attestazioni, ma quella che ricorda con più gioia è quella assegnatagli nel maggio del 1978 da Sandro Prada, presidente del Sodalizio Internazionale di Spiritualità Alpina, che gli ha conferito la medaglia al valore ed il diploma di membro di diritto dell'«Ordine del Cardo»; un ordine cavalleresco di origine scozzese che premia e riconosce i gesti più significativi di umana solidarietà compiuti in montagna, sia in Italia che all'estero nel mondo della Spiritualità, con questa motivazione: « Questa medaglia non si compra e non si vende. Si merita».


Bleggio, tagliate le viti dell'ex sindaco Caldera

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Brutto risveglio per Livio Caldera , ex sindaco di Bleggio Inferiore prima e Comano Terme poi, che ieri mattina ha trovato le sue ottanta viti tagliate e l'impianto severamente danneggiato. L'appezzamento dove Caldera coltivava, nel tempo libero, un'ottantina di vigne, è quello di famiglia, in località «Frate», a valle della frazione di Madice, dove già suo padre faceva il viticoltore: da una quindicina di anni Caldera aveva ripulito il terreno e ripiantato le viti e di recente qualche albero di corniole. Come praticamente fa ogni giorno, anche ieri mattina si è recato al campo per occuparsene ma ha trovato le viti tagliate di fresco e i danni alle strutture: «Non hanno più di 24 ore - spiega il figlio Alessandro - foglie e tagli erano ancora verdi».

Un gesto vandalico che tocca il portafogli ma soprattutto la passione, i ricordi familiari e il lavoro che da una quindicina di anni era stato fatto per ripristinare il vitigno. Difficile dire se il dispetto sia collegato al passato di sindaco di Caldera o alla sua passione per la caccia, ma è a questi due ambiti di vita che sembra possa collegarsi. Quest'ultima ipotesi nasce per un altro brutto episodio che già due anni fa era accaduto all'ex primo cittadino: la sua postazione di caccia, a pochi giorni dall'apertura della stagione venatoria, era stata accuratamente danneggiata e segata nei sostegni, in maniera che fece subito pensare, oltre ai danni materiali, anche alla volontà di provocare un incidente: Caldera si accorse del danneggiamento della struttura in tempo, ma la manomissione fece subito intuire che vi era stato il tentativo di celarla, nella speranza di provocare una caduta.

Ecco perché all'indomani di quest'ultimo episodio, fra le ipotesi che la famiglia sta vagliando c'è anche quella di una ritorsione legata alla nota passione per la caccia di Caldera più che al suo lungo passato di amministratore: non si ricordano infatti episodi direttamente collegati alla sua attività di sindaco. C'è tanta amarezza nella famiglia Caldera, il valore del piccolo vitigno era di gran lunga più personale che economico: per l'ex amministratore in pensione si trattava di una passione e della volontà di portare avanti un'attività di famiglia. Ritrovarsi piante e impianto devastati da una mano ignota ha lasciato interdetti lui e anche la comunità che, al proprio interno, cerca il responsabile. La natura del gesto porta infatti a concentrarsi sulle persone locali, che conoscono bene zona e abitudini, con l'abilità e le conoscenze del luogo necessarie a calcolare i tempi per non essere colti sul fatto e una ragione personale per compiere i danni. Lunedì la denuncia alle autorità, anche se la segnalazione ai carabinieri è già stata fatta.

Test atletici e quiz, gli arbitri trentini sono già in forma

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Raduno di inizio campionato per gli arbitri della nostra provincia. Una giornata molto intensa per i fischietti della sezione di Trento, che ha avuto inizio con i test atletici. A seguire, c'è stata una lezione tecnica di Franco Rigolon, ex fischietto Can-C ed ex presidente del Comitato provinciale. Nel pomeriggio gli arbitri hanno sostenuto i test regolamentari, con una nuova formula, quella del video quiz. Sono stati mostrati video con azioni di gioco. In ogni contesto i direttori di gara dovevano indicare il provvedimento disciplinare e la relativa sanzione tecnica da adottare. La nuova formula è stata molto apprezzata dagli arbitri. Al termine i direttori di gara si sono confrontati fra di loro con Franco Pauletto, membro del settore tecnico dell'Aia. A fine raduno sono stati svolti colloqui individuali fra gli arbitri e i loro designatori. 

Mariano Varesco, presidente della sezione di Trento, nel suo discorso ha sollecitato tutti gli arbitri a dare il meglio di se e a continuare ad aggiornarsi sempre sul regolamento. Ha proseguito affermando che i giovani devono crescere perché l'arbitraggio può dare grandi risultati e grandi soddisfazioni, menzionando nel suo discorso Stefano Bellutti ex fischietto della Can - C e attualmente assistente arbitrale alla Can - B, unico elemento della sezione di Trento nella serie cadetta, dove in passato Romina Santuari è stata protagonista di stagioni davvero eccellenti. Gli arbitri della sezione di Trento si ritroveranno giovedì 24 settembre, in occasione della prima riunione tecnica obbligatoria dell'annata agonistica 2015-2016.

Durante il raduno i fischietti hanno dimostrato di essere ben allenati e di avere una buona conoscenza del regolamento. Ora dovranno mostrare la loro bravura sui campi di gioco, impresa non facile perché nel mondo del calcio le critiche per gli arbitri sono sempre presenti, dalla Serie A fino ai settori giovanili.

Chi vuole tradire stia alla larga dal web

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Violandone la privacy, alcuni hacker hanno reso pubblica l'identità degli iscritti a un sito di incontri extraconiugali. Il grafico pubblicato dall'Adige ha mostrato che i trentini iscritti sono moltissimi. Probabilmente gli unici non iscritti al sito sono: il Vescovo, qualche gay autoctono e il sottoscritto (i primi due perché non possono sposarsi e il terzo perché firma l'articolo). La media di alcuni paesi è di un iscritto ogni otto abitanti. Senza far nomi a Vigo di Fassa il 39% degli iscritti al sito sono donne, mogli in cerca di una botta di vita. Anzi di una botta e basta (ho riportato il nome del paese per dare un aiutino a quelli che cercano una località dove fare del sano turismo sessuale).

Mi chiedo, ma servivano i pirati informatici per farci scoprire chi tradisce? Mostratemi due persone sposate e io vi mostrerò due adulteri diceva qualcuno, non so chi, probabilmente io. Comunque, questa fuga di notizie dal web mi ha fatto pensare: che succederebbe se scoppiasse una tempesta magnetica e tutti i dati nel web si cancellassero? Metti che uno dei pianeti che solitamente ruotano attorno al sole si scarica le batterie e si ferma. Quello che sopraggiungeva dietro a 40milioni di km orari non lo vede in tempo perché stava mandando un messaggio alla Cristoforetti e ci finisce addosso. Satelliti e pianeti che viaggiavano a ruota vedono i due pianeti fermi lungo la strada, pensano ci sia un bici grill e si fermano anche loro. E parte un tamponamento a catena che dà origine a un altro Big Bang. E che accadrebbe? I computer si azzererebbero.

Tutte le memorie dei telefonini, le foto, le mail, i documenti, le password, i promemoria.. tutto cancellato. I videoregistratori perderebbero le impostazioni. Anni di scoperte tecnologiche andrebbero perse per sempre, ingoiate dal nulla, flop! E il futuro ripartirebbe da chi è riuscito a rinunciare alla tecnologia. Il nostro futuro sarebbe nelle mani dei mafiosi, gli unici che comunicano ancora coi foglietti. In caso di Big Bang la specie umana ripartirà dai mafiosi. L'Italia ha sempre il suo perché.

Fisco, Ue: in Italia evaso un terzo del gettito Iva

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Tra evasione, elusione, ed altre pratiche illecite, il fisco italiano, nel 2013, ha perso per strada circa un terzo del potenziale gettito Iva (il 33,6%, pari a 47,5 mld) con un peggioramento del fenomeno che, in Ue e in termini percentuali, è stato secondo solo all'Estonia. Emerge da uno studio della Commissione Ue.

«Lo dico chiaro e senza paura: in Italia spesso l'evasione fiscale è solo un pretesto per finanziare reati ben più gravi, come la corruzione. Questo spiega perché è di così vasta scala». Lo ha dichiarato, in un'intervista al Fatto Quotidiano Rossella Orlandi, alla guida dell'Agenzia delle Entrate

 

Passo S. Pellegrino, ferito con un ordigno bellico

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Allarme poco prima di mezzogiorno al passo S. Pellegrino. Un uomo è rimasto ferito mentre stava cercando di disinnescare un ordigno bellico. A lanciare l'allarme è stato il ferito stesso da un fienile del paese.

L'uomo, nella deflagrazione, pare sia stato ferito nella parte bassa del corpo. Sul posto elicottero, ambulanza, vigili del fuoco e carabinieri.

Sant'Orsola, riconsegnato il capitello restaurato

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Tre significativi eventi ed un'unica grande festa nella comunità di Sant’Orsola. C’era davvero tutta la comunità della Valle dei Mòcheni ieri pomeriggio per festeggiare la riconsegna del restaurato capitello in località Tasini all’ingresso del paese, il taglio del nastro della rimodernata casa parrocchiale e nuovo oratorio inter-parrocchiale e la celebrazione di alcuni significativi anniversari di sacerdozio. Un appuntamento denso di significati al quale non ha voluto mancare l’arcivescovo di Trento Luigi Bressan, il commissario del governo Francesco Squarcina, l’assessore provinciale Tiziano Mellarini, alcuni alti graduati dell’Arma dei carabinieri e tutti i sindaci della valle guidati dal primo cittadino di Sant’Orsola Ivano Fontanari.

Un momento di ricordo e condivisione che si è aperto con l’accoglienza del vescovo Bressan alle porte di Sant’Orsola nei pressi dello storico capitello dedicato a Sant’Antonio e alla Madonna. Costruito ancora alla metà del 1700 e da sempre venerato contro malattie e pestilenze, è stato ora restaurato da provincia e amministrazione comunale grazie all’impegno della ditta locale Pintarelli Costruzioni (ricordando così il giovane figlio Demis scomparso due anni fa in un incidente in moto). Nella chiesa parrocchiale dopo il saluto del sindaco Fontanari e di don Daniele Laghi, l’arcivescovo ha messo in luce l’origine del termine di oratorio (piccola cappella di ritrovo) ed il suo attuale significato come momento di incontro accoglienza per le diverse componenti della comunità. Durante la celebrazione è stato ricordato inoltre il 60° di ordinazione sacerdotale di don Remo Dorigatti (classe 1928 di Miola), il 25° di don Rinaldo Bombardelli a lungo parroco a Mala e i primi 10 anni di sacerdozio di don Daniele Laghi, alla guida di 7 parrocchie e 9 chiese.

Sotto un cielo carico di pioggia infine il taglio del nastro ed il lancio dei palloncini per festeggiare la rinnovata casa parrocchiale (abitazione ed uffici di don Daniele), la sala polivalente e le due ampie aule per l’oratorio ricavate al pian terreno (un intervento da circa 270 mila euro). Il tutto per ritrovarsi come comunità e vivere una nuova dimensione aperta sempre più ai giovani, ha ricordato don Daniele, in attesa che S. Orsola possa presto contare sulla nuova caserma dei carabinieri, struttura fondamentale nella comunità.

Val di Pejo, le cime innevate. L'estate più calda va in archivio

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Con il brusco abbassamento delle temperature delle ultime ore, anche sui monti del Trentino Alto Adige è comparsa la neve. L'estate 2015, una delle più calde di sempre, è ormai in archivio. Ecco la bella foto di Silvia Bezzi dei monti della Val di Pejo.


Felice per la morte di Aylan, la Rete si indigna

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«Con la politica italiana ci sarebbe costato 50 euro al giorno, meglio così. Non ci costa niente, speriamo che succeda ancora». La foto che ha commosso il mondo, quella di Aylan, del bimbo siriano di tre anni trovato senza vita sulla spiaggia di Bodrum, in Turchia - la sua immagine è diventata il simbolo della tragedia dell’immigrazione - ha fatto tirare il sospiro di sollievo al bolzanino Giorgio Artioli, che prima di rimuoverlo dopo gli insulti e le proteste di migliaia di persone, ha pubblicato questo post. La morte di Aylan lo ha reso felice, così tanto da augurarsi che ce ne siano ancora tanti altri.

Sul Fatto Quotidiano, su Twitter e Facebook Selvaggia Lucarelli lo ha attaccato pesantemente: «Un estremista tedesco è stato arrestato in Germania per aver scritto più o meno quello che ha scritto questo italiano, che io vorrei vedere oggi, anzi, ora, convocato in questura a Bolzano. Questo signore di Bolzano, invitato più volte da suoi conoscenti a rimuovere questo post, l'ha lasciato li'. Non è un fake, non è una persona che non lascia tracce di sé, ma un signore con la sua faccia e la sua identità che posta foto con suo figlio e poi si rallegra della morte di un bambino che scappava dalla guerra con la sua mamma, il suo papà e il fratellino.

Un signore che cerca lavoro e minaccia di andare a rubare se non lo troverà. Del resto, a furia di urlare "Prima gli italiani", la gente si è convinta di aver trovato il nemico a cui attribuire la colpa delle proprie disgrazie. Inviterei Salvini a dare un'occhiata alla bacheca di questo signore piena di suoi post condivisi e di deliri razzisti e mi chiederei se davvero vale la pena alzare muri, se poi tocca dividere uno spazio chiuso con queste bestie qui. Italiane doc».

Migranti: appello alle parrocchie del Papa: "Ognuno accolga una famiglia"

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Appello del Papa per i migranti alle parrocchie, alle comunità e ai santuari di Europa: «Ognuno accolga una famiglia di profughi, un gesto concreto in preparazione dell'Anno santo». All'Angelus ha invitato i vescovi d'Europa a sostenere il suo appello.

«La Misericordia di Dio - ha detto papa Francesco dopo aver recitato l'Angelus - viene riconosciuta attraverso le nostre opere, come ci ha testimoniato la vita della beata Madre Teresa di Calcutta, di cui ieri abbiamo ricordato l'anniversario della morte. Di fronte - ha proseguito - alla tragedia di decine di migliaia di profughi che fuggono dalla morte per la guerra e per la fame, e sono in cammino verso una speranza di vita, il Vangelo ci chiama ad essere prossimi dei più piccoli e abbandonati. A dare loro una speranza concreta. Non soltanto dire: "Coraggio, pazienza!.... La speranza - ha osservato papa Bergoglio - è combattiva, con la tenacia di chi va verso una meta sicura. Pertanto, in prossimità del Giubileo della Misericordia, rivolgo un appello alle parrocchie, alle comunità religiose, ai monasteri e ai santuari di tutta Europa ad esprimere la concretezza del Vangelo e accogliere una famiglia di profughi. Un gesto concreto in preparazione all'Anno Santo. Ogni parrocchia, - ha insistito - ogni comunità religiosa, ogni monastero, ogni santuario d'Europa ospiti una famiglia, incominciando dalla mia diocesi di Roma. Mi rivolgo ai miei fratelli Vescovi d'Europa, veri pastori, perché nelle loro diocesi sostengano questo mio appello, ricordando che Misericordia è il secondo nome dell'Amore: 'Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me'. Anche le due parrocchie del Vaticano accoglieranno in questi giorni due famiglie di profughi».

«Anche le due parrocchie del Vaticano - ha annunciato il Papa all'Angelus - accoglieranno in questi giorni due famiglie di profughi» rispondendo al suo appello rivolto a ogni comunità d'Europa, «incominciando dalla mia diocesi di Roma».

Tutto pronto per SotAlaZopa Due giorni di grande musica

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Conto alla rovescia iniziato per la settima edizione del SotAlaZopa Mountain Rock Festival che si è imposto anno dopo anno fra gli eventi rock più importanti dell'estate trentina. L'appuntamento è quello di venerdì 11 e sabato 12 a Tonadico nel Primiero con una serie di band e musicisti come Verdena, Fast Animals and Slow Kids, A Toys Orchestra, Anthony Laszlo e Sadside Project insieme ad altri artisti della scena regionale.  Di questa edizione di SotAlaZopa abbiamo parlato con i ragazzi dell'Associazione Aguaz anima di questa due giorni di musica, arte, spettacolo e natura all'ombra del maestoso gruppo dolomitico delle Pale di San Martino.

Settima edizione del vostro festival: quale obiettivo vi date per quest'anno?
«L'obiettivo che l'Associazione Aguaz persegue fin dalla prima edizione è quello di dare forma ad un festival in grado di richiamare un gran numero di giovani e meno giovani da tutta Italia, mantenendo sempre un particolare occhio di riguardo al territorio e per la popolazione che si presta ad ospitare questo evento».
Dopo sei anni per la prima volta ci sarà un biglietto d'ingresso il venerdì sera; una scelta necessaria?
«Una scelta molto dibattuta da tutti i soci, ma necessaria. In questi ultimi mesi troppe notizie relative a alcuni festival cancellati, o associazioni come la nostra in difficoltà, denotano come una particolare attenzione vada prestata alla sostenibilità economica. Per questo ci siamo promessi di fare una serata a pagamento, garantendo un elevato standard di qualità musicale ma vedendo lo stesso come un contributo volontario al mantenimento della kermesse».
Se qualcuno non fosse mai stato a SotAla Zopa quali direste siano le peculiarità del vostro Festival?
«SotAla Zopa ha la fortuna di essere ai piedi delle Pale di San Martino, note per la loro bellezza e la loro maestosità, inoltre gli elementi che caratterizzano fin dalle origini il festival sono le parole sostenibilità e rispetto per l'ambiente: raccolta differenziata, bicchieri riutilizzabili, cibo di qualità e forte radicamento al territorio».
Veniamo al rooster degli artisti; il piatto forte sono i Verdena.
«Indubbiamente la scelta e la possibilità di selezionare i Verdena impreziosisce l'elenco fatto di oltre 75 artisti esibiti fra tutte le edizioni del festival. Sono sempre stati nella lista dei desideri, e quest'anno data la possibilità, abbiamo deciso di fare un piccolo sforzo e portare per l'unica data trentina la band bergamasca a Primiero».
Nelle giornata di venerdì anche The Lads e I'm not a Blonde.
«Come sempre il festival da la possibilità di esibirsi anche a band minori ma di grande qualità, e questi gruppi come le band minori del sabato sono di grandissima qualità e creano una giusta atmosfera prima del gran finale dei Verdena».
Sabato altre due band coi fiocchi come A Toys Orchestra e Fast Animals and Slow Kids.
«Con i Fast Animals c'è un contatto da più di un anno, e dopo diversi live, hanno veramente conquistato tutti i soci, mentre gli A Toys Orchestra sono e saranno una delle più belle sorprese del festival: pochi se non pochissimi gruppi in Italia hanno uno stile del genere».
Poi ci sono anche artisti regionali; immagino che fossero in tanti a voler suonare a Sot. Con quale criterio li avete scelti?
«Quest'anno abbiamo collaborato con Upload per la selezione dei gruppi locali, basandoci di fatto sui vincitori scelti dopo il tour invernale della stessa Upload. Come festival ci siamo sempre contraddistinti per mettere in luce gruppi trentini, e questa collaborazione va esattamente in questo senso».
Il sogno per le prossime edizioni?
«Sole e temperature miti ogni secondo weekend di settembre».

Arrestato mentre è «ai fornelli», cuoco accusato di violenza sessuale

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È stato preso mentre si trovava al lavoro. Un cuoco è stato arrestato dalla polizia mentre era impegnato ai fornelli, in un ristorante di Bolzano. A suo carico pendeva un ordine di carcerazione, emesso dalla Procura di Bologna, di 6 anni e 8 mesi di reclusione per il reato di violenza sessuale.

Sono due le persone arrestate dalla squadra volante della polizia di Bolzano nell’ambito dei servizi straordinari di controllo del territorio, organizzati dalla questura, per l’intera settimana.

Oltre al cuoco, è stato portato in carcere un 25enne, bloccato durante il pattugliamento di piazza Magnago: deve scontare 4 mesi e 27 giorni di reclusione, per i reati di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni, a seguito di una sentenza di condanna emessa dal tribunale di Bologna.

Scontro a Carano, feriti due sessantenni

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Sono due le persone rimaste ferite nello scontro auto-moto accaduto alle 9 di stamattina a Carano. Sul posto sono intervenuti l'ambulanza del 118, una pattuglia della polizia locale di Cavalese e i vigili del fuoco volontari di Carano.

Al pronto soccorso dell'ospedale di Cavalese sono stati accompagnati per accertamenti la donna di 62 anni e l'uomo di 64 che erano in sella alla moto: sono rimasti feriti in maniera grave, ma non sarebbero in pericolo di vita. Sulla dinamica dell'accaduto sono in corso accertamenti.

Torna la polio in Europa: si previene solo col vaccino

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Una doverosa segnalazione, proprio a proposito di prevenzione… Come scritto nel blog precedente, mercoledì 9 alle 20.30 (nella sala della Circoscrizione in via Giusti) discuteremo proprio di prevenzione (e anche di vaccini). Purtroppo nei giorni scorsi si sono registrati in Ucraina due casi di polio in bambini di 1 e 4 anni. Negli ultimi anni c’era stato un crollo di vaccinazioni, dovuto al fatto che nel 2008 le autorità ucraine avevano voluto sospendere i vaccini dopo un caso di sospetto danno da vaccino (poi negato dai giudici). Si sono così dimezzati i bambini vaccinati anti-polio, e queste sono le conseguenze…

In Ucraina è tornato anche il morbillo, che era stato praticamente debellato: da 100 casi annuali si è passati a 12.000. Ricordo che anche in Inghilterra sono notevolmente aumentati i casi di morbillo, con diversi casi di esiti gravi, dopo il falso allarme mondiale sul rischio di autismo da vaccino.

Si sa che sospendendo i vaccini (come vorrebbe una stretta minoranza) tornano le malattie che erano scomparse grazie alla strategia vaccinale. Ricordo che la difterite era ricomparsa in Russia negli anni Novanta dopo che si era sospeso il vaccino antidifterico: si erano registrati 150.000 casi di malattia e più di 5000 morti (e ai turisti si raccomandava di rivaccinarsi). Anche in questi giorni l’OMS raccomanda di fare una dose extra di vaccino antipolio a chi va a soggiornare in Ucraina.

Essere genitori responsabili vuol dire aggiornarsi per prevenire al massimo non solo danni alla salute dei figli, ma anche problemi di comportamento.

Sentire bene, per sentirsi bene

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La perdita di udito è fisiologica con il passare degli anni. Accettarla è il primo passo per porvi rimedio

Quando il vicino di casa o un famigliare si lamenta del volume troppo alto della nostra televisione e a noi non sembra così, non limitiamoci a negare, consideriamolo piuttosto un possibile segnale di una riduzione del nostro udito. Un problema che, secondo l’Osservatorio per la Salute della Provincia autonoma di Trento, colpisce un terzo dei trentini che hanno più di 65 anni e la metà degli over 74.

La ridotta sensibilità uditiva non è una malattia, ma Ë un segno fisiologico dell'invecchiamento che non va sottovalutato. Ammettere il problema, condividerlo con le persone più vicine e, se necessario, rivolgersi ad un medico evita, infatti, ripercussioni negative sulla qualità della vita fisica, emotiva e sociale. “La riduzione dell’udito - spiega il dottor Silvano Prosser dell’Università di Ferrara – si avverte come la necessità di sentire più forte, ma soprattutto più chiaro. Chi è sordo sente in modo molto confuso la gran parte dei suoni del linguaggio”. Per molti però il problema non è facile da accettare. “Ci troviamo di fronte ad un pregiudizio che deriva dal passato, che associa erroneamente la sordità a problemi psichici o cognitivi”, afferma il dottor Prosser. “C’è poi il fattore estetico: gli stilisti di moda hanno reso gli occhiali oggetti di tendenza da indossare addirittura anche quando non si hanno problemi di vista; così non è stato per gli apparecchi acustici che per molto tempo oltre ad essere molto visibili, erano anche poco piacevoli. Oggi lo sviluppo tecnologico ha reso possibile realizzare modelli, non solo avanzati nel funzionamento, ma anche di piccolissime dimensioni”.

Quando una persona sospetta di avere un problema all’udito si deve rivolgere ad uno specialista per la diagnosi e la prescrizione della protesi, e ad un tecnico audio-protesista per la scelta e la regolazione. Se la persona decide di non fare nulla rischia di compromettere le relazioni e di aggravare gli effetti dell’isolamento. Ciò vale soprattutto nell’anziano, quando la sordità sommandosi ad altre patologie, rende difficoltosa la comunicazione e riduce l’autosufficienza. Per tali motivi si ritiene che oltre gli 80 anni, sia conveniente usare una protesi acustica anche con perdite uditive relativamente lievi, attorno al 35%. In tal modo oltre a migliorare la comprensione del parlato, si crea un “aggancio” continuativo col mondo dei suoni, ad esempio sentire il cane che abbaia, la macchina che arriva o la porta che sbatte, evitando così che la sordità sia una causa di esclusione.

 

UDITO: Alcuni stratagemmi

Oltre ad indossare quando necessario l’apparecchio acustico, esistono alcuni semplici accorgimenti che possono aiutare le persone che hanno problemi di udito a superare le difficoltà quotidiane. “Innanzitutto– suggerisce il dottor Prosser - non si deve provare imbarazzo a chiedere alla persona con cui si sta parlando di ripetere alzando la voce o scandendo le parole.

Chi ha problemi di udito in un luogo rumoroso - ad esempio un ristorante dove in tanti parlano contemporaneamente - può sentirsi confuso e escluso; per evitarlo è utile focalizzare l’attenzione su uno solo dei presenti, osservare i movimenti della sua bocca per “poter leggere il labiale”. Anche chi parla ad una persona con problemi di udito può avere delle accortezze, come parlare un pochino più forte senza urlare, scandito, lentamente e guardando in viso in modo che chi ascolta abbia il tempo per elaborare ciò che sente. I famigliari e gli amici possono aiutare anche a superare la resistenza “psicologica” e affiancare il proprio caro nell’applicazione della protesi sull’orecchio dimostrando che è un’operazione semplice.

 


Infortunio sul lavoro in falegnameria, gravissimo un 43enne

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Un uomo di 43 anni è rimasto gravemente ferito stamattina mentre era al lavoro. L'infortunio è avvenuto in una falegnameria di Andalo. I soccorsi sono scattati verso le 11. Sul posto, oltre all'ambulanza, sono intervenuti l'elicottero con il medico rianimatore ed i vigili del fuoco volontari del posto.

Il ferito è stato trasportato d'urgenza al pronto soccorso del Santa Chiara, per un grave schiacciamento toracico: le sue condizioni sono critiche.

Il "Natale di luce" a rischio

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Raccolti 60 mila dei 150 mila euro necessari. Duro scontro all’assemblea di «RivaInCentro»

Il «Festival della Luce», che avrebbe dovuto rilanciare il natale rivano, è a forte rischio. Un progetto, pensato da Mietta Sighele, curatrice del «Musica Riva Festival», in cui i commercianti hanno fortemente creduto e che ora potrebbe saltare. Stando alle indiscrezioni emerse, venerdì sera, durante una tesissima riunione del «Consorzio Riva in Centro», il presidente Massimiliano Martinelli  avrebbe comunicato ai commercianti le difficoltà economiche legate alla realizzazione del festival. Una manifestazione che si sarebbe rivelata molto più onerosa di quel che sembrava all’inizio.
Da qui è nata la tensione tra alcuni commercianti, parecchio indispettiti per la notizia, e i vertici del consorzio.
In questi mesi gli operatori commerciali si sarebbero impegnati al fine di racimolare le risorse necessarie per la realizzazione della kermesse di luce, raccogliendo circa 60 mila euro. Una cifra importante ma comunque ancora insufficiente, poiché la manifestazione nel suo complesso arriverebbe a costare più 150 mila euro.
Venerdì sera è previsto un incontro decisivo per arrivare a una conclusione della vicenda e capire quale sia il futuro della manifestazione natalizia, ma i commercianti rivani difficilmente decideranno di mollare la presa.
L’assessore al commercio del Comune di Riva, Massimo Accorsi , impegnato in un viaggio istituzionale a Bensheim con il sindaco Adalberto Mosaner, non era presente alla riunione ma è stato messo a conoscenza della situazione. «So che ci sono delle difficoltà - ha ammesso Accorsi -  appena torno dalla Germania vedremo cosa si può fare, appena avrò le idee un po’ più chiare sulla vicenda vedrò di indire una riunione d’urgenza. Le criticità sono legate a un incremento molto alto sull’importo finale della manifestazione, vedremo quindi il da farsi».


Presentato durante la prima settimana di luglio al Palacongressi, il «Festival della Luce» è stato accolto subito con molto entusiasmo e coinvolgimento da parte degli operatori economici e delle istituzioni. La kermesse, qualora venga effettivamente realizzata, andrebbe ad affiancarsi a quelli che sono gli eventi già collaudati nel periodo natalizio.
Un’idea, portata avanti dalla curatrice del «Musica Riva Festival» Mietta Sighele, basata su iniziative simili fatte nel Nord Europa, con giochi di luce, musiche, scenografie suggestive e particolari. Il tutto per conferire a Riva un’atmosfera unica e magica, capace di attrarre in città frotte di turisti e completare così l’offerta natalizia altogardesana in cui Riva è stata, sino a questo momento, un po’ più defilata rispetto ad Arco o Rovereto.
Un progetto unico e d’effetto, definito «qualificante» anche dal presidente di Ingarda Marco Benedetti. Se l’idea di base è di Mietta Sighele, il progetto è firmato invece da due esperti del settore come gli architetti Paolo Rossi, del «3TLab», e Daniele Durante, dello studio «BV36».
Secondo Rossi e Durante, un’iniziativa del genere a Riva avrebbe dei riscontri altissimi, proprio per le caratteristiche uniche del paesaggio che unisce il lago e le montagne.

Dro e Drena, servizi comunali congiunti

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Le amministrazioni accelerano un processo avviato da tempo

Dro e Drena hanno deciso di essere fra le prime amministrazioni comunali trentine a intraprendere il percorso che dovrà portare alla gestione associata di tutti i servizi offerti alla cittadinanza, secondo quanto disposto dalla Provincia per i comuni sotto la soglia demografica dei 5000 abitanti.
Le due giunte si sono volute incontrare per cominciare a mettere sul tavolo le varie questioni, anticipando l’appello che verrà inviato a breve alle amministrazioni locali (la circolare è prevista in arrivo entro la fine del mese).
«Non abbiamo voluto aspettare il richiamo della Provincia - spiega il sindaco di Dro Vittorio Fravezzi - e così si è deciso di avviare immediatamente le consultazioni, con grande senso di responsabilità da parte di entrambe le amministrazioni e con un atteggiamento certamente virtuoso, visto che anticipando i tempi si possono fare le cose con calma e bene».
La norma provinciale dispone che entro l’autunno le municipalità trentine con meno di 5000 abitanti debbano associarsi nella gestione dei servizi. Al momento, però, si è ancora in attesa delle linee guida che verranno comunicate nel corso delle prossime settimane. Il sindaco Fravezzi e il collega di Drena Tarcisio Michelotti hanno deciso di non attendere il richiamo provinciale anche per dimostrare che entrambe le amministrazioni credono fermamente nella collaborazione e nelle opportunità di crescita racchiuse nella gestione associata, al di là degli obblighi di legge.
«Gestire in maniera sinergica i servizi - spiegano i due sindaci - vuol dire razionalizzare le risorse, ridurre i costi e migliorare l’efficienza, che poi è ciò che preme maggiormente all’utenza, ossia ai nostri concittadini. Siamo convinti che questa sia la strada giusta e non solo quella obbligata, un primo passo importante anche in ottica futura. E se son rose fioriranno».
Il primo incontro fra le due municipalità “cugine” si è svolto questa settimana, alla ripresa dell’attività amministrativa dopo la pausa ferragostana. La riunione fra i due sindaci si è svolta in municipio a Dro, alla presenza di parte della giunta droata e del segretario Stefano Berlanda, il trait d’union fra le due municipalità.
«E’ stato un incontro preliminare, anche se molto interessante e fruttuoso - commentano i protagonisti - durante il quale abbiamo cominciato ad analizzare la situazione e ad individuare le possibili sinergie. Ma si partiva già da una buona base visto che i due comuni collaborano ormai da anni».
Il traguardo finale sarà la stesura di un protocollo che stabilirà modi e tempi dell’avvio di tutte le gestioni associate.

Umanità e solidarietà, a Trento la marcia per dire «Welcome Refugees»

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Sono già 500 le persone che hanno confermato la presenza alla Marcia delle donne e degli uomini scalzi, promossa su Facebook, che si svolgerà anche a Trento (venerdì 11 settembre, partenza in piazza Duomo alle 18). Un segno concreto di solidarietà ai rifugiati, dopo le tantissime manifestazioni pro accoglienza che si sono svolte in tutta Europa negli ultimi giorni. L'appello è partito dal Lido di Venezia e ha raccolto in pochi giorni migliaia di adesioni in tutta Italia.

L'APPELLO

In queste ore nelle quali la "Freedom March", la marcia dei migranti partita ieri da Budapest, apre i confini della fortezza europea facciamo nostro l'appello che parte dal Lido di Venezia.

Venerdì 11 settembre ad ore 18 ritroviamoci in piazza Duomo per dare vita anche a Trento ad una marcia delle donne e degli uomini scalzi.
Decidiamo da che parte stare, decidiamo di stare dalla parte dell'umanità e della solidarietà per chiedere un cambio di rotta alle politiche europee sull'immigrazione.

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E’ arrivato il momento di decidere da che parte stare.
E’ vero che non ci sono soluzioni semplici e che ogni cosa in questo mondo è sempre più complessa.
Ma per affrontare i cambiamenti epocali della storia è necessario avere una posizione, sapere quali sono le priorità per poter prendere delle scelte.
Noi stiamo dalla parte degli uomini scalzi.
Di chi ha bisogno di mettere il proprio corpo in pericolo per poter sperare di vivere o di sopravvivere.
E’ difficile poterlo capire se non hai mai dovuto viverlo.
Ma la migrazione assoluta richiede esattamente questo: spogliarsi completamente della propria identità per poter sperare di trovarne un’altra. Abbandonare tutto, mettere il proprio corpo e quello dei tuoi figli dentro ad una barca, ad un tir, ad un tunnel e sperare che arrivi integro al di là, in un ignoto che ti respinge, ma di cui tu hai bisogno.
Sono questi gli uomini scalzi del 21°secolo e noi stiamo con loro.
Le loro ragioni possono essere coperte da decine di infamie, paure, minacce, ma è incivile e disumano non ascoltarle.

La Marcia degli Uomini Scalzi parte da queste ragioni e inizia un lungo cammino di civiltà.
E’ l’inizio di un percorso di cambiamento che chiede a tutti gli uomini e le donne del mondo globale di capire che non è in alcun modo accettabile fermare e respingere chi è vittima di ingiustizie militari, religiose o economiche che siano. Non è pensabile fermare chi scappa dalle ingiustizie, al contrario aiutarli significa lottare contro quelle ingiustizie.
Dare asilo a chi scappa dalle guerre, significa ripudiare la guerra e costruire la pace.
Dare rifugio a chi scappa dalle discriminazioni religiose, etniche o di genere, significa lottare per i diritti e le libertà di tutte e tutti.
Dare accoglienza a chi fugge dalla povertà, significa non accettare le sempre crescenti disuguaglianze economiche e promuovere una maggiore redistribuzione di ricchezze.

Venerdì 11 settembre lanciamo da Venezia la Marcia delle Donne e degli Uomini Scalzi.
In centinaia cammineremo scalzi fino al cuore della Mostra Internazionale di Arte Cinematografica.
Ma invitiamo tutti ad organizzarne in altre città d’Italia e d’Europa.

Per chiedere con forza i primi tre necessari cambiamenti delle politiche migratorie europee e globali:
1. certezza di corridoi umanitari sicuri per vittime di guerre, catastrofi e dittature
2. accoglienza degna e rispettosa per tutti
3. chiusura e smantellamento di tutti i luoghi di concentrazione e detenzione dei migranti
4. Creare un vero sistema unico di asilo in Europa superando il regolamento di Dublino

Perché la storia appartenga alle donne e agli uomini scalzi e al nostro camminare insieme.

Tremalzo, Scanuppia, i Lessini sotto l'attacco dei cinghiali

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Il loro numero è cresciuto enormemente, gravi i danni all'ecosistema degli altipiani

Buche scavate nel terreno laddove crescono endemismi unici al mondo e distruzione del suolo laddove specie botaniche rare, oggetto di studio da parte di esperti di mezza Europa, sono riuscite a sopravvivere per millenni alla presenza dell’uomo e all’antropizzazione degli ultimi 50 anni.

Accanto ai decadenti mostri di cemento che da due decenni graffiano con la loro sola presenza uno dei luoghi più belli, incontaminati e preziosi dell’arco alpino, inserito nei Siti di importanza comunitaria, nella Rete delle riserve e nella Biosfera Unesco, a deturpare i prati ed i dolci pendii verdi di Tremalzo con le loro scorribande distruttive sono - da tre anni a questa parte - pure i cinghiali.

La loro presenza - in valle di Ledro come a Scanuppia di Besenello e sui monti Lessini - è stimata ormai in diverse centinaia di capi, anche se si tratta di dati non facilmente aggiornabili considerata l’elevata capacità di questi animali di colonizzare un territorio e di riprodursi. Sui monti a sud della valle di Ledro, sono meno di una decina i cinghiali abbattuti tra gennaio e giugno di quest’anno dai cacciatori abilitati al selecontrollo. Numero che corrisponde alla metà rispetto a quanto soppresso nel 2012 (quando erano stati 19) e ben lontano dagli abbattimenti effettuati dal Servizio faunistico della provincia di Brescia in collaborazione con le Associazioni cacciatori dei territori dell’Alto Garda lombardo confinanti con la valle di Ledro e il Trentino sudoccidentale, che ogni anno arrivano alla soppressione di 300-400 esemplari (quasi 500 nel solo 2012, l’anno peggiore).

Un fenomeno preoccupante, considerato poi che la zona maggiormente interessata dalla proliferazione è quella della conca di Tremalzo, caratterizzata dall’eccezionale concentrazione di rari endemismi floreali, meta obbligata per botanici e naturalisti, nonché luogo di passaggio per numerosi uccelli migratori e di nidificazione di specie in via d’estinzione come il gallo cedrone, il gallo forcello e la coturnice. Specie di cui - assieme a ghiande, frutti, bacche, tuberi, radici e funghi - questo onnivoro è ghiotto.

«Nonostante la situazione sui monti ledrensi - interessati da un processo di migrazione senza sosta e senza precedenti dal vicino bresciano, dove questi ungulati sono stati introdotti illegalmente - sia nettamente migliorata rispetto a tre anni fa - spiegano dalla Sezione forestale - i danni che i suidi arrecano di continuo ai pascoli in quota rimangono importanti».

Bastano i soli numeri degli abbattimenti effettuati in provincia di Brescia per rendere l’idea delle dimensioni del fenomeno, che si riflette in maniera distruttiva sui territori confinanti. Come la valle di Ledro appunto, dove sistematicamente da maggio all’arrivo della prima neve i cinghiali arrecano molti danni ai pascoli di alcune malghe a Tremalzo, Giù, Vil e passo Nota, mettendo in difficoltà pure l’attività della monticazione dei bovini e quindi l’economia legata all’allevamento, all’alpeggio e alla lavorazione dei prodotti di malga. Scavando con il grugno alla ricerca di cibo, in una sola notte un gruppo di cinghiali riesce infatti a rovinare anche qualche centinaio di metri quadrati di terreno. Rendendolo simile ad un Groviera.

Si tratta invero di animali dalle abitudini crepuscolari e notturne: durante il giorno i cinghiali riposano in buche nel terreno che essi stessi scavano tra i cespugli e per questo risulta difficile riuscire ad avvistarli.
Durante la bella stagione si cibano di vegetali, raspando in continuità il terreno, devastandolo; nel corso dell’inverno la loro disastrosa attività invece si riduce a causa della presenza del manto nevoso ma, se ne trovano, si cibano anche di carcasse di altri animali. Sono bestie molto prolifiche e il loro tasso di riproduzione è tra i più elevati nei mammiferi: le femmine adulte sono in grado di partorire 6-7 piccoli al colpo, anche due volte l’anno.

Ecco perché la popolazione di questi suidi è aumentata così rapidamente in poco tempo e in modo tale da rappresentare oggi una delle più diffuse sui monti ledrensi. Il rischio è però che il cinghiale diventi un animale presente non solo in quota ma anche nel fondovalle, dove - soprattutto nelle Giudicarie - ha già iniziato a spostarsi in cerca di cibo.

«Ecco perché ancora nel 2012 è stato approvato un documento sulla gestione di questi ungulati - spiegano dall’Ufficio faunistico della Provincia - e la valle di Ledro è stata inserita tra le principali aree interessate: lo scopo è quello di mettere in atto strategie di controllo e, in collaborazione con i cacciatori ledrensi che hanno sostenuto e superato un esame specifico, contrastare la proliferazione dei suidi».

Attività che in Trentino - a differenza del Bresciano dove i cacciatori possono avvalersi di cani da caccia e segugi, che oltre a stanare i cinghiali svolgono significative azioni di disturbo - non è così semplice, a causa della normativa che limita l’abbattimento e risulta insufficiente a riequilibrare il sistema. Un sistema delicato, che dopo esser sopravvissuto alle glaciazioni, alle guerre, alla presenza dolce dell’uomo, tra ruderi decadenti, cemento e cinghiali ogni anno che passa rischia sempre più di essere compromesso, se non addirittura di scomparire.

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